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    Predefinito Tesoro, 407 milioni di Euro ai dipendenti

    La norma era stata approvata alla vigilia di Natale del 2003.

    Pochi giorni fa è arrivato il via libera del governo per la distribuzione Tesoro, la legge dona 407 milioni ai dipendenti

    È il «premio produttività» legato ai controlli fiscali e ai risparmi di spesa. In media sono andati 6 mila euro a testa, ma i vertici ne hanno avuti 55 mila

    Chi urla scandalizzato contro i drastici tagli alle università si tiri su con lo spirito: quella montagna di soldi risparmiati ha fatto felici tante famiglie. Sono finiti infatti sotto l'albero dei dipendenti del ministero dell’Economia. Chiamati a spartirsi 407 milioni di euro e benedetti ciascuno, in media, da un «premio» di 6 mila. Che raddoppiano per centinaia di dirigenti e arrivano a punte, per i massimi vertici, di 55 mila euro. Cento milioni di lire. E poi dicono che lo Stato è povero e taccagno...

    Spiegano ora, al dicastero che gestisce le pubbliche casse, che è così anche da altre parti e che i premi di produttività sono utili al buon funzionamento degli uffici e che è tutto regolare e sancito dalla legge eccetera eccetera. Certo, a prendere ad esempio quanto è stato recuperato dando la caccia agli evasori, i numeri denunciati da Beniamino Lapadula della Cgil sono (causa condoni) da brividi: 11 miliardi nel 2001 e 4,8 quest’anno. Con un crollo che, insieme con altri dati, non pare dimostrare una efficienza tale da meritare regalie a pioggia. Che tutte le carte siano formalmente a posto, però, è verissimo.

    La prima è la legge 350 varata dal governo alla vigilia di Natale del 2003. Dove si diceva che il Ministero dell’Economia, sulle somme riscosse con le «attività di controllo fiscale», le «maggiori entrate realizzate con la vendita degli immobili dello Stato », i «risparmi di spesa per interessi» sul debito pubblico e «l’attività di controllo e di monitoraggio dell’andamento della finanza pubblica e dei flussi di bilancio», fissa una percentuale da spartire tra i dipendenti ministeriali degli uffici «che hanno conseguito gli obiettivi di produttività definiti, anche su base monetaria». Quanti a Tizio e quanti a Caio? La decisione era demandata alla «contrattazione integrativa ». Prova provata che il premio non sarebbe finito affatto a chi aveva aiutato lo Stato eliminando degli sprechi, promuovendo dei risparmi, lavorando il doppio o scovando evasori (come almeno in parte accadeva in passato) ma a tutti. Purosangue e somari, stakanovisti e lavativi.

    E qualche giorno fa, ancora una volta proprio alla vigilia di Natale (quale momento migliore, per impacchettare un regalino?) è arrivato il via libera del governo a spartire la somma fissata: 407.100.000 euro. Pari al taglio fatto nella Legge finanziaria a tutte le Province messe insieme invitate a tirare la cinghia. Oppure a quello alla sicurezza, con gratitudine dei delinquenti. O pari, come dicevamo, alla sforbiciata data alle Università italiane che secondo Alessandro Bianchi, segretario della Conferenza dei rettori, ammontano appunto a 415 milioni di euro. Di cui 200 destinati agli aumenti di stipendio (spese fisse: inflazione, anzianità, contratti...) dei dipendenti, dai luminari ai bidelli. Scavalcati dal «premio» ai ministeriali dell’Economia.

    Oddio, non che sia l’unico. Nel silenzio pressoché totale e un po’ omertoso, un bonus natalizio il nostro squattrinato Stato lo dona ad esempio (grazie all’approvazione d’un emendamento di pochi anni fa di Giuseppe Fioroni, della Margherita) anche ai 1800 dipendenti dell’Istituto Superiore di sanità e ai 1200 dell’Ispesl (l’Istituto superiore per la prevenzione e la sicurezza del lavoro). Nei cui Consigli di amministrazione siede, senza imbarazzi di incompatibilità, lo stesso Fioroni. Il meccanismo qui è leggermente diverso. E nelle buste paga viene dirottata una quota delle somme che la nostra derelitta Sanità non è riuscita a utilizzare. Ma il premio, evidentemente guadagnato grazie al luccichio del nostro sistema sanitario, c’è. E lussuoso.

    Pochi esempi: 6.323 euro ai funzionari di quarto livello, 9.937 ai direttori di ricerca, 10.163 ai dirigenti di prima fascia. Per un totale, distribuito quest’anno, di 7milioni di euro. Il costo di una quindicina di tac di ultimissima generazione. Indispensabili come l’aria a decine di ospedali del Sud che devono mandare i pazienti nelle cliniche private. Ma all’Economia, accusa la deputata diessina Laura Pennacchi rilanciando le denunce di una parte degli stessi dipendenti bagnati dal felice acquazzone di denaro, la regalia (che la stessa Cgil ha di fatto approvato chiamandosi fuori dall’accordo ma senza mettersi di traverso per non inimicarsi gli iscritti) è ancora più stupefacente. Basta consultare le tabelle riportate dal sito dei sindacati di base www.rdbcub.it. Tabelle che lasciano sconcertati, in questi anni di vacche magre in cui lo Stato va a tagliare anche sull’assistenza ai disabili.

    Dicono dunque queste tabelle che ai 203 dipendenti del Gabinetto del Ministro sono destinati pro-capite 5.911 euro di cadeau-premio. Ai 904 del Dipartimento del Tesoro 6.073. Ai 2.242 della sede centrale della Ragioneria Generale 13.679. Ai 462 del Dipartimento per le Politiche di Sviluppo e Coesione 3.463. Ai 9.305 del Dipartimento Amministrazione Generale, Personale e Servizi del Tesoro 2.610. Ai 3.660 del Dipartimento per le Politiche Fiscali 9.224. E infine ai 109 della Scuola Superiore Economia e Finanze 8.330 euro. Ma questa è la media dei bonus per tutti. Coi dirigenti, abbiano o meno contribuito sul serio a fargli guadagnare o risparmiare dei soldi, lo Stato è stato infatti ancora più generoso.

    L’accordo del 15 novembre scorso tra il dipartimento generale e i sindacati, firmato da Unsa, Dirstat, Unadis ma anche dalla Cgil, stabilisce infatti che i dirigenti del Gabinetto di Giulio Tremonti si spartiscano 308 mila euro, quelli del Dipartimento del Tesoro (che sono un centinaio) un milione e 242 mila, quelli della Ragioneria Generale (mezzo migliaio) sette milioni e 204 mila, quelli del Dipartimento per le Politiche di Sviluppo e Coesione 465 mila e quelli della Amministrazione Generale un milione e 702 mila. Per un totale da dividere, tra i soli dirigenti, di 10 milioni e 921 mila euro. Pari a quasi 23 miliardi di lire. Con una maggiorazione del 65% ai dipendenti dell’ex-Tesoro. Fate i conti: circa 12 mila euro a un dirigente del Tesoro, circa 14 mila a quelli della Ragioneria. Con vette di 55 mila euro ai massimi responsabili dei dipartimenti. Le vacche saranno magre. Ma se le sai mungere...

    Gian Antonio Stella
    29 dicembre 2005

  2. #2
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    Predefinito

    Citazione Originariamente Scritto da Liutprando
    La norma era stata approvata alla vigilia di Natale del 2003.

    Pochi giorni fa è arrivato il via libera del governo per la distribuzione Tesoro, la legge dona 407 milioni ai dipendenti

    È il «premio produttività» legato ai controlli fiscali e ai risparmi di spesa. In media sono andati 6 mila euro a testa, ma i vertici ne hanno avuti 55 mila

    Chi urla scandalizzato contro i drastici tagli alle università si tiri su con lo spirito: quella montagna di soldi risparmiati ha fatto felici tante famiglie. Sono finiti infatti sotto l'albero dei dipendenti del ministero dell’Economia. Chiamati a spartirsi 407 milioni di euro e benedetti ciascuno, in media, da un «premio» di 6 mila. Che raddoppiano per centinaia di dirigenti e arrivano a punte, per i massimi vertici, di 55 mila euro. Cento milioni di lire. E poi dicono che lo Stato è povero e taccagno...

    Spiegano ora, al dicastero che gestisce le pubbliche casse, che è così anche da altre parti e che i premi di produttività sono utili al buon funzionamento degli uffici e che è tutto regolare e sancito dalla legge eccetera eccetera. Certo, a prendere ad esempio quanto è stato recuperato dando la caccia agli evasori, i numeri denunciati da Beniamino Lapadula della Cgil sono (causa condoni) da brividi: 11 miliardi nel 2001 e 4,8 quest’anno. Con un crollo che, insieme con altri dati, non pare dimostrare una efficienza tale da meritare regalie a pioggia. Che tutte le carte siano formalmente a posto, però, è verissimo.

    La prima è la legge 350 varata dal governo alla vigilia di Natale del 2003. Dove si diceva che il Ministero dell’Economia, sulle somme riscosse con le «attività di controllo fiscale», le «maggiori entrate realizzate con la vendita degli immobili dello Stato », i «risparmi di spesa per interessi» sul debito pubblico e «l’attività di controllo e di monitoraggio dell’andamento della finanza pubblica e dei flussi di bilancio», fissa una percentuale da spartire tra i dipendenti ministeriali degli uffici «che hanno conseguito gli obiettivi di produttività definiti, anche su base monetaria». Quanti a Tizio e quanti a Caio? La decisione era demandata alla «contrattazione integrativa ». Prova provata che il premio non sarebbe finito affatto a chi aveva aiutato lo Stato eliminando degli sprechi, promuovendo dei risparmi, lavorando il doppio o scovando evasori (come almeno in parte accadeva in passato) ma a tutti. Purosangue e somari, stakanovisti e lavativi.

    E qualche giorno fa, ancora una volta proprio alla vigilia di Natale (quale momento migliore, per impacchettare un regalino?) è arrivato il via libera del governo a spartire la somma fissata: 407.100.000 euro. Pari al taglio fatto nella Legge finanziaria a tutte le Province messe insieme invitate a tirare la cinghia. Oppure a quello alla sicurezza, con gratitudine dei delinquenti. O pari, come dicevamo, alla sforbiciata data alle Università italiane che secondo Alessandro Bianchi, segretario della Conferenza dei rettori, ammontano appunto a 415 milioni di euro. Di cui 200 destinati agli aumenti di stipendio (spese fisse: inflazione, anzianità, contratti...) dei dipendenti, dai luminari ai bidelli. Scavalcati dal «premio» ai ministeriali dell’Economia.

    Oddio, non che sia l’unico. Nel silenzio pressoché totale e un po’ omertoso, un bonus natalizio il nostro squattrinato Stato lo dona ad esempio (grazie all’approvazione d’un emendamento di pochi anni fa di Giuseppe Fioroni, della Margherita) anche ai 1800 dipendenti dell’Istituto Superiore di sanità e ai 1200 dell’Ispesl (l’Istituto superiore per la prevenzione e la sicurezza del lavoro). Nei cui Consigli di amministrazione siede, senza imbarazzi di incompatibilità, lo stesso Fioroni. Il meccanismo qui è leggermente diverso. E nelle buste paga viene dirottata una quota delle somme che la nostra derelitta Sanità non è riuscita a utilizzare. Ma il premio, evidentemente guadagnato grazie al luccichio del nostro sistema sanitario, c’è. E lussuoso.

    Pochi esempi: 6.323 euro ai funzionari di quarto livello, 9.937 ai direttori di ricerca, 10.163 ai dirigenti di prima fascia. Per un totale, distribuito quest’anno, di 7milioni di euro. Il costo di una quindicina di tac di ultimissima generazione. Indispensabili come l’aria a decine di ospedali del Sud che devono mandare i pazienti nelle cliniche private. Ma all’Economia, accusa la deputata diessina Laura Pennacchi rilanciando le denunce di una parte degli stessi dipendenti bagnati dal felice acquazzone di denaro, la regalia (che la stessa Cgil ha di fatto approvato chiamandosi fuori dall’accordo ma senza mettersi di traverso per non inimicarsi gli iscritti) è ancora più stupefacente. Basta consultare le tabelle riportate dal sito dei sindacati di base www.rdbcub.it. Tabelle che lasciano sconcertati, in questi anni di vacche magre in cui lo Stato va a tagliare anche sull’assistenza ai disabili.

    Dicono dunque queste tabelle che ai 203 dipendenti del Gabinetto del Ministro sono destinati pro-capite 5.911 euro di cadeau-premio. Ai 904 del Dipartimento del Tesoro 6.073. Ai 2.242 della sede centrale della Ragioneria Generale 13.679. Ai 462 del Dipartimento per le Politiche di Sviluppo e Coesione 3.463. Ai 9.305 del Dipartimento Amministrazione Generale, Personale e Servizi del Tesoro 2.610. Ai 3.660 del Dipartimento per le Politiche Fiscali 9.224. E infine ai 109 della Scuola Superiore Economia e Finanze 8.330 euro. Ma questa è la media dei bonus per tutti. Coi dirigenti, abbiano o meno contribuito sul serio a fargli guadagnare o risparmiare dei soldi, lo Stato è stato infatti ancora più generoso.

    L’accordo del 15 novembre scorso tra il dipartimento generale e i sindacati, firmato da Unsa, Dirstat, Unadis ma anche dalla Cgil, stabilisce infatti che i dirigenti del Gabinetto di Giulio Tremonti si spartiscano 308 mila euro, quelli del Dipartimento del Tesoro (che sono un centinaio) un milione e 242 mila, quelli della Ragioneria Generale (mezzo migliaio) sette milioni e 204 mila, quelli del Dipartimento per le Politiche di Sviluppo e Coesione 465 mila e quelli della Amministrazione Generale un milione e 702 mila. Per un totale da dividere, tra i soli dirigenti, di 10 milioni e 921 mila euro. Pari a quasi 23 miliardi di lire. Con una maggiorazione del 65% ai dipendenti dell’ex-Tesoro. Fate i conti: circa 12 mila euro a un dirigente del Tesoro, circa 14 mila a quelli della Ragioneria. Con vette di 55 mila euro ai massimi responsabili dei dipartimenti. Le vacche saranno magre. Ma se le sai mungere...

    Gian Antonio Stella
    29 dicembre 2005
    EH be, ma se le carte ora sono formalmente tutte a posto.....a volte mi chiedo se non dovremmo essere di nuovo governati dagli astroungarici.

 

 

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