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GIORNATA MEMORIA: FINI, CI FU IL SILENZIO DI TROPPI
ROMA - Con un parallelo tra l'eroismo di Giorgio Perlasca, "forse il più famoso tra i giusti italiani", e quello di Fabrizio Quattrocchi, ucciso in Iraq, il ministro degli Esteri Gianfranco Fini ha commemorato la Giornata della memoria presentando 'I Giusti d'Italia', il libro edito della Mondadori dedicato ai circa 400 italiani che il Memoriale dell'Olocausto di Gerusalemme, lo Yad Vashem, ha riconosciuto come salvatori degli ebrei durante lo sterminio. Un parallelo, ha detto Fini - di fronte ad una platea composta dai vertici delle istituzioni ebraiche nazionali e romane (da Amos Luzzatto a Leone Paserman al rabbino capo Riccardo Di Segni) ma anche dal sottosegretario Gianni Letta, da Giorgio Napolitano, da Giuliano Amato, dal portavoce di An Andrea Ronchi, e dal ministro Giorgio La Malfa - che indica quanto sia sottile "la line di confine tra eroismo e viltà".
"Si può vivere nell'ordinarietà, senza ambizioni, e poi - ha spiegato Fini ricordando il coraggio di quelli che accorsero in aiuto degli ebrei e l'orgoglio di Quattrocchi - trovarsi costretti all'improvviso a scelte fondamentali che mettono alla prova la tenuta dei propri ideali e la coerenza dei propri comportamenti".
Ma il vicepremier e presidente di An - lui, che è andato in visita a Yad Vashem - ha ammonito anche sul fatto che "la celebrazione del valore inestimabile" delle azioni dei Giusti non può e non deve valere da "auto-assoluzione collettiva" sulle colpe del passato. Una presa di posizione che Fini ha fatto seguire al richiamo, avanzato in apertura del suo discorso, a quanto sostenuto dal presidente dell'Unione delle COmunità ebraiche italiane Amos Luzzatto sul rischio che il passare degli anni introduca una sorta di "rituale stanco e privo di contenutì" nella celebrazione della Giornata della Memoria. Per questo Fini ha tenuto a ribadire l'importanza di un'occasione come quella della presentazione del libro sui Giusti italiani al quale hanno contribuito l'ambasciata e l'Istituto italiano di cultura in Israele, diretto da Simonetta Della Seta.
"Ricordiamo - ha aggiunto il ministro - che i meriti, come le colpe, sono individuali. Il valore dei pochi non condona la colpevole passività dei molti che con il loro silenzio assecondarono l'empio disegno persecutorio". "Però - ha subito aggiunto - rimane di straordinaria importanza la circostanza che anche in quelle ore cupe la fiammella dell'umanità non si fosse estinta del tutto". Esempio esaltato anche dal presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, che nel messaggio pubblicato sul libro ha scritto: "Ai Giusti dobbiamo gratitudine come uomini e la nostra riconoscenza come italiani; per aver mantenuto alta la dignità del nostro popolo, per aver espresso con tanta forza i valori di giustizia e fraternità sui quali si fonda la nostra repubblica".
Le storie di questi Giusti sono state ripercorse sia da Liliana Picciotto, del Centro di documentazione ebraica contemporanea di Milano - che ha curato il libro - sia da Andrea Riccardi, presidente della Comunità di Sant'Egidio e storico, sia da Nathan Ben Horin membro della Commissione per I giusti dello Yad Vashem. E Arrigo Levi, dopo aver ricordato le "sue" peregrinazioni a causa delle leggi razziali ha messo in risalto che il dovere della Memoria non va solo a chi è morto ma anche a chi fatto sì che altri si salvassero. Così come ha detto di condividere in pieno il richiamo del ministro Fini sul fatto che l'elogio dei Giusti non è certo una "assoluzione generale". Perché - ha detto Riccardi - se ci sono state le vittime, i carnefici, è anche vero che la maggior parte delle persone si é limitata ad assistere "inerte" alle persecuzioni e alle deportazioni. Liliana Picciotto ha fornito il quadro storico: nel 1943 all'avvio della Shoa c'erano 43 milioni di italiani e 32.000 ebrei circa. Di questi 8.000 sono stati arrestati da "tedeschi e italiani" e 24.000 si sono salvati.
"Questa Italia sommersa - ha detto - non si sarebbe potuta salvare senza il soccorso dell'altra Italia, quella emersa. Una Resistenza civile che è avvenuta in tutta Europa così come nel nostro paese. A cominciare dal clero cattolico che rivolse la sua carità cristiana non in maniera specifica solo verso gli ebrei, ma in modo particolare". "Un fenomeno più vasto e diffuso" che, ha ricordato Fini, é "la tessera di un mosaico di umanità esemplare ed ammirevole che reca un contributo importante alla storia italiana, proiettando un raggio di luce su pagine altrimenti fra le più buie". (www.ansa.it)