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tigermen
CDL:CESA,NON SI TOCCHI LA DC; FI, NON ÈINTENTO PREMIER
ROMA, 22 gen - Gli eredi della Dc, nel centrodestra come nel centrosinistra, scendono in campo a difesa della storia del partito di De Gasperi, considerata sotto attacco dopo le dichiarazioni del premier. Secondo Silvio Berlusconi la Dc è stata sostenuta dal sistema di partecipazioni statali, di cui uno dei dirigenti era Romano Prodi. Parole, quelle pronunciate ieri a Firenze da Berlusconi, che hanno disturbato in particola modo l'Udc, a cominciare dal segretario Lorenzo Cesa che lancia un altolà a Berlusconi: «non permettiamo che sia infangata» la storia della Dc. Ma gli uomini di Forza Italia negano ogni intento critico verso la 'balena biancà da parte di Berlusconi. A dare la stura al disagio dei centristi, che si considerano gli eredi diretti dell'esperienza democristiana, è Bruno Tabacci, in un'intervista a Repubblica. «Non so esattamente a che cosa si riferisca il presidente del Consiglio quando tira in ballo la Dc, e parla di abuso di ufficio e di amnistie», dice Tabacci che sottolinea: «La Democrazia cristiana i conti con la propria storia li ha già pagati, abbondantemente. Come dimostra anche tutta la vicenda del nostro tesoriere di quegli anni». Anche più netto è Cesa, che replica con parole dure alle considerazioni del premier. «Una cosa è che Berlusconi attacchi Prodi per le cose che ha fatto, altra è attaccare la Dc: noi dell'Udc non abbiamo mai permesso che la storia della Dc venga macchiata d'infamia. Non lo abbiamo mai permesso ai comunisti come non permettiamo di farlo ora a Berlusconi» . La Dc, sostiene Cesa, «ha garantito 50 anni di pace, democrazia, sviluppo economico, portando l' Italia a essere la quinta potenza mondiale, aiutando le fasce medie e deboli della popolazione e ha avuto meriti storici che nessuno può liquidare, nemmeno Berlusconi». Il ministro ai Beni culturali Rocco Buttiglione difende anche l'esperienza delle partecipazioni statali. «Sono state un elemento fondamentale per lo sviluppo economico del paese. Un sistema smantellato frettolosamente in favore delle molte privatizzazioni», da cui è nato «un potere malsano» che «ha creato corruzione ed i presupposti per la fine della prima Repubblica». Forza Italia fa quadrato intorno al premier. «Questo accenno di polemica è del tutto privo di fondamento, la questione sollevata riguarda le responsabilità di Prodi e non la storia delle Dc », taglia corto Sandro Bondi, coordinatore degli azzurri. Della Dc, spiega il coordinatore azzurro, «Berlusconi ha sempre difeso la dignità e i meriti storici e di governo». Più polemico il ministro per gli Affari regionali Enrico La Loggia. «Non credo che l'Udc possa arrogarsi il diritto di definirsi l'erede unico della tradizione politica democristiana all'interno della Cdl», dice il ministro che aggiunge, «si tratta infatti di una tradizione fondata sui principi ed i valori propri del cattolicesimo liberale che sono quotidianamente difesi, sul piano politico, da Forza Italia ed in particolare da chi, come me e tanti altri, è entrato in questo partito soprattutto con questo obiettivo». E così anche Francesco Giro. «Siamo fra i primi a rispettare la storia e i valori della Democrazia cristiana, altrimenti non si spiegherebbe il largo consenso che Berlusconi riscuote dal 1994 fra gli ex elettori della DC ai quali Forza Italia deve oltre il 60% della sua consistenza elettorale». Anche dal centrosinistra protestano i 'discendentì dall'esperienza democristiana. Berlusconi «si vergogni», attacca Peirluigi Castagnetti. «Dopo il prezzo che la Dc ha pagato ne infanga ulteriormente il nome. Chiedo e mi attendo - conclude Castagnetti - che gli uomini che hanno militato nella Democrazia Cristiana e che ora sono con lui abbiamo un soprassalto di dignità e sappiano reagire». «Berlusconi è in contraddizione con se stesso - rincara Franco Monaco (Dl) - sia perchè si è sempre spacciato come erede dei partiti di governo della prima Repubblica mentre oggi li denigra, sia perchè finge di dimenticare che egli ha costruito fortune politiche proprio dallo spazio apertogli dal collasso di quei partiti».
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