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  1. #111
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    Citazione Originariamente Scritto da morena
    che l'intercettazione non sia penalmente rilevante ce lo sapremo dire piu' avanti!
    e cmq se non lo è penalmente al momento lo è di sicuro moralmente e credo che l'opinione pubblica, ds a parte, siano stati ben contenti di essere venuti a conoscenza di queste conversazioni!


    E so' DDU' ggiorni che la Magistratura ha scritto a Casini RIBADENDO che le intercettazioni su Fassino non contengono NULLA di penalmente rilevante e questa se ne esce con: ""sapremo dire più avanti". ...

    Ma, CHI? Quando? Dove? ...

  2. #112
    morena
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    Citazione Originariamente Scritto da MrBojangles


    E so' DDU' ggiorni che la Magistratura ha scritto a Casini RIBADENDO che le intercettazioni su Fassino non contengono NULLA di penalmente rilevante e questa se ne esce con: ""sapremo dire più avanti". ...

    Ma, CHI? Quando? Dove? ...

    Si cercano all'estero i conti dei politici Nuovi possibili sviluppi dell'inchiesta avviata a Milano sulla scalata di Antonveneta. Squestrati documenti della Magiste STRUMENTIVERSIONE STAMPABILEI PIU' LETTIINVIA QUESTO ARTICOLO

    (Emblema)
    MILANO - Nell'ambito dell'inchiesta avviata a Milano sulla scalata di Antonveneta la Guardia di Finanza ha effettuato accertamenti ed acquisizioni di documenti in Svizzera e in Liechtenstein in relazione a conti correnti ai quali farebbero riferimento personaggi politici italiani. SEQUESTRATI DOCUMENTI RICUCCI - La Gdf di Roma ha sequestrato un'ingente quantità di documenti relativi all'operato della Magiste, la holding che fa capo all'imprenditore Stefano Ricucci durante una serie di perquisizioni effettuate mercoledì. Lo conferma un ufficiale della Gdf. «Nel corso di alcune perquisizioni a Zagarolo (Roma) sono stati sequestrati un centinaio di scatoloni contenenti documentazione relativa all'operatività di Magiste», ha detto un ufficiale del nucleo valutario a Roma. «Gli scatoloni si trovavano negli scantinati di alcuni immobili costruiti dalla Magiste», ha aggiunto. Ricucci è indagato dalla procura di Roma per la vicenda Rcs e, assieme all'ex numero uno di Confcommercio Sergio Billè, per la vendita alla Confederazione di un palazzo nella capitale. A Milano è indagato invece nell'ambito della tentata scalata di Bpi ad Antonveneta.
    VERTICE A MILANO TRA I MAGISTRATI - I magistrati romani che indagano sulle scalate bancarie incontreranno, la prossima settimana, a Milano, i loro colleghi per fare il punto sulle vicende Antonveneta, Rcs e Unipol-Bnl. Lunedì o martedì prossimo Rodolfo Fabelli, Giuseppe Cascini e Perla Lori, incontreranno i colleghi Eugenio Fusco, Giulia Perrotti e Francesco Greco. È la prima riunione dopo le dimissioni del procuratore aggiunto Achille Toro che ha lasciato il suo ruolo di coordinatore delle inchieste in quanto indagato a Perugia per rivelazione del segreto d'ufficio e millantato credito.
    05 gennaio 2006

    CHISSA' DI CHI SARANNO QUESTI CONTI ESTERI!!!

    ps. fonte il corriere

  3. #113
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    Citazione Originariamente Scritto da morena
    [...]
    CHISSA' DI CHI SARANNO QUESTI CONTI ESTERI!!!

    ps. fonte il corriere
    http://www.politicaonline.net/forum/...87#post3091887


  4. #114
    morena
    Ospite

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    quindi concordi che se le intercettazioni di fassino non contengono nulla di rilevante la certezza della sua onestà ce l'avremo solo piu' avanti?? o per caso sai già chi sono i polici dei quali si cercano i conti??

  5. #115
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    Citazione Originariamente Scritto da morena
    quindi concordi che se le intercettazioni di fassino non contengono nulla di rilevante la certezza della sua onestà ce l'avremo solo piu' avanti?? o per caso sai già chi sono i polici dei quali si cercano i conti??
    Secondo me quelli citati da Fiorani & Co. (complici) negli interrogatori.
    O, magari, qualcun altro trovato nella carte scoperte dai Pm nei 131 scatoloni sequestrati a Ricucci.
    Te li ricordi i nomi?

  6. #116
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    Citazione Originariamente Scritto da MrBojangles
    Intercettazioni, le bobine nelle mani della Finanza
    La Procura di Milano scrive a Casini: irrilevanti i colloqui Fassino-Consorte
    05 Gennaio 2006
    di Oreste Pivetta

    Hanno osservato scrupolosamente l’articolo 68 della Costituzione, l’articolo che regola i rapporti tra giudici e parlamentari. Non hanno mai disposto intercettazioni dirette su linee telefoniche a carico di deputati o senatori e non ne hanno mai acquisite per allegarle agli atti giudiziari.
    Non hanno mai comandato trascrizioni... per l’irrilevanza dei contenuti. È questo il senso della lettera che la Procura della Repubblica di Milano ha inviato al presidente della Camera, Casini.Casini ha rispedito la lettera al presidente della Giunta per le autorizzazioni, Vincenzo Siniscalchi.
    Si scrive così un’altro episodio di una storia ormai lunga di rivelazioni e soprattutto di veleni.
    Con la novità di cinque giorni fa, quando il Giornale della famiglia Berlusconi riferì di intercettazioni relative a un colloquio tra il segretario dei Ds, Piero Fassino, e Giovanni Consorte, ex amministratore delegato di Unipol.
    Proprio Siniscalchi, che aveva convocato la Giunta per l’11 gennaio, aveva sollecitato una iniziativa di Casini: «Se ad agosto eravamo di fronte a generici riferimenti su intercettazioni di parlamentari, ora si è letto di una telefonata di Fassino, che non è indagato e sul quale non grava neppure l’ombra di una responsabilità».
    Se i giudici hanno rispettato le regole, come la lettera dichiara, alla storia delle banche e delle scalate s’aggiunge dunque un giallo, che sa di spionaggio e di corruzione e che rivela il disegno politico di attacco violento al vertice dei Ds, per scombinare all’inizio di una durissima campagna elettorale le carte in tavola e gli equilibri in corso.
    Chi ha ascoltato la telefonata?
    Chi l’ha ritrovata tra ore e ore di registrazioni?
    Chi l’ha trascritta e ha consegnato il testo a un quotidiano del centrodestra?


    Intanto proviamo a ripercorrere la strada.
    La procura ordina intercettazioni telefoniche, agenti della guardia di finanza intercettano.
    Registrano e redigono la prima guida, una sorta di indice: quello parla di scalate, quest’altro racconta di vendite o di acquisti. Il brogliaccio finisce nelle mani del magistrato, che decide che cosa serve e che cosa no.
    Nel primo caso si trascrive e si allega all’inchiesta giudiziaria, nell’altro no.
    Nel primo caso (ed è quello delle prime intercettazioni apparse) gli omissis coprono i nomi dei parlamentari eventualmente intercettati.
    Nel secondo caso tutto dovrebbe rimanere senza trascrizioni e segreto.
    Salvo per chi ha ascoltato e può riascoltare; per chi è in possesso dell’indice o di una copia dell’indice delle registrazioni e comunque per chi abbia presente il quadro complessivo, per chi conosca bobine e dettaglio dei contenuti.
    Deve sapere di Fassino e D’Alema, dove andare a ritrovare i loro nomi.
    C’è un lavoro dietro e ci vogliono complicità, fuori o dentro la Guardia di finanza.

    Di Guardia di finanza parlò pochi giorni fa il presidente emerito Francesco Cossiga, che non aveva ancora letto la pagina del Giornale scagliata contro Piero Fassino, ma conosceva bene quelle del Corriere della Sera, secondo lui piegate alle opportunità e alle convenienza di una battaglia contro l’opa di Unipol su Bnl.
    A fine anno 2005, Cossiga aggiunse un’interpellanza parlamentare al ministro Tremonti e al ministro della Giustizia chiedendo se corrispondesse al vero «quanto sembra accertato da altri servizi di polizia, e cioè doversi alla illecita attività di un maggiore della Guardia di Finanza la illecita divulgazione alla stampa delle trascrizioni di intercettazioni telefoniche, anche almeno indirettamente, di membri del parlamento nazionale e in violazione delle loro prerogative costituzionali».
    L’ex capo di stato avanzò sospetti anche su altri ambienti.
    Chiese a Tremonti e Castelli, se le «illecite divulgazioni» fossero avvenute solo per iniziativa dell’infedele ufficiale di polizia giudiziaria «o con l’agevolazione, o per mandato, o soltanto nella distrazione dei citati pubblici ministeri».
    Che si intende fare, concluse Cossiga, «in sede penale e disciplinare per reprimere questi illeciti»?

    Europa, quotidiano della Margherita, ha indicato proprio ieri un “regista”: Tremonti, ministro del tesoro, che ha alle dipendenze la Guardia di finanza.
    Una voce che girava da tempo: Tremonti s’era fatto consegnare le bobine. Una provocazione.
    Per ritrovare una storia vera, scritta dai tribunali, bisogna risalire a dieci anni fa.
    Facciamo un altro nome: Paolo Simonetti.
    Il nome oggi non dice nulla.
    Chi ha un po’ di memoria ricorderà un brigadiere della guardia di finanza, quasi un “aiutante di campo” di Tiziana Parenti, quand’era magistrato, nel pool di Mani pulite. In dissenso, Tiziana Parenti lasciò la magistratura, saltò il fosso e si ritrovò dentro Forza Italia, parlamentare all’epoca del primo governo Berlusconi.
    Paolo Simonetti subì invece una indagine amministrativa: siamo nel 1995, l’accusa fu d’aver costruito in collaborazione con altri ufficiali e sottufficiali delle Fiamme gialle, profittando della propria posizione, vari dossier, uno dei quali usato contro Antonio Di Pietro.
    Attività illegale.
    La Guardia di finanza ci mise una pietra sopra; e, per andare sul sicuro promosse Simonetti.
    Un anno prima Paolo Simonetti, aveva annotato sul proprio computer:
    «Ore 17-18 c/o Edilnord...Braald: Gorrini disposto a riferire su somme estorte da DP in favore dell'amico Reale per corse cavalli. Fatto già a conoscenza di Preces...».

    Sciogliamo il rebus:
    -DP è ovviamente Antonio Di Pietro,
    Braald è Aldo Brancher, il primo manager Fininvest arrestato per tangenti,
    Reale è Eleuterio Rea, comandante dei vigili urbani di Milano,
    Preces è Cesare Previti...
    Gorrini è Giancarlo Gorrini, ex amministratore delegato di Maa Assicurazioni, finita in Mediolanun, regista dell’operazione anti Di Pietro.


    Il committente era Paolo Berlusconi (tangenti per le discariche).
    Le carte passavano dalla villa di Arcore...
    06 Gennaio 2006
    Dieci giorni fa il primo affondo del senatore a vita
    contro «un certo maggiore» delle Fiamme gialle

    Cossiga lo aveva già chiesto: corrisponde al vero che sarebbe stato un ufficiale della Guardia di Finanza a divulgare le trascrizioni delle intercettazioni telefoniche disposte nell'ambito dell'inchiesta sulla scalata Unipol alla Bnl? Nell’interpellanza presentata il 29 dicembre, il presidente emerito della Repubblica chiedeva di «sapere se corrisponda al vero quanto sembra accertato da altri servizi di polizia, e cioè doversi alla illecita attività di certo maggiore Martino, della Guardia di Finanza, la illecita divulgazione alla stampa delle trascrizioni di intercettazioni telefoniche, anche almeno indirettamente di membri del Parlamento Nazionale ed in violazione delle loro prerogative costituzionali, disposte dai pubblici ministeri Greco e Fusco della Procura della Repubblica di Milano nel procedimento relativo alla "scalata" della Banca Nazionale del Lavoro da parte dell'Unipol, in contrasto con quella della Banca di Bilbao e Paesi Baschi, sostenuta dagli attuali soci di riferimento della banca, che lo sono anche della RCS, proprietaria del Corriere della Sera, che destinatario delle "confidenze" le ha doverosamente propilate in obbedienza a principi deontologici da me condivisi, e che impongono la piena informazione dei cittadini, anche a costo di violare la legge penale, se pur in concorso con magistrati ed ufficiali di polizia giudiziaria».
    Cossiga in attesa di risposta ha rifatto ieri la prova, con una nuova interpellanza.
    Rivolgendosi però al solo ministro dell’Economia, Giulio Tremonti.


    Qualcosa si muove? ...

    http://www.politicaonline.net/forum/...d.php?t=217152

  7. #117
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    Citazione Originariamente Scritto da MrBojangles
    06 Gennaio 2006
    Dieci giorni fa il primo affondo del senatore a vita
    contro «un certo maggiore» delle Fiamme gialle

    Cossiga lo aveva già chiesto: corrisponde al vero che sarebbe stato un ufficiale della Guardia di Finanza a divulgare le trascrizioni delle intercettazioni telefoniche disposte nell'ambito dell'inchiesta sulla scalata Unipol alla Bnl? Nell’interpellanza presentata il 29 dicembre, il presidente emerito della Repubblica chiedeva di «sapere se corrisponda al vero quanto sembra accertato da altri servizi di polizia, e cioè doversi alla illecita attività di certo maggiore Martino, della Guardia di Finanza, la illecita divulgazione alla stampa delle trascrizioni di intercettazioni telefoniche, anche almeno indirettamente di membri del Parlamento Nazionale ed in violazione delle loro prerogative costituzionali, disposte dai pubblici ministeri Greco e Fusco della Procura della Repubblica di Milano nel procedimento relativo alla "scalata" della Banca Nazionale del Lavoro da parte dell'Unipol, in contrasto con quella della Banca di Bilbao e Paesi Baschi, sostenuta dagli attuali soci di riferimento della banca, che lo sono anche della RCS, proprietaria del Corriere della Sera, che destinatario delle "confidenze" le ha doverosamente propilate in obbedienza a principi deontologici da me condivisi, e che impongono la piena informazione dei cittadini, anche a costo di violare la legge penale, se pur in concorso con magistrati ed ufficiali di polizia giudiziaria».
    Cossiga in attesa di risposta ha rifatto ieri la prova, con una nuova interpellanza.
    Rivolgendosi però al solo ministro dell’Economia, Giulio Tremonti.


    Qualcosa si muove? ...

    http://www.politicaonline.net/forum/...d.php?t=217152


    Ma, i bananas?

 

 
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