Lettera del Quirinale alla Commissione parlamentare di Vigilanza
"Aumenare i controlli senza attendere scioglimento delle camere"
Ciampi: "Rai, par condicio subito"
Il premier: "Rispetteremo la legge"

Soddisfatto il presidente Gentiloni: "Giusto stop all'arrembaggio"
Plaude anche il ministro Calderoli: "La Lega la più penalizzata"

ROMA - La Rai deve garantire fin da ora una vera par condicio in tutte le trasmissioni radiotelevisive, senza attendere la data di scioglimento delle Camere. Lo sostiene il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi in una lettera indirizzata al presidente della Commissione parlamentare di vigilanza, Paolo Gentiloni. Un invito che il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi non sembra intenzionato ad accogliere: "Cosa devo dire: sulla par condicio rispetteremo la legge. Quello che dice la legge quello sarà".

Nella missiva, che porta la data di ieri, il capo dello Stato si dichiara soddisfatto dell'impegno della commissione parlamentare di Vigilanza di intensificare i controlli ad essa affidati "con particolare riferimento alla campagna elettorale".

"E' infatti compito precipuo della Commissione - scrive ancora Ciampi - quello di garantire la concreta applicazione, da parte delle Rai, in ogni momento, indipendentemente dalla data di scioglimento delle Camere, e in tutte le trasmissioni radiotelevisive, del principio di equità e di sostanziale parità di accesso a tutte le forze politiche, nonché quello di assicurare il puntuale e scrupoloso rispetto delle norme che regolano la campagna elettorale".

Alla lettera del Quirinale il presidente della Commissione Paolo Gentiloni ha risposto con una nota stampa. "Le parole del presidente della Repubblica - afferma il parlamentare della Margherita - sono un grande incoraggiamento per l'attività della Commissione di Vigilanza. Faremo ogni sforzo per ottenere dalla Rai il rispetto della parità di condizioni non solo nella imminente campagna elettorale ma anche nei giorni che ci separano dallo scioglimento delle Camere e che non possono tradursi in un arrembaggio agli spazi televisivi del servizio pubblico".

Soddisfazione e allo stesso tempo amarezza per le parole di Ciampi è stata espressa dal segretario dei Ds Piero Fassino. "Se il capo dello Stato, che è uomo equilibrato, avvertito e prudente - ha osservato il leader della Quercia - ha ritenuto, nel giro di poche settimane, per ben due volte, di dover richiamare la necessità che l'informazione sia imparziale e che offra le stesse possibilità a tutti, vuol dire che il problema c'è e che siamo di fronte a una vera emergenza".

Ma apprezzamenti all'intervento del Quirinale sono arrivati anche dalla maggioranza. "Per una volta - ha commentato il ministro delle Riforme Roberto Calderoli - sono totalmente d'accordo con Ciampi. Ha sacrosanta ragione". Il problema, ha fatto poi notare l'esponente della Lega, "non riguarda uno o l'altro polo quanto i rapporti all'interno di ogni singola coalizione". "Gli unici che si possono lamentare - ha aggiunto Calderoli - siamo noi della Lega".

Ciampi aveva avuto già modo di esprimere le sue valutazioni sull'informazione televisiva nel corso di un incontro avuto al Quirinale con Gentiloni e gli altri componenti della Commissione parlamentare il 18 gennaio. In quell'occasione del capo dello Stato aveva sottolineato l'esigenza di "calibrare il regolamento per assicurare una parità effettiva nella prossima campagna elettorale". Alla Commissione Ciampi aveva raccomandato "una vigilanza attiva" e il compito di far rispettare la parità in modo sostanziale, al di là delle norme scritte, e in tutte le trasmissioni, anche in quelle di intrattenimento.

A rigor di legge, gli obblighi previsti dalla par condicio scatterebbero invece solo a partire dallo scioglimento delle camere che, al termine dell'incontro di giovedì scorso tra Ciampi e il presidente del consiglio Silvio Berlusconi, è stato fissato per l'11 febbraio in vista delle elezioni politiche del 9 e 10 aprile.

(28 gennaio 2006)
da www.repubblica.it



Quanto scommettete che l'attuazione di una par condicio "de facto" già da oggi (data inizialmente prevista per lo scioglimento delle Camere) era negli accordi tra Quirinale e Palazzo Chigi per ritardare il decreto di dieci giorni?