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Discussione: Wojtyla

  1. #31
    Vince in bono malum!
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    Roma, culla della Cristianità" ...Già ritorna la Vergine e con lei il regno di Saturno, già una nuova progenie discende dall'alto dei cieli. L'infante la cui nascita scaccerà l'età del ferro, riportando in tutto il mondo l'età dell'oro" Virgilio
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    Predefinito

    bene!
    visto jos?
    «Beato chi, in mezzo alla confusione dei princìpi contraddittori, libero da ogni ricerca di popolarità, discepolo fin nelle minime cose di questa Chiesa a cui appartiene l'avvenire del tempo e quello della eternità, avrà saputo attraversare una così terribile crisi senza aver sacrificato sulla via la sia pur minima parte di verità».

    Dom Prosper Guéranger

  2. #32
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    Predefinito Una giusta osservazione di Don Ricossa dalla Ml di Cattolicesimo

    Blondet, la maschera e il volto

    Ho letto con interesse l'articolo di Maurizio Blondet, datato 28 dicembre, inviato alla lista Cattolicesimo da J. Sulla rivista Sodalitium avevo già scritto anni fa a questo proposito un articolo intitolato "Karol, Adam, Jacob". Nessun problema se Blondet non lo cita. Blondet però dovrebbe citare almeno la pagina web che ha praticamente tradotto, e che è stata segnalata alla ML Cattolicesimo dal nostro S. il 26 dicembre.
    Dopo questa osservazione preliminare (è sempre bene citare le fonti) un'osservazione di fondo.
    Come mai lo stretto collaboratore di Blondet è da sempre il prof. Vassallo (scrivono assieme su "Alfa e Omega" ma anche proprio sul giornale internet di Effedieffe diretto da Blondet) quando Vassallo e Blondet sembrano dire cose assolutamente inconciliabili?
    Blondet accusa Giovanni Paolo II di essere un probabile frankista, ovvero un marrano. Vassallo accusa i cattolici tradizionalisti di essere antisemiti e in quanto tali marcioniti e gnostici e neopagani, mentre difende l'insegnamento di Giovanni Paolo II sui rapporti tra cattolicesimo e giudaismo. Poi Vassallo, sul giornale internet diretto da Effedieffe attacca i tradizionalisti in generale e i cattolici sedevacantisti in specie di essere nemici della Chiesa, di Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, in quanto ispirati dagli gnostici (Campo, Zolla ecc.). Gli attacchi appena mascherati di Vassallo al nostro Istituto, e l'attacco aperto alle nostre posizioni è evidente...e fin qui, egli non fa che esprimere il suo parere. Ma, appunto, qualcosa non quadra nel vederlo poi a braccetto con Blondet, e Blondet a braccetto con Vassallo. Ma Blondet non è daccordo neppure con se stesso... Infatti, nell'articolo il cui titolo si commenta da se ("Cristo per soli adulti") pubblicato da Blondet su "Il silenzio di Sparta" (n. 2, aprile 1997: leggerlo per capire chi è Blondet), l'ex collaboratore di Avvenire esaltava Giovanni Paolo II come simbolo di un cattolicesimo virile. Ecco a voi la prosa blondettiana: "Proprio quest'assenza [di virilità] spiega - sia detto per incidens - perché il clericalismo di oggi attragga così poco. (...) Soprattutto gli manca il potere soggiogante, analogo maschile della seduzione, che Cristo prova sulla Samaritana. Gli eunuchi diranno invano 'Lascia tutto e seguimi'. La salita al trono di un Papa evidentemente virile ha evocato di nuovo questa potenza: è bastato per attrarre sul capo della Chiesa la popolarità e una autorità incarnata che persino gli avversi riconoscono con rispetto, oltre che evidentemente il malcontento dell'harem clericale, le invidiuzze e i sussurri impotenti, il timore di veder lacerati decenni di femminei intrighi e accomondamenti col secolo".

    Blondet ha molte facce, come vedete... Per quel che mi riguarda, rinnovo a tutti il mio invito: diffidare, diffidare, diffidare.

  3. #33
    Non sono d'esempio in nulla
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    Exclamation

    Come ho avuto modo dire varie volte: diffidate di Blondet.

  4. #34
    Non sono d'esempio in nulla
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    Talking Blondet & Pinotti: roba da fantascienza



    OLTRE
    Dal Seti agli UFO Viaggio tra i fenomeni non classificati alla ricerca del pensiero alieno


    Roberto Pinotti e Maurizio Blondet

    Editoriale Olimpia

  5. #35
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    Predefinito

    Ecco la prima argomentazione veramente valida contro Blondet!
    La famosa artista idolo delle folle :" si figuri che uno ha addirittura scritto che avrei dovuto investire i MIEI soldi comprando un bar! Io!!!! La barista!!!!"

  6. #36
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    Predefinito

    Citazione Originariamente Scritto da shambler
    Ecco la prima argomentazione veramente valida contro Blondet!

  7. #37
    Hrodland
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    A dir la verità c'è molto più da fidarsi di Blondet, che della maggior parte dei cardinali...

  8. #38
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    Sui "cardinali" sfondi una porta aperta: su Blondet abbiamo sempre espresso (meritati) apprezzamenti e quindi possiamo anche permetterci di avanzare qualche oculata e motivata critica.

    Guelfo nero

  9. #39
    Il Patriota
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    Predefinito Ipotesi su Wojtyla

    il lettore Alberto Lorenzet mi scrive alcune considerazioni su cui meditare

    Maurizio Blondet



    Giovanni Paolo II«Nei mesi trascorsi dal nostro ultimo contatto, mi sono documentato sulla filosofia e l'opera di Wojtyla.
    Lo scopo che mi ero prefisso era di entrare nella mente di Giovanni Paolo II.
    Il testo cui ho fatto riferimento è stato il libro di Rocco Buttiglione sul pensiero del defunto Pontefice.
    Ora desidero metterla a parte delle mie riflessioni.
    Wojtyla pensava che il nocciolo della teologia cristiana fosse il principio della dignità della persona umana.
    Scopo metafisico dell'individuo sarebbe quello di realizzare attraverso Cristo la propria libertà.
    Questo perchè Cristo e l'uomo comunicano in quanto persone.
    Il rifondare il pensiero sull'uomo alla luce di queste riflessioni, avrebbe coinciso con una nuova e più radicale era di evangelizzazione e di riforma culturale e politico-sociale.
    Una sorta di nuova manifestazione delle spirito cristiano.
    Una Chiesa elevata a una seconda potenza di vita.
    Uno spirito cristiano pronto a uscire dalla Chiesa cattolica.
    Concetti che Wojtyla ha più volte ribadito durante i lavori del Concilio Vaticano II e il suo pontificato.
    Perchè Wojtyla avrebbe dovuto elaborare una complicata teoria sull'uomo quando la Chiesa cattolica aveva un patrimonio filosofico e teologico che resisteva da duemila anni?».

    «La risposta si trova forse nella biografia del futuro Pontefice.
    I segni di una presenza altra da Cristo nella vita del giovane polacco sono inquietanti.
    Lei ha citato nel suo libro la vicinanza con la comunità ebraica di Wadowice e poi di Cracovia.
    Poteva egli ignorare le voci che correvano sugli ebrei polacchi convertiti?
    E poi il teatro.
    L'intellettuale che modellò l'attore Wojtyla fu Kotlarczyk.
    Questi fu l'ideatore del teatro rapsodico, inteso come rappresentazione senza scenografie basata sulla forza simbolica ed evocatrice della parola.
    Quasi che la parola fosse uno strumento, un simbolo, per evocare il sè profondo dell'individuo.
    Kotlarczyk era un seguace della teosofia.
    Le sue rappresentazioni teatrali erano dunque evocazioni di potenze spirituali?
    Egli era stato anche un ammiratore di Juliusz Osterwa, grande teorico polacco del teatro.
    Osterwa aveva sposato Matylda Sapiezanka ed era così parente acquisito del cardinale Sapieha.
    Questi introdusse nella vita sacerdotale il giovane Wojtyla.
    E proveniva da una nobile famiglia polacca cattolica di origini ebraiche.
    Le idee del teatro rapsodico sono alla base di tutta la riflessione wojtyliana sulla persona.
    Per Giovanni Paolo II, Cristo è quella parola, quel segno, che fa scoprire all'uomo la sua natura spirituale.
    Mi domando se il Cristo del Papa polacco fosse quello cattolico romano».



    «Ipotizzo: Karol Wojtyla cresce in costante compagnia di ebrei frankisti.
    Questi diventano presto la sua famiglia adottiva.
    Rimarrà infatti presto orfano di madre e vivrà con l'anziano padre.
    Una situazione di carenza affettiva ideale per avvicinarlo e influenzarlo.
    E' un ragazzo sensibile ed intelligente.
    Supponiamo che un po' alla volta i suoi 'fratelli maggiori' gli abbiano detto: vedi, Karol, il vero Dio non è quello
    che ha creato questo mondo materiale.
    Anzi questi è il demonio, che ha imprigionato l'anima eonica nella materia.
    Un tempo eravamo infatti tutti spiriti.
    Noi, seguaci della vera dottrina, siamo stati i primi a essere chiamati dal vero Dio, il Dio tutto, il Dio spirito, il Dio androgino.
    Egli, sia benedetto, ci disse: voi sarete gli eletti perchè distruggerete l'opera del maligno e riporterete le anime imprigionate nei corpi alla loro divinità.
    Vi darò il dominio sulla terra perchè riusciate nella vostra opera.
    Cominci a capire, Karol?...
    Cristo ha detto in verità agli apostoli: io sono la ribellione al Dio ingiusto.
    Io sono la 'potenza' che farà l'uomo Dio.
    La croce è lo strumento con cui distruggerò la materia che vi imprigiona e renderò coloro che mi seguiranno degli dei. E sradicherò dal loro ethos terreno tutti i popoli.
    E verrà un tempo in cui la mia opera sarà compiuta.
    Quando il maligno non influenzerà più gli spiriti.
    Quando il mondo sarà dominato dal popolo eletto che presiederà all'unione definitiva con Dio».

    «Il giovane Karol contempla un crocefisso dorato nella cattedrale di Cracovia.
    E comincia a comprenderne la forza evocativa.
    Ora sa che ai polacchi sapienti è dato il destino che fu di Mickiewicz: suscitare la vera Chiesa.
    Oramai i tempi ultimi bussano alla grande, sacra porta della 'storia'.
    Ora Karol sa: vuole essere lui il 'santo' a cui Cristo darà il potere di trasformare la Chiesa cattolica.
    Appena eletto al 'sacro soglio', mentre saluta la folla festante, Giovanni Paolo II afferma : 'credo che Mickiewicz sarebbe contento questa sera'.
    Nella sua prima visita pastorale visitò il convento dei frati resurrezionisti fuori Roma.
    L'ordine era stato fondato dal poeta vate polacco per guidare la rigenerazione della Chiesa.
    Nella 'lettera apostolica' 'Terzo Millennio Adveniente', scritta nel 1994, il vescovo di Roma affermava che il Giubileo del 2000 sarebbe stato la chiave simbolica del suo pontificato.
    Nel documento il cattolicesimo è evocato con termini messianici ('nuova era').
    E il riavvicinamento all'ebraismo è definito come il culmine delle celebrazioni giubilari.
    Tutti questi indizi portano a concludere che la dottrina di Wojtyla celasse messaggi nascosti.
    In fin dei conti ha lasciato questo mondo scrivendo che dal male nasce il bene».

    Queste parole mi hanno, confesso, colpito.
    Perché lo sfondo dell'ebraismo è proprio questo: l'autoredenzione dell'uomo che si compie nella storia.
    Del resto, molti autori hanno additato come sospetto o strano l' «umanesimo» di Giovanni Paolo II. In apparenza, non occorre risalire all'ebraismo per cogliere le radici di questo «umanesimo»; Karol Wojtyla ha ammirato o è stato dichiaratamente influenzato da Edmund Husserl, Max Scheler, Maritain, De Lubac e (più sospetto ancora) dal fanta-evoluzionismo di Theilard de Chardin.
    Husserl (1859-1938) fu un matematico che, sulla scorta dell'empirismo inglese, inventò la «fenomenologia» come metodo di investigazione filosofica - metodo che restringe la ricerca a ciò che appare alla coscienza.
    Un metodo non accettabile per la dottrina cattolica, fra l'altro (scusate se è poco) perché mette da parte le idee di «realtà», di «vero» e di «falso».
    Ma c'è e c'è stato un husserlianesimo clericale che cerca di recuperare la fenomenologia alla ricerca teologica.
    Di fatto, Husserl scrive in uno stile verbosamente sofistico, che spesso si ritrova nel «pensiero» di Wojtyla.
    Il futuro Papa recupera Husserl attraverso Max Scheler, oggetto della sua dissertazione di laurea in filosofia nel 1953.
    Lo interessa l'uso della fenomenologia che Scheler fa, come metodo per «penetrare» («penetrare» e «riflettere» sono due tipici termini del gergo husserliano) l'etica cristiana.



    Non solo: oltre che amatore della «fenomenologia», Wojtyla condivideva la travolgente passione clericale per la cosiddetta «antropologia».
    E antropologia fenomenologica è quel che leggiamo nelle encicliche, omelie e scritti plurimi del Papa.
    Espressioni complicate, che occupano pagine di cui si capisce poco, tranne un costante riferimento, e ripetitive allusioni, all'«uomo».
    Così, tipicamente, nella sua ultima lettera apostolica «Rosarium Virginia Mariae», egli dice ad esempio che il Rosario ha «significato antropologico» (qualcuno sa cosa vuol dire?), e ritroviamo l'insistita concezione esemplificata nel titolo del paragrafo 25 «Mistero di Cristo, mistero dell'uomo».
    Dovunque Wojtyla ci assicura, come già nella «Redemptor Hominis», che la vita di Cristo rivela «la verità sull'uomo».
    Non manca certo qui una potente, soggiogante risonanza sentimentale.
    Ma ad analizzare a fondo questo «pensiero», non si riesce a venirne a capo.
    Che Cristo sia l' «uomo perfetto», è ovvio.
    Che i Suoi insegnamenti implichino una verità sull'uomo, è indubbio e anche banale.
    Ma Cristo, per la fede cattolica, è venuto a rivelare la verità su di Sè, su Dio (Padre e Trinità) e sulla salvezza, non una misteriosa, sentimentale e antropologica «verità sull'uomo».



    Ma Giovanni Paolo insiste che abbiamo da scoprire, o indovinare, qualcosa di grosso sull'uomo, come se l'uomo fosse il punto focale di tutto.
    E poi che uomo: l'uomo in generale?
    L'uomo «nuovo», in qualche modo salutato superficialmente quanto trionfalmente dal Concilio, e mai comparso?
    Il Vaticano II si volle non più un Concilio su Cristo, ma un concilio sull' «uomo».
    Paolo VI andò all'ONU e si proclamò «esperto in umanità»: là, nel consesso massonico-umanistico principe della modernità.
    Così Wojtyla: «è solo nel mistero del Verbo fatto carne che il mistero dell'uomo è visto nella sua vera luce» («Gaudium et Spes», 22).
    Ancora una volta, la frase soggioga.
    Ma poi, che significa?
    Il mistero di Dio, d'accordo; ma che «mistero dell'uomo c'è?».
    E perché la Chiesa, dopo Pio XII, non fa che vedere «mistero» dovunque salvo, beninteso, che in Dio? (al punto che gli esegeti negano le profezie e i miracoli di Cristo: no, lì non c'è nessun mistero, solo fandonie della «comunità originaria»).



    Il fatto è che non c'è più la realtà (la realtà dell'uomo di fronte a Cristo, purtroppo, è semplice: si tratta di una creatura ferita dal peccato originale, inclinata al male, che attende la salvezza dalla Misericordia e dalla Croce), ma «profondo mistero» che va «penetrato» e non si sa quale «ricchezza» da - husserlianamente - «riflettere».
    Sembra una pseudomistica.
    E Jacques Maritain, che tanto ha influenzato Paolo VI e Wojtyla?
    Anche lui batte sullo stesso punto: c'è un «umanesimo integrale» che è il «vero» umanesimo, opposto a quello della secolarizzazione.
    Il tutto spruzzato dal «personalismo», la nozione che persona e personalità sono la chiave per interpretare la realtà: sempre l'uomo al centro.
    Si aggiungano alla mistura Henri de Lubac - pregevole studioso del buddismo, ma da Pio XII messo all'angolo come portatore di una dubbia «nuova teologia» - evoluzionista e modernista, e fatto cardinale da Papa Wojtyla; e Theilard de Chardin, il paleontologo gesuita che elaborò una teoria fantastica sull'evoluzione dell'uomo dalla scimmia al «punto omega», che si consumerebbe nella natura e nella storia (Wojtyla dixit: «l'evoluzione è un fatto»).



    Invece è il «fatto» che deve essere ancora provato, e i darwinisti non riescono a provare).
    I maestri culturali di Wojtyla costruiscono tutto uno scenario di forze dinamiche, dove ha luogo un qualche «mistero» evolutivo, che noi dobbiamo capire per indovinare la direzione della storia…
    Che dire di questo scenario antropo-misteriosofico-evolutivo?
    Mi sembra che vi si applichino alla perfezione le illuminanti parole di san Pio X in «Notre Charge Apostolique»: «l'errore e il male sono presentati in un linguaggio dinamico, che avvolge nozioni vaghe ed espressioni ambigue in parole sentimentali e altisonanti», sicchè «infiammano i cuori degli uomini alla ricerca di ideali che, per quanto attraenti, sono tuttavia nefandi».
    Del resto già il Concilio Vaticano I aveva chiarito: « la dottrina della fede rivelata da Dio non è stata data come invenzione filosofica che la mente umana debba perfezionare».
    Invece tutti questi alto-clericali teologici non fanno altro che interpretare, migliorare, «sviluppare» (far evolvere) la fede ricevuta, ahimé troppo crudamente semplice.
    Ovviamente «alla luce del Vaticano II».
    Dove le esperienze hanno una parte centrale: in qualche modo, poiché siamo immagine di Dio, le nostre esperienze personali, se ben «penetrate», rivelano qualcosa su Dio.



    Su questa via, evolutiva, esperienziale e antropologica (con il «mistero dell'uomo» al centro e al fondo), non è difficile incontrare l'ebraismo.
    Il quale non è più da tempo una religione: non ha aldilà, non prevede una salvezza o una condanna dopo la morte, ma solo un «riscatto» (del popolo eletto) nell'aldiquà della storia.
    Ma di qui, confluite le due religioni (la vera e la pseudo) nell'unica «cultura giudaico-cristiana» (contraddizione in termini anche antropologici: l'ebraismo è esclusivo e razziale, il cristianesimo è universale), dove si va?
    Come si evolve il «mistero»?
    Verso l'Anticristo.
    L'uomo che si siede sul trono di Dio, e fa dio se stesso.
    Tutta la nuova teologia lo suggerisce.
    Ovviamente senza dirlo chiaro: «l'uomo è la via della Chiesa» (Paolo VI).
    E Giovanni Paolo II, nella «Redemptor Hominis», suggerisce che Cristo, rivelandoci chi è Lui, ha mostrato a noi chi siamo.
    Naturalmente il tutto condito di precauzionali «in certo modo», «fino a un certo punto», «a intendere propriamente».
    «Il primogenito di tutta la creazione, incarnandosi nell'umanità individuale di Cristo, si unisce in qualche modo all'intera realtà dell'uomo che è anche 'carne' - e in questa realtà con tutta la 'carne', col complesso della Creazione» («Dominum et Vivificantem»).
    In «qualche modo»: ma quale precisamente?



    Quale «modo» che escluda il panteismo evoluzionista che qui sembra adombrato.
    Nessuna risposta dalla neo-Chiesa: c'è qui in atto un «mistero» che dobbiamo «penetrare».
    Ancora: «l'uomo nella piena verità della sua esistenza, del suo essere personale e della sua comunità del suo essere sociale - nella sfera della sua famiglia, della società nei suoi diversissimi contesti, nella sfera della propria nazione o popolo (forse ancora solo del suo clan o tribù) e nella sfera dell'umanità nel suo insieme - quest'uomo è la via primaria che la Chiesa deve percorrere per compiere la sua missione: egli è la prima e fondamentale via per la Chiesa, la via tracciata da Cristo stesso, la via che porta invariabilmente attraverso il mistero della Incarnazione e della Redenzione».
    Bello, commovente umanesimo.
    Ma quale «pastorale» ne nasce?
    Direttamente, Assisi: clan, tribù (in via di evolversi in popoli e nazioni) unite nel celebrare «il mistero dell'uomo».
    Di conseguenza: basta più conversioni, è sufficiente la «testimonianza».
    Indifferentismo ai contenuti della verità, tanto, l'umanità è in marcia.
    Verso dove?

    Beh, verso una sola direzione.
    Di recente la Chiesa ha abolito il limbo (s'era sbagliata per secoli su questo punto centrale: era fallibile? E adesso è infallibile? Ma la cosa ha un senso nella «dinamica evolutiva»).
    Quanto all'inferno, è probabilmente vuoto («in certo modo», «se si intende propriamente»).
    Si può solo finire in Paradiso.
    Come sognava Maritain: gli stupratori accanto alle loro vittime, tutti salvati e redenti.
    O forse meglio: attraverso il Punto Omega di Theilard (l'impulso della natura, la «carne», a «spiritualizzarsi»: lo disse anche Hegel), il traguardo è l'ebraico Tikkun, il «riscatto» tutto nell'aldiquà, in un immanentismo umanistico finalmente, e felicemente compiuto.
    E' questo che sarebbe venuto a rivelarci Cristo?

    Maurizio Blondet



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  10. #40
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    Predefinito

    Perdonate la mia totale ignoranza ma Blondet è tradizionalista? Se si, è sedevacantista, lefebvriano o indultista? Su Effedieffe scrivono dei sedevacantisti? Se si, quali? Il prof. Damiani?

    Altra domanda, ITALIANO scrisse in questi forum che holywar.org di Olsen non era sedevacantista. Come no? E cos'è allora? Sedevacantista totale? Lefebvriano?

    Quindi sono da considerarsi siti sedevacantisti Cattolicesimo.com, Sodalitium, Casa San Pio X, Centro studi Federici, Centro studi Albertario, Centro culturale San Giorgio, Centro culturale Leone X. Giusto? Ve ne sono altri in lingua italiana?

    Sto rinnovando "in chiave sedevacantista" la mia modesta home page personale e non vorrei scrivere castronerie

    La mia ignoranza è terrificante ma del resto ho abbracciato la Tradizione esattamente 365 giorni fa...

    Lorenzo
    Lorenzo Proia
    Responsabile Ufficio Stampa Lega Nord Toscana
    Coordinatore Zoonale GnP
    Vice Coordinatore Movimento Giovani Toscani

 

 
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