RUSSIA-UCRAINA: MOSCA COMINCIA A CHIUDERE LE FORNITURE DI GAS
MOSCA - Si apre con un gesto clamoroso, destinato quantomeno a far discutere, il semestre di presidenza russa del G8, che Mosca vuole impostare sulle politiche di sicurezza energetica: dopo un lungo braccio di ferro, sono stati tagliati stamane i rifornimenti di gas russo all'Ucraina, rea di voler temporeggiare sul passaggio alle tariffe di mercato per i suoi rifornimenti.
Gazprom, il gigante monopolistico controllato dallo stato russo, ha assicurato ai consumatori europei che il flusso diretto alla Germania e ai mercati occidentali non verrà interrotto: ma ha già messo le mani avanti su eventuali disservizi profetizzando furti da parte di Kiev.
"Fin dall'inizio - ha detto il portavoce di Gazprom Serghei Kuprianov in un duro intervento trasmesso dalle televisioni - le autorità ucraine erano decise al conflitto e avevano intenzione di effettuare prelievi abusivi. Per dirla chiaramente, avevano intenzione di rubare il gas destinato ai consumatori europei".
Mosca ha cominciato stamane a ridurre la pressione nei tubi ucraini, passando da 46 milioni di metri cubi a 10-11 in poche ore. "Il gas per l'Europa è monitorato alla frontiera russo-ucraina e poi al suo passaggio in Slovacchia - hanno sottolineato i funzionari del gigante monopolistico - già dal pomeriggio sarà evidente se ci sono stati prelievi abusivi".
Nei giorni scorsi, di fronte a un ennesimo muro contro muro delle trattative sul prezzo del gas ucraino, il premier di Kiev Iuri Iekhanurov aveva rivendicato il diritto al prelievo del 15% del gas diretto in Europa occidentale come tassa di passaggio: contestata dalla Russia, che sostiene di pagare già con 30 miliardi di metri cubi annui quel transito.
I paesi europei hanno fissato per il 4 gennaio una riunione per mettere a punto strategie di gestione dell'eventuale crisi: il gas russo copre circa il 40% del fabbisogno del mercato Ue.
Il gasdotto della discordia - che in tempi sovietici aveva l'ormai ironico nome di Durzhba, amicizia - ha cinque tubi nei condotti principali, due per il gas destinato all'Ucraina, tre per i mercati europei. Mosca continuerà a rifornire questi ultimi ma non è chiaro chi dovrebbe eventualmente rivalersi su Kiev se i conti del flusso non torneranno.
La querelle sul gas era nata nell'estate scorsa quando Gazprom - a detta di tutti su pressione del Cremlino, irritato dalle aspirazioni filo-occidentali del presidente ucraino Viktor Yushenko - aveva deciso di sospendere il prezzo politico fino ad allora praticato alla controparte Naftagaz-Ukraina, 50 dollari per 1.000 metri cubi di gas. Kiev aveva chiesto un aumento scaglionato e rifiutato una prima offerta a 160 dollari, Mosca aveva replicato rilanciando a 220-230 dollari, la tariffa praticata a molti paesi europei.
Ieri l'ultima proposta del presidente russo Vladimir Putin: firmare il contratto entro la mezzanotte e beneficiare di tre mesi di congelamento delle tariffe politiche. La risposta di Yushenko, pur dando atto di nuove aperture, aveva insistito sulla continuazione dei negoziati.
Oggi l'epilogo, che apre tutta una serie di nuove vertenze fra i due paesi - alcune anche territoriali, riguardanti la base militare russa di Sebastopoli, in Crimea - e inaugura la presidenza russa del G8 all'insegna del pugno di ferro nella sua ex zona di influenza: con al posto del bastone atomico, quello energetico.