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    Predefinito 18 febbraio a Roma :Palestina libera!

    UN AZZARDO NECESSARIO

    La manifestazione nazionale in solidarietà con il popolo palestinese del prossimo 18 febbraio è probabilmente l'azzardo politico più difficoltoso degli ultimi anni. Ricordiamo sinteticamente i precedenti: nel dicembre 2000, a pochi mesi dall'inizio della seconda Intifada, si svolge a Roma una manifestazione nazionale unitaria e partecipata, che però si conclude fra furiose polemiche originate dalla contestazione dell'intervento di una pacifista israeliana, anche se l'obiettivo della contestazione si rivelò non essere tanto la pacifista israeliana, quanto le ambiguità nella convocazione dell'iniziativa. Tanto per dirne una, in molti si rifiutarono di indossare il badge "ufficiale" della manifestazione, caratterizzato da una bandiera palestinese incrociata con quella israeliana. Poi, per lunghissimi mesi, il silenzio, nonostante le drammatiche notizie che arrivavano quotidianamente dalla Palestina occupata e martoriata.
    Nel settembre 2001 si costituisce il Forum Palestina, che raccoglie compagne e compagni determinati a riportare la questione palestinese nell'agenda dei movimenti, nonostante appaia subito evidente che in molti farebbero volentieri a meno della "seccatura" palestinese, elemento che non consente ambiguità o scelte di campo equivoche, come invece si apprestano a fare, anzi già fanno anche componenti sostanziose del "movimento dei movimenti". Il 9 marzo del 2002, rispondendo all'appello del Forum Palestina, 150.000 persone scendono in piazza a Roma, nonostante il boicottaggio di tutta la "sinistra" ufficiale, compreso il gruppo dirigente del PRC raccolto intorno al Fausto Bertinotti che, nel pieno dei massacri di civili palestinesi, urla dalla tribuna del congresso del PRC un triplice e incongruo "Siamo tutti Ebrei". Poche settimane dopo, le piazze italiane si riempiranno nuovamente di gente solidale con i Palestinesi (solo a Roma, oltre 40.000 persone, nonostante la vergognosa diserzione di DS e CGIL).
    Negli anni successivi, il Forum Palestina e un vasto arco di associazioni e comitati di solidarietà organizzeranno altre tre manifestazioni nazionali (un'altra nel 2002, una nel 2003 e l'ultima nel 2004) e innumerevoli iniziative locali, sempre scontrandosi con l'ostilità dei gruppi dirigenti della "sinistra" ufficiale, fatta eccezione per il PdCI, per una parte dei Verdi e per le minoranze di sinistra del PRC, che continueranno a sostenere le mobilitazioni per la Palestina nonostante il sempre più manifesto schieramento filoisraeliano della maggioranza bertinottiana, che procede in parallelo all'avvicinamento ai Ds di Fassion ed alla Margherita in vista del futuro cambio di governo.
    Solo nel 2005 in Italia non vi sono state manifestazioni nazionali, mentre l'orientamento filosionista della "sinistra" italiana diventava sempre più esplicito, fino all'adesione alla fiaccolata promossa lo scorso 3 novembre da Giuliano Ferrara ed al rilancio su vasta scala dell'associazione "Sinistra per Israele", che vede in prima fila dirigenti diessini come lo stesso Segretario Fassion e il sindaco di Roma Walter Veltroni, che si ostina a tenere bloccata l'intitolazione di una strada della capitale allo scomparso Yasser Arafat,nonostante il parere favorevole espresso dalla competente commissione comunale. La decisione di promuovere una nuova mobilitazione nazionale nasce in questo contesto, decisamente sfavorevole.
    Rispetto agli anni precedenti, il quadro politico è mutato in peggio: se i DS sono passati da una finta equidistanza ad un esplicito schieramento filosionista, non è mutata l'ostilità bertinottiana ed anche il leader dei Verdi, Pecoraro Scanio, si è affrettato a partecipare alla manifestazione di Giuliano Ferrara ed a unire la sua voce al tentato linciaggio del sindaco di Marano (Napoli), reo di aver dedicato una strada del suo Comune a Yasser Arafat. Dal punto di vista mediatico, la situazione è ancora più nera: il cosiddetto "ritiro" dalla striscia di Gaza ha portato tutti a straparlare di "nuove opportunità per la pace" ed a chiudere gli occhi sull'accelerazione della colonizzazione della Cisgiordania e di Gerusalemme, oltre che sulla barbarie quotidiana dell'occupazione. Tuttavia, in questo quadro pieno di ombre si intravede anche qualche piccola luce, che rende l'azzardo del prossimo 18 febbraio, oltre che necessario, anche possibile.
    In primo luogo, anche in assenza di grandi mobilitazioni nazionali, il movimento di solidarietà con il popolo palestinese ha prodotto un'infinità di iniziative importanti, che sono andate dal boicottaggio delle complicità italiane con gli occupanti (emblematica, da questo punto di vista, l'occupazione dell'ACEA, l'azienda municipale romana che stava per mettere in atto una joint venture con gli Israeliani per lo sfruttamento delle acque sottratte ai Palestinesi), alle contestazioni contro rappresentanti israeliani che hanno visto protagonisti studenti e compagni a Torino, Firenze e Pisa, nonostante il linciaggio tentato nei loro confronti da destra e da "sinistra". Contemporaneamente, nonostante le durissime repressioni israeliane, non si è interrotto il flusso di volontari che si recano in Palestina per stare a fianco delle popolazioni e sostenerle nella quotidiana resistenza contro l'occupazione e il Muro dell'Apartheid, così come non si sono spenti i moltissimi interventi di solidarietà diretta, come le adozioni a distanza di bambini palestinesi o i progetti di sostegno economico. Per merito soprattutto del Comitato "Per non dimenticare Sabra e Chatila", animato dai giornalisti Stefano Chiarini e Maurizio Musolino, nemmeno la questione del diritto al ritorno dei profughi è stata lasciata cadere nel dimenticatoio. Infine, anche sul piano della "politika" l'uniformità è più apparente che reale: non solo esistono fondati motivi per ritenere che la base di riferimento dei DS sia tutt'altro che appiattita sul fanatismo sionista di Fassion, ma è evidente che lo sdilinquimento israeliano di Bertinotti non è affatto condiviso nemmeno da molti dei suoi fedelissimi e che lo scivolone di Pecoraro Scanio lo scorso 3 novembre e nei confronti del sindaco di Marano riguarda poco più che lui stesso... sbaglia, insomma, chi pensa che sul piano politico la solidarietà con i Palestinesi non vada oltre il PdCI e la minoranza del PRC che fa capo a Claudio Grassi.
    Anche in Italia, dunque, i Palestinesi sono meno soli di quel che appare, e il prossimo 18 febbraio potrebbe riservare qualche sorpresa a chi pensa di aver già liquidato la seccatura palestinese, cancellandola dall'agenda politica o relegandola a variabile dipendente e secondaria rispetto al sostegno della "democrazia" sionista. A questo bisogna aggiungere che la consapevolezza dei disastri provocati dalla politica ricolonizzatrice dell'Occidente in Medio Oriente si va diffondendo, al punto che anche Berlusconi si vede costretto a promettere il ritiro delle truppe italiane dall'Iraq; la prospettiva di un devastante allargamento del conflitto è ormai sotto gli occhi di tutti, come sotto gli occhi di tutti è la martellante propaganda preparatoria del prossimo attacco agli "Stati canaglia" Siria e Iran, entrambi accusati di sostenere il "terrorismo" (che poi sarebbe la resistenza palestinese) e il secondo pure di volersi dotare dell'arma atomica, privilegio che, evidentemente, deve rimanere appannaggio dello Stato ebraico, che - a differenza dell'Iran - non ha mai sottoscritto il Trattato di Non Proliferazione Nucleare e che - sempre a differenza dell'Iran - di bombe atomiche ne possiede già centinaia, e dispone anche dei mezzi per farle arrivare dove vuole, siano essi i bombardieri F - 16 made in USA o i sottomarini classe Typhoon gentilmente forniti a Tel Aviv dalla Germania.
    Di fronte al silenzio ed alle ambiguità dei pacifisti di professione, tornare in piazza - e in piena campagna elettorale - per rivendicare l'abrogazione del trattato di cooperazione militare con Israele e il ritiro immediato delle truppe dall'Iraq è dunque un azzardo, si, ma anche un investimento sul nostro prossimo futuro.

    (da http://www.arcipelago.org)

  2. #2
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    Tutti in piazza per la Palestina !

  3. #3
    Ashmael
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    Palestina libera dai terroristi assassini!

  4. #4
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    Esatto...fuori i sionisti....

    Citazione Originariamente Scritto da Ashmael
    Palestina libera dai terroristi assassini!

  5. #5
    Ashmael
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    No, fuori gli erodi serial killer di Hamas

  6. #6
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    Hamas è a casa propria ..gli altri sono abusivi....

    Citazione Originariamente Scritto da Ashmael
    No, fuori gli erodi serial killer di Hamas

  7. #7
    Ashmael
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    Anche gli Israeliani sono a casa propria. Israele e Palestina liberi dai violenti, dai guerrafondai, dai razzisti e dagli assassini!

  8. #8
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    No sono russi, polacchi, americani ...a parte gli ebrei che vivono la da secoli gli altri sono settlers..cioe' coloni ....

    Citazione Originariamente Scritto da Ashmael
    Anche gli Israeliani sono a casa propria. Israele e Palestina liberi dai violenti, dai guerrafondai, dai razzisti e dagli assassini!

  9. #9
    Hanno assassinato Calipari
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    Citazione Originariamente Scritto da Ashmael
    No, fuori gli erodi serial killer di Hamas
    Erodi, siamo alla Bibbia qui

    Ashmael, e fatti nua vita Ma che sfigato sei? Tra l'altro il numero di attentati è basso ed irrilevante rispetto le atrocità sioniste, nemmeno si noterebbe se non ci fosse una campagna terroristica dei media.

    A' terrorizzato, ripijateeeeeee

  10. #10
    Hanno assassinato Calipari
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    Citazione Originariamente Scritto da Ashmael
    Anche gli Israeliani sono a casa propria.
    Criminale.

 

 
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