Alla vigilia delle elezioni nei Territori, il premier prospetta il ritiro da una parte della Cisgiordania

DAL NOSTRO INVIATO
GERUSALEMME - Non specifica dove né quando, ma Ehud Olmert, primo ministro ad interim, conferma che Israele si ritirerà anche da parte della Cisgiordania, dopo aver abbandonato la Striscia di Gaza.
Conserverà le colonie principali, il controllo su zone strategiche per la sicurezza, i luoghi sacri a Israele e, soprattutto, Gerusalemme unita sotto il suo controllo. Ai palestinesi lascerà territorio quanto basta perché possano creare un loro Stato indipendente, purché rinuncino, beninteso, a guerreggiare con Israele e neutralizzino gli estremisti. In meno di mezz'ora di intervento alla Sesta conferenza di Herzliya, organizzata dal centro di studi strategici, Olmert delinea il suo programma nel primo discorso ufficiale da capo di governo, dopo il ricovero di Ariel Sharon in ospedale il 4 gennaio scorso.
Olmert anticipa così anche i suoi cavalli di battaglia elettorale, in vista delle consultazioni politiche del 28 marzo. Interrotto da un paio di scrosci di applausi, il vice di Sharon, candidato alla sua successione quale capolista del nuovo partito, Kadima, non rappresenta più soltanto la voce e la volontà del premier in coma, ma le intenzioni dello schieramento favorito dai pronostici: «L'assoluta priorità di Israele, ora, è di stabilire confini certi con i palestinesi per salvaguardare la maggioranza ebraica all'interno dello Stato» ha detto ieri sera.
Spiegando perché gli israeliani devono prepararsi a rinunciare ad altre porzioni di territorio: «Dobbiamo scegliere tra permettere agli ebrei di vivere ovunque nel territorio di Israele o in un Paese a sicura maggioranza ebraica. Non possiamo più permetterci di controllare aree a maggioranza palestinese». Per questo motivo, ha chiarito Olmert, il ritiro da Gaza è stata una svolta decisiva nella storia della nazione israeliana.
Riferendosi alla road map e alla sua intenzione di rianimare il piano di pace patrocinato dagli Stati Uniti e dall'Europa, Olmert ha assicurato che Israele appoggerà la creazione di uno Stato palestinese: «Uno Stato moderno, democratico e del tutto indipendente sarà possibile, però, solo se l'Autorità palestinese riuscirà a fermare gli attacchi terroristici». La domanda era nell'aria, dentro la sala della conferenza di Herzliya, pochi chilometri a Nord di Tel Aviv: e se domani, a scrutini terminati, dovesse essere sancita la vittoria di Hamas alle elezioni palestinesi? «Mi auguro - ha implicitamente risposto Olmert - che i palestinesi non scelgano ancora una volta gli estremisti che li hanno condotti di tragedia in tragedia a una vita piena di dolori».
Se i negoziati dovessero fallire, se Israele non dovesse trovare interlocutori nel governo che oggi sarà partorito dalle urne palestinesi, Olmert non esclude il ritorno a decisioni e iniziative unilaterali: «Preferiremmo un accordo, secondo i passi stabiliti dalla road map, ma, se i partecipanti non terranno fede ai loro impegni, garantiremo la sicurezza e gli interessi degli israeliani con ogni metodo».

Elisabetta Rosaspina

DAl corriere di oggi.

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