La traduzione di un articolo di Daniel Williams, corrispondente del Washington Post, articolo che ha preceduto la visita del nostro Presidente del Consiglio negli Stati Uniti.


Di Daniel Williams, Washington Post Foreign Service. Lunedì, 24 ottobre 2005

ROMA - Era stata chiamata la Rivoluzione Italiana. Nei primi anni '90, dozzine di politici e di loro sodali in affari furono gettati in prigione dai pubblici ministeri anti-corruzione. I partiti politici che avevano dominato il paese per 50 anni con una girandola di governi si sbriciolarono. Gli elettori chiesero - e ottennero - riforme elettorali progettate per assicurare governi relativamente stabili.

Meno di un decennio e mezzo più tardi, la rivoluzione è finita. Un incrollabile contrattacco nel corso degli ultimi quattro anni da parte di Silvio Berlusconi, il ricco e assertivo primo ministro d'Italia, ha vanificato molte delle leggi che avevano reso possibili i procedimenti penali. Con un recente colpo di mano, in questo mese la coalizione di Berlusconi in Parlamento ha annullato le regole elettorali che scaturirono dalla sollevazione degli anni '90 e che molti elettori una volta speravano avrebbero ridotto l'instabilità dei governi e la corruzione politica.
Molti dei critici di Berlusconi vedono i sintomi della rinascita di uno stato corrotto e inefficiente in una recente recrudecenza del crimine organizzato e negli scandali che hanno scosso il settore imprenditoriale del paese.

Berlusconi stesso ha tratto giovamento dai cambiamenti. Egli ha dichiarato d'essere entrato in politica per proteggere i propri interessi imprenditoriali dalle mosse anti-trust e se stesso dall'accusa di corruzione. Disse una volta: Se io, nel prendermi cura degli interessi di tutti, curo anche i miei, non si può parlare di un conflitto d'interessi.
È da notare che, nel servire i propri interessi, Berlusconi ha ottenuto l'effetto di capovolgere l'intera rivoluzione, ha detto Erik Jones, professore di studi europei presso il Bologna Center della Johns Hopkins University. E' probabile che stia sacrificando delle grandi acquisizioni per la più gretta delle ragioni.

Giovanni Sartori, professore di diritto e frequente critico del governo di Berlusconi, ha detto: Berlusconi ha governato strettamente sulla base di un'analisi costi-benefici di come può servire se stesso. Dal suo punto di vista, il suo lavoro ha mostrato risultati.

Gli oppositori denunciano la nuova legge elettorale come il migliore esempio di un capo di governo che confeziona su misura le leggi secondo le proprie necessità. Non c'era una richiesta pubblica e ampia per un tale cambiamento; è stata un'iniziativa di Berlusconi, annunciata a sei mesi dalle elezioni nazionali programmate per aprile.

Questo non c'entra con le riforme, ha detto Sartori. Questo c'entra con la convenienza.

Le regole restaurano in Italia un sistema di votazione proporzionale nel quale i partiti guadagnano seggi in Parlamento secondo la percentuale di voti che ottengono su scala nazionale. Gli elettori rigettarono un sistema simile con il referendum del 1993, dopo un lungo periodo durante il quale i governi italiani cambiavano alla media di più d'uno all'anno.

Con il sistema adottato 12 anni fa, il 75 per cento dei seggi fu disputato in collegi uninominali, il resto con voto proporzionale. Il referendum segnò la fine della cosiddetta Prima Repubblica, come sono designati gli anni dell'Italia dopo la II Guerra Mondiale.

Berlusconi fu eletto due volte con il nuovo sistema - nel 1994 e nuovamente nel 2001. In mezzo, una coalizione di Comunisti, ex-Comunisti, Cristiani Democratici ed altri prese il potere e vi rimase per cinque anni.

Gli analisti dicono che Berlusconi perderà probabilmente le imminenti elezioni a favore del precedente primo ministro Romano Prodi, ma che un sistema proporzionale ridurrà l'entità della sua sconfitta.

I critici vanno oltre, dicendo che il possibile aumento del numero di piccoli partiti che potrebbero vincere seggi renderà difficile costruire e mantenere future maggioranze di governo.

Al momento del voto sulla legge elettorale di Berlusconi, Mario Segni, che promosse il referendum del 1993, ha predetto: Se passa questo provvedimento, vorrà dire che la volontà degli Italiani non conta. Avremo presto governi instabili. Ogni partito si sentirà autorizzato a fare e disfare governi ben oltre la volontà degli elettori.

La ragione per l'attuale calo di popolarità di Berlusconi, dicono gli analisti, è lo stato pietoso dell'economia italiana. È stata in recessione per la maggior parte dei 12 mesi passati. L'inflazione ha ridotto il potere d'acquisto e ha depresso la spesa per i consumi. La competizione industriale internazionale ha fatto della Cina un capro espiatorio per i problemi dell'Italia.

Gli elettori non furono disturbati dal conflitto d'interessi di un primo ministro che controlla tre reti televisive, giornali, imprese pubblicitarie, commerciali e un'importante squadra di calcio. Un esempio: quando il governo approvò un provvedimento progettato per ridurre i carichi fiscali sul calcio professionale in Italia, che è assediato da stipendi sempre più alti dei giocatori e da ridotti profitti televisivi, beneficiò il Milan, la squadra di Berlusconi.

Il pubblico non provò turbamento neanche per le numerose pubbliche manifestazioni di eccentricità di Berlusconi. Fra queste: paragonare a un nazista un parlamentare tedesco che lo criticava nel Parlamento europeo; invitare in Italia gli investitori statunitensi per il fatto che il paese possiede belle segretarie; e fare un gesto osceno nel mettersi in posa per una fotografia con i leader stranieri. La chirurgia plastica nel 2003 e un trapianto di capelli gli accattivò momentaneamente la simpatia d'un paese ossessionato dall'apparenza del benessere fisico.

Ma durante il corso dei due anni passati, la coalizione di Berlusconi è andata male nelle elezioni parlamentari europee e nelle votazioni regionali. Gli italiani sono giunti a credere che Berlusconi abbia fatto il suo tempo, ha detto Sartori.

La legge elettorale è solamente l'ultimo capovolgimento dei cambiamenti modellati nei primi anni '90. La coalizione parlamentare di Berlusconi ha approvato pure un provvedimento per depenalizzare il falso in bilancio. A settembre, un giudice ha sentenziato che a causa del provvedimento, le accuse contro Berlusconi per la contraffazione di libri contabili risalente al 1989 non erano più valide.

Era stato accusato di avere trasferito denaro a Bettino Craxi, allora primo ministro, attraverso un conto offshore. L'avvocato di Berlusconi, Gaetano Pecorella, ha detto che il proscioglimento era il verdetto atteso. La corte ha applicato la nuova legge che dice che se la contabilità falsa non provoca un danno importante, non deve essere punita.

Il governo di Berlusconi ha varato pure una legge che rende difficile agli investigatori raccogliere informazioni dai governi stranieri sulle transazioni finanziarie all'estero. Molte delle investigazioni sulle sue aziende si sono spinte oltre i confini italiani.

Le accuse a suo carico per la presunta corruzione di un giudice negli anni '80 per ottenere il controllo di un gruppo alimentare sono cadute, ma un socio di lunga data, l'ex ministro della difesa Cesare Previti, fu condannato. Il suo caso è in appello.

Berlusconi ora vuol far passare una legge che riduca i termini di prescrizione del reato e liberi Previti da una possibile condanna a 11 anni. Il parlamento ha in programma di approvare la cosiddetta legge Salva-Previti entro questo autunno. Un studio della Suprema Corte di Cassazione italiana stima che l'88 per cento dei processi pendenti per corruzione e frode sarebbero cancellati se passasse la legge.
Berlusconi ha accusato i pubblici ministeri e i giudici di perseguitare Previti per ragioni politiche. Lo scopo di questi giudici non è stabilire la giustizia, ma colpire invece quelli che hanno un mandato per governare l'Italia, disse Berlusconi dopo la condanna di Previti del 2003.

Mercoledì, ha negato che le nuove leggi fossero per il suo tornaconto personale. Non solo queste leggi sono completamente legittime, ma anche se non lo fossero, sarebbero tre o quattro su 400 e perciò meno dell'uno per cento, ha detto ai cronisti.

Berlusconi ha detto che non abbandonerà il suo stile politico schietto. Mi sforzo di non essere politicamente corretto per non omologarmi agli altri, ha detto [2].

[1] Though Unpopular, Berlusconi Succeeds at Undoing 'Revolution', The Washington Post.

[2] Batterò Prodi, ho un programma, la sinistra no, La Gazzetta del Mezzogiorno.