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    WHY SO SERIOUS?
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    ASCOLI PICENO. CERTI UOMINI NON CERCANO QUALCOSA DI LOGICO, COME I SOLDI. NON SI POSSONO NE' COMPRARE NE' DOMINARE. NON CI SI RAGIONA E NON CI SI TRATTA. CERTI UOMINI VOGLIONO SOLO VEDER BRUCIARE IL MONDO.
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    Predefinito La Società Aperta e i suoi Nemici

    La società aperta e i suoi nemici. Sessanta anni dopo la liberazione, Auschwitz è diventato un evento politico internazionale.
    La storia di Aushwitz.
    Quando si parla di Auschwitz, si parla sempre dei numeri terrificanti, Mengele e la selezione, l’omicidio di massa clinico, le Camere a Gas, i treni, il famoso Arbeit Macht Frei sul cancello principale, la marcia della morte fino alla liberazione ecc.
    Sarebbe illuminante esporre quello che la narrativa su Auschwitz è qui per nascondere.

    A cosa serve la Narrativa di Auschwitz? Chi beneficia dal racconto di Auschwitz? E’ il risultato di una sofisticatissima propaganda orchestrata dagli ebrei?
    la risposta a queste domande è semplice, la devastante immagine di Auschwitz e del giudeocidio nazista è un argomento autosufficiente contro nazionalismo, razzismo e totalitarismo. Entro i limiti fissati dall'accettazione della narrativa dell’olocausto, ognuno di questi tre è visto come nemico dell’umanità. Ma si deve ammettere che non sono stati nazionalismo, razzismo, o totalitarismo che hanno ucciso così tanti esseri umani innocenti ad Auschwitz. Le ideologie non uccidono, sono sempre le persone ad uccidere, indipendentemente dalle loro ideologie.

    Pensatori e politici liberali occidentali stanno entusiasticamente raffigurando una visione infantile della nostra realtà sociale, presentandoci una semplicistica visione binaria. Da un lato troviamo la società aperta, dall’altro i suoi molti nemici. Seguendo questa visione del mondo, c’è una sola società aperta, ma molti nemici differenti; e ancora è importante dire che “società aperta” è un significante vuoto, in pratica significa poco, per non dire nulla. Come sembra, per poter diventare un membro dell’esclusivo club aperto, bisogna semplicemente unirsi alle guerre giuste. Il Presidente Bush, un uomo lontano dall’essere eloquente quando sono implicate le capacità verbali, è stato inaspettatamente chiaro nel presentare l’assioma occidentale post Auschwitz: o con noi o contro di noi.

    Essere con loro, essere cioè tra gli "aperti", significa credere che siano stati gli americani a liberare l’Europa, che siano stati loro a liberare Auschwitz, che siano stati loro a liberare gli ebrei, e che siano sempre loro che portano la nozione di democrazia negli angoli più remoti di questo ribollente pianeta. Essere con loro significa accettare il fatto che noi siamo la voce del mondo libero. Significa anche sapere di essere incondizionatamente liberi. E’ la base per una nuova forma di tautologia: sei libero anche se non lo sei. Essere con loro significa credere che il mondo stia muovendo verso una grande divisione, uno scontro di civiltà, nella quale tu sei un buon innocente essere Giudaicocristiano illuminato, e tutti gli altri sono oscuri esseri fondamentalmente o almeno potenzialmente malvagi. Essere con loro significa che non devi fare troppe domande riguardo la loro condotta immorale. Per esempio, non devi chiedere perché il bombardiere Harris e gli altri abbiano ucciso 850.000 civili tedeschi, mirando alle città tedesche piuttosto che alle infrastrutture industriali naziste.
    Essere un essere libero in una società aperta significa che non si devono mai porre domande riguardo Hiroshima. Nel caso fossi abbastanza stupido da sollevare la questione, dovresti essere abbastanza intelligente da accettare la menzogna ufficiale: era la miglior maniera per portare quell’orribile guerra alla conclusione. Essendo un essere libero non solleverai perplessità riguardo la moralità di aver lasciato 2.000.000 di morti civili in Vietnam. Essere con loro significa che non devi chiedere tutte queste stupide noiose cose perché Auschwitz è il massimo della malvagità. Auschwitz è il fondo della malvagità umana e non devi mai dimenticare che siano stati loro a porvi fine
    Mettiamo in chiaro le cose. Auschwitz era aldilà di ogni dubbio un posto orribile, ma sfortunatamente non era l’apice della malvagità, proprio perché il male non ha né limite né scale di misurazione. Ma, a voler essere storicamente accurati, non sono stati gli americani a liberare Auschwitz. Come sembra, è stato Stalin, l’altro malvagio. E’ stato Stalin che ha dato a così tanti ebrei, prigionieri di guerra, prigionieri politici, zingari e carcerati la possibilità di vedere la luce del giorno. Ma ancora, essendo un essere umano libero in una società aperta non devi davvero fare attenzione a questi dettagli storici minori.

    Auschwitz sembra essenziale nella nostra virtuosa percezione occidentale di noi stessa. Quando c’è richiesta di petrolio iracheno, il presidente americano equipara Saddam con Hitler. Dopo impareremo che il popolo iracheno deve essere liberato dalla sua “Auschwitz”. Conosciamo già le inevitabili conseguenze.
    Da quando Auschwitz è così cruciale per gli esecutori della politica americana, non sorprende che non lontano dalla residenza del presidente americano ci sia un grande Museo dell’Olocausto dedicato alla memoria del popolo ebraico e dei suoi eroici liberatori. Questo museo non parla della gente, e nemmeno dei crimini contro l’umanità, il suo scopo è il mantenimento dell’illusione della società aperta. Riguarda il mantenimento di una specifica narrativa. Riguarda come loro abbiamo ragione, e gli altri, chiunque essi siano, hanno categoricamente torto.

    Questo museo non è affatto sulla sofferenza ebraica. Presumo che ci siano delle notizie basilari che il museo non voglia condividere coi suoi visitatori: per esempio, non dirà alla folla di passaggio che il governo americano adottò una politica immigratoria fortemente restrittiva, che non fu mai modificata tra gli anni 1933-1944, per bloccare l’immigrazione ebraica.
    Eviterà di parlare del fatto che il governo americano respinse o ostacolò le offerte tedesche di aprire negoziati per rimuovere gli ebrei dai territori controllati dai nazisti. Più importante, nasconderà il fatto che alla forza aerea statunitense non era stato dato l’ordine di distruggere la macchina assassina nazista. Nemmeno le ferrovie per Auschwitz, né Auschwitz stessa, furono mai bombardate né dalla RAF né dall’American Air Force. Sembra che vi sia stata una vera negligenza omicida nelle decisioni americane in merito. Per esempio, il 20 agosto 1944, 127 fortezze volanti scortate da un centinaio di Mustang combattenti sganciarono con successo le loro bombe su una fabbrica a meno di cinque miglia da Auschwitz. Non un singolo aeroplano fu mandato ad attaccare il campo di morte.
    Queste storie non appariranno nel Museo Americano dell’Olocausto. Semplicemente stonano con l’immagine eroica e virtuosa che gli americani hanno di se stessi. La storia di Auschwitz è nei fatti la storia di una brutale negligenza angloamericana. La narrativa accettabile su Auschwitz è un mito che è qui per sostenere la pratica espansionistica americana. Auschwitz è il pilastro morale dell’ideologia americana.
    Il Museo dell’olocausto è là per dire agli americani cosa potrebbe accadere quando tutto andasse storto. Per quanto triste possa suonare, nell’America contemporanea tutto sta andando male, malgrado il museo. La ragione è semplice, quando all'interno della tua eredità culturale, l’immagine del male viene instillata come qualcosa che si riferisce sempre all'Altro, puoi benissimo diventare cieco al fatto che tu stesso sia già diventato malvagio. Come i loro fratelli israeliani, gli americani hanno dimenticato come guardare a se stessi.
    Nel caso dell’America, la narrativa dell’Olocausto serve alla filosofia espansionistica della destra. Per prevenire un’altro Auschwitz, gli americani mandano il loro esercito in Vietnam, Corea, Iraq. Sono sempre liberatori. Fino alla fine della guerra fredda, c’erano i comunisti contro cui combattere, un vero e concreto male; ma ora il male sta diventando sembre più astratto. Infatti, l’unica maniera per materializzare il vago nemico è paragonarla con Hitler.
    Il caso europeo è leggermente differente. Per quanto strano possa sembrare, in Europa è la sinistra parlamentare che sta guadagnando su Auschwitz. Finché Auschwitz è così profondamente intecciata col discorso quotidiano, la destra non può alzare la testa. La sinistra europea ufficiale è totalmente dipendente dalla narrativa sull’Olocausto e dalla storia di Auschwitz. Come sembra, Auschwitz è l’ultima barricata della sinistra contro la possibilità di una rinascita della destra. In Europa, ogni senso di aspirazione nazionale, o anche una preoccupazione demografica che possa suonare come xenofobica è immediatamente indicata come risveglio del nazismo. Con questa oppressiva visione del mondo, alle persone non è concesso esprimere affetto verso il proprio paese. Inoltre, essendo politicamente dipendente dall’immagine dell’ebreo vittima innocente, la sinistra europea ufficiale non può mai sostenere completamente la causa palestinese.

    Auschwitz è qui come simbolo di un’alleanza tra la sinistra parlamentare europea e la destra espansionista americana. Per entrambe, Auschwitz è un'icona della minaccia contro l’immagine della società aperta. Grazie a questo legame fatale, ogni genuina sinistra europea è destinata ad essere spinta ai margini. Ogni forma di sinistra genuina ispirata dalle aspirazioni rosse è destinata ad essere presentata come un punto di vista sovversivo ed estremista. Nel marzo del 1998, Robin Cook, allora ministro degli esteri britannico, fece una visita diplomatica in Israele. Mentre era lì, Cook rifiutò giustamente di visitare Yad Vashem, sostenendo che fosse più preoccupato del presente che del passato. Non passò molto tempo prima che Cook perdesse il suo lavoro. Il rifiuto di inchinarsi alla storia di Auschwitz costò a Cook il lavoro. Non furono gli ebrei che lo cacciarono dal Ministero degli esteri. Fu il Partito Laburista, un'istituzione parlamentare europea di sinistra.


    "Auschwitz è qui per mantenere il mito della società aperta; è qui per presentare l’illusione di un’identità occidentale liberata. Finché Auschwitz sarà qui, al centro dei nostri discorsi, saremo tutto tranne che liberi. C’è vita dopo Auschwitz e questa vita ci appartiene. Dovremmo farne qualcosa di meglio. Se c’è qualcosa che non dovremmo mai fare, è prendere le vite altrui in nome di Auschwitz."
    Noi siamo i padroni.
    Noi siamo gli schiavi.
    Siamo ovunque
    e da nessuna parte.
    Regniamo sui fiumi di porpora.

  2. #2
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    Predefinito

    L'OLOCAUSTO: UNA INDUSTRIA ECONOMICA.

    Parla Norman Finkelstein, l'accusatore della "grande industria dei figli
    della Shoah".

    MILANO - Jean-Paul Sartre scrisse che l'antisemita è in una gran brutta
    posizione: per vivere, ha bisogno delle stesse persone che vorrebbe
    distruggere. Col suo The Holocaust Industry (in Italia, uscirà per Rizzoli),
    Norman Finkelstein ci dimostra che è vero anche il contrario.
    Figlio di due sopravvissuti di Auschwitz, storico vicino agli ambienti della
    New Left (Noam Chomsky e compagnia), Finkelstein ha scioccato mezzo mondo in
    appena centocinquanta pagine. Scrivendo una radiografia impietosa di quella
    che lui definisce industria dell'Olocausto, cioè del giro d'affari e
    d'interessi che ha fatto del genocidio degli ebrei una specie di Disneyland
    ambulante.
    "In America, oggi ci sono più Holocaust Museum che Burger King. Tempo un
    paio di anni, e surclasseranno anche McDonald's", ci dice lui, la voce che
    vibra d'indignazione.

    -Professor Finkelstein, nel suo libro lei distingue: una cosa è l'olocausto
    nazista, un'altra L'Olocausto con le maiuscole...

    Esattamente. Chiamo olocausto nazista il fatto storico, la "soluzione
    finale", il genocidio degli ebrei compiuto dai tedeschi. L'Olocausto è
    invece la costruzione ideologica elaborata a partire da quell'evento
    storico.

    -Perchè non usa il termine Shoa?

    Shoa è un'espressione figlia di un certo sciovinismo etnico dell'èlites
    ebraica americana, nel tentativo consapevole di mistificare quanto accadde
    allora.ÝSa perchè hanno cominciato a parlare di Shoa? Perchè a certi
    esponenti della comunità ebraica non andava giù che altre culture si
    riferissero ai rispettivi genocidi parlando di "olocausto". Così, per
    differenziarsi dall'olocausto dei neri deportati in America, dall'olocausto
    degli armeni, dall'olocausto dei nativi americani, hanno rispolverato la
    parola Shoa.

    -Lei ha scritto che l'Olocausto, inteso come costruzione ideologica, si fonda
    su due dogmi. Uno è appunto quella che viene chiamata la sua unicità...

    Diciamo pretesa unicità. Ora, è evidente che ogni evento storico ha delle
    caratteristiche "uniche", come è "unica" la sua determinazione temporale.
    Per esempio, Hiroshima: sicuramente è un evento significativo, con
    caratteristiche importanti, segna l'inizio dell'era atomica. Ma non vuol
    dire che non si possano tracciare paragoni con altri episodi simili, con
    altre forme di genocidio. Anzi. Fare storia è proprio questo: cercare
    elementi di comunanza, paragonare, raffrontare, discutere. Se si evita di
    farlo, non è storia, è propaganda. E mi sembra che L'Olocausto sia proprio
    questo, propaganda, nel momento in cui se ne proclama l'unicità. Sicuramente
    l'olocausto nazista ha delle caratteristiche uniche - su tutte, l'idea
    dell'omicidio in catena di montaggio che ne è tipica - ma non è un evento
    "unico". E' stato un genocidio. Come purtroppo molti altri. Chi parla di
    "unicità" lo fa per ragioni non storiche, ma politiche.

    -Quali?

    Mettiamola così. Se si accetta che la sofferenza degli ebrei è "unica", ne
    consegue che gli ebrei hanno speciali diritti, che non devono sottostare
    agli "standard" morali che valgono per tutti gli altri.


    Elie Wiesel

    Questa posizione sarebbe rafforzata da quello che lei ha individuato come il
    secondo "dogma", entrando in polemica con Daniel Goldhagen, autore de I
    volonterosi carnefici di Hitler (Mondadori).
    Il libro di Goldhagen rispolvera l'idea di un eterno complotto dei "gentili"
    contro il popolo eletto. Tutti i gentili, lascia intendere Goldhagen,
    vorrebbero uccidere gli ebrei, Hitler non ha fatto altro che dare loro la
    possibilità di farlo.
    Ma non c'è nessuna evidenza storica che possa confermare le tesi di
    Goldhagen.

    -Nessuna?

    Nessuna. Certo che un libro del genere è risultato utilissimo, politicamente
    intende.

    -Mi scusi, ma a chi di preciso?

    In primo luogo allo Stato di Israele, per ovvi motivi. Credo sia sotto gli
    occhi di tutti che Israele si è macchiato di una serie di crimini,
    dall'aggressione all'occupazione militare alla tortura, prontamente
    condonati in nome dell'Olocausto. E poi al governo degli Stati Uniti. Che
    parla di "nuovo Olocausto" ogni qualvolta si picca di spedire i marines in
    giro per il mondo (in Kosovo piuttosto che in Kuwait), salvo dimenticarsene
    per esempio per quel che riguarda i genocidi di Timor Est e del Guatemala,
    in cui gli USA avevano pesanti responsabilità.

    -L'attuale esplosione di reminescenze dell'Olocausto viene solitamente
    spiegata così: prima la comunità ebraica aveva tentato invano di reprimere
    il ricordo, oggi intende consegnare memoria di quei tempi alle nuove
    generazioni. Lei scrive che è un teorema sballato. Ci spiega perchè?

    Da questo punto di vista, vale la pena fare riferimento al caso italiano:
    Primo Levi scrisse appena dopo la fine della guerra, e come lui tanti altri
    che resero testimonianze eccellenti delle violenze subite. Dunque è
    assolutamente falso che si tentò di "reprimere" il ricordo. La differenza
    fra allora ed oggi è invece l'opportunità "mediatica": fino al 1967, gli
    Stati Uniti non avevano interesse che si parlasse del genocidio degli ebrei,
    perchè erano indaffarati a rinsaldare l'alleanza con la Germania Ovest. La
    cui classe dirigente - a parte una mosca bianca come Adenauer - era formata
    da gente che era stata nazista fino a pochi anni prima.

    -Le si potrebbe obiettare che la Germania anche oggi è alleata del governo
    americano...

    Già, ma oggi gli Stati Uniti sono l'unica potenza in campo, non c'è più la
    guerra fredda e i riferimenti all'Olocausto servono sovente per mettere
    pressione sugli alleati. E' che l'èlites ebraica americana è sempre stata
    assai conformista rispetto al governo: così, come allora tacevano, dopo il
    1967 l'America ha deciso di dare il proprio appoggio allo Stato d'Israele ed
    è stata costruita pian piano questa "industria dell'Olocausto.

    -I numeri dei "sopravvissuti dell'Olocausto" oscillano continuamente. E ogni
    tanto spunta qualcuno che si definisce "sopravvissuto di seconda
    generazione", gente della sua età, figli di chi è scampato al disastro. Che
    ne pensa di questi "second generation survivor"?

    Che si dovrebbero vergognare. E non solo perchè l'etichetta stessa va contro
    la nostra religione. Mettiamola così: mio padre a 23 anni era a Auschwitz,
    io a quell'età studiavo a Princeton. Cosa mi rende un "sopravvissuto di
    seconda generazione"? Se fossi andato da mia madre a dirglielo, mi sarei
    beccato un bello schiaffo e me lo sarei ampiamente meritato. Il punto è che
    si cerca di mungere il più possibile la mucca dello sterminio, solo questo.
    E' la stessa ragione per cui lievitano i numeri dei "sopravvissuti": per
    spillare soldi ai Paesi europei, in primis la Svizzera. A questo proposito,
    mia madre diceva sempre qualcosa del genere. Norman, ma se ci sono in giro
    tutti questi sopravvissuti, Hitler chi ha ucciso?.

    -Lei è arrivato a scrivere che chi alimenta questa memoria fittizzia è peggio
    di chi nega le sofferenze patite dagli ebrei. Cosa intende?

    Visto che L'Olocausto, come ogni costruzione ideologia non accetta di essere
    criticata razionalmente (pena la scomunica dei suoi santoni), e visto che
    chi non s'adegua viene tacciato di "negazionismo" e "antisemitismo"... bene,
    io credo che questa mistificazione della realtà storica porterà a
    conseguenze peggiori degli scritti dei negazionisti. Sì, perchè a un dato
    punto il resto del mondo si accorgerà della frode imbastita da parte della
    comunità ebraica - e penserà che sia una frode anche il resto, cioè lo
    sterminio che purtroppo è accaduto davvero. Saranno i vari "Holocaust
    museum", le pellicole alla "Schindler's list", l'industria dell'Olocausto
    insomma a provocare la nascita di un nuovo antisemitismo.

    -Che è quello che vorrebbero combattere. Perchè ha attaccato così
    vigorosamente Elie Wiesel?

    E' semplice: Wiesel è l'incarnazione dell'Olocausto con la "o" maiuscola, è
    un sottoprodotto di questa costruzione ideologica. E' lui quello che declama
    continuamente che i gentili odierebbero noi ebrei mossi da chissà quale
    mistica "invidia". Ovviamente è solo un burattino...

    -E i fili chi li muove?

    Gli stessi che hanno aperto un faraonico "Holocaust museum" nel centro di
    Washington. Ecco, mi piacerebbe che nel centro di Berlino aprisse i battenti
    un museo dedicato al genocidio dei nativi americani. Magari così,
    dimenticandoci il dogma dell'unicità, potremmo ricominciare a fare storia. E
    riflettere sui crimini di cui si sono macchiati i governi di tutto il mondo,
    non solo quello di Hitler.
    Noi siamo i padroni.
    Noi siamo gli schiavi.
    Siamo ovunque
    e da nessuna parte.
    Regniamo sui fiumi di porpora.

 

 

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