Un vecchio vizio: uso improprio dei servizi segreti?

[Dario]

Brutti davanti al capo degli 007 durante la seduta segreta in Parlamento
Ds ai servizi: niente veleni contro di noi
Sarebbe gravissimo contribuire alle calunnie di Berlusconi. «Tenetevi fuori dai dossier del premier, non siate sleali»

ROMA — L'affondo arriva quando la riunione appare ormai avviata verso la conclusione. All'ordine del giorno del comitato parlamentare di controllo sui servizi segreti c'è l'audizione del segretario generale del Cesis Emilio Del Mese, ascoltato come prevede la legge in seduta segreta. L'esposizione è breve, procede senza intoppi. Non ci sono emergenze da trattare e dunque molti banchi sono vuoti. Mentre il prefetto spegne il microfono, il senatore diessino Massimo Brutti si alza. «Voglio riferirmi ai fatti e alle notizie che da giorni occupano giornali e televisioni...». Non pronuncia la parola Unipol, ma a tutti appare subito chiaro che di questo parlerà. E nella saletta di palazzo San Macuto cala il silenzio.

GLI UFFICIALI INFEDELI — L'attacco è forte e diretto al presidente del Consiglio. Secondo le indiscrezioni, avrebbe puntato soprattutto a denunciare un possibile utilizzo nella «campagna di aggressione politica nei confronti dell'opposizione di pubblici ufficiali infedeli o peggio di settori degli apparati». Brutti avrebbe parlato a braccio, ma nel resoconto della seduta resta un verbale che il presidente Enzo Bianco ha già trasmesso al sottosegretario Gianni Letta, delegato alla gestione degli 007. Due pagine dattiloscritte che avviano formalmente la controffensiva dei Ds «alle calunnie e alle montature del premier». Perché, questo il senatore avrebbe detto con enfasi, «noi attendiamo e chiediamo che gli accertamenti su qualsiasi fatto egli richiami, manipoli o strumentalizzi siano svolti senza indugi e con rigore dall'Autorità giudiziaria».
Chiaro è il riferimento alla denuncia di Berlusconi sulle «pressioni» esercitate da quattro leader dell'opposizione sul presidente di Generali affinché vendesse la sua quota di Bnl a Unipol. Pressioni smentite dalla stessa «fonte» indicata dal premier, l'imprenditore Tarak Ben Ammar. Brutti le avrebbe definite «calunnie, risibili montature», aggiungendo che il presidente del Consiglio disporrebbe di una mole di informazioni, indiscrezioni, presunzioni che «sino a prova contraria non può che avere il carattere del veleno politico».

LA STRATEGIA DI GOEBBELS — Dopo la pubblicazione su Il Giornale dell'intercettazione della telefonata tra il segretario della Quercia Piero Fassino e il numero uno di Unipol Giovanni Consorte, era stato il presidente del partito Massimo D'Alema a parlare di «atto di spionaggio nei confronti dell'opposizione». E lo stesso Fassino, annunciando di essersi costituito parte offesa nell'inchiesta sulla rivelazione di segreto avviata contro il quotidiano aveva dichiarato: «Quella de Il Giornale è la strategia di Goebbels, il capo della propaganda di Hitler che ogni giorno lanciava calunnie per distruggere gli avversari in modo che alla fine qualcosa rimanesse». In molti, compreso il segretario ds, hanno evocato in queste settimane lo scandalo Watergate che negli Stati Uniti portò alle dimissioni del presidente Richard Nixon. «Lui — ha affermato Fassino — fu costretto a lasciare per molto meno. Adesso nessuno trova scandaloso che il giornale del capo del governo pubblichi illegalmente una telefonata di un leader dell'opposizione e su questo si imbastisca un'aggressione personale e politica».

IL DOSSIER DEI VELENI — Si trattava di esternazioni pubbliche, mai prima d'ora queste accuse erano finite in un atto formale. Succede adesso con l'intervento di Brutti in sede parlamentare. Il senatore avrebbe usato toni durissimi giudicando le attività e le parole del capo del governo, prima e dopo la sua visita in Procura, «assolutamente indegne». Si sarebbe rivolto alla platea ma soprattutto a Del Mese. «Ci troviamo di fronte a un presidente del Consiglio che direttamente raccoglie un dossier di veleni e lo gestisce in prima persona. Egli ha disposto che si svolgesse, non sappiamo da parte di chi, un'attività parainvestigativa per colpire l'opposizione e il partito dei Ds. Ciò è preoccupante proprio perché si tratta del presidente del Consiglio, la figura istituzionale di vertice da cui dipendono i Servizi di informazione e sicurezza».

Il messaggio agli 007 di cui Brutti si fa portavoce a nome del suo partito è chiaro: «Quel che ci preme sottolineare è che noi consideriamo come una gravissima prova di slealtà e di infedeltà alla Costituzione ogni comportamento di pubblici ufficiali o peggio di settori degli apparati, che contribuisca alle calunnie direttamente provenienti dal vertice dell'esecutivo, o che assecondi in qualsiasi modo l'avvelenamento della campagna elettorale che sta per iniziare».

L'OBBLIGO DI VIGILANZA — Durante la seduta, si racconta che Brutti si sarebbe rivolto direttamente al prefetto. «Non credo competa al segretario generale del Cesis una risposta su una materia così delicata. Tuttavia chiedo che egli prenda atto delle mie parole e ne tenga conto, come riterrà opportuno, nell'esercizio delle sue funzioni che sono di coordinamento dell'intelligence e implicano necessariamente un dovere di vigilanza». E alla fine, nel silenzio dell'aula, sarebbe arrivato l'ammonimento: «L'esortazione che per suo tramite vogliamo inviare all'insieme dell'intelligence italiana è molto semplice: tenetevi fuori dai dossier del presidente del Consiglio. Tenetevi fuori dalla campagna torbida a cui stiamo assistendo e dal conflitto politico che essa crea. Questo vale per tutti gli apparati che sono al servizio della Repubblica e hanno l'obbligo di rispondere con un "no" a chiunque chieda loro di venire meno ai propri doveri istituzionali».
Del Mese avrebbe annuito con la testa. Chi c'era giura di averlo sentito dire: «Mi farò tramite...».
Fiorenza Sarzanini

L'articolo

[Dario]

Argomento tabù?

[Malik]

No Dario , ma Fassino non voleva abbassare i toni?

[Dario]

No Dario , ma Fassino non voleva abbassare i toni?

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Abbassare i toni non significa permettere ai banditi di fare quello che vogliono. Sorry.

[Malik]

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Abbassare i toni non significa permettere ai banditi di fare quello che vogliono. Sorry.

Naturalmente Brutti ha le prove , si...?

[T34]

Naturalmente Brutti ha le prove , si...?

Tempo al tempo...le talpe camminano sottoterra e non tutte nella stessa direzione. Essì...che dovresti essere smaliziato oramai.

[Malik]

Tempo al tempo...le talpe camminano sottoterra e non tutte nella stessa direzione. Essì...che dovresti essere smaliziato oramai.

Fassino non ha fatto una gran figura. E' da una settimana che chiede di abbassare i toni e Brutti esce con sta storia.

[Max64 (POL)]

Brutti davanti al capo degli 007 durante la seduta segreta in Parlamento
Ds ai servizi: niente veleni contro di noi
Sarebbe gravissimo contribuire alle calunnie di Berlusconi. «Tenetevi fuori dai dossier del premier, non siate sleali»

ROMA — L'affondo arriva quando la riunione appare ormai avviata verso la conclusione. All'ordine del giorno del comitato parlamentare di controllo sui servizi segreti c'è l'audizione del segretario generale del Cesis Emilio Del Mese, ascoltato come prevede la legge in seduta segreta. L'esposizione è breve, procede senza intoppi. Non ci sono emergenze da trattare e dunque molti banchi sono vuoti. Mentre il prefetto spegne il microfono, il senatore diessino Massimo Brutti si alza. «Voglio riferirmi ai fatti e alle notizie che da giorni occupano giornali e televisioni...». Non pronuncia la parola Unipol, ma a tutti appare subito chiaro che di questo parlerà. E nella saletta di palazzo San Macuto cala il silenzio.

GLI UFFICIALI INFEDELI — L'attacco è forte e diretto al presidente del Consiglio. Secondo le indiscrezioni, avrebbe puntato soprattutto a denunciare un possibile utilizzo nella «campagna di aggressione politica nei confronti dell'opposizione di pubblici ufficiali infedeli o peggio di settori degli apparati». Brutti avrebbe parlato a braccio, ma nel resoconto della seduta resta un verbale che il presidente Enzo Bianco ha già trasmesso al sottosegretario Gianni Letta, delegato alla gestione degli 007. Due pagine dattiloscritte che avviano formalmente la controffensiva dei Ds «alle calunnie e alle montature del premier». Perché, questo il senatore avrebbe detto con enfasi, «noi attendiamo e chiediamo che gli accertamenti su qualsiasi fatto egli richiami, manipoli o strumentalizzi siano svolti senza indugi e con rigore dall'Autorità giudiziaria».
Chiaro è il riferimento alla denuncia di Berlusconi sulle «pressioni» esercitate da quattro leader dell'opposizione sul presidente di Generali affinché vendesse la sua quota di Bnl a Unipol. Pressioni smentite dalla stessa «fonte» indicata dal premier, l'imprenditore Tarak Ben Ammar. Brutti le avrebbe definite «calunnie, risibili montature», aggiungendo che il presidente del Consiglio disporrebbe di una mole di informazioni, indiscrezioni, presunzioni che «sino a prova contraria non può che avere il carattere del veleno politico».

LA STRATEGIA DI GOEBBELS — Dopo la pubblicazione su Il Giornale dell'intercettazione della telefonata tra il segretario della Quercia Piero Fassino e il numero uno di Unipol Giovanni Consorte, era stato il presidente del partito Massimo D'Alema a parlare di «atto di spionaggio nei confronti dell'opposizione». E lo stesso Fassino, annunciando di essersi costituito parte offesa nell'inchiesta sulla rivelazione di segreto avviata contro il quotidiano aveva dichiarato: «Quella de Il Giornale è la strategia di Goebbels, il capo della propaganda di Hitler che ogni giorno lanciava calunnie per distruggere gli avversari in modo che alla fine qualcosa rimanesse». In molti, compreso il segretario ds, hanno evocato in queste settimane lo scandalo Watergate che negli Stati Uniti portò alle dimissioni del presidente Richard Nixon. «Lui — ha affermato Fassino — fu costretto a lasciare per molto meno. Adesso nessuno trova scandaloso che il giornale del capo del governo pubblichi illegalmente una telefonata di un leader dell'opposizione e su questo si imbastisca un'aggressione personale e politica».

IL DOSSIER DEI VELENI — Si trattava di esternazioni pubbliche, mai prima d'ora queste accuse erano finite in un atto formale. Succede adesso con l'intervento di Brutti in sede parlamentare. Il senatore avrebbe usato toni durissimi giudicando le attività e le parole del capo del governo, prima e dopo la sua visita in Procura, «assolutamente indegne». Si sarebbe rivolto alla platea ma soprattutto a Del Mese. «Ci troviamo di fronte a un presidente del Consiglio che direttamente raccoglie un dossier di veleni e lo gestisce in prima persona. Egli ha disposto che si svolgesse, non sappiamo da parte di chi, un'attività parainvestigativa per colpire l'opposizione e il partito dei Ds. Ciò è preoccupante proprio perché si tratta del presidente del Consiglio, la figura istituzionale di vertice da cui dipendono i Servizi di informazione e sicurezza».

Il messaggio agli 007 di cui Brutti si fa portavoce a nome del suo partito è chiaro: «Quel che ci preme sottolineare è che noi consideriamo come una gravissima prova di slealtà e di infedeltà alla Costituzione ogni comportamento di pubblici ufficiali o peggio di settori degli apparati, che contribuisca alle calunnie direttamente provenienti dal vertice dell'esecutivo, o che assecondi in qualsiasi modo l'avvelenamento della campagna elettorale che sta per iniziare».

L'OBBLIGO DI VIGILANZA — Durante la seduta, si racconta che Brutti si sarebbe rivolto direttamente al prefetto. «Non credo competa al segretario generale del Cesis una risposta su una materia così delicata. Tuttavia chiedo che egli prenda atto delle mie parole e ne tenga conto, come riterrà opportuno, nell'esercizio delle sue funzioni che sono di coordinamento dell'intelligence e implicano necessariamente un dovere di vigilanza». E alla fine, nel silenzio dell'aula, sarebbe arrivato l'ammonimento: «L'esortazione che per suo tramite vogliamo inviare all'insieme dell'intelligence italiana è molto semplice: tenetevi fuori dai dossier del presidente del Consiglio. Tenetevi fuori dalla campagna torbida a cui stiamo assistendo e dal conflitto politico che essa crea. Questo vale per tutti gli apparati che sono al servizio della Repubblica e hanno l'obbligo di rispondere con un "no" a chiunque chieda loro di venire meno ai propri doveri istituzionali».
Del Mese avrebbe annuito con la testa. Chi c'era giura di averlo sentito dire: «Mi farò tramite...».
Fiorenza Sarzanini

L'articolo

hey, fenomeno, di ai tuoi amici DS che vi siete dimenticati della P2, della CIA, del Pentagono e della manovalanza neofascista, così la storiella diventa più interessante

[Dario]

Naturalmente Brutti ha le prove , si...?

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Almeno quante ne ha Berlusconi, no...?

[Dario]

hey, fenomeno, di ai tuoi amici DS che vi siete dimenticati della P2, della CIA, del Pentagono e della manovalanza neofascista, così la storiella diventa più interessante

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E' già molto interessante così, non trovi? Come in passato, d'altronde....