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  1. #21
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    Citazione Originariamente Scritto da Totila
    Chiaro, no?!
    Se c'è ancora qualcuno che non aveva capito, ora non avrà più scuse.
    Da Blondel non si capisce veramente nulla.
    Addio Tomàs
    siamo fatti della stessa materia di cui sono fatti i 5 stelle

  2. #22
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    Citazione Originariamente Scritto da Feliks
    giocano a poker da 60 anni... peccato che il bluff non lo abbiano visto i sovietici negli '80...
    L'URSS era il bluff, invece

  3. #23
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    Citazione Originariamente Scritto da agaragar
    Alla Russia manca lo sviluppo economico generale, e se il petrolio tornasse a scendere?

    E chi ha fatto aumentare il prezzo del petrolio? gli usa....
    perchè questo favore a putin???

    In realtà gli usa stanno facendo i prepotenti in europa dell'est e in asia centrale per favorire la ricostituzione dell'urss.
    non è un ragionamento coretto, la Russia probabilmente avrà l'ultimo giacimento di petrolio che rimarra tra qulache anno (Siberia).
    I sali o scendi degli usa non gli danno efetto, oltretutto i debiti di yeltsin sono stati sanati nel 2003.
    Piu che favorire mi sembra che vogliono accerchiare Russia e Cina, siccome viste assieme non sono molto rassicuranti.
    Rifare un'ulteriore Urss sarebbe un colto allo stomaco per gli usa.
    Il vero obiettivo e tenere divisi L'europa dalla Russia.

  4. #24
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    Citazione Originariamente Scritto da .SOVIET.
    non è un ragionamento coretto, la Russia probabilmente avrà l'ultimo giacimento di petrolio che rimarra tra qulache anno (Siberia).
    I sali o scendi degli usa non gli danno efetto, oltretutto i debiti di yeltsin sono stati sanati nel 2003.
    Piu che favorire mi sembra che vogliono accerchiare Russia e Cina, siccome viste assieme non sono molto rassicuranti.
    Rifare un'ulteriore Urss sarebbe un colto allo stomaco per gli usa.
    Il vero obiettivo e tenere divisi L'europa dalla Russia.
    La questione è leggermente più complessa : tra l'altro, le riserve di petrolio leggero dell'Iraq sono circa triple di quelle siberiane, e all'attuale ritmo di non-sfruttamento (causa sabotaggi l'esportazione iraqena è scesa dal miliardo abbondante di barili annui di'inizio secolo ai meno di quattrocento milioni attuali) . Per cui le riserve mesopotamiche dovrebbero durare vari decenni dopo l'esaurimento di quelle siberiane e dell'Asia centrale.

    Tuttavia, l'ultimo pozzo di petrolio del mondo non conterà nulla, perchè quando sarà rimasto un unico giacimento - evidentemente insufficiente a sostenere un'economia avanzata su tutto il pianeta - esisterà un sistema energetico alternativo (nel qual caso il petrolio sarà sempre utile, ma solo per l'agricoltura e la petrolchimica) , oppure una serie di guerre consistenti avrà spazzato via - se non la specie tout court- il sistema industriale.

    Il ruolo strategico dell'Europa è appunto nel dopo-petrolio ; se sarà fusione nucleare, nascerà a Caradache (Francia). SE sarà solare fotovoltaico vedrà la luce (è il caso di dirlo) a Friburgo, in Germania. Il vantaggio tecnologico sul resto del mondo (ma, in pratica, sul Giappone) , in ciascun settore , è dell'ordine del decennio abbondante.

    Il problema è che probabilmente nessuna delle due soluzioni sarà operativa per un altro ventennio , o giù di lì. Durante il quale il supporto energetico fondamentale saranno ancora gli idrocarburi di origine fossile.

    Ciò non vuol dire semplicemente petrolio. E' già in corso, da una decina di anni, uno spostamento dal petrolio liquido al gas naturale (sia per la sintesi dei fertilizzanti che per l'elettrogenerazione). Tale riequilibrio dal petrolio al gas è stato lento nell'ultima parte del secolo scorso, a causa del prezzo bassissimo del petrolio. Con i prezzi attuali, accelererà grandemente.

    Questo riequilibrio non è geopoliticamente neutro. (Infatti il petrolio è - notoriamente - liquido in natura, e trasferirlo da un luogo all'altro ha un costo energetuco ed economico - irrisorio. Una petroliera carica a Dubai può salpare per Tokio, Pechino Jew York o Amburgo - quasi indifferentemente.

    Il gas naturale invece non è liquido, se non raffreddandolo a poco più dello zero assoluto. I costi di liquefazione, trasporto e conservazione fan sì che il trasporto per nave assorba circa il 25 % del contenuto energetico del gas (che, conseguentemente, se impiegato in località non collegabili con gasdotti arriva a costi quasi doppi rispetto all'impiego in situ).

    Questo il motivo per cui il Giappone (e Taiwan, credo) son le uniche nazioni in cui il costo dell'elettricità è addirittura superiore a quello dell'Italia. Non avendo giacimento di gas prossimi, arriva tutto per nave.

    Il corollario geopolitico è che il petrolio è facilmente sequestrabile in un continente e consumabile in un altro. Per fare un esempio, il petrolio della Libia e dell'Iraq può esser prelevato e consumato nelle Americhe. Il gas dell'Algeria e dell'Iran, per restare nei rispettivi paraggi, no.

    Ciò è evidentemente allarmante per gli U$A, la cui produzione nazionale di gas è in declino da un decennio (causa prossimo esaurimento riserve). Recentemente, anche in Messico e Canada le scorte di gas sembrano in affanno (il rendimento dei singoli pozzi sta crollando). Del gas naturale rimasto al mondo, il 60 % dovrebbe essere in Eurasia, il 20 % in Africa, il 15 % in America Latina ... considerando che la distanza tra Bolivia ed U$A tutto sommato è quella che c'è tra la Costa d'Avorio e l'Europa Occidentale, la situazione non sembra rosea per il subcontinente nordamericano (che per contro, come è poverissimo di gas, ha la stragrande maggiuornaza dle petrolio pesante esistente al mondo ... oltre l'80 % sta tra Venezuela e Canada. ma l'EROEI del petrolio sabbioso è troppo bassa, ed il costo troppo alto, per esser competitivo. Lo diverrebbe con il barile a 160 $, ma i danni ambientali sarebbero drammatici)

    Quindi, per l'Eurasia l'interregno tra l'era del petrolio e quella dell'energia solare, o del nucleare da fusione, può essere soddisfatto dal gas. Per gli U$A far lo stesso significa condannarsi ad avere costi energetici superiori a Cina Euriopa India ed altri paesi industriali (e, quindi, perdere ogni residuo di competitività, già scarsa).

    Da tutto ciò è facile evincere che, per sottrarsi ad un destino di assoluta marginalità nel XXI secolo, U$A deve non tanto e non solo garantirsi petrolio per se', ma soprattutto assicurarsi che i potenziali ciompetitori (UE, India Cina) non ne trovino, o comunque non a prezzi talmente bassi da rendere dirimenti le penalizzazioni in termini di EROEI del petrolio scistico, o del GNL.

    In questa chiave di lettura , è facile evincere che :

    - se scopo dell'invasione dell'Iraq fosse stato il sequestro del petrolio Iraqeno, ,la missione sarebbe drammaticamente fallita (la produzione è scesa ad un terzo di quella che era) ;
    - se scopo invece era impedire che lo stesso arrivasse agli altri, la missione deve dirsi riuscita.

    Analogamente :
    - qualche babbeo ancora crede che gli U$A abbiano invaso l'Iraq - e praticamente l'intero Golfo Persico - per calmierare il prezzo del petrolio.
    Poichè il prezzo del greggio è invece triplicato in quattro anni, e triplicherà ancora nei prossimi quattro, l'operazione può dirsi sensata solo ammettendo che scopo del gioco era ingigantire, non calmierare , il prezzo del petrolio.

    Scopo dell'unità d'intenti della SCO è impedire che le scorte energetiche dell'Asia centrale, Iran incluso, possano subire analoga sorte di quelle del Golfo. Come sarebbe sicuramente accaduto se i governanti di Cina e Russia fossero stati abbastanza idioti da contendersi l'egemonia sul Kazakhstan : tra i due litiganti, avrebbe goduto il terzo.

  5. #25
    Totila
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    Citazione Originariamente Scritto da agaragar
    Da Blondel non si capisce veramente nulla.
    Se non vuoi capire, liberissimo.

  6. #26
    Totila
    Ospite

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    Citazione Originariamente Scritto da Decima Regio
    La questione è leggermente più complessa : tra l'altro, le riserve di petrolio leggero dell'Iraq sono circa triple di quelle siberiane, e all'attuale ritmo di non-sfruttamento (causa sabotaggi l'esportazione iraqena è scesa dal miliardo abbondante di barili annui di'inizio secolo ai meno di quattrocento milioni attuali) . Per cui le riserve mesopotamiche dovrebbero durare vari decenni dopo l'esaurimento di quelle siberiane e dell'Asia centrale.

    Tuttavia, l'ultimo pozzo di petrolio del mondo non conterà nulla, perchè quando sarà rimasto un unico giacimento - evidentemente insufficiente a sostenere un'economia avanzata su tutto il pianeta - esisterà un sistema energetico alternativo (nel qual caso il petrolio sarà sempre utile, ma solo per l'agricoltura e la petrolchimica) , oppure una serie di guerre consistenti avrà spazzato via - se non la specie tout court- il sistema industriale.

    Il ruolo strategico dell'Europa è appunto nel dopo-petrolio ; se sarà fusione nucleare, nascerà a Caradache (Francia). SE sarà solare fotovoltaico vedrà la luce (è il caso di dirlo) a Friburgo, in Germania. Il vantaggio tecnologico sul resto del mondo (ma, in pratica, sul Giappone) , in ciascun settore , è dell'ordine del decennio abbondante.

    Il problema è che probabilmente nessuna delle due soluzioni sarà operativa per un altro ventennio , o giù di lì. Durante il quale il supporto energetico fondamentale saranno ancora gli idrocarburi di origine fossile.

    Ciò non vuol dire semplicemente petrolio. E' già in corso, da una decina di anni, uno spostamento dal petrolio liquido al gas naturale (sia per la sintesi dei fertilizzanti che per l'elettrogenerazione). Tale riequilibrio dal petrolio al gas è stato lento nell'ultima parte del secolo scorso, a causa del prezzo bassissimo del petrolio. Con i prezzi attuali, accelererà grandemente.

    Questo riequilibrio non è geopoliticamente neutro. (Infatti il petrolio è - notoriamente - liquido in natura, e trasferirlo da un luogo all'altro ha un costo energetuco ed economico - irrisorio. Una petroliera carica a Dubai può salpare per Tokio, Pechino Jew York o Amburgo - quasi indifferentemente.

    Il gas naturale invece non è liquido, se non raffreddandolo a poco più dello zero assoluto. I costi di liquefazione, trasporto e conservazione fan sì che il trasporto per nave assorba circa il 25 % del contenuto energetico del gas (che, conseguentemente, se impiegato in località non collegabili con gasdotti arriva a costi quasi doppi rispetto all'impiego in situ).

    Questo il motivo per cui il Giappone (e Taiwan, credo) son le uniche nazioni in cui il costo dell'elettricità è addirittura superiore a quello dell'Italia. Non avendo giacimento di gas prossimi, arriva tutto per nave.

    Il corollario geopolitico è che il petrolio è facilmente sequestrabile in un continente e consumabile in un altro. Per fare un esempio, il petrolio della Libia e dell'Iraq può esser prelevato e consumato nelle Americhe. Il gas dell'Algeria e dell'Iran, per restare nei rispettivi paraggi, no.

    Ciò è evidentemente allarmante per gli U$A, la cui produzione nazionale di gas è in declino da un decennio (causa prossimo esaurimento riserve). Recentemente, anche in Messico e Canada le scorte di gas sembrano in affanno (il rendimento dei singoli pozzi sta crollando). Del gas naturale rimasto al mondo, il 60 % dovrebbe essere in Eurasia, il 20 % in Africa, il 15 % in America Latina ... considerando che la distanza tra Bolivia ed U$A tutto sommato è quella che c'è tra la Costa d'Avorio e l'Europa Occidentale, la situazione non sembra rosea per il subcontinente nordamericano (che per contro, come è poverissimo di gas, ha la stragrande maggiuornaza dle petrolio pesante esistente al mondo ... oltre l'80 % sta tra Venezuela e Canada. ma l'EROEI del petrolio sabbioso è troppo bassa, ed il costo troppo alto, per esser competitivo. Lo diverrebbe con il barile a 160 $, ma i danni ambientali sarebbero drammatici)

    Quindi, per l'Eurasia l'interregno tra l'era del petrolio e quella dell'energia solare, o del nucleare da fusione, può essere soddisfatto dal gas. Per gli U$A far lo stesso significa condannarsi ad avere costi energetici superiori a Cina Euriopa India ed altri paesi industriali (e, quindi, perdere ogni residuo di competitività, già scarsa).

    Da tutto ciò è facile evincere che, per sottrarsi ad un destino di assoluta marginalità nel XXI secolo, U$A deve non tanto e non solo garantirsi petrolio per se', ma soprattutto assicurarsi che i potenziali ciompetitori (UE, India Cina) non ne trovino, o comunque non a prezzi talmente bassi da rendere dirimenti le penalizzazioni in termini di EROEI del petrolio scistico, o del GNL.

    In questa chiave di lettura , è facile evincere che :

    - se scopo dell'invasione dell'Iraq fosse stato il sequestro del petrolio Iraqeno, ,la missione sarebbe drammaticamente fallita (la produzione è scesa ad un terzo di quella che era) ;
    - se scopo invece era impedire che lo stesso arrivasse agli altri, la missione deve dirsi riuscita.

    Analogamente :
    - qualche babbeo ancora crede che gli U$A abbiano invaso l'Iraq - e praticamente l'intero Golfo Persico - per calmierare il prezzo del petrolio.
    Poichè il prezzo del greggio è invece triplicato in quattro anni, e triplicherà ancora nei prossimi quattro, l'operazione può dirsi sensata solo ammettendo che scopo del gioco era ingigantire, non calmierare , il prezzo del petrolio.

    Scopo dell'unità d'intenti della SCO è impedire che le scorte energetiche dell'Asia centrale, Iran incluso, possano subire analoga sorte di quelle del Golfo. Come sarebbe sicuramente accaduto se i governanti di Cina e Russia fossero stati abbastanza idioti da contendersi l'egemonia sul Kazakhstan : tra i due litiganti, avrebbe goduto il terzo.
    In questa ottica, allora, Busharon si guarderà bene di mettere le zampe sull'Iran...

  7. #27
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    La questione è leggermente più complessa : tra l'altro, le riserve di petrolio leggero dell'Iraq sono circa triple di quelle siberiane, e all'attuale ritmo di non-sfruttamento (causa sabotaggi l'esportazione iraqena è scesa dal miliardo abbondante di barili annui di'inizio secolo ai meno di quattrocento milioni attuali) . Per cui le riserve mesopotamiche dovrebbero durare vari decenni dopo l'esaurimento di quelle siberiane e dell'Asia centrale.

    Tuttavia, l'ultimo pozzo di petrolio del mondo non conterà nulla, perchè quando sarà rimasto un unico giacimento - evidentemente insufficiente a sostenere un'economia avanzata su tutto il pianeta - esisterà un sistema energetico alternativo (nel qual caso il petrolio sarà sempre utile, ma solo per l'agricoltura e la petrolchimica) , oppure una serie di guerre consistenti avrà spazzato via - se non la specie tout court- il sistema industriale.

    Il ruolo strategico dell'Europa è appunto nel dopo-petrolio ; se sarà fusione nucleare, nascerà a Caradache (Francia). SE sarà solare fotovoltaico vedrà la luce (è il caso di dirlo) a Friburgo, in Germania. Il vantaggio tecnologico sul resto del mondo (ma, in pratica, sul Giappone) , in ciascun settore , è dell'ordine del decennio abbondante.

    Il problema è che probabilmente nessuna delle due soluzioni sarà operativa per un altro ventennio , o giù di lì. Durante il quale il supporto energetico fondamentale saranno ancora gli idrocarburi di origine fossile.

    Ciò non vuol dire semplicemente petrolio. E' già in corso, da una decina di anni, uno spostamento dal petrolio liquido al gas naturale (sia per la sintesi dei fertilizzanti che per l'elettrogenerazione). Tale riequilibrio dal petrolio al gas è stato lento nell'ultima parte del secolo scorso, a causa del prezzo bassissimo del petrolio. Con i prezzi attuali, accelererà grandemente.

    Questo riequilibrio non è geopoliticamente neutro. (Infatti il petrolio è - notoriamente - liquido in natura, e trasferirlo da un luogo all'altro ha un costo energetuco ed economico - irrisorio. Una petroliera carica a Dubai può salpare per Tokio, Pechino Jew York o Amburgo - quasi indifferentemente.

    Il gas naturale invece non è liquido, se non raffreddandolo a poco più dello zero assoluto. I costi di liquefazione, trasporto e conservazione fan sì che il trasporto per nave assorba circa il 25 % del contenuto energetico del gas (che, conseguentemente, se impiegato in località non collegabili con gasdotti arriva a costi quasi doppi rispetto all'impiego in situ).

    Questo il motivo per cui il Giappone (e Taiwan, credo) son le uniche nazioni in cui il costo dell'elettricità è addirittura superiore a quello dell'Italia. Non avendo giacimento di gas prossimi, arriva tutto per nave.

    Il corollario geopolitico è che il petrolio è facilmente sequestrabile in un continente e consumabile in un altro. Per fare un esempio, il petrolio della Libia e dell'Iraq può esser prelevato e consumato nelle Americhe. Il gas dell'Algeria e dell'Iran, per restare nei rispettivi paraggi, no.

    Ciò è evidentemente allarmante per gli U$A, la cui produzione nazionale di gas è in declino da un decennio (causa prossimo esaurimento riserve). Recentemente, anche in Messico e Canada le scorte di gas sembrano in affanno (il rendimento dei singoli pozzi sta crollando). Del gas naturale rimasto al mondo, il 60 % dovrebbe essere in Eurasia, il 20 % in Africa, il 15 % in America Latina ... considerando che la distanza tra Bolivia ed U$A tutto sommato è quella che c'è tra la Costa d'Avorio e l'Europa Occidentale, la situazione non sembra rosea per il subcontinente nordamericano (che per contro, come è poverissimo di gas, ha la stragrande maggiuornaza dle petrolio pesante esistente al mondo ... oltre l'80 % sta tra Venezuela e Canada. ma l'EROEI del petrolio sabbioso è troppo bassa, ed il costo troppo alto, per esser competitivo. Lo diverrebbe con il barile a 160 $, ma i danni ambientali sarebbero drammatici)

    Quindi, per l'Eurasia l'interregno tra l'era del petrolio e quella dell'energia solare, o del nucleare da fusione, può essere soddisfatto dal gas. Per gli U$A far lo stesso significa condannarsi ad avere costi energetici superiori a Cina Euriopa India ed altri paesi industriali (e, quindi, perdere ogni residuo di competitività, già scarsa).

    Da tutto ciò è facile evincere che, per sottrarsi ad un destino di assoluta marginalità nel XXI secolo, U$A deve non tanto e non solo garantirsi petrolio per se', ma soprattutto assicurarsi che i potenziali ciompetitori (UE, India Cina) non ne trovino, o comunque non a prezzi talmente bassi da rendere dirimenti le penalizzazioni in termini di EROEI del petrolio scistico, o del GNL.

    In questa chiave di lettura , è facile evincere che :

    - se scopo dell'invasione dell'Iraq fosse stato il sequestro del petrolio Iraqeno, ,la missione sarebbe drammaticamente fallita (la produzione è scesa ad un terzo di quella che era) ;
    - se scopo invece era impedire che lo stesso arrivasse agli altri, la missione deve dirsi riuscita.

    Analogamente :
    - qualche babbeo ancora crede che gli U$A abbiano invaso l'Iraq - e praticamente l'intero Golfo Persico - per calmierare il prezzo del petrolio.
    Poichè il prezzo del greggio è invece triplicato in quattro anni, e triplicherà ancora nei prossimi quattro, l'operazione può dirsi sensata solo ammettendo che scopo del gioco era ingigantire, non calmierare , il prezzo del petrolio.

    Scopo dell'unità d'intenti della SCO è impedire che le scorte energetiche dell'Asia centrale, Iran incluso, possano subire analoga sorte di quelle del Golfo. Come sarebbe sicuramente accaduto se i governanti di Cina e Russia fossero stati abbastanza idioti da contendersi l'egemonia sul Kazakhstan : tra i due litiganti, avrebbe goduto il terzo.
    Hai qualche dato sulla Siberia?

  8. #28
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    Citazione Originariamente Scritto da .SOVIET.
    Hai qualche dato sulla Siberia?
    Pochi dati al mondo vengono più accuratamente falsificati delle riserve petrolifere. Roberts in dopo il petrolio ipotizza 40 miliiardi di barili in Siberia e 40 in Kazakhstan, soprattutto a Kashagan.

    La CIA stima le riserve dell'intera Russia (Siberia, quel poco ch'è rimasto nella Russia europea, il molto - ma inquantificabile - della regione artica) in 80 miliardi bbl, contro i 120 dell'Iraq. E comunque ....


    " In questa ottica, allora, Busharon si guarderà bene di mettere le zampe sull'Iran... No, Buon Re, in quest'ottica Busharon non punta tanto ad ottenere l'Iran (ricco oramai di gas più che di petrolio, ed assolutamente inconquistabile), quanto ad impedire che l'Iran possa vendere il suo gas a Cina ed India. Per ciò basterebbero dei bombardamenti .

    Iran e Russia si propongono di realizzare un gasdotto diretto Iran-India (l'India è il tradizionale alleato strategico della Russia nella regione). La parte meno dissennata dei poteri U$raeliani sta cercando di incoraggiare l'India a cambiare schieramento, e ad impiegare diffusamente l'eneria nucleare invece del gas (curioso : l'Iran non può avere centrali elettronucleari, secondo gli U$raeliani, mentre l'India dovrebbe averne). Considerate che il nuovo sistema di posizionamento globale satellitare russo, il rinato Glonass, è in realtà russo-indiano , e potrete capire l'importanza di un eventuale rischieramento dell'India da SCO a NATO. Se ciò - come a me sommessamente sembra - si rivelerà impossibile, non vedo per gli U$raeliani altra alternativa del ricorso quasi immediato all'opzione militare , con prospettive non favorevoli (nel 2010), ma incomparabilmente migliori di quelle che avrebbero nel 2015 o 2020.

    Tradizionalmente, gli U$A abbaiano durante le presidenze repubblicane, ed azzannano (attaccano) con presidenti del partito democratico. Una bella guerra globale la posizionerei nel quadriennio 2008-2012, sotto la presidenza Rhodam-Clinton.

  10. #30
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    Gia sarà una guerra super lampo.

 

 
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