http://www.corriere.it/Primo_Piano/E...nebianco.shtml
Secondo me l'articolo di Panebianco su Antonveneta-Unipol non centra il problema. Pretendere che la legge sia rispettata da tutti, dal Presidente fino al più umile cittadino non è moralismo: è una giusta aspettativa in uno stato di diritto. Se chi viola la legge fa parte della classe dirigente, il caso è grave, e denuncia una disfunzione nel sistema. Lo stesso Panebianco ammette che è stata la carenza di controlli che ha determinato l'intervento della Magistratura. La commistione fra affari e politica è, al contrario di quello che Panebianco sembra ritenere, una fonte inesauribile di scandali derivanti dalla scoperta di comportamenti tra lo scorretto e il criminoso da parte di politici legati a faccendieri e finanzieri più o meno torbidi: Gelli, Sindona,Calvi, e ora Fiorani.
Sarebbe ora che si fissassero leggi chiare e controlli efficaci per prevenire tali comportamenti, che non giovano a nessuno. Lamentarsi perchè la magistratura e i giornali annunciano l'ennesimo scandalo è come prendersela con il medico che diagnostica la malattia. Se un membro della classe dirigente viola la legge danneggia la società tre volte: col reato che commette, con l'alibi che crea per i disonesti "minori" e col discredito che arreca alle Istituzioni e al proprio Paese all'estero. Non è solo un "problema politico", come sembra pensare Panebianco, ma un problema di tutti.