Sondaggi, come stanno le cose
Come avevo ipotizzato nell'ultimo articolo su Europa giovedì scorso, abbiamo puntualmente assistito al primo diluvio di sondaggi più o meno attendibili sui riflessi elettorali delle vicende finanziarie. Non tornerò a ribadire che queste istantanee poco avranno a che vedere con il reale comportamento di voto delle future consultazioni politiche, tra tre mesi. Già lo sappiamo.
Quel che importa maggiormente è cercare di capire qual è la situazione del paese in particolare su due aspetti: l'orientamento nei confronti delle "coalizioni" (decisive per rassegnazione dei diversi premi di maggioranza) e la percezione del clima politico-elettorale da parte degli elettori (dopo i primi aspri conflitti mediatici). Vediamo innanzitutto il primo elemento, cercando di fare un quadro complessivo di quanto è emerso dalle rilevazioni degli istituti di ricerca maggiormente affidabili.
Tutti sottolineano come le recenti vicende abbiano in parte penalizzato la coalizione di opposizione, che resta comunque in vantaggio su tutti i principali indicatori di orientamento di voto.
Voto "maggioritario". Benché sia stato cancellato dalla nuova legge elettorale (peraltro ancora in attesa di un nomignolo di riferimento, tipo "Mattarellum' - si potrebbe per questo bandire un concorso tra i nostri maggiori creativi...), la scelta tra coalizione di centro destra o centro sinistra rimane ancora prepotentemente radicata nell'animo degli italiani. Stare da una parte, o dall'altra, resta un' opzione di fondo che agisce come riduttore della complessità della politica. È pertanto molto difficile separarsene. Da questo punto di vista, le intenzioni di voto sul maggioritario indicano comunque una netta prevalenza del centro sinistra, compresa oggi tra i 10 e ì 12 punti percentuali, in leggera flessione rispetto alle rilevazioni autunnali, ma molto simili a quelle riscontrate nel periodo immediatamente precedente.
Voto "proporzionale". Anche in questo caso, tutti gli istituti registrano un lieve calo dell'appeail dei partiti facenti capo all'Unione, che la lascia comunque in un vantaggio stimabile tra i 4 e i 6 punti percentuali. Tra i singoli partiti, si sottolinea una diminuzione di consensi dei Ds e di Rifondazione nella coalizione oggi all'opposizione, mentre tra quella di governo appare molto buono il trend relativo all'Udc ed in leggero incremento Forza Italia (ancora distante comunque dai valori registrati nelle scorse Europee).
Rispetto alla differenza di offerta politica tra camera e senato, sembra ribadita la funzione "micro-coalizionale" della lista "Uniti nell'Ulivo", che non risente dello svantaggio competitivo attuale della posizione dei Ds: le motivazioni che potrebbero cioè aver causato fattuale indebolimento di questo partito non si riflettono quindi nell'orientamento di voto nei confronti del prodromo del futuro Partito Democratico.
Configurazione del Parlamento. Non tutte le rilevazioni hanno avanzato ipotesi sostantive del passaggio dai voti ai seggi. In generale si ipotizza comunque la vittoria dell'Unione alla camera, mentre la situazione dovrebbe essere più fluida e ancora aperta al senato dove, come si sa, i premi di maggioranza regionali non consentono una chiara vittoria da parte di nessuno dei contendenti.
Livello di indecisione di voto. Dopo le ultime agguerrite battaglie verbali tra i diversi leader delle due coalizioni, sembra in leggero incremento la percentuale di coloro che si dichiara indecisa. Come più volte sottolineato, la litigiosità pare non pagare nei confronti dell elettorato non ancora schierato, che si aspetta al contrario - come ha affermato il presidente Ciampi - un dibattito dai toni pacati e argomentativi, più che costantemente aggressivi.
Per quanto riguarda il secondo elemento, la percezione del clima politico-elettorale da parte degli elettori, viene ribadito come le aspettative generali siano quelle -di una vittoria della coalizione di centro sinistra, con livelli peraltro leggermente ridotti rispetto a quelli dello scorso autunno. Come sottolinea Nando Pagnoncelli di Ipsos, il tifone Unipol ha probabilmente influito sul clima complessivo, ma non troppo sui comportamenti di voto: «Gli elementi che hanno determinato il vantaggio del centrosinistra, come lo scontento per la perdita di potere di acquisto o il rischio di precarietà, non si cancellano da un giorno all'altro».
Se a livello di orientamento di voto, si può affermare in definitiva che c'è stato un ridimensionamento del vantaggio dell' Unione di un paio di punti, questo potrebbe avere le caratteristiche della provvisorietà, a patto ovviamente che la disaffezione nei confronti del comportamento auto-referenziale dei partiti, se questo continuerà, non produca effetti di più lunga durata.
PAOLO NATALE
EUROPA 15-01-2006