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  1. #11
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    Citazione Originariamente Scritto da Skepto
    Interessante ma...
    Prima di proseguire, mi sembra utile un ripasso della "materia":

    Coop: fatti non fantasmi
    di Nicola Cacace
    21.01.2006

    Molti esponenti politici e industriali parlano di coop e finanza, laica, rossa e cattolica con una dose eccessiva di disinformazione. La destra politica fa di più e di peggio, puntando a criminalizzare l’intero movimento cooperativo (15mila imprese, sette milioni di soci, un milione di occupati e il 7% del Pil). Questo articolo non entra nelle polemiche, se sia giusto “fare il tifo” per italiani o spagnoli, rossi o bianchi - secondo me è giusto fare il tifo senza invadere il campo -, ha il solo fine didattico di fornire una base informativa su cooperazione e finanza che potrebbe aiutare tutti, rossi, bianchi e gialli a dibattere sulle cose lasciando Berlusconi a inseguire fantasmi.

    Ruolo economico-sociale della cooperazione
    I meriti della cooperazione sono evidenziati anzitutto dalla sua crescita poderosa, in controtendenza col resto dell’economia, crescita che dura dal dopoguerra e che quasi nessuno ricorda. Ancora nel 2005, anno di stagnazione per il paese, la cooperazione è cresciuta del 4% per la produzione e del 2% per l’occupazione.
    Nel decennio ‘91-2001, secondo i Censimenti, l’occupazione delle imprese cooperative non solo è cresciuta sette volte più dell'occupazione nazionale, quanto è stato l’unico segmento d’impresa a contrastare il nanismo industriale. Mentre l’occupazione delle grandi imprese (più di 1000 addetti) si riduceva del 5% (da 2 milioni a 1,9 milioni), l’occupazione delle grandi imprese cooperative aumentava del 125%, da 67mila a 160mila. In alcuni settori come la grande distribuzione, le coop sono rimaste “gli ultimi giapponesi” a difendere l'italianità del settore mentre altri grandi industriali, Berlusconi (Euromercato), Agnelli (Rinascente), Benetton (Gs) hanno venduto a multinazionali estere. Secondo i più attenti analisti la crescita in controtendenza del movimento cooperativo è dovuto ai vincoli della mutualità che, imponendo la non divisibilità e il reinvestimento degli utili, realizza una condizione di intergenerazionalità e di sviluppo a lungo termine, il contrario del cortotermismo, Borsa, Stock Option e quant’altro, male che da qualche decennio affligge le grandi imprese di capitale.

    Principi base dalla cooperazione

    I valori base della cooperazione sono tre: democrazia, una testa un voto; indivisibilità del patrimonio sociale; bassa remunerazione del capitale. La mutualità che li comprende significa che il socio investe in un’impresa che considera un bene per se medesimo, per il territorio e per i suoi figli e il profitto è mezzo e non fine dell’impresa. Le coop sono “non profit” non nel senso che non possono fare profitti, come erroneamente si crede, ma nel senso che i profitti non portano vantaggi monetari ai soci, come nelle altre imprese, bensì vantaggi non monetari come lavoro, merci e servizi a prezzi inferiori, opportunità per il territorio e le generazioni future. I costi della mutualità non sono da poco: si pensi solo all’impossibilità di delocalizzazione, pratica molto diffusa oggi, e alla condizione del socio responsabile delle perdite che non gode dei “capital gain”. Questi costi sono compensati da una legislazione agevolativa riconosciuta dall’art.45 della Costituzione, che, dopo l’ultima legge del 2003, si riducono a poca cosa. Le coop “a prevalenza mutualistica” pagano un’aliquota del 10% sugli utili (non distribuiti e indivisibili tra i soci), le coop “a mutualità non prevalente” pagano un’aliquota del 20% (su utili indivisibili) mentre le società di capitale pagano un’aliquota del 33%. Come non bastasse, le coop a prevalenza mutualistica sono soggette a vincoli che nessuna società di capitale accetterebbe mai: più di metà del lavoro o più di metà dei conferimenti o più di metà delle vendite a favore dei soci. Quanti capitalisti sono disponibili a mettere capitale a queste condizioni? E in caso di cessazione regalare tutti gli “asset” allo Stato?

    Cooperative e società di capitale da esse possedute

    Talvolta si contesta il diritto delle coop di costituire od acquistare società per azioni. Intanto nella polemica su Unipol nessuno ricorda che questa società, così come Granarolo e tutte le altre SpA possedute da cooperative, pagano le tasse come tutte le imprese di capitale. Le SpA possedute da coop si sono diffuse nel dopoguerra in tutta Europa sotto la spinta della globalizzazione e della finanziarizzazione. La scelta, coraggiosa e rischiosa delle coop è stata necessitata dalla volontà di contribuire allo sviluppo sostenibile dell'economia moderna nelle uniche forme possibili, la SpA. Il Credit Agricole di proprietà di 2500 casse cooperative locali con 5,7 milioni di soci, è andata in Borsa solo alla fine del 2001 e da allora è la prima banca francese (così come Rabobank, di proprietà delle coop, è la prima banca olandese), è anche azionista di riferimento dell’italiana Banca Intesa e di recente ha acquistato Nextra. Chi parla del pericolo della finanza cooperativa, rossa o bianca, non sa o finge di non sapere che l’Italia è il Paese europeo dove la finanza cooperativa pesa meno - l’8% del mercato bancario contro il 17% in Europa - e che le 438 banche di credito cooperativo associate in Federasse, coordinate dalla SpA Holding Iccrea sono affiliate alla Lega bianca, Confcooperative e sono nettamente prevalenti sulla “finanza rossa”: 3500 sportelli della cosiddetta finanza cooperativa bianca, (cinque volte la Bnl) e 26mila occupati, contro i poco più di 200 sportelli delle banche delle Lega delle cooperative. Infine chi obietta che le società legate alle coop non sono contendibili dovrebbe sapere che esse non sono sole. Il capitalismo italiano, basato su scatole cinesi e patti di sindacato prevalenti, fa sì che solo 40 imprese su 240 quotate in Borsa sono contendibili.

    Non esistono settori vietati alle coop

    Un chiaro punto di dissenso, questa volta con i vertici di Confindustria, Montezemolo e Pininfarina, verte sul divieto di salto settoriale, «chi nasce nei supermercati deve morire nei supermercati» secondo questa tesi alquanto bizzarra. Non capisco perché, in era di globalizzazione e grande mobilità dei mercati, si vorrebbe imporre alle SpA di proprietà delle coop un simile vincolo antistorico. La finlandese Nokia non sarebbe diventata leader mondiale delle telecomunicazioni se avesse continuato a fare stivali da pescatore! Se le SpA di proprietà cooperativa devono competere sul mercato aperto pagando le tasse come le altre, per di più sottoponendosi a vincoli di “responsabilità sociale” ad esse propri, non si capisce perché Unipol, Granarolo o Cmc di Ravenna (coop di costruzione con maggiore presenza all’estero), dovrebbero giocare con regole diverse da Pirelli, Benetton e Fiat, che come noto non traggono più i maggiori utili da pneumatici, maglie ed auto, ma da bollette e pedaggi.

    Allora tutto va bene nel mondo delle coop?
    No!

    L’affare Unipol Bnl, al di là delle indagini delle autorità in corso su imprese e singoli che devono continuare senza guardare in faccia a nessuno, indicano che al movimento cooperativo, soprattutto alle imprese maggiori, si deve chiedere di migliorare “di molto” i sistemi di “corporate governance” e ridurre “di molto” le opacità di certe scelte strategiche. Oltre a migliorare i sistemi di comunicazione delle imprese e delle centrali confederali con l’opinione pubblica più ampia, vanno respinte con forza le accuse strumentali e difesi con coraggio, orgoglio e dati i successi del movimento. Quanti sanno che le coop sono state le prime in Italia a vendere latte per neonati e alimenti per malati di celiachia, prima monopolio delle farmacie, a prezzi ridotti più della metà? Quanti sanno che il primo e unico supermercato progettato per i bisogni dei disabili è delle Coop (Gavorrano in Toscana), con percorsi in Braille, carrelli ergonomici, bilance più basse, dispositivi salta-coda e quant’altro? Quanti sanno che il primo e per ora unico supermercato a vendere benzina, con sconti del 10% è delle Coop? Quanti sanno che «oggi, l’unica speranza per giovani e immigrati di avviare un’azienda è quella offerta dalle Coop» (presidente Unioncamere Lombardia su Corriere della Sera del 7/11/2005)?

  2. #12
    Hanno assassinato Calipari
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    Le coop ringraziano per la pubblicità, ora sanno tutti che sono un ottimo investimento

  3. #13
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    Citazione Originariamente Scritto da yurj
    Le coop ringraziano per la pubblicità, ora sanno tutti che sono un ottimo investimento
    Anche per i sottoscrittori delle azioni Fininvest ...

  4. #14
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    Citazione Originariamente Scritto da Skepto
    Mi è capitato oggi di andare a fare spesa e vedere alla coop locale un banchetto in cui si raccoglievano le firme per un progetto di legge d'iniziativa popolare volto a liberalizzare il commercio dei farmaci che non necessitano di ricetta.
    Alla fine della spesa, mi sono avvicinato per firmare ma mi hanno detto di avere già raccolto le firme sufficienti.

    Ora mi chiedo: com'è che in questo paese devono essere i rossi a battersi per le liberalizzazioni più semplici? Ovvero: che fine hanno fatto i liberali/isti, se li è mangiati tutti il Berlusca?

    (e sì, il titolo è ambiguo apposta...)
    La grande distribuzione, rossa, nera o a pallini, ha avuto un notevole calo di vendite (non solo i negozi!) e adesso vorrebbero vendere tutto, farmaci, benzina, etc.

  5. #15
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    Citazione Originariamente Scritto da nin.kin
    La grande distribuzione, rossa, nera o a pallini, ha avuto un notevole calo di vendite (non solo i negozi!) e adesso vorrebbero vendere tutto, farmaci, benzina, etc.

    La benzina ce l'hanno già ...

  6. #16
    Silvioleo
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    Citazione Originariamente Scritto da Skepto
    Mi è capitato oggi di andare a fare spesa e vedere alla coop locale un banchetto in cui si raccoglievano le firme per un progetto di legge d'iniziativa popolare volto a liberalizzare il commercio dei farmaci che non necessitano di ricetta.
    Alla fine della spesa, mi sono avvicinato per firmare ma mi hanno detto di avere già raccolto le firme sufficienti.

    Ora mi chiedo: com'è che in questo paese devono essere i rossi a battersi per le liberalizzazioni più semplici? Ovvero: che fine hanno fatto i liberali/isti, se li è mangiati tutti il Berlusca?

    (e sì, il titolo è ambiguo apposta...)
    i liberali da mesi picchiano sul tasto,vedi istituto bruno leoni.

  7. #17
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    Citazione Originariamente Scritto da Silvioleo
    i liberali da mesi picchiano sul tasto,vedi istituto bruno leoni.
    Beh, oltre la grande distribuzione anche Big Pharma è interessata, pensano che venderebbero di più. Il che è una delle ragioni per cui i medici sono contrari.

 

 
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