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Discussione: Il 270 allo Stato

  1. #1
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    Predefinito Il 270 allo Stato

    Dal n° 203 di "Avanguardia" del Dicembre 2002... Dedicato a tutti quelli che difendono l'attuale sistema...

    Il 270 allo Stato


    Sorprendersi per l'azione sbirresca compiuta dalla magistratura, che ha messo agli arresti alcuni manifestanti così detti ‘No Global’ è una reazione tanto naturale quanto ingenua. Il rivoluzionario o comunque chiunque si batte quotidianamente contro questo Stato, dovrebbe sapere benissimo che la repressione avviene in base alla pericolosità, ovvero, tanto più il sistema teme che idee veicolate da una determinata e ristretta cerchia di rivoluzionari possano attecchire sulla massa, tanto più scatenerà la sua azione repressiva insidiosa come le metastasi del cancro, fatta di ferri e intimidazioni, di arresti sommari e di spergiuri quando non addirittura di stragi… Questa constatazione deve servire a riflettere sulle possibili ed inevitabili reazioni che il sistema applica sui ribelli ogni qualvolta sente minare la propria stabilità, provvedendo a schiacciare immediatamente qualsiasi movimento ad esso ostile. A questo punto però è giusto e doveroso fare una seria analisi critica sulla effettiva capacità di tenuta, ovvero di resistenza, di un movimento che possa definirsi autenticamente rivoluzionario; infatti: “la repressione poliziesca uccide un movimento rivoluzionario solo quando questo è già morto nella sua componente essenziale di attacco contro il potere. In altre parole, se un movimento rivoluzionario, in una situazione democratica, si illude che esiste solo perché vegeta all’ombra della tolleranza governativa, è logico che un’ondata di repressione finirà sempre per distruggerlo. Ma nei fatti, questa repressione uccide solo un cadavere senza vita, qualcosa che si illudeva di essere vivo perché come una pianta buttava solo pochi semi o generava un numero di gruppi che diffondevano nient’altro che opinioni”(1). Quindi tanto più spietata sarà la repressione, tanto più esiguo sarà il numero dei veri rivoluzionari che rimarrà al proprio posto, sul fronte di combattimento contro il sistema. Ora, al di la del fatto che la componente che potremmo definire rivoluzionaria all’interno del movimento ‘No Global’ è veramente molto(!!) esigua e non certo etichettabile con il colore di qualche tuta, riteniamo comunque giusto esprimere il nostro dissenso nei confronti di un’azione repressiva attuata dal sistema, con il preciso intento di reprimere le naturali pulsioni rivoltose, provenienti da chi si è finalmente “rotto il cazzo” di rimanere passivo di fronte alle assurdità propinateci dal pensiero dominante del “benessere” a tutti i costi. Tornando alla tenuta del movimento rivoluzionario, alla resistenza contro la repressione, doverosa risulta un’ulteriore analisi. Oggi che lo Stato dinanzi ad una paurosa crisi occupazionale, con la più grossa industria ‘nazionale’ sull’orlo del collasso, mentre si accinge ad una guerra di aggressione imperialista al fianco del padrone statunitense ed assiste silenzioso al massacro palestinese, ha così vigliaccamente colpito con la mannaia della censura il libero pensiero, tutti si stacciano le vesti per avere un posto di rilievo nel teatrino compassionevole della solidarietà di cartapesta, ma quando la stessa mannaia repressivo-statalista, porta forgiato sulla lama il numero 122 invece che il 270 allora che cada pure sulle teste di quegli sporchi nazisti! Nessun Sit-in, nessuno stralcio di solidarietà, nessuna buona parola nelle bocche piene di merda di garantisti a senso unico! Non mi risultano neanche squallide visite in carcere da parte di (dis)Onorevoli parlamentari, camuffati per l’occasione in tanti nauseanti Don Abbondio della Repubblica. Ma allora perché, Vi starete chiedendo, dobbiamo essere proprio noi a prendere le difese di questi militanti politici definiti ‘No Global’?! Semplicemente perché ribellarsi è giusto! E’ giusto e doveroso, ribellarsi ad uno Stato di polizia che manda, in piena notte, i suoi sgherri nascosti da passa montagna a prelevare individui la cui sola ‘colpa’ è quella di opporsi alla perversa logica del capitale transnazionale e alle sue folli emanazioni neoliberiste, che violentano la nostra terra, ipotecano le vite dei nostri figli e sputano sul sangue dei nostri avi. E’ giusto e doveroso manifestare la nostra più completa solidarietà, pur nelle rispettive differenziazioni politico-dottrinarie, a tutti coloro i quali si oppongono al regine dittatoriale economicista dello sfruttamento multinazionale. E’ giusto e doveroso ribellarsi ad una sinistra oramai allo sbando, il cui unico collante in una sterminata galassia progressista-pre-post comunista risulta essere esclusivamente una ‘politica’ di becero ostracismo antiberlusconiano; la stessa sinistra che non disdegna, tra un messaggio di solidarietà per Andreotti ed un voto per una nuova mozione guerrafondaia, di criminalizzare sacrosante lotte sindacali e ‘far bere’ quelli che un tempo erano i suoi militanti. È giusto e doveroso ribellarsi ad una destra (Alleanza Massonica) sionista che predica male e razzola peggio, che vieta la libera circolazione delle idee facendo appello ad assurde leggi liberticide emanate da ebrei (legge Modigliani-Mancino) ed applicate da una magistratura prevenuta e forcaiola. Volendo poi entrare nel dettaglio, ossia in merito agli scontri scoppiati tra manifestanti e polizia avvenuti a Napoli prima e Genova poi, vogliamo qui dissentire una volta e per sempre con lo squallido pregiudizio borghese di matrice radicalconservatrice e questurina, quindi in netto contrasto con l’Ideale Rivoluzionario che fu proprio dell’Ideologia Fascista, dell’ordine inteso come pace sociale, ebbene: “è necessario dire qualcosa riguardo i possibili ‘incidenti’ che ogni rivoluzionario deve cercare, per quanto possibile, di evitare nel corso dell’attacco contro il potere. Questi incidenti sono sempre deplorevoli, perché vengono subito visti in luce negativa dalla massa degli sfruttati e perché mettono in pericolo la vita di persone che prese individualmente non sono responsabili per un particolare atto di repressione. Ma una volta che l’atto violento, deciso da un militante o gruppo di militanti, viene eseguito con opportuna analisi e garanzia; quando la sua opportunità politica è stata considerata ed esso viene eseguito in modo da renderlo quanto più chiaro possibile alla massa (…) allora se l’azione causa un ‘incidente’ (…) non possiamo condannare l’azione, né i compagni che l’hanno eseguita. In ogni caso anche quando non siamo d’accordo con una particolare azione e una critica ci sembra giustificata, dobbiamo sempre tenere in mente che la nostra critica non può andare oltre quell’azione specifica. Trarre principi generali da essa - per quanto logici questi possano sembrare - è sempre gratuito e pericoloso dal punto di vista rivoluzionario”(2). Ecco perché anche se siamo noi Nazionalsocialisti gli ultimi ed autentici Rivoluzionari, portatori dell’ideale Tradizionale e Rivoluzionario per antonomasia, quello appunto Nazionalsocialista, e muoviamo da tutt’altra visione del mondo rispetto ai ‘giovani non globali’, non possiamo non sostenere chiunque idealmente si batte per il sovvertimento di questo Stato.
    Noi della Comunità Politica di Avanguardia affermiamo quindi senza mezzi termini, (che si confanno più, per dirla alla De Andrè, agli acrobati della rivoluzione, che affollano da sempre lo squallido panorama dell’estrema destra nostrana) che il 270 va dato allo Stato! Inteso qui nella sua ‘concezione giudaico-cristiana che ha fornito un determinato contributo al processo storico culminato nell’ “asportazione” dei valori etico-spirituali della sfera politica che fonda la legittimità dello Stato. “Svuotato” della dimensione del valore - “polo” da cui si “irradia” la sua funzione centrale e verticale, cioè di centro e vertice ontologico della comunità politica - (…) “degradato” nel quadro di un processo riduzionistico che lo ha assimilato ad un “guscio” vuoto, rinsecchito, concepito dalle ideologie della Sovversione in chiave di meccanica sovrastruttura burocratico-repressiva: la cosiddetta “machina dello Stato”(3) e non certo inteso nell’Idea di Stato quale proiezione della Tradizione, che imprime una forma organica alla comunità nazionalpopolare instauratrice di ‘una gerarchia fondata su valori spirituali, etici, qualitativi, contrapposta all’odierna contraffazione del verticismo oligarchico fondato sulla divisione del lavoro e sul possesso della ricchezza materiale’(4). Solo se lo Stato fonda un ordine politico che deriva il crisma della propria legittimità da un piano trascendente, solo se le sue istituzioni risultano compenetrate e sorrette da influenze spirituali, solo allora esso è una realtà superiore e come tale può rivendicare una suprema dignità su cui si possa giustificare ed esigere l’adesione e l’obbligazione politica del singolo. Nel caso contrario, il singolo non ha alcun obbligo né tantomeno “dovere” di fedeltà e lealtà nei confronti di istituzioni e strutture statuali che rappresentano la manifestazione storica delle perverse dinamiche della Sovversione (5).
    È l’attuale Stato democratico ed antifascista laico ed illuminista, borghese e liberalcapitalista ad essere l’unica vera associazione sovversiva (il)legalmente riconosciuta che và combattuta. Di fronte a questo Sistema, che crea ingiustizie, soprusi, discriminazioni, privilegi per pochi e indigenza per molti, un sistema per nulla equo e per nulla giusto come è l’attuale sistema economico liberale e capitalistico basato essenzialmente sul precariato e la concertazione che umilia continuamente giovani ragazzi e ragazze, con la menzogna, falsa come l’olocausto ebraico, del lavoro interinale, non la sovversione ma la Rivoluzione diventa allora un atto legittimo, dovuto, giusto, quasi obbligato. L’Art. 270 recita:‘Chiunque costituisce, organizza o dirige associazioni dirette a sopprimere violentemente una classe sociale o, comunque, a sovvertire violentemente gli ordinamenti economico sociali costituiti nello Stato, è punito con la reclusione da cinque a dodici anni’. Ebbene, le canagliesche cariche della polizia che abbiamo visto a Napoli prima e Genova poi non sono forze indirizzate a sopprimere violentemente una classe sociale? Quella dei disoccupati a Napoli o a Palermo, degli studenti nelle università, quella dei lavoratori della Fiat in lotta, o quella degli sfruttati e dei diseredati di tutto il mondo?!
    E chi, fra di noi non mira al sovvertimento degli attuali ordinamenti economici capaci solo di creare benessere per pochi e miseria per i più!?
    Come in un passato non troppo remoto, lo Stato italiota, sentendosi di nuovo attaccato frontalmente da una parte di giovani che non sono più disposti a sottostare alle cazzate buoniste di una sinistra oramai scoppiata e alla quale la piazza sembra oramai definitivamente sfuggitagli di mano, passa al contrattacco e manda in prima linea la sua luciferina fanteria: la magistratura. Quella stessa magistratura che, perfezionatasi negli anni a suon di 41bis e sentenze a dir poco bizzarre, risulta essere un’implacabile macchina repressivo-inquisitoria pronta a schiacciare chiunque non sia più disposto ad accettare passivamente le nefandezze vomitate da folli economiCISTI.
    Attenzione quindi, perché come diceva qualcuno: "Quando suona la campana, non guardarti intorno: è per te che suona"...
    Ma questo i compagni, o almeno alcuni di essi, sembrano averlo capito fin troppo bene, infatti proprio su uno dei loro numerosi portavoce viene riportata la seguente, lucida quanto rivoluzionaria affermazione: ‘L'aumento della tensione che potrebbe sfociare in reazioni violente è, ovviamente, funzionale al sistema di potere che detiene anche i sistemi di repressione, pertanto è inevitabile che la lotta si debba spostare su altri ambiti dove etica e spiritualità siano i valori in gioco nello scontro.’(6)
    Trovandoci pienamente d’accordo con tale pensiero, (avete forse avuto modo di documentarvi con le lucide analisi compiute sul periodo della “strategia della tensione” del camerata Vincenzo Vinciguerra?) non possiamo che schierarci idealmente a fianco di un movimento che sembra aver fatto tesoro degli errori commessi in precedenza e si appresta a rilanciare una dura battaglia contro il sistema dittatoriale capitalista. La battaglia è appena riniziata, non rischiamo di perdere ancora una volta l’occasione di innestarci, anche forzatamente, in qualsiasi pianta che germogli una genoina rivolta. Ricordate camerati che l’infinita guerra del sangue contro l’oro ci appartiene per razza! Qualcuno cadrà sul selciato della repressione, altri soffocheranno sotto il peso del rimorso per non aver agito quando era il momento, accecati da una logica sistemica che ci vuole contrapposti, ma una cosa ricordatevi, tutti, rossi e neri: la Rivoluzione non la si può arrestare, le si può solo far perder tempo! Né patteggiamento né amnistia! Liberi subito tutti!! E’ INEVITABILE CHE LA LOTTA SI DEBBA SPOSTARE SU ALTRI AMBITI DOVE ETICA E SPIRITUALITA’ SIANO I VALORI IN GIOCO NELLO SCONTRO!!!

    Alessandro Mereu

    NOTE:

    (1) Alfredo M. Bonanno: - A mano armata - Edizioni Anarchismo 1998 pag. 84
    (2) Alfredo M. Bonanno: - A mano armata - pag. 84
    (3) Maurizio Lattanzio: - Stato e sistema - Edizioni di AR 1987 pag. 17
    (4) Maurizio Lattanzio: - Stato e sistema - pag. 30
    (5) Maurizio Lattanzio: Stato e sistema - pag. 29
    (6) Tratto dal sito: http://www.indymedia.org/ neretto e sottolineatura nostri.

  2. #2
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    Quando uno "posta" degli articoli di questo genere, sarebbe interessante scambiare qualche opinione sugli stessi, sempre che i "forumisti" si siano degnati di leggerli...

  3. #3
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    ...ma non è un forum antisistemico?!

 

 

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