Mi rendo conto che è un po' lungo, ma credo di far cosa gradita... lo ho già mandato via mail agli iscritti della mia sezione

11 Gennaio 2006
Ordine del giorno della Direzione dell'11 gennaio 2006
Adottato all'unanimità


Le vicende bancarie che hanno investito in questi mesi la vita politica ed economica del Paese hanno suscitato sconcerto e preoccupazione nell’opinione pubblica.
In particolare nell’elettorato di centrosinistra il profilo e i contorni assunti dalla vicenda Unipol/Bnl hanno suscitato profondo turbamento.

Partire da questi sentimenti, raccogliere le critiche, individuare con onestà e umiltà errori o contraddizioni è non solo doveroso, ma è anche il modo più giusto per respingere la vergognosa aggressione con cui si tenta la delegittimazione morale e politica dei Democratici di Sinistra e dei suoi dirigenti.

La sovraesposizione dei DS sulla vicenda Unipol/Bnl – su cui non ci sottraiamo ad una riflessione critica – non può giustificare in alcun modo la violenta aggressione contro il nostro partito.

La destra – reiterando la campagna scandalistica di Telekom Serbia – vuole minare la credibilità della principale forza politica dell’Unione per colpire l’intero centrosinistra.
Berlusconi e la sua maggioranza tentano così, con un ultimo disperato assalto, di occultare il fallimento di cinque anni di governo e di evitare una possibile sconfitta elettorale.

E, al tempo stesso, tentano di occultare l’evidente coinvolgimento di significativi esponenti del governo e della maggioranza nelle trame illecite di Fiorani.

Proprio per questo respingiamo nel modo più fermo ogni illazione calunniosa e denigratoria. Non esiste alcuna questione morale che riguardi i DS.
I DS sono un partito sano, di gente per bene, che ispira la propria azione politica a quei principi etici e a quei valori morali che sono tratto irrinunciabile della nostra identità di partito di sinistra. E della nostra concezione del riformismo.

I rapporti tra i DS e il movimento cooperativo sono stati e sono di natura esclusivamente politica e imperniati a principi di autonomia e di trasparenza.
E tali devono continuare a essere.

Il movimento cooperativo è parte essenziale dell’economia italiana: 1 milione di lavoratori di migliaia di imprese che spesso assolvono a ruoli di punta nei loro settori di attività.
Non è una convenienza di parte, ma un interesse del Paese che ci ha sollecitato a batterci perchè all’impresa cooperativa siano assicurate le stesse opportunità e gli stessi diritti riconosciuti a qualsiasi impresa.
E naturalmente a stessi diritti devono corrispondere da parte del movimento cooperativo stessi doveri e stesse responsabilità.

Sono queste le ragioni per cui i DS hanno affermato la legittimità della scelta di Unipol di acquisire Bnl per dare vita ad un polo bancario-assicurativo, ribadendo ogni volta che tale scelta doveva essere gestita nel pieno e continuo rispetto delle leggi e delle regole di mercato.

L’evolvere della vicenda, invece, ha via via assunto contorni molto diversi.
Non conforme ai principi di imparzialità e trasparenza è stato il ruolo di Bankitalia, che troppo spesso è parsa mossa da logiche protezionistiche. Sottovalutate sono state le decisioni e le contrarietà espresse da più parti sulla strategia e sulle modalità dell’acquisizione di Bnl da parte di Unipol. Eccessivo è via via divenuto il ruolo di soggetti radicati prevalentemente nella rendita. Si sono determinati intrecci tra diverse scalate che hanno ulteriormente accresciuto ostilità e diffidenze e su cui era necessario un più tempestivo giudizio politico.

Le indagini della magistratura hanno poi fatto emergere atti e comportamenti che, al di là del profilo giudiziario che solo alla magistratura spetta valutare, sono inaccettabili sul piano politico e etico perchè violano fondamentali norme di trasparenza e correttezza a cui deve ispirarsi chiunque abbia responsabilità.
Comportamenti inaccettabili in ogni caso per la sinistra, i suoi valori e i suoi principi etici.
Per noi la politica deve sempre ispirarsi ai valori dell’etica.
Così come irrinunciabili principi etici devono vivere anche nel mercato e nell’economia.
E quando essi sono negati e violati è nostro dovere essere severi e prendere le distanze in modo assoluto.

Le vicende bancarie di questi mesi sollevano altri nodi culturali e politici, evocati anche da Romano Prodi, su cui è dovere di tutti – istituzioni, partiti, imprese – riflettere e agire.

Emerge, in primo luogo, la necessità di una riflessione sull’identità del movimento cooperativo e su quali caratteri debba assumere il rapporto tra i valori di solidarismo per cui nasce e vive un’impresa cooperativa e le regole del mercato a cui anche un soggetto cooperativo non può sottrarsi. Così come appare necessaria una più visibile e forte valorizzazione delle finalità mutualistiche e di tutte le forme di impresa sociale, di terzo settore e no-profit.
Tutto ciò sollecita a un profondo aggiornamento del quadro legislativo e normativo che presiede alle attività della cooperazione in ragione da corrispondere in modo più adeguato ad un sistema di imprese sociali e cooperative che per finalità, dimensioni, strutture appare oggi molto più complesso e diversificato di un tempo.

Di non minore importanza è affrontare il cruciale tema della governance di impresa.

Il prevalere – nell’assetto proprietario e gestionale di molte grandi imprese private – dei patti di sindacato e del controllo tramite “relazioni” tra ristretti gruppi di protagonisti del sistema finanziario, è una delle fondamentali cause del carattere asfittico, poco dinamico e poco competitivo del capitalismo italiano.
L’apertura alla concorrenza e al protagonismo di nuovi soggetti – la cooperazione, i fondi pensione, il sistema delle medie imprese, il sistema del risparmio gestito e dei fondi di investimento da separare e distinguere dalle banche – costituisce un primario interesse nazionale. E’ indispensabile un compiuto progetto di apertura e modernizzazione del sistema e un impegno – in sede nazionale e comunitaria – nella definizione delle sue nuove regole di funzionamento.

Proprio le vicende bancarie hanno fatto emergere quanto gli strumenti attuali siano esposti a rischi di degenerazione e inquinamento di quei criteri di trasparente e buona amministrazione essenziali perchè un sistema economico sia sano e efficiente. Le riforme del diritto societario e fallimentare hanno solo parzialmente dato soluzione a questi temi. Così come la legge sul risparmio approvata nelle scorse settimane non solo appare insufficiente nel rafforzamento dei poteri delle istituzioni di vigilanza, ma consolida la sciagurata decisione dell’abolizione de facto del reato di falso in bilancio.

In tale contesto non appare soddisfatta la esigenza di una compiuta riforma della Banca d’Italia, gravemente minata nella sua imparzialità e nella sua autorevolezza dalla conduzione di questi mesi.
Alla nomina del nuovo Governatore, deve seguire ora una effettiva riforma di Bankitalia, del suo assetto proprietario e delle sue funzioni, contestualmente a un vero e netto rafforzamento dei poteri di Consob e dell’Authority Antitrust.

Anche le vicende di questi mesi ripropongono la necessità di una effettiva ed efficace regolazione dei conflitti di interesse, in particolare nei rapporti tra banche e imprese, così come nei rapporti tra imprese e mezzi di comunicazione.

Più in generale si propone la necessità di restituire trasparenza e linearità ai rapporti tra soggetti della politica – istituzioni pubbliche e partiti – e imprese.
Spetta alla politica definire norme e regole entro cui ogni impresa possa agire con certezza, nonché promuovere politiche e contesti favorevoli alle attività delle imprese.
Mentre è irrinunciabile prerogativa di ogni impresa la scelta delle proprie attività finanziarie, produttive e commerciali. Quanto più questa distinzione sarà netta e visibile, tanto più sarà possibile richiamare ciascuno ad attendere alle proprie responsabilità.

Da questo quadro emerge la necessità di una forte visione critica sugli assetti del capitalismo italiano e l’urgenza ineludibile di affrontare uno strutturale intervento sul piano economico e politico che riduca il primato della rendita a vantaggio del capitale di rischio e del lavoro e corregga gli effetti distorsivi di una accumulazione affidata sempre più spesso solo a meccanismi di finanziarizzazione.
Peraltro si è visto in questi anni come una esasperata finanziarizzazione acuisca le sperequazioni nella distribuzione del reddito e approfondisca le disuguaglianze economiche e sociali, blocchi l’innovazione, mini la qualità sociale e ambientale dello sviluppo.

In tale contesto non è rinviabile un bilancio delle politiche di privatizzazione realizzate in questi anni, sapendo che la scelta di quando e come adottare privatizzazioni deve essere ancorata a verificabili valutazioni dei benefici sia di costo, sia sociali. Così come l’esperienza di questi anni ci dice che le privatizzazioni determinano un mercato più aperto e libero solo se accompagnate da effettive misure di liberalizzazione che favoriscano l’aumento del numero degli operatori e promuovano un’ effettiva maggiore concorrenza a parità di condizioni.

Vi è, infine, anche un nodo relativo alla regolazione a alla vita democratica dei soggetti politici.
L’autonomia della politica è data dall’effettiva trasparenza della sua attività e del suo finanziamento.
Se è vero che per chi è investito di una responsabilità politica o istituzionale non è sufficiente il rispetto della legge, servono codici etici che consentano di ispirare ogni comportamento a principi morali e condivisi.

Proponiamo inoltre di verificare la possibilità di introdurre nella legge sul finanziamento pubblico dei partito l’istituzione di un’Autorità indipendente – fondato su rigorosi criteri di neutralità e professionalità – a cui ogni forza politica sottoponga i propri bilanci e le proprie attività patrimoniali e finanziarie.

Più in generale appare matura una legge di integrazione dell’art. 49 della Costituzione relativa al regime giuridico del partiti, volta a valorizzare il carattere democratico dei partiti, la loro funzione insostituibile per il sistema democratico e a garantire un serio riconoscimento giuridico per quei soggetti cui si richiede una contribuzione economica.

Sono questi, e altri ancora, temi di moralizzazione e di riforme che proponiamo di portare all’attenzione del Parlamento fin dai primi atti della prossima legislatura.
Sono la dimostrazione della serietà con cui vogliamo affrontare i tanti problemi irrisolti evidenziati dalle vicende bancarie di queste settimane.

L’aspetto cruciale rimane comunque la grave crisi del paese e il vuoto politico dell’attuale governo. Il nostro sforzo deve essere teso a far si che la politica ritrovi le forze per dettare nuove regole affinché il paese non si ritrovi in una situazione di sbando irreversibile. Il nostro impegno deve essere quello di saper offrire ai cittadini uno Stato di diritto che si faccia garante di tutti gli interessi generali. Solo in questo modo potremmo creare un economia nuova, più competitiva che sappia guardare al futuro con quella fiducia che appartiene a chi ha dietro le spalle un progetto autentico di guida del paese.

Questo si potrà fare solo se i DS sapranno essere una forza trainante della coalizione di centrosinistra. E a questo fine siamo impegnati ad un rafforzamento della democrazia interna, anche attraverso uno sviluppo di responsabilità comune e di collegialità.

Nell’avanzare queste proposte siamo naturalmente consapevoli che leggi, norme, regole, codici possono vivere ed e essere efficaci in quanto chiunque abbia responsabilità pubbliche e sociali sia capace di ispirare i propri comportamenti a forte rigore morale e coerenza etica.

È stato ed è nostro impegno far vivere ogni giorno la lezione morale e politica di Enrico Berlinguer: non già per una ragione genetica, perchè di DS sono in partito di donne e uomini, non infallibile, come chiunque, esposti quotidianamente al rischio dell’errore.

Quella lezione sentiamo la responsabilità di farla vivere nella nostra concezione della politica, nei nostri comportamenti quotidiani, nella generosità e nella passione dei nostri militanti e delle nostre organizzazioni, nella trasparenza e nella capacità di governo dei nostri pubblici amministratori, nel rapporto di condivisione e fiducia che ogni giorno costruiamo con i cittadini del nostro Paese.
Una politica ispirata da rigore morale e coerenza etica è per noi tratto fondamentale di una identità riformista.

Siamo di fronte ad un complesso di grandi questioni economiche, sociali, politiche, culturali che meritano seri approfondimenti e la ricerca di analisi e soluzioni innovative. E per questo obiettivo intendiamo chiamare a raccolta le migliori energie della sinistra e della società italiana.

E’ con questa determinazione che ci rivolgiamo alle donne e agli uomini del nostro Paese, volendo sviluppare con loro e con le loro domande il più ampio e concreto confronto.
Il 9 aprile sta nelle mai degli italiani il voto decisivo per aprire una strada nuova: nei 90 giorni che ci separano da quell’appuntamento intendiamo – insieme a Romano Prodi, ai partiti dell’Unione e alle forze con cui condividiamo il progetto dell’Ulivo – rivolgerci alla società italiana con l’unico obiettivo di restituire all’Italia e agli italiani le speranze e le certezze che la destra ha promesso e non ha saputo realizzare.