Originariamente Scritto da
Delaware
Miliardi e galline
• da La Stampa del 15 dicembre 2005, pag. 1
di Francesco Manacorda
I miliardi di euro puntati senza batter ciglio in battaglie finanziarie che parevano decisive per le sorti del sistema bancario e del Paese intero e intanto le ville acquistate compulsivamente in ogni angolo alla moda - la Costa Azzurra come quella Smeralda - da immobiliari con nomi dolcissimi come la Giorni Sereni, la Frontemare e perfino la Patrimoniale degli Orsi (non quelli di Borsa, si presume); gli scontri all’arma bianca sull’Antonveneta con un colosso del credito come Abn Amro, combattuti sventolando la retorica del Davide padano che si oppone al Golia globalizzatore e intanto - cita impietosa l’ordinanza del gip Forleo - «prelievi diretti in contante dal caveau della banca» per spiccioli come 5-600 mila euro; gli editoriali di fuoco del Financial Times e della stampa anglosassone tutta contro Gianpiero Fiorani e Antonio Fazio «attaccato come una cozza allo scoglio» e intanto l’implacabile «regola del 40%», la percentuale delle plusvalenze agevolmente ottenute grazie agli ottimi consigli ricevuti, che i clienti privilegiati «avrebbero dovuto retrocedere allo stesso Fiorani, al Boni e allo Spinelli». E ancora, le dichiarazioni infuocate della Commissione europea, con il temibile commissario al Mercato interno Charles McCreevy che preannuncia per mesi missive durissime e ultimative alla Banca d’Italia, e intanto una girandola di operazioni vecchie quanto la Borsa, che vanno dal «portage» all’«insider trading», in moto perpetuo da quasi un decennio.
Ecco, stando alle accuse circostanziate della Procura di Milano e alla valutazione che ne dà il gip nella sua ordinanza di arresto per Fiorani & Co., nel crollo finale dei furbetti del quartierino - corrente lodigiana - spira un profumo assai antico di italica furbizia. Quel che si vede è la lunghissima istantanea di una banda del buco decisamente tradizionale, sebbene in versione finanziaria spinta, che ai grimaldelli aggiunge le opzioni «put» e «call» e le triangolazioni con il Lussemburgo, ma che non disdegna - sostiene il magistrato - più tradizionali «creste» sulle spese dei correntisti. Ladri di galline, insomma, sempre precisando che nella fase delle ipotesi accusatorie siamo e che le galline in questione appaiono abbastanza appetitose. Un’immagine che riflette di sicuro solo una parte del ruolo dell’onnipresente Fiorani nelle tre partite finanziarie - Antonveneta, Bnl e Rcs - degli ultimi dodici mesi, ma che riporta il mondo astratto delle grandi scalate, delle battaglie internazionali e delle pensose paginate di dibattiti su ruolo e prospettive della vigilanza bancaria alla sanguigna concretezza dell’accumulo della «roba»: le ville, i contanti, gli scambi vorticosi di titoli dove restano sempre appiccicati alle mani un bel po’ di utili, se si vuole perfino i regali che a Natale da Lodi partivano alla volta di Via Nazionale. E un’immagine di certo deludente per chi (ma chi?) era convinto di aver visto nell’emergere prepotente di un nuovo, rapidissimo e spesso misterioso capitalismo i segni di un’energia vitale dai quali il sistema dei cosiddetti «poteri forti» tentava di difendersi con ogni modo.
In verità l’unico potere forte, il cui esercizio diventa peraltro inevitabile in assenza di altri poteri che agiscano - come sarebbe loro spettato - in via preventiva o comunque prima che fosse troppo tardi, si dimostra ancora una volta quello dei magistrati. E in fondo, a voler leggere tra le righe delle comunicazioni della magistratura - fatta la doverosa e un po’ ipocrita premessa che un’ordinanza di custodia cautelare non è certo una condanna definitiva, ma con la consapevolezza che un documento come questo pubblicato su tutti i giornali costituisce in sé una condanna senza troppi appelli - si vede che l’arma mediaticamente vincente, quella che oggi schiaccia Fiorani e il suo entourage, è proprio la dimensione personalissima e strapaesana dell’arricchimento di pochi «con notevoli danni per i medi e soprattutto per i piccoli risparmiatori». Ecco che d’incanto il caso Lodi piomba accanto a nomi come quello di Parmalat e Cirio perché quello che accade nell’empireo dei mercati finanziari forse interesserà solo a pochi, ma quello che accade nel caveau di una banca riguarda tutti noi.