Originariamente Scritto da
Totila
I neo-amerikani dell’est
Maurizio Blondet
07/01/2006
«La specialità di Kataryna Chumachenko era di attrarre e convincere delle politiche reaganiane i gruppi anticomunisti dell’Est»L'Ucraina gioca il braccio di ferro sul gas russo su mandato di Washington?
Una strana coincidenza temporale, segnalata dall'Ukrainan Journal il 30 dicembre (1): a metà dicembre Porter Goss, il capo della CIA, è arrivato a Kiev per intimi colloqui coi dirigenti ucraini, gli eletti della «rivoluzione arancio».
Pochi giorni prima Goss era ad Ankara, a convincere i turchi che l'attacco preventivo all'Iran, ormai imminente, è buono e giusto.
E' lo stesso Porter Goss che il febbraio scorso, in un'audizione di fronte al Congresso, descrisse la strategia energetica di Putin specie di fronte all'Ucraina come «cruciale per gli interessi americani nella regione».
Ovviamente tali interessi possono contare su parecchi amici nei paesi dell'Est, la «nuova Europa» filo-americana, con le sue «nuove democrazie».
Anzi addirittura di cittadini americani diventati di colpo nazionalisti slavi.
Per esempio, in Ucraina, Kateryna Chumachenko, che ha sposato Viktor Yushenko, il presidente uscito dalla «rivoluzione arancio» (ed ora già al centro di infiniti scandali e corruzioni).
Kateryna Chumachenko, nata a Chicago, è stata funzionario alla Casa Bianca sotto Ronald Reagan, poi funzionaria al Dipartimento del Tesoro; poi, quando è tornata al privato, ha lavorato per la KPMG.
Alla Casa Bianca, era membro del Public Liaison Office, che cura i rapporti fra la presidenza e lobby, comunità e gruppi di elettori.
La specialità di Kataryna era di attrarre e convincere delle politiche reaganiane i gruppi anticomunisti dell'Est, gli esiliati ucraini anzitutto (2), ma non solo.
Allora, l'appoggio di questi gruppi era utile, data l'esistenza dell'URSS.
Crollato l'impero sovietico, la Chumachenko è diventata la punta di lancia dell'ingerenza americana nell'area dell'ex influenza sovietica.
Si chiama infatti «New Atlantic Initiative» il think tank di cui la bionda Kataryna è stata l'anima: una costola creata dall'«American Enterprise» (AEI), il gruppo di pressione di Wolfowitz, Perle, Leeden ed altri.
La Heritage Foundation e un altro gruppo di pressione, chiamato «Friends of Afghanistan», hanno visto Kataryna fra i suoi membri attivi.
Vale la pena di notare che a dirigere la fondazione «Friends of Afghanistan» è stato Zalman Khalilzad, un afgano di cittadinanza americana che ora è ambasciatore degli USA a Baghdad.
A dirigere la «New Atlantic Iniziative» è stato invece un polacco, Radek Sikorski: guarda caso, oggi, il ministro della Difesa della «nuova democrazia» polacca.
Anche Sikorski è diventato un agente dell'influenza americana durante la presidenza Reagan, ed è stato un leader di Solidarnosc inviato là a «controllare».
Poi, nel 1984, ha preso la cittadinanza britannica.
Con il suo nuovo passaporto, Sikorski è stato mandato con la copertura di giornalista, prima nell'Afghanistan occupato dai sovietici, poi in Angola; dove ha seguito l'UNITA, il gruppo guerrigliero sostenuto dal Sudafrica e dagli USA contro la penetrazione comunista in Africa. Sikorski è divenuto anzi amicissimo del capo dell'UNITA, Jonas Savimbi.
Il guaio è che Savimbi non si è mostrato abbastanza amico di Washington: e nel 2002 è stato misteriosamente assassinato.
A organizzare l'omicidio, dicono, furono gli specialisti della Kellogg Brown & Root, il corpo mercenario della Halliburton: da allora il petrolio angolano è sotto gestione USA.
Fatto sta che Sikorski si affrettò, sul Wall Street Journal, a scrivere un articolo dove sputava sull'amico Savimbi morto.
Quest'uomo, che Reagan aveva chiamato «il George Washington dell'Africa», era in realtà un maoista, rivelò Sikorski, che praticava il woodoo e modellava la sua politica su Nkrumah, l'indipendentista keniota; fatto imperdonabile, Savimbi credeva nella «negritudine», ossia l'Africa agli africani, materie prime comprese.
Era la mossa giusta.
Radek Sikorski è stato assunto ai piani alti dell'«American Enterprise» (dal 2002 al 2005), dove è stato esaltato da Wolfowitz e & come «un visionario», ed è stato preparato con lezioni accelerate di liberismo e imperialismo (chi scrive ebbe modo di vederlo e ascoltarlo all'«American Enterprise», mentre inneggiava al rapido passaggio della Polonia al capitalismo di mercato).
Inoltre, è divenuto direttore della «New Alantic Iniziative».
In più, gli è stata fornita una moglie americana: Anne Applebaum, che è una direttrice del Washington Post, il giornale della famiglia Meyer-Graham, il più influente sulla politica americana.
La Applebaum ha scritto articoli roventi per denunciare come complottista chiunque usi anche solo il termine di «neocon» contro Wolfowitz e Perle.
Naturalmente, sostiene le «nuove democrazie» dell'Est, come ha sostenuto l'invasione dell'Iraq e dell'Afghanistan.
Così fornito, Sikorski è stato rispedito in Polonia e fatto ascendere ai più alti livelli, «crucialiper gli interessi americani»: è lui che da ministro accelera l'adesione della Polonia alla NATO, e contribuisce alla politica fieramente anti-Putin della nuova Polonia: anche questa, come l'Ucraina, ricatta Mosca perché gli oleodotti del Cremlino passano sul suo territorio.
La Polonia guadagna grosse royalty dal passaggio, mentre si dichiara ostile a Mosca (per questo Schroeder e Putin stanno costruendo il gasdotto del Baltico, che correrà sotto il mare e supererà lo strangolamento energetico ucraino-polacco).
Insomma Sikorski è il proconsole USA nel protettorato polacco, come la Chumacenko è la governatrice USA del protettorato Ucraina.
Tutti collaborano al progetto strategico di soffocare la Russia circondandola di Stati ostili.
Maurizio Blondet
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Note
1) Citato dall'EIR, 3 gennaio 2006. Si noti che Washington manda, a incontrare i capi di Stato di queste nuove «democrazie», il capo dei servizi segreti. A questi nuovi satelliti non riconosce loro nemmeno la dignità e la sovranità, e li fa gestire a livello di funzionario, dalla CIA.
2) La prima generazione di ucraini a raggiungere gli USA erano ex collaborazionisti del Terzo Reich. Tragico e tipico il caso di John Demjanjuk, accusato da superstiti ebrei di essere stato un boia di un lager. Operaio a Detroit, Demjanjuk si è difeso disperatamente per una vita. Accusato nel 1977, dopo vari processi è stato spogliato della cittadinanza americana nell'81. Nel 1986 è stato estradato in Israele per esservi impiccato. Sorpresa: nel 1993, dopo anni di carcere, la suprema corte israeliana sancisce che Demjanjuk non è il criminale nazionalsocialista noto come «Ivan il Terribile», si tratta di un errore di persona. Demjanjuk torna in USA, e gli viene ridata la cittadinanza. Ma per poco. Nel 2002, un giudice americano lo accusa di nuovo di essere un massacratore nazionalsocialista. Di nuovo, Demjanjuk viene privato della cittadinanza USA. Il 28 dicembre 2005 a suo carico la magistratura americana ha sancito la deportazione in Ucraina. Ora la «nuova» Ucraina dà garanzie che punirà come nazionalsocialista un uomo quasi certamente innocente. Così la comunità ucraina americana anticomunista è stata tenuta sotto ricatto e minaccia per 40 anni, da quegli stessi ambienti che ora usano i figli e nipoti dei Demjanjuk come proconsoli americani all'Est.
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