Originariamente Scritto da
blob21
CHE STRANO ,APRITE UN THREAD SU BASSOLINO CHE NON E' INDAGATO PER NULLA,MA SU QUESTA GENTE NON AVETE NULLA DA DIRE :
Cuffaro & co., indagati per mafia a caccia di poltrone
Dopo l’appello del procuratore Grasso a candidature «limpide», il governatore si prepara per le politiche
Da Dell’Utri alla schiera dei «colleghi» dell’Udc: le relazioni pericolose della destra con Cosa Nostra
30 Gennaio 2006
di Marzio Tristano / Palermo
MENTRE DA CORLEONE il deputato Ds Giuseppe Lumia rilancia la proposta del codice etico, griglia di moralità capace di filtrare le candidature, escludendo quelle già segnate da indagini o condanne giudiziarie, da Cefalù, sede dell'assemblea dei giovani di
Forza Italia, il coordinatore regionale Alfano prova a prendere le distanza dagli alleati dell'Udc, diventati, per il numero esagerato di inquisiti, fortemente imbarazzanti: «Noi abbiamo un'identità differente dall’Udc, non solo non siamo mafiosi, ma siamo antimafiosi». Tesi, per la verità, sostenuta fino a ieri anche da Totò Cuffaro (Udc) al centro, in queste ore di nuovi «boatos»: lo si dà «in partenza» per Roma, il 9 aprile, candidato in Sicilia nei due collegi dietro il capolista Casini. Forse è anche al governatore - imputato per favoreggiamento aggravato alla mafia e rinviato a giudizio per rivelazione di segreto d’ufficio: secondo i magistrati è una delle «talpe» che confidarono alle cosche l’esito delle indagini sul clan di Brancaccio - che si è riferito ieri il procuratore Grasso: «La scelta di candidare chi è sotto inchiesta per mafia può significare lanciare un messaggio gradito alla mafia». Un appello che avrà fatto fischiare le orecchie dei numerosi parlamentari che siedono all'assemblea regionale siciliana oppure in Parlamento e credono nella propria ricandidatura. Eccone alcuni:
Marcello Dell'Utri: senatore di Forza Italia. Condannato a Torino per false fatture e frode fiscale continuata a 2 anni e 3 mesi di carcere con sentenza passata in giudicato, è stato condannato a nove anni a Palermo per associazione mafiosa. Alle scorse elezioni ha detto: «Mi candido per legittima difesa».
Giuseppe Drago: deputato dell'Udc, sottosegretario agli Esteri. Ex presidente della Regione Sicilia è stato condannato per peculato dal Tribunale di Palermo alla pena di tre anni e tre mesi di reclusione, per essersi appropriato dei fondi riservati della Regione Siciliana. È stato condannato anche dalla Corte dei Conti, Sezione giurisdizionale per la Sicilia, a restituire alla Regione Siciliana 123.123 euro. Un funzionario regionale lo vide (e testimoniò al giudice) uscire dal portone di palazzo d'Orleans mettendo parte di quel denaro in tasca.
Gaspare Giudice: deputato di Forza Italia. Espressione politica, secondo l'accusa, di Provenzano, è sotto processo per associazione mafiosa accusato da numerosi pentiti. L'ultimo è Francesco Campanella, secondo cui Giudice è stato eletto con i voti delle cosche. La procura chiese il suo arresto ma la Camera dei deputati il 16 luglio 1998 bocciò (303 voti a 210, con 13 astenuti) la richiesta. Impedendo inoltre (287 voti a 239, con 3 astenuti) l'utilizzo processuale dei tabulati Telecom, quelli da cui, secondo l'accusa, erano documentati i rapporti e la dipendenza di Giudice dagli uomini delle cosche, i deputati sottrassero al giudice elementi di prova.
Giuseppe Firrarello: senatore di Forza Italia. Ex democristiano, andreottiano, dell'area catanese, è accusato di concorso in associazione mafiosa e di avere percepito tangenti per l'appalto dell'ospedale Garibaldi del capoluogo etneo. Nel 1999 la procura chiese anche di poterlo arrestare, ma il Senato negò l'autorizzazione a procedere. Per il boss Enzo Mangion, intercettato da una microspia del Ros, Firrarello era un «cavallo vincente». In una videocassetta è ancora possibile vedere e sentire il mafioso Enrico Incognito urlare: «Firrarello, anche tu mi hai abbandonato».
Vincenzo Lo Giudice: deputato regionale, Udc. Arrestato per concorso in associazione mafiosa, ora scarcerato. Soprannominato «mangialasagna», organizzò una delle sue campagne elettorali sulle note del «padrino».
David Costa: deputato regionale, Udc. Arrestato per concorso in associazione mafiosa, secondo l'accusa con i boss andava in ferie, giocava a poker, accettava raccomandazioni, favoriva assunzioni e sponsorizzava cancellazioni di debiti presso le banche. Onofrio Fratello: deputato regionale, Udc. Indagato per concorso esterno in associazione mafiosa. Avrebbe chiesto voti ai boss in cambio di favori e posti di lavoro per i vertici della cosca.