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08-01-06, 17:48 #1
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Spagna:arrestato generale che minacciava un intervento militare contro la Catalogna
Dal Corriere di oggi:
Brividi da pronunciamento militare 25 anni dopo Tejero
Agli arresti in Spagna generale che minaccia un intervento militare
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
MADRID - Il ministro della Difesa Bono ha ordinato otto giorni di arresti domiciliari «come misura precauzionale» per il generale José Mena Aguado che venerdì ha scosso la Spagna minacciando un intervento delle forze armate qualora il nuovo progetto di Statuto di autonomia della Catalogna dovesse mettere in pericolo l’unità del Paese, oltrepassando i limiti imposti dalla Costituzione. Al generale, alto responsabile delle forze terrestri che doveva lasciare l’incarico in marzo, è stato comunicato il prossimo licenziamento: è colpevole di avere infranto il codice di disciplina militare e di avere suscitato «allarme sociale».
La sua punizione immediata era stata chiesta dal capo di Stato maggiore Sanz Roldan. Il colloquio fra il ministro Bono e il generale è durato soltanto un quarto d’ora. Non vi era molto da discutere. Il discorso di Mena aveva increspato le acque della politica spagnola, già agitate da mesi a causa di uno Statuto regionale che, una volta approvato, riconoscerebbe alla Catalogna lo status di nazione con un’autonomia fiscale e giudiziaria da Paese in pratica quasi indipendente.
Non piace alla classe politica e ai media spagnoli il rumor di sciabole che aveva avvelenato gli anni della Transizione seguita alla morte di Francisco Franco e che aveva portato al tentativo di golpe del 1981. In democrazia si chiede ai militari di riconoscere la massima autorità del potere civile e di non esprimere pubblicamente pareri su questioni politiche. Il generale Mena si è difeso dicendo che le sue opinioni riflettono le preoccupazioni esistenti in seno alle forze armate a causa dei pericoli di «balcanizzazione» della Spagna. Il suo discorso, pronunciato a Siviglia nel giorno delle forze armate, ha eclissato quello di re Juan Carlos a Madrid. L’alto ufficiale ha messo un ditone nella piaga facendo balenare l’ipotesi di un intervento militare. «Se il futuro Statuto catalano - ha detto - dovesse oltrepassare i limiti costituzionali, cosa che per fortuna sembra adesso impensabile, si potrebbe applicare l’articolo 8 della Costituzione». L’articolo 8 stabilisce che «le forze armate... hanno per missione quella di garantire la sovranità e l’indipendenza della Spagna, e di difendere la sua integrità e l’ordine costituzionale».
La riforma dello Statuto catalano è in discussione in parlamento dopo che i partiti politici hanno presentato oltre 500 emendamenti al progetto approvato dal Parlamento regionale. A parte tasse e giustizia, si prevede anche l’obbligo per i funzionari pubblici che lavorano in Catalogna di parlare in catalano. Il generale Mena è apparso molto preoccupato delle conseguenze di tale disposizione per le forze armate come istituzione e per i singoli militari. «Il fatto che in una singola Regione autonoma - ha dichiarato - diventi obbligatoria la conoscenza della propria lingua è una aspirazione esagerata che obbligherebbe le forze armate a prendersi carico del destino di questa Regione». Ed ha aggiunto che se la Catalogna, il Paese Basco e la Galizia, le tre «nazionalità storiche» con lingua propria, avranno successo nell’imporre barriere linguistiche, l’esercito dovrà trattarle come destinazioni straniere, il che comporterebbe schierare personale militare come missioni all’estero e non come nelle altre Regioni autonome.
La polemica è scoppiata non appena le agenzie di stampa hanno diffuso il testo del discorso. I partiti nazionalisti catalani e baschi hanno denunciato i propositi «inammissibili», «inaccettabili», del generale e il Partito socialista li ha stigmatizzati. Ma il Partito popolare, principale forza dell’opposizione, di centrodestra, ha giudicato «inevitabili» tali prese di posizione accusando il capo del governo Zapatero di «frivolezza» nella gestione del delicato dossier catalano.
Mino Vignolo
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Qualcosa di buono Zapatero incomincia a farlo...
Forza Catalunya!!!
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08-01-06, 17:56 #2
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Che la Catalunya sia un faro per le nostre genti.
Avanti!
p.s.: ma dove è l'articolo che sul corriere.it non lo trovo?LINK? grazie
ciao.
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08-01-06, 18:29 #3
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Originariamente Scritto da Max_s
P.S.
Devi iscriverti,ma è gratis.
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08-01-06, 18:36 #4
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Originariamente Scritto da Dragonball
[FLIPV]grazie... ciao.[/FLIPV]
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08-01-06, 18:53 #5
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intanto i reazionari cattotalebani nel forum di politica internazionale iniziano a strepitare per il golpe
Nè DAVANTI Nè DI DIETRO, MA DI LATO
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08-01-06, 19:02 #6
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- La Lupa romana è una cagna bastarda che muore allattando 2 figli di puttana
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Originariamente Scritto da thematrix
Tu che odi dio e la vita cristiana
Senti la sua presenza come un doloroso cancro
Vengano profanate e profanate aspramente
Le praterie del cielo bagnate di sangue
Odiatore di dio
E della peste della luce
Guarda negli occhi paralizzati di dio
E sputa al suo cospetto
Colpisci a morte il suo miserevole agnello
Con la clava
Dio, con ciò che ti appartiene ed i tuoi seguaci
Hai mandato il mio regno di Norvegia in rovine
I tempi antichi, le solide usanze e tradizioni
Hai distrutto con la tua orrida parola
Ora vai via dalla nostra terra!
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08-01-06, 19:14 #7
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Originariamente Scritto da Shaytan
ma d'altronde l'avete già approvata la devolution no? e allora che parlate a fa?Nè DAVANTI Nè DI DIETRO, MA DI LATO
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08-01-06, 22:31 #8
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Originariamente Scritto da Shaytan
Se vedòm!
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08-01-06, 23:25 #9
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Originariamente Scritto da thematrix
forse dai livelli di prebende che una parte dello stivale gode a scapito di un'altra?
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09-01-06, 02:07 #10
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Per vostra documentazione, ecco il testo del discorso di Jose' Mena Aguado (riportro solo la parte dedicata alla Catalunya, circa meta' del discorso). Notare come in Spagna la festa del 6 gennaio si chiama Pascua Militar...questo per rispondere a un altro thread!
Como hemos escuchado en la presentación de este acto, hace más de dos siglos que el Rey Carlos III instituyó la festividad de la Pascua Militar que a lo largo de los años se ha venido celebrando de muy diversas formas.
Este año, para fomentar, una vez más, ese deseable acercamiento de la sociedad a sus Fuerzas Armadas, y viceversa, hemos querido contar en este acto, con la presencia de Autoridades y representantes de las diversas Instituciones sevillanas.
Resulta obligado, con motivo de esta festividad militar, hacer balance de las actividades realizadas a lo largo del año que ha terminado, de los proyectos que tenemos para el año que comienza, y de las inquietudes y preocupaciones que en estos momentos más intranquilizan a los componentes de las Fuerzas Armadas.
[...]
Una vez expuestas las realizaciones y proyectos más inmediatos quiero expresar las inquietudes y preocupaciones de cuantos formamos parte de las Fuerzas Armadas, en los momentos que estamos viviendo.
Por razón del cargo que ocupo no debo, en actos como éste, expresar mis opiniones personales.
Pero sí tengo la obligación de conocer los sentimientos, inquietudes y preocupaciones de mis subordinados y transmitirlos, como es habitual, a la máxima autoridad de mi Ejército, y hacerlos públicos, por expreso deseo de aquéllos.
En mis visitas a las Unidades durante los últimos meses, he podido constatar que las dos grandes preocupaciones de los Cuadros de Mando y Militares Profesionales de Tropa son el terrorismo y el futuro de la unidad de España. El esfuerzo principal en la lucha contra el terrorismo corresponde a los Cuerpos y Fuerzas de Seguridad del Estado y al Centro Nacional de Inteligencia. Las Fuerzas Armadas están permanentemente dispuestas a colaborar en la medida que se les pida.
La preocupación por la unidad de España se ha desatado con la presentación del proyecto del «Estatuto de Cataluña».
La historia se repite. Basta leer los discursos de los Diputados Companys, Ortega y Gasset y Azaña cuando en mayo de 1932 las Cortes españolas debatieron el Estatuto de Cataluña. Curiosamente, el entonces Diputado Azaña, que fue un firme defensor del Estatuto de Cataluña cambió radicalmente su visión del Estado y su actitud cuando alcanzó la Presidencia de la República, propugnando un Estado Regional, antecedente del actual Estado de las Autonomías.
En todas mis visitas a las Unidades he aprovechado los encuentros con Cuadros de Mando y Tropa, para transmitirles un mensaje de tranquilidad, no exenta de inquietante preocupación.
Siempre he recalcado que los militares no debemos entrar en disquisiciones políticas que, lógicamente corresponden a los políticos.
Ahora bien, es nuestra obligación alertar de las graves consecuencias que podría conllevar la aprobación del Estatuto de Cataluña, en los términos en que está planteado, tanto para las Fuerzas Armadas, (como institución), como para las personas que las integran, en tres aspectos verdaderamente preocupantes para nosotros.
El primero es el concepto de nación, en el que no voy a entrar porque el artículo 2 de la Constitución Española lo expresa clara y rotundamente: «La Constitución se fundamenta en la indisoluble unidad de la Nación española, patria común e indivisible de todos los españoles, y reconoce y garantiza el derecho a la autonomía de las nacionalidades y regiones que la integran y la solidaridad entre todas ellas».
El segundo es el de la lengua. El hecho de que en una Autonomía sea exigible el conocimiento de su lengua particular es una aspiración desmesurada que obligaría en las Fuerzas Armadas a regular los destinos a esa Autonomía de la misma forma que actualmente se regulan los destinos en el extranjero. Es decir, que los destinos a Cataluña, País Vasco y Galicia estarían supeditados a la voluntariedad de los militares que quisiesen acreditar el conocimiento de la lengua que fuese exigible en cada Comunidad.
El tercero está relacionado con la justicia. Las Fuerzas Armadas están desplegadas en todo el territorio nacional. La actual independencia de los Tribunales de Justicia de las Autonomías crea graves problemas en las Fuerzas Armadas al producir sentencias dispares para hechos similares que, (sin estar incursos en el ámbito estrictamente castrense, cuyo tratamiento corresponde a la jurisdicción militar, según el artículo 117, apartado 5 de nuestra Constitución), afectan al régimen interior de las Bases, Acuartelamientos o Establecimientos militares y a las expectativas profesionales de cada uno de los componentes de las Fuerzas Armadas. Este problema se agravaría mucho más con la aparición de poderes judiciales autonómicos, independientes del Estado.
Afortunadamente, la Constitución marca una serie de límites infranqueables para cualquier Estatuto de Autonomía. De ahí mi mensaje de tranquilidad. Pero, si esos límites fuesen sobrepasados, lo cual en estos momentos afortunadamente parece impensable, sería de aplicación el articulo 8º de la Constitución: «Las Fuerzas Armadas, constituidas por el Ejército de Tierra, la Armada y el Ejército de Aire, tienen como misión garantizar la soberanía e independencia de España, defender su integridad y el ordenamiento constitucional».
No olvidemos que hemos jurado, (o prometido), guardar y hacer guardar la Constitución. Y para nosotros, los militares, todo juramento o promesa constituye una cuestión de honor.
Agradezco muy sinceramente la presencia de cuantas Autoridades, representantes de Instituciones, amigos y representantes de los medios de comunicación y amigos han querido acompañarnos en esta celebración de la Pascua Militar, en un día en el que muchos se encuentran en el tramo final de unas vacaciones o en el comienzo de un puente y casi todos estamos deseando compartir en nuestros hogares la ilusión de nuestros hijos o nietos en esta festividad de los Reyes Magos.
En esta celebración de la Pascua Militar, quiero transmitir mi más calurosa felicitación a todos los españoles que se identifican con sus Fuerzas Armadas y a cuantos actualmente forman parte de las mismas, con una especial mención a nuestros compañeros de la Guardia Civil.
Quiero también manifestar mi reconocimiento y agradecimiento a todos los que nos precedieron, y mi emocionado y doloroso recuerdo a quienes a lo largo del año 2005 dieron lo mejor que tenían, (su vida), en el cumplimiento de sus obligaciones; y de forma especial a los 17 fallecidos en el accidente de helicóptero de Afganistán el pasado mes de agosto.
Termino ya.
España puede sentirse orgullosa de tener hoy unas Fuerzas Armadas modernas, bien equipadas, capaces de colaborar en condiciones de igualdad con las de los países más desarrollados del mundo.
Se espera de nosotros que sigamos respondiendo con la profesionalidad, la dedicación, el sacrificio, la disciplina, y el amor a España que siempre hemos demostrado.
Ruego que en posición de firmes cerremos este acto con los tradicionales «vivas».
¡VIVA ESPAÑA!
¡VIVA EL REY!
¡VIVAN LAS FUERZAS ARMADAS!