La Consorteria
di Gianni Baget Bozzo - tratto da Avanti! del 21 gennaio 2006

L'Espresso pubblica questa settimana un resoconto dell'attività di Giovanni Consorte e di Ivano Sacchetti. Esso mostra un gioco straordinario di operazioni finanziarie che hanno tutte per centro la Banca Popolare di Lodi. Consorte è un grande operatore finanziario, un esperto del settore che rivela una capacità di muoversi nei rapporti tra i vertici del sistema bancario italiano con una abilità spericolata. Come indica l'Espresso, il tesoro di Consorte va ben oltre i sessanta milioni di euro finora emersi.

Berlusconi ha compreso come il sistema delle cooperative, in queste operazioni, avesse abbandonato le sue origini mutualistiche e fosse ormai divenuto una potenza economica per se stesso, con cui era possibile tentare la grande impresa di creare una finanza rossa. La possibilità di questo nuovo spazio è stata data proprio dal mancato controllo sul sistema finanziario, che era già emersa nei casi della Parmalat, dei bond Cirio e di quelli argentini: questo mancato controllo era stata la grande responsabilità della Banca d'Italia, per cui la difesa dell'italianità delle banche era entrata in contrasto con la tutela del risparmio. Fiorani e Consorte si sono inseriti in questo gioco sin dal 2001 e ne sono diventati protagonisti.

Non è un caso che la più intimorita dal sorgere della finanza rossa, di cui l'acquisizione della Bnl da parte di Unipol sarebbe stato soltanto l'inizio, è stata la Margherita. Essa ha valutato la possibilità che i post-comunisti puntassero ad estendere il loro corpo separato di potere in modo molto più vasto di quello originario. E' stata la Margherita a cogliere per prima il vero problema che l'alleanza coi Ds le poneva, cioè il divenire lo strumento inconscio dell'espansione del potere separato post-comunista oltre le istituzioni e i corpi sociali, sino all'economia e alla finanza. E' ben certo che questa operazione sia stata seguita dai dirigenti del Ds, da D'Alema e da Fassino, e ciò risulta dalle intercettazioni telefoniche che forse sono già uscite dalla Procura di Milano. Non è infatti pensabile che un tale cambio politico, l'estensione del corpo separato post-comunista al sistema finanziario, sfuggisse alla dirigenza diessina. E' quindi emersa la verità su cui Berlusconi ha messo l'accento: l'esistenza di un sistema economico rosso, nato dalla guerra fredda, che tendeva ad organizzarsi come parte separata del Paese in modo da escludere la possibilità che nascesse un'alternativa politica al suo potere.

La campagna elettorale avrà indubbiamente per centro il problema della possibilità che il corpo separato post-comunista domini la maggioranza parlamentare ed il governo e costituisca il caso emblematico di un partito post-comunista che, rimanendo tale nel suo «leninismo debole», conquista un potere in forme capitalistiche mantenendo però a se stesso l'unica possibilità della decisione ultima. In questo caso, la lunga egemonia dei comunisti nella società italiana diventerebbe anche dominio.

Gianni Baget Bozzo
http://www.ragionpolitica.it/testo.4522.html