ecco la merda su cui si fonda lo stato italiano !!!
A partire dall'unificazione italiana l'establishment politico e culturale italiano influenzato dalle teorie internazionali del razzismo scientifico (vedi articolo nella pagina) del positivismo e dell'eugenetica si orientò verso posizioni razziste e antimeridionali (e molti studiosi meridionali sostennero a loro volta l'anti-meridionalismo). Di questo clima politico e culturale furono artefici tra l'altro le pubblicazioni del criminologo Cesare Lombroso (autore di saggi tendenti a dimostrare l'innata natura criminale dei meridionali e per il quale l'intero popolo del Mezzogiorno assume i connotati del delinquente atavico), le teorie di Giuseppe Sergi, Luigi Pigorini, Alfredo Niceforo (presidente della Società Italiana di Antropologia e della Società Italiana di Criminologia, che scriveva: "La razza maledetta, che popola tutta la Sardegna, la Sicilia e il mezzogiorno d'Italia dovrebbe essere trattata ugualmente col ferro e col fuoco - dannata alla morte come le razze inferiori dell'Africa, dell'Australia, ecc".), di Enrico Ferri (secondo cui "la minore criminalità nell'Italia settentrionale derivava dall'influenza celtica"), Guglielmo Ferrero, Arcangelo Ghisleri, nonché di moltissimi altri magistrati, medici, psichiatri, uomini politici, che influenzarono grandemente l'opinione pubblica italiana e mondiale.
Non furono posizioni isolate, al contrario era la convinzione "scientifica" della quasi totalità degli degli uomini di cultura europei, nonchè dei ceti dominanti e dell'opinione pubblica dell'epoca. Già nel 1876 la tesi razzista fu pienamente avallata dalla commissione parlamentare d'inchiesta sulla Sicilia che concluse: «la Sicilia s'avvicina forse più che qualunque altra parte d'Europa alle infuocate arene della Nubia; in Sicilia v'è sangue caldo, volontà imperiosa, commozione d'animo rapida e violenta». Cioé le stesse caratteristiche "psico-genetiche" che, con lo stesso identico linguaggio, i razzisti di tutto il mondo attribuivano alla cosidetta "razza" nera. E di questo erano "accusati" i mediterranei: di essere "meticci", discendenti di popolazioni preistoriche di razza africana e semitica.
Questo clima determinò tre cose:
1. Subito fin dall'unità fu attuata una politica di tipo coloniale nei confronti del sud (spesso definito nei giornali dell'epoca «Africa italiana»), che ha portato quello che prima dell'unità era lo stato più ricco e sviluppato d'Italia (il Regno delle Due Sicilie) alla povertà quasi assoluta.
2. Il sud fu politicamente abbandonato alla criminalità poiché essa venne considerata inestirpabile, essendo intrinseca a una cultura inferiore e primitiva, frutto di un popolo che essendo "reo" di avere avuto influenze genetiche "negroidi" e semitiche era un popolo di "criminali nati" secondo la terminologia del Lombroso.
3. I governi del regno d'Italia smantellarono le industrie e le infrastrutture del sud per ricostruirle al nord. Questo anche perché si riteneva che i settentrionali, per indole razziale, clima, temperamento e superiore civiltà "bianca" fossero più idonei a comprendere e gestire l'economia della nazione.
L'atteggiamento dello stato italiano, che già nel 1876 accettò la teoria dell'esistenza di almeno due razze in italia: la euroasiatica (padana e "ariana"), la euroafricana (centro-meridionale e "negroide"), contribuì in modo determinante alla nascita di un diffuso razzismo antimeridionale nel nord Italia e in tutto il mondo. Basandosi sulle dichiarazioni degli scenziati italiani gli Stati Uniti d'America hanno dato luogo a forme esplicite di apartheid politico nei confronti dei meridionali (in particolare negli stati del sud degli USA: Alabama, Virginia, ecc.). Più in generale gli immigrati italiani venivano separati al loro arrivo a Ellis Island (New York), i settentrionali venivano fatti sbarcare dal lato riservato ai "bianchi" i meridionali da quello riservato ai "non-whites". Divisione ufficialmente avallata dalla Commissione Dillingham del Senato degli Stati Uniti nel 1911. Ai siciliani poi, per via della più recente (medioevale) commistione con mori e saraceni, spettava nel profondo sud americano il soprannome di "white niggers" (negri color chiaro) oltre quello di "black dagos" (black = negro & dagos da dagger= accoltellatore) con conseguente apartheid economico, politico e sociale. La loro paga era inferiore a quella dei "neri" e insieme a loro spesso erano linciati per futili motivi: dal 1880 al 1930, secondo i dati ufficiali, il 90% di tutti i linciati "europei" negli USA erano immigrati italiani, meridionali e/o siciliani. Ed erano spesso minacciati dal Ku Klux Klan.
La stessa campagna razzistica si svolse in l'Australia e in altre nazioni di cultura anglosassone, ma non solo. Fino a quando, verso la fine degli anni 1930 in Italia vennero varati provvedimenti, le cosiddette leggi razziali fasciste, principalmente contro le persone di religione ebraica o di origine semitica, a difesa di una presunta "razza italiana". Nel 1938 infatti alcuni scienziati italiani sottoscrissero il Manifesto della razza, noto anche come Manifesto degli scienziati razzisti, il cui testo fu scritto in netta contraddizione con le precedenti teorie, e in esso si volle affermare - per opportunismo politico, dovuto all'alleanza con la Germania - l'esistenza di un'unica ipotetica "razza italiana", interamente ariana.
Il "Manifesto della razza" del fascismo assimilava i popoli latini mediterranei, prima considerati inferiori, a quelli germanici e ariani, facendoli entrambi "puri ariani" e quindi razzialmente superiori a tutti gli altri (semiti, camiti, asiatici, slavi, ecc.). La sua pubblicazione coincise con quella delle leggi razziali in Italia, che furono responsabili della deportazione e uccisione di centinaia di migliaia di ebrei, zingari e appartenenti ad altre etnie. Come effetto grottesco, l'anno dopo la pubblicazione del Manifesto della razza, nel 1940, i meridionali negli USA divennero ufficialmente "whites" (bianchi).
Tuttavia né questo repentino e breve cambiamento, né il successivo capolinea del razzismo scientifico, rigettato come pseudoscienza subito dopo la Seconda Guerra Mondiale, modificarono la mentalità formatasi in quasi un secolo di propaganda antimeridionale. Forme inconsce e semi-clandestine di razzismo antimeridionale hanno persistito fino ad oggi e sono spesso documentate da denuncie pervenute a livello mondiale. Oggi questo antico razzismo viene in gran parte riattualizzato da alcuni semplicemente sostituendo alla parola "razza" quella di "cultura", "popolo" o "civiltà" e mantenendo intatta la stessa precedente impostazione "pseudo-scientifica".
Secondo alcuni sociologi in Italia a partire dal dopoguerra gli effetti di questa lunga campagna propagandistica avrebbero dato luogo a due psicologie: la prima al nord sarebbe caratterizzata da un diffuso sentimento narcisistico di esagerata autostima (il Nord guida morale d'Italia), la seconda al Sud avrebbe determinato un vasto sentimento fatalista, autocommiseratorio e diffidente nei confronti dello stato.
Nell'ultimo decennio a questo si sono aggiunti fenomeni di avversione contro i popoli semiti (gli arabi) e non cristiani (in particolare musulmani) tra i quali ci sono gli stessi europei, come gli albanesi. Questi atteggiamenti sono facilmente misurabili al nord dove da tempo alcune consistenti minoranze politiche sono tornate a essere aperte sostenitrici di queste antiche teorie pseudoscientifiche e razzistiche che postulavano l'esistenza di civiltà e popoli "superiori". Non sono invece misurabili quantitativamente al sud dove nessuna idea xenofoba ha finora mai raccolto ampi consensi politici.
Il razzismo anti-ebraico, che ha origini storiche e religiose più antiche, secondo molte indagini demoscopiche continua ad esistere in tutta Italia, sebbene in forme meno manifeste.