MOSCA - Si fanno sempre più accesi i toni della querelle che oppone Russia e Ucraina, ufficialmente sui prezzi del gas russo, ufficiosamente per la politica filo-occidentale adottata dal presidente Viktor Iushenko dopo la vittoria della sua "rivoluzione arancione".
Il ministro della difesa russo, Serghei Ivanov, ha replicato oggi alle minacce ucraine di rimettere in discussione i prezzi di affitto della base navale russa sul Mar Nero affermando che una tale mossa risulterebbe "fatale" per l'insieme degli accordi territoriali raggiunti nel 1997 dalle due repubbliche: "L'accordo sulla base della flotta del Mar nero è parte di un trattato bilaterale che contiene il mutuo riconoscimento dei confini: tentare di rivederlo sarebbe fatale", ha detto in una intervista televisiva.
L'allusione è alla penisola della Crimea, che ospita nel porto di Sebastopoli le navi ex sovietiche rimaste alla Russia: già in passato i nazionalisti russi avevano rivendicato la restituzione di quel territorio, passato all'Ucraina nel 1954 per un controverso regalo del leader sovietico Nikita Krushev.
Già la rivoluzione che portò al governo effimero di Kerenski, agli inizi del 1917, fu incoraggiata dai pur alleati iinglesi per impedire alla Russia di raggiungere Sebastopoli. La storia si ripeterà?