Originariamente Scritto da
Viçent
Mi inserisco nel vostro interessante dibattito considerandomi d'accordo con Lutzianu sul parere che la lingua è un fatto principalmente politico.
Se ad oggi non si è riusciti ad avviare una seria politica di difesa e valorizzazione della lingua sarda è perchè si è impostato la questione su un piano di èlite (le Consulte) e di volontariato nelle scuole ( non tutti i docenti sono in gardo di utilizzare correttamente il sardo con i propri allievi) e vanno apprezzati ed incoraggiati i docenti che insegnano la storia della Sardegna e che parlano in lingua con i loro studenti.
A questo punto è necessaria una analisi sociologica del problema del bilinguismo e della valorizzazione del sardo. A mio parere le generazioni che possono dare un contributo effettivo nella conservazione della lingua sarda evitandone la scomparsa nell'arco di alcuni decenni come sta avvenendo ed è avvenuto per oltre trecento lingue nel mondo, sono quella delle persone di una certa età (genitori e nonni) che sanno veramente parlare il sardo e gli adolescenti sino ai 10 anni. Una politica di incontro linguistico tra queste due generazioni è l'unica strada possibile poichè le altre generazioni (i giovani e gli adulti) sono oramai compromessi sia in termini di età dell'apprendimento che dalla abitudine anche culturale verso l'italiano.
Una politica di sostegno a questo incontro eviterà il peggio e se i media (soprattutto le televisioni) dedicheranno spazi di formazione televisiva in orari compatibili ed in forme adatte per entrambe le età, i risultati sicuramente arriveranno.
Se considerate blasfema questa mia teoria, ditemelo pure, mi sarà di aiuto per riflettere meglio su una questione vitale per i miei sentimenti di sardo.
Considerate che la mia lingua sarda è il catalano di Alghero e che sto imparando a 50 anni a scriverlo, cogliendo dai giornali della Catalogna, elementi di grafia e parole sconosciute.
A Deu amics de Cerdena