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  1. #21
    costantino
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    Citazione Originariamente Scritto da Decima Regio
    Se israele attacca U$A. la Russia festeggia ... ma penso che il Tuo sia un semplice refuso. .
    naturalmente intendevo l'iran..
    e oltre ai russi festeggerei anche io

    interessante la tua analisi sul prezzo del petrolio......sai che a marzo dovrebbe aprire la nuova borsa petrolifera a teheran (in € ovviamente)...sarebbe la 3° dietro a quelle NY e di londra.
    che ne pensi ?

  2. #22
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    Citazione Originariamente Scritto da Iron81
    Gli U$A?
    Non possono... sono entrati in un circolo vizioso, che Decima Regio descrive sempre molto efficacemente, che è impossibile sciogliere: il sistema è al collasso (ed era prevedibilissimo) a causa delle proprie stesse caratteristiche di base... come credi di poterti legare le scarpe se non hai un braccio?
    il discorso è che il capitalismo e fatto di sali e scendi, o anche di distruggi e ricostrisci, ovviamente solo su una piccola percentuale che ammonta al 20% della popolazione terrestre.

  3. #23
    costantino
    Ospite

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    interessante questa analisi che riallacciamo al discorso di decima regio: http://www.disinformazione.info/cinadollaro.htm

  4. #24
    costantino
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    Citazione Originariamente Scritto da costantino

    interessante la tua analisi sul prezzo del petrolio......sai che a marzo dovrebbe aprire la nuova borsa petrolifera a teheran (in € ovviamente)...sarebbe la 3° dietro a quelle NY e di londra.
    che ne pensi ?
    riposto la domanda x decima regio

  5. #25
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    Citazione Originariamente Scritto da costantino
    riposto la domanda x decima regio
    Scusa, mi era sfuggita.

    Per quanto riguarda la borsa petrollifera iraniana ... da quando è apparsa la notizia che da marzo 2006 Teheran avrebbe trattato il petrolio proprio (ed eventualmente altrui) contro €, in parecchi (Richard Heinberg per primo, credo) han cominiciato a scrivere che U$raele a Marzo 2006 avrebbe - con vari pretesti - attaccato l'Iran. Ciò anche sulla forza dei precedenti - sinora, avevano tentato di affrancarsi dalla vendita del petrolio solo contro U$D il venezuela di Chavez (baratto con Cuba ed Arganetina) e l'Iran di Saddam Hussein . I golpe serrate e referendum contro il primo ; e l'invasione del secondo, inducevano a pensare che non ci fosse due senza tre.

    Ora a Marzo 206 ci siamo arrivati, ma io personalmente - per quel poco che può valere - non credo che U$raele attaccherà l'Iran.

    In primo luogo, lo strumento bellico - forze armate U$A - e palesemente troppo debole per un'invasione dell'Iran con mezzi convenzionali. Bombardamenti non nucleari sarebbro costosi ed irrilevanti, per cui l'unica opzione militare seria mi sembra l'attacco nucleare preventivo ; e non credo ci sarà così presto [*]

    In secondo luogo, la situazione del mercato petrolifero mondiale non è più quella del 1999. da un alto ad esempio la Russia - secondo produttore mondiale - vende petrolio alla Cina contro merci, quindi praticamente contro Yuan, senza regalare nulla ne' al $ ne' all'€ (e non credo che neppure George II the I possa pensare ad un'operazione di tipo iraqeno contro Mosca).
    Inoltre, il mercato petrolifero non è più dominato dalla domanda, come nel XX secolo - quando l'unico consumatore era l'Occidente industriale, per cui l'innalzamento dei prezzi provocava recessione in U$A ed UE e calo della domanda. Essendo l'esaurimento geologico del petrolio vicinissimo (già in corso da due anni , direi) il mercato è dominato dai produttori ; che, tra l'altro, possono rimpiazzare l'eventuale calo della domanda americana ed europea con la costante crescita della domanda petroligfera di Cina India e Brasile.

    Per cui, il mantenimento del monopolio sul mercato petrolifero non salverebbe il $accio, se non per pochissimi mesi. Questo, potrebbe averlo capito persino George II the I , se è vero quanto riportato nell'articolo che provo a linkare : http://www.disinformazione.info/nuovodollaro.htm

    E' pur vero che il tentativo di sottrarre il $ dalle grinfiacce dei banchieri Visitors , nomn porta bene : tutti coloro che lo han fatto (come Lincoln) o stavano per (come Kennedy) son subito morti misteriosamente (e tuttora isnpiegabilmente ) ammazzati. Ma Geirge II the I potrebbe essere tanto babbeo da non saperlo , e provare comunque.


    [*] P.S.: non riesco a credere che l'attacco nucleare preventivo possa scoccare in questo 2006, pensando ai èpoveri Maya che da oltre venti secoli si affannano a sostenere che il mondo sarebbe finito il 21 Dicembre del 2012 (del nostro calendario). Se U$raele tenta l'attacco nucleare contro l'Iran in quest'anno, si anticiperebbe tale data di oltre un lustro, e mi brucerebbe l'idea di tanta costanza sprecata.

  6. #26
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    Sono anni interi che si continua a ripetere che gli USA stanno per saltare addosso all'Iran: secondo me sono tutte stronzate, nel senso che se l'intenzione già ce l'hanno non si parla certo di brevissimo termine.

  7. #27
    costantino
    Ospite

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    interessante:

    Marzo di Sangue e nuovo dollaro
    di Michele Altamura - 30 gennaio 2006
    Tratto da Centro Studi Monetari
    http://www.centrostudimonetari.org/a...odisangue.html

    L'america sta valutando segretamente di stampare nuovi dollari "United States notes", "Note Statunitensi", in sostituzione dei tradizionali dollari "Federal Reserve Notes".
    Proprio come voleva fare Kennedy, infatti gli unici che ci guadagnarono da quella morte furono la Federal Reserve ed Israele.
    Oggi Bush si trova nella medesima situazione e pare che effettuerà la riforma entro marzo, visto che non ha altra soluzione. A meno che non si prenda in considerazione l'alternativa, geopoliticamente dislessica, di bombardare l'Iran che sta istituendo una borsa che tratterà petrolio in euro (petroeuro): questa iniziativa, infatti, svaluterebbe il vecchio dollaro rendendolo carta straccia.
    L'uovo di Colombo consiste nello stampare "Note Statunitensi", ovvero biglietti di Stato, per non rimanere nelle mani dei soci della Federal Reserve, che è una società privata che pare abbia addirittura la sede legale a Portorico.

    Il governatore della Federal Reserve, Alan Greenspan, il 31 gennaio se ne va in pensione. Il nuovo, Ben Bernanke, ha deciso di non pubblicare più i dati di M3, ovvero la quantità totale dei vari tipi di dollari emessi: in pratica, potranno stampare soldi a più non posso senza che nessuno se ne accorga.
    Non a caso sono uscite delle leggi strane sulla legittima difesa, in vari paesi.
    In Italia, Berlusconi ha chiesto 15 giorni in più prima delle elezioni.
    Si sta giocando questa grande partita monetaria facendo di tutto per distogliere l'attenzione da questo piano. Ad esempio, hanno deciso di far consegnare proprio ora Mladic alla euromagistrata Carla Del Ponte. La mente raffinatissima della Corte dell'Aia è già al lavoro nelle varie boutique per comprare giacche, foulard e per qualche ritocco alle rughe: per poi pavoneggiarsi come al solito davanti alle telecamere.

    Mentre infuriava la polemica sul signoraggio del Marco Convertibile, il governo della Srpska è caduto sotto un accordo chiuso tra tre persone. Queste si spartiranno le sedie storte: un serbo sarà il vice primo ministro. Il loro abietto obiettivo è di scaricare sulla polizia la consegna di Mladic, infatti il Topolino dell'Aia sta parlando di collusioni della polizia nel mercato della
    droga.
    Evidentemente si è consultata con Soros, che lui di droga se ne intende.
    Tutto questo scenario accadrà nei prossimi giorni mentre tutti i media sono già pronti a deviare l'attenzione da quello che sta per succedere col dollaro.
    Tutti sono al lavoro per privatizzare tutto e consegnare ai pirati quello che
    rimane.

  8. #28
    costantino
    Ospite

    Predefinito La Quarta Guerra Del Golfo?

    La crisi tra l'Iran e l'Occidente sta emergendo come la questione geopolitica del 2006. È possibile un'altro conflitto? Forse. Un terzo dell'umanita' dipende dal petrolio di Teheran: un buon motivo per evitare la guerra, o per provocarla.
    5 Febbraio 2006 12:23 MILANO
    (WSI) – In fondo al Golfo Persico, oltre lo Stretto di Hormuz, d'estate la temperatura raggiunge i 50 gradi, l'aria trasuda umidità, la sabbia raschia la gola e l'atmosfera inala nei polmoni una miscela micidiale di metano e Corano: questo è Assaluyeh, il complesso industriale di South Pars, il più grande giacimento di gas del mondo dove sventola la bandiera della repubblica islamica. L'Iran "atomico" di Ahmadinejad custodisce, secondo l'autorevole Oil & Gas Journal, il 16% delle riserve mondiali di gas e l'11% di quelle di petrolio. L'influenza degli ayatollah sui mercati dell'energia è indiscutibile: questa è la vera arma di distruzione di massa dell'Iran per spaventare i suoi nemici.

    La crisi tra l'Iran e l'Occidente sta emergendo come la questione geopolitica del 2006. È possibile un'altra guerra del Golfo? Sarebbe la quarta dopo il conflitto Iran e Irak dall'80 all'88, quello per il Kuwait nel '91 e l'invasione americana dell'Irak nel 2003. Guerre di potenza e petrolio che non hanno risolto l'instabilità del Medio Oriente, dove l'Arabia Saudita possiede un quarto delle riserve mondiali accertate di oro nero e l'intera regione, dall'Irak, all'Iran, dal Kuwait agli Emirati, estrae il 40% della produzione globale. L'ipotesi di un altro conflitto, come dimostra la storia antica e recente, non è da scartare: da quando Churchill nel 1908 decise di convertire l'alimentazione della flotta da carbone a oro nero, le nazioni vanno in guerra con il petrolio e per il petrolio.

    La maggior parte degli osservatori finora ha escluso la possibilità di una nuova tempesta d'acciaio nello Shatt el-Arab: il rischio di un'impennata dei prezzi è troppo grande, l'Iran può bloccare le sue esportazioni e quelle degli altri Paesi del Golfo, un bombardamento aereo e missilistico potrebbe dare risultati non decisivi, scatenando un'altra ondata di risentimenti anti-occidentali sui quali fanno leva i movimenti islamici. Il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad è passato all'offensiva sull'atomica proprio perché conta su questi fattori, così almeno sostiene Farad Khosrokhavar, direttore della Scuola di alti studi sociali di Parigi, uno dei maggiori esperti di Iran e Medio Oriente. Il parere di Khosrokhavar è condiviso da molti altri analisti, anche americani.

    Eppure il pericolo di un conflitto esiste, condotto magari su scala regionale e non, almeno ufficialmente, dagli americani: Ahmadinejad si comporta come se la guerra fosse già iniziata e teme, secondo i diplomatici iraniani, che Israele, potenza nucleare non dichiarata del Medio Oriente, intenda ricorrere alla forza. «In fondo - sottolinea Khosrokhavar - nessuno in Occidente ha mai fermato la mano di Israele quando voleva colpire un obiettivo».

    Prima di piombare nel coma, il premier israeliano Ariel Sharon aveva fatto capire che l'Iran potrebbe essere nel mirino di un'operazione "Osirak Plus", dal nome dell'impianto atomico iracheno distrutto nell'81 dai caccia di Tel Aviv. Troppi i bersagli da centrare, troppo pochi gli aerei disponibili, dicono i critici dei piani di attacco. Uno "strike" israeliano parziale assesterebbe comunque un duro colpo non soltanto alle velleità atomiche dei pasdaran, ma a tutto l'Iran. E in Medio Oriente, grazie anche all'ascesa di Hamas, si sta creando un clima internazionale meno sfavorevole alla giustificazione di un attacco preventivo.

    Le conseguenze di un'azione militare però possono essere devastanti: un conflitto può mandare in crisi le forniture e, soprattutto, non esiste più da un pezzo una capacità di produzione petrolifera inutilizzata. I grandi produttori, dalla Russia all'Arabia Saudita, stanno pompando a pieno ritmo per approfittare dei prezzi elevati. In passato è stata l'Arabia Saudita, l'amica del cuore del mondo industriale, a calmare i mercati nei momenti difficili con supplementi di milioni di barili quando Saddam nel '90 invase il Kuwait, dopo l'11 settembre e nel periodo precedente l'invasione dell'Irak. Le riserve strategiche, americane ed europee, oggi coprono una domanda limitata, e se la spia del serbatoio comincia a segnare rosso anche gli indici della crescita si abbatteranno.

    Quale sbocco può avere la crisi sul piano diplomatico? Se l'escalation contro Teheran si concretizzasse con eventuali sanzioni, gli iraniani potrebbero utilizzare l'arma del petrolio come già fecero gli arabi nella guerra del Kippur del '73 e dopo l'ascesa di Khomeini nel '79. La maggior parte degli osservatori fa notare che al Consiglio di Sicurezza si potrebbero opporre a sanzioni la Russia, la Cina che conta per il 25-30% delle sue importazioni petrolifere dall'Iran, l'India, membro non permanente del Consiglio, che da Teheran acquista buona parte del suo greggio e vuole fare un gasdotto delle meraviglie con gli ayatollah.

    Un terzo dell'umanità dipende e dipenderà dalle potenzialità energetiche iraniane: un buon motivo per evitare una guerra o per farla, a seconda dei punti di vista. Il petrolio costituirebbe insomma una patente di immunità per l'Iran. È un ragionamento razionale, ma gli Stati Uniti stanno esercitando forti pressioni proprio su Cina e India, facendo intravedere la possibilità di alternative energetiche e strategiche. Gli Usa hanno in mano la carota ma anche il bastone perché controllano gli Stretti delle petroliere, da Hormuz a Malacca.

    Quale potrebbe essere una via di uscita? La soluzione, avanzata dal direttore dell'Aiea Mohammed el-Baradei, è di aprire un negoziato sul nucleare in Medio Oriente per arrivare a un patto di sicurezza regionale. Israele, con le sue 200 testate atomiche, ha espresso una certa disponibilità. Si fa poi notare che gli Stati Uniti e l'Iran hanno interessi convergenti in Iraq, dove gli sciiti, vincitori delle elezioni, sono interessati a stabilizzare il Paese. Gli Usa accerchiano l'Iran in Afghanistan e Iraq ma hanno anche liberato Teheran da due nemici: Saddam e i talebani.

    C'è però un'altra faccia della medaglia: iraniani e iracheni controllano il petrolio del Golfo. Una "Mezzaluna sciita" ricca di risorse che preoccupa i sunniti, ma anche Stati Uniti e Israele. In fondo al Golfo, dove spesso oro nero e gas evaporano all'orizzonte insieme alle speranze di pace, quasi sempre ci sono più motivi per fare una guerra che per evitarla. Resiste, per il momento, una sorta di "equilibrio della paura" dettato dai timori per le riserve e le forniture energetiche mondiali, che sembra ipotecare altre iniziative militari dopo quella, impegnativa e irrisolta, in Irak. La quarta guerra del Golfo, per il momento, si consuma in una battaglia negli ovattati corridoi della diplomazia, e nel freddo calcolo degli interessi economici e strategici.
    di Alberto Negri

  9. #29
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    Magari sarò proprio l'Iran a liberare l'Europa dalla ingerenza usa.

  10. #30
    costantino
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    Citazione Originariamente Scritto da .SOVIET.
    Magari sarò proprio l'Iran a liberare l'Europa dalla ingerenza usa.
    in che modo ?

 

 
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