Il colmo: Silvio Berlusconi che condanna sdegnato l’«inaccettabile intreccio fra politica e affari». Era rimasto in disparte a godersi l’attacco a Fassino su Unipol, ma mercoledì sera ha rotto il silenzio. Prodi ribatte: «Uno come lui è meglio che non parli di politica e affari». Gongolando, il premier fa il preoccupato: «L’elettorato di sinistra è deluso e amareggiato», il suo no. E approfitta della vicenda Unipol per tirare fuori dal cassetto la legge che gli torna utile: «Spero che il Ddl sulle intercettazioni possa trovare spazio entro la fine di questa legislatura», i tempi ci sono, dice.
È stato zitto per tre giorni a guardare ciò che chiama il «gioco al massacro» nella sinistra, Berlusconi; ha passato Capodanno a Roma, poi mercoledì sera alle otto e mezza, entrando a Palazzo Grazioli di ritorno dalla Sardegna, ha lanciato attacchi al vetriolo contro i Ds e le Coop: «Gli ultimi avvenimenti emergere con evidenza quell'intreccio tra Giunte rosse e mondo delle cooperative che ha sempre lucrato contratti da parte degli esponenti di cui è organico e che ha prodotto utili assolti dall'obbligo di versare le imposte, che sono poi andati a foraggiare il proprio partito di riferimento». Un riferimento strumentale a pochi sgravi fiscali. E insiste: un «fenomeno» da lui denunciato ma «mai valutato per quel che è: un intreccio inaccettabile tra politica e affari». Risparmia il commento solo su Fassino e D’Alema: «Sulle vicende personali non voglio entrare».
Per tutto il giorno ha delegato i forzisti ad attaccare i leader Ds e quello dell’Unione. Con i suoi, però, Berlusconi avrebbe mostrato «stupore» per la lettera di Prodi a La Stampa, sibilando un «da quale pulpito...».
È ridicolo, avrebbe detto accusando Prodi di una vita professionale punteggiata da «commistione» tra affari e politica, che ora mostri di voler mettere all’indice questi rapporti. Lui, il premier, non ha voluto «infierire» per non appannare la figura di garantista. Ma, rivelano i forzisti, i richiami di Prodi «gli sono sembrati falsi e stantii» e con il «doppio fine»: infierire sulla Quercia per restare padrone dell’Unione «nell’unico orticello buono e puro» a sinistra.
Sarà, ma Berlusconi già vede salire i sondaggi a suo favore, grazie alla delusione degli elettori di sinistra (li aveva definiti «stupidi»): «Evidentemente chi ha sempre guardato alla classe politica della sinistra come a qualcosa di diverso rispetto al resto della politica, resterà fortemente deluso. Per i nostri elettori non sarà così», afferma rispondendo ai cronisti a Via del Plebiscito. Sicuro di vincere Berlusconi già annuncia di essere al lavoro per «il programma per i prossimi cinque anni». A Palazzo Grazioli in giornata parlerà con i capigruppo di FI per le candidature, e con quelli della Cdl per fare il punto sulle ultime leggi da approvare entro la fine della legislatura. Fra queste il ddl per limitare le intercettazioni, varato dal governo quando spuntò fuori anche il suo nome. E a Palazzo Chigi cercherà di «sbrogliare la matassa» del rapimento dei turisti nello Yemen.
Dal centrosinistra il verde Pecoraro ironizza: «Berlusconi ha il Guinnes dei primati nell’intreccio tra affari e politica»; Cento: da lui «non accettiamo lezioni»; per il Dl Monaco il premier è «sfrontato e senza pudore».