Oreste Sartori
05/01/2006
Ritengo sia ozioso disquisire se sia in atto un complotto o se tutto avvenga per forza di cose ed eventi.
È sufficiente attenersi ai dati di fatto.
E il dato che balza agli occhi è che un’élite mediatico-politico-finanziaria sta operando senza sosta per sostituire le categorie mentali esistenti con altre, di origine controllata.
Queste nuove categorie sono antitetiche a quelle della nostra civiltà.
Nella antropologia avanzata sono capovolti i ruoli uomo-donna, livellati quelli tra animale e uomo (ridotto ad animale parlante).
Nelle concezioni sociali avanzate non c’è spazio per la famiglia, per i corpi intermedi e soprattutto per la Chiesa cattolica.
Politicamente tutto è ridotto al rapporto tra Stato, forze economiche ed individuo.
Il resto è ingerenza.
La cosa curiosa è che, mentre in passato il nuovo era propugnato in nome del progresso, in vista di un futuro radioso, di sorti magnifiche e progressive, il capovolgimento attuale ci viene proposto come ineluttabile, come effetto di fenomeni non governabili.
Con le loro frasi: «è la vita, bellezza; tu cerbiatto devi correre più svelto del leone, altrimenti, ecc.». Non ti danno una motivazione per il cambiamento.
Minacciosi, ti impongono semplicemente di stare al passo coi tempi, pena l’emarginazione.



Lo possono fare perché sono seduti sulle macerie del passato, perché hanno cancellato nei più la memoria della nostra civiltà, basata sull’evento inaudito dell’Incarnazione di Dio, sulla filosofia greca e sul diritto romano.
Coloro che hanno preso il potere con le rivoluzioni gloriose, democratiche o comuniste hanno fatto polpette del nostro passato.
Non passa giorno che la Chiesa non sia chiamata sul banco degli imputati per «inquisizione», «crociate» ed ora anche per occultamento della vera storia di Nostro Signore da parte di lugubri signori col ditino alzato, la boccuccia serrata e l’occhio fremente di indignazione (Corrado Augias). Naturalmente gli stessi sorvolano infastiditi sui milioni di esseri umani uccisi in nome delle loro decadenti ideologie.
Trotzsky da solo, in pochi mesi, ha decimato l’Ucraina ribelle al ritmo di mille fucilazioni giornaliere, Lenin incitava suoi commissari del popolo con telegrammi di questo tono: «fucilatene ancora, fucilatene di più»).
Molte persone cadono irretite dalla indubbiamente efficace propaganda del nuovo potere, inclusi coloro da cui dovrebbero essere difese, politici, preti, vescovi e persino prìncipi della Chiesa.



Ma il nuovo potere non si limita a demonizzare la storia del cristianesimo, ne depreca l’essenza.
Nello «State of the World Forum», tenuto a San Francisco nel 1999, il cristianesimo era stato criticato in quanto «antropocentrico» e dannoso all’ambiente. Già il Forum del 1995 (tema: «Lo stato del mondo») aveva proclamato le credenze cristiane come decadenti ed esaurite.
Con la demonizzazione del passato e l’esaltazione del cambiamento, il nuovo ordine pone le basi per la conquista delle menti.
In fondo è la prassi hegeliana, la tesi che nega, superandola, l’antitesi.
Il nuovo ordine si configura in tutto come una credenza, come una nuova religione.
E nella nuova religione non mancano né l’etica, né la liturgia.
Non si creda che il loro giogo sia leggero.
I comandamenti degli «illuminati» non sono né i due di Cristo, né i dieci di Yahweh.
Come numero si avvicinano ai seicentotredici precetti giudaici: non fumare, non mangiare troppo, fai jogging o yoga, non discriminare, non precluderti alcun desiderio sessuale, battiti per la diffusione della democrazia, fai la raccolta differenziata, ecc.



I comandamenti sono ormai introiettati.
Il prigioniero, chiusa la porta della cella, ha gettato le chiavi ai suoi carcerieri.
I vicini spiano l’osservanza delle regole sulla raccolta differenziata.
Non solo in Canada, come segnalato su questo giornale, ma anche in Olanda (commento di un biondo velista: «loro sì che sono avanzati, noi siamo indietro»; hegelismo puro).
Gli editti del «politically correct» non tollerano alcuna deroga o trasgressione.
Le leggi degli Stati li stanno imponendo a suon di sanzioni.
Alla faccia del principio di tolleranza (valeva solo per difendere i ribelli, gli eretici e i devianti di ogni specie, la carne da cannone della rivoluzione).
E del resto eravamo stati avvertiti.
Gorbaciov, nel discorso di apertura al Forum del 1995, aveva presentato la «Carta della terra», «manifesto di una nuova etica per un nuovo mondo, un vero decalogo della ‘nuova era’, base per un codice di condotta universale che dovrà guidare il mondo… questi nuovi concetti si dovranno applicare a tutti... Il meccanismo che useremo sarà quello di rimpiazzare i dieci comandamenti».
Molto chiaro.



Quanto alla liturgia, c’è ne sono svariate in un anno.
Si parte con la «Giornata contro l’AIDS» (1° dicembre).
La domenica succesiva c’è la «Maratona per Theleton».
C’è la «Giornata per la ricerca contro il cancro», in cui si invita a comperare la stella di Natale, la «Giornata contro la droga» (30 giugno), c’è la domenica delle «azalee» e della «lotta contro i tumori» (ma non è un doppione?), la domenica della «fibrosi cistica», la domenica della «sclerosi multipla» (ma perché, quella semplice, non interessa?).
La domenica prima di Pasqua viene consacrata all’«epilessia», quella dopo Pentecoste al «sollievo delle persone sole».
È arrivata la «Giornata anti-tabacco».
Alla ripresa del campionato di calcio (alla fine dell’anno liturgico), la prima domenica è dedicata all’«UNICEF», la seconda è «contro l’atassia», la terza è «per il cuore» e «contro l’adrenoleucodistrofia»...
La «Giornata dell’ONU» cade in ottobre.
Naturalmente il culmine annuale di queste, per lo più lugubri, festività è il «Giorno della memoria», in cui si susseguono discorsi, dibattiti, film, documentari, sedute di autocoscienza.
Segue il caricamento in massa degli scolari sugli autobus per portarli ai lager (solo a quelli nazionalsocialisti, ovviamente).
A queste si aggiungono le altre feste laiche: l’«8 marzo», il «1° maggio», la «Giornata della Gioventù» (24 marzo), il «14 febbraio» e il «12 maggio» (feste degli innamorati e della mamma, due invenzioni dei pubblicitari Buitoni).
Sono in fase di proposta di legge altre celebrazioni: la festa nazionale degli alberi, la giornata della dignità omo-bi-trans-sessuale, la commemorazione di Porta Pia.
C’è anche una liturgia giubilare che si esplica in occasione di ricorrenze come decennali della rivoluzione francese (dirette radio 24 ore su 24), Olimpiadi, campionati mondiali vari.
Nelle cerimonie di inaugurazione vediamo demoni (Barcellona ’92), riti pagani (Giappone 2002, Atene 2004), spiriti (Bormio 2005).
È il progresso.



Ma l’annebbiamento della ragione e lo scippo delle festività non erano sufficienti.
I ladri di anime vogliono impadronirsi anche della psiche.
E per questo servono i psicotrattamenti.
L’odio per i nemici e l’alternanza di commozione e di baldoria.
I nemici additati alla pubblica esecrazione sono i fumatori, gli obesi, i fondamentalisti, i nazionalsocialisti e (manco a dirlo) i cattolici dogmatici.
La commozione va in onda ogni giorno, condita (non guasta) da richieste di denaro.
La baldoria le è ancella e le fa da contorno.
Questa, ad oggi, la situazione.
Ma, attenzione, stiamo vivendo in un periodo di transizione che è destinato a finire.
Perché poi, il «nuovo ordine», non quello propalato alle masse, ma quello segretamente progettato nelle latomie, in un estremo tentativo di imporsi, si rivelerà per quello che effettivamente è.
Ed è allora, e solo allora, che sarà sconfitto.



Oreste Sartore




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