spiegata la strategia di aggressione all' opposizione ... ultima carta per vedere se riesce a modificare la situazione attuale ...




Il retroscena Il Cavaliere pensa alla «staffetta» con Letta Ai suoi: tra un mese decido. Al sottosegretario: di che ti preoccupi? Sul nome concordano il presidente della Camera e il vicepremier STRUMENTIVERSIONE STAMPABILEI PIU' LETTIINVIA QUESTO ARTICOLO

Il vicepresidente del Consiglio Gianni Letta (Ansa)
ROMA - La «staffetta» alla guida del centrodestra non è più solo un’ipotesi remota. E se il Cavaliere decidesse davvero di passar la mano, il colpo di scena avverrebbe tra la fine di febbraio e gli inizi di marzo. L’intesa tra i leader del Polo è stata raggiunta prima della pausa natalizia, coinvolge Fini, Casini e anche Bossi. Il capo della Lega, nell’ultimo incontro con il premier, ha dato la sua disponibilità: «Resto dell’idea - ha detto a Berlusconi - che tu non debba mollare. Ma se dovessi decidere diversamente non ti faremmo mancare il nostro appoggio». Per la «staffetta» c’è un solo candidato in lizza: Gianni Letta. Sul suo nome concordano il presidente della Camera e il vicepremier, consci di non poter essere «l’alternativa» a Berlusconi, e convinti che l’unico punto di mediazione sia il sottosegretario alla presidenza del Consiglio. L’unico d’altronde di cui il Cavaliere si fida ciecamente.
Al premier toccherà l’ultima parola, si è preso un mese per sciogliere la riserva. Intanto vuole testare l’opinione pubblica, è ancora fiducioso di poterla riconquistare e di risollevarsi nei sondaggi, che danno Forza Italia inchiodata tra il 16 e il 18%. A questo gli servono gli spin doctor di Bush e Blair, alla preparazione di una massiccia campagna pubblicitaria. Ecco il motivo della sua esposizione mediatica, l’atteggiamento assunto sul caso Unipol, la violenta polemica innescata con i Ds, senza preoccuparsi dei pesanti contraccolpi che sta provocando nella coalizione. Lui parla al «suo» elettorato: è parso chiaro ieri, quando ha accennato al «Silvio contro tutti».
Che qualcosa nel Polo si stia muovendo lo si era capito la settimana scorsa, quando in un’intervista Maroni ha detto che il candidato premier «ora è Berlusconi». «Ora». Nei suoi colloqui riservati il ministro della Lega ha spiegato che «la staffetta» ha «il 50% di probabilità di realizzarsi»: «Se accadrà, sarà a ridosso della presentazione delle liste elettorali». Tra fine febbraio e gli inizi di marzo. Nel frattempo il Cavaliere sta lavorando per convincere Gianni Letta a rendersi quantomeno disponibile, perchè quando Casini e Fini hanno fatto il suo nome ha reagito d’istinto: «Non mettetemi in mezzo». «Di cosa ti preoccupi?», gli ha sorriso Berlusconi: «Hai fatto il presidente del Consiglio per cinque anni». «Ma un conto è lavorare a palazzo Chigi - ha commentato il sottosegretario - altra cosa è candidarsi per palazzo Chigi».
In effetti Gianni Letta è l’uomo delle relazioni e delle mediazioni, abile - glielo riconosce anche l’opposizione - nel trovare un’intesa sulle trattative più delicate. Ma non ha mai sostenuto una competizione elettorale, ed è allergico alla pressione mediatica, che in questa sfida sarà elevata. Eppoi esistono altre contro-indicazioni: a parte la necessità di far conoscere il candidato premier al Paese in poco più di un mese, in che modo la Cdl spiegherebbe la «staffetta»? È assai probabile che sia stato proprio Letta a sollevare questi interrogativi, è certo che Casini e Fini devono avere dato risposte convincenti se «assai di recente» - come rivela una fonte autorevole - sono tornati alla carica con Berlusconi. Una traccia l’ha lasciata giovedì il presidente della Camera nei suoi colloqui con Mastella, ai ferri corti con i capi dell’Unione.
Il leader dell’Udeur è alle prese con un’estenuante trattativa, minaccia di non firmare il programma del centrosinistra e contesta la presenza dei Radicali nella coalizione. Sullo sfondo c’è il braccio di ferro sui seggi, perché Mastella vorrebbe alla Camera posti sicuri nel listone dell’Ulivo, mentre al Senato si candiderebbe con il proprio simbolo. «La sopravvivenza del partito è la nostra priorità», ha spiegato ai suoi durante un vertice prima di Natale. Questa è la linea in attesa dell’imminente congresso, che imporrà una decisione definitiva. In vista di quell’appuntamento, Casini tre giorni fa gli ha posto una domanda: «Clemente, se io e Gianfranco diciamo a Berlusconi di candidare Letta, possiamo anche dirgli che tu sarai della partita?».
Francesco Verderami
15 gennaio 2006 corriere.it