Ulisse Spinnato Vega
Roma, 26 gennaio 2006 - Un voto contro l'occupazione militare di Israele, ma soprattutto contro la corruzione e l'incapacità dell'Anp, a cominciare dal presidente Abu Mazen. Samir al Qaryouti è un giornalista palestinese esperto di politica internazionale ed è stato anche opinionista di al Jazira. Lui in qualche modo aveva previsto l'affermazione di Hamas nelle storiche elezioni in Palestina. Nessuno però si aspettava una vittoria come quella di cui si stanno profilando i contorni in queste ore: 77 seggi su 132 per il movimento integralista e una durissima sconfitta per al Fatah. A RomaOne.it Qaryouti porge una prima riflessione a caldo e come prima cosa annuncia: "Ho appena parlato con Ramallah, dicono che addirittura potremmo essere oltre gli 80 seggi per Hamas".
Tutti gli osservatori internazionali sono spiazzati dal dato che si va profilando.
"Le cifre sono impressionanti. Credo che nemmeno Hamas si aspettasse una cosa del genere. Ho parlato con tanta gente giù in Palestina: al massimo pensavano di ottenere una quarantina di seggi. Prevedevano di andare all'opposizione e di influenzare in modo deciso le scelte della dirigenza di al Fatah. Invece si profila un risultato eclatante".
Quindi?
"Hamas si è inguaiata, ora dovrà dimostrare di saper gestire il potere".
Cioè?
"Bisogna seguire la linea di Oslo, ma nessuno deve pensare di disarmarli o di combatterli a prescindere. Con loro si dovrà trattare. Ci saranno negoziati per la formazione del governo, si ascolteranno le proposte di tutti e vedremo i programmi. Aspettiamo anche di capire quanti seggi prendono i partiti di sinistra palestinesi come il Fronte popolare: anche se hanno già dichiarato di essere più vicini ad al Fatah. Con questa vittoria comunque Hamas non ha scelta, deve rientrare nell'alveo degli accordi di Oslo, altrimenti si suiciderebbe come Fatah".
Però il movimento fondato dallo sceicco Yassin ha dichiarato che continuerà a combattere Israele: non sembra la migliore premessa per un ammorbidimento.
"In arabo 'combattere' può anche essere inteso come contrastare politicamente. Da stamattina inizia tutta un'altra storia: non partiamo con pregiudiziali, vediamo come si comportano e cosa succede. Questo lo dico a tutto l'Occidente, Usa in testa".
Il governo di Abu Ala si è già dimesso e Hamas sembra cercare la sponda di al Fatah, che però dice di rifiutare ogni compromesso con quelli che considera dei terroristi.
"Al Fatah deve assumersi le responsabilità di questa sconfitta e di questa vittoria del movimento islamista. La leadership del partito e della stessa Autorità nazionale palestinese è stata incapace, corrotta, totalmente scollata dal Paese reale. Hanno fatto le presidenziali in tutta fretta per mantenere il potere sapendo che la società non condivideva la loro linea politica".
Colpevole anche il presidente?
"Abu Mazen è il primo responsabile. Si è mosso all'ombra di Arafat fino alla sua morte, poi ha sempre alzato bandiera bianca nei negoziati con gli israeliani. Fatah non aveva un programma, Hamas invece ha parlato in modo chiaro e concreto. Gli esponenti dell'Anp andavano in tv con vestiti costosi, in giacca e cravatta, trattavano ogni questione con la 'r' moscia, mentre quegli altri si sono presentati come gente normale, sobri, vicini alla sensibilità del popolo. Non a caso le liste di Hamas si chiamavano 'Cambiamento e riforme'. Questo è stato un voto di vendetta da parte di elettori come i profughi che non hanno nemmeno vent'anni e che di certo non tollerano i figli ricchi e viziati dei leader dell'Anp".
In molti pensano che questo risultato significhi uno o più passi indietro per il processo di pace. In Israele anche le "colombe" laburiste di Peretz hanno detto che non tratteranno con Hamas. Figuriamoci il governo.
"Loro possono dire quello che vogliono, c'è stata una decisione del popolo autonoma, libera e matura. Una grande lezione di democrazia a tutto il mondo arabo, sono state elezioni senza incidenti e senza pressioni indebite. I laburisti d'Israele hanno causato la metà dei guai del Medio Oriente e ora pensano di poter agire unilateralmente. Valla a capire questa presunta sinistra israeliana".
I timori però arrivano fin dentro l'Onu. Annan ha chiesto ad Hamas un'azione di pronto disarmo.
"Annan è sorprendente: ha sempre ignorato il problema palestinese ed è stato incapace con Sharon sulla questione della Road map. Ora non si deve impicciare: prima di parlare, applichi la legalità su Gerusalemme e applichi tutte le risoluzioni del Consiglio di sicurezza a partire dal 1947. Si preoccupi anche del muro di separazione razziale. Poi può parlare"
In Italia oltre al governo anche la sinistra ha espresso qualche apprensione, Prodi e Fassino in testa.
"La sinistra italiana è libera di prendere posizione. Fassino è un politico attento, io lo invito a guardare la società palestinese sempre più profondamente, con gli occhi della sinistra italiana. Non si possono scordare 35 anni di rapporti eccellenti tra noi e loro, non si può buttarli alle ortiche solo in ragione di queste elezioni".