dal quotidiano LIBERO di oggi
" Inutili i richiami, le toghe non mollano la politica
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di ARMANDO PLEBE
Ieri i quotidiani conformisti hanno riportato la dichiarazione di Virgilio Rognoni, vicepresidente del Csm, come se costituisse un importante freno alla politicizzazione della magistratura che, come pochi osano ancora negare, èunadelle peggiori piaghe della vita pubblica italiana. Rognoni cioè ha dichiarato che se un giudice si candida a parlamentare, sia che riesca sia che non riesca, non dovrebbe più tornare in magistratura. Come è noto si tratta di un'ultima conseguenza dello scandalo suscitato dalla candidatura di Gerardo D'Ambrosio, l'exprocuratore che a Milano ha diretto quella poco encomiabile operazione che va sotto il nome di Mani pulite. Si tratta di una concessione alla regola aurea, che in altri Paesi è indiscutibile, per cui la magistratura dovrebbe astenersi dall'intervenire nella vita politica. Ma è una concessione insufficiente. Anzitutto per frenare le interferenze politiche della magistratura non è sufficiente mettere un limite alle possibili candidature dei magistrati alle elezioni politiche. Vi sono infatti altri modi in cui un giudice politicizzato può intervenire pesantemente nella vita politica. Una delle toghe più rosse d'Italia, il procuratore veneziano Felice Casson, si candidò, per fortuna inutilmente, adiventare sindaco di Venezia, e tuttora si ripresenta questa volta per le elezioni politiche. Ma non si tratta soltanto del fatto formale che un giudice si presenti candidato politico. Certo è un fatto grave e dovrebbe essere inammissibile, perché dimostra che la sua mente non era imparziale anche prima della candidatura. Però un giudice può interferire anche pesantemente nella vita politica pur astenendosi dal presentarsi come candidato. Difatti del quartetto dei terribili giudici milanesi di Mani pulite, soltanto due, Di Pietro e D'Ambrosio, hanno poi intrapreso la carriera politica, ma non è che gli altri due, Colombo e Davigo, siano stati meno virulenti di loro. E, anche se sopraggiunta in un secondo tempo, non è che la Boccassini abbia tenuto un comportamento più casto quanto ad aggressività politica. Si pensi che in una nazione più civile della nostra quale è l'Inghilterra, è fatto addirittura divieto alla stampa di commentare le vicende dei processi in corso per non influenzare l'obiettività dei giudici. Perciò il richiamo di Rognoni affinché le toghe che hanno tentato di diventare onorevoli non tornino a esser toghe, è del tutto insufficiente, anzi quasi irrilevante ai fini di sanare la piaga della politicizzazione della magistratura che affligge l'Italia. Se una toga è rossa, e vuol far valere il proprio colore, non è che diventi sbiadita se rinunzia a fare il politico di professione. "
Saluti liberali