Maurizio Blondet
01/02/2006

ISRAELE -
Aya al-Astal aveva nove anni.
Ignara di far parte di un popolo che aveva votato in massa per un'organizzazione terroristica, la mattina della vittoria elettorale di Hamas ha lasciato la casa dei suoi genitori a Ramallah per giocare all'aria aperta.
Non si sa cosa sia successo.
L'armata israeliana dice che la bambina Aya si comportava «in un modo sospetto da ricordare un terrorista», il che è logico poiché Aya appartiene a un popolo di terroristi.
Forse si è avvicinata troppo al muro alto 12 metri che protegge Israele.
Fatto è che gli eroici soldati ebraici le hanno sparato, presumendo che Aya mettesse in pericolo, come si dice, l'esistenza stessa di Israele.
Vari colpi: uno le ha trapassato il collo, un altro le ha squarciato la pancia.
«Lo stomaco le pendeva fuori», dice piangendo la mamma, Aisha: «non so cosa facesse, ma era una bambina. Era piccola. Questo è odio».

Aya non è stata la sola ad essere assassinata quel giorno.
Sempre nelle vicinanze di Ramallah, l'eroico Tsahal (l'esercito israeliano) ha fatto giustizia di Munadel Abu Aalia, di 13 anni.
La sua colpa: camminava con due amichetti lungo una strada «riservata ai coloni israeliani» (in Israele vige l'apartheid anche delle strade).
Secondo l'esercito, i tre ragazzi tiravano pietre alle auto ebraiche di passaggio: atto che «i militari definiscono terrorismo», scrive The Guardian (1).
La definizione di «terrorismo» è evidentemente a geometria variabile.
Per esempio Mahamoud al-Zahar, il capo del movimento terrorista Hamas a Gaza, ha commentato così le due uccisioni dei bambini: «solo questa settimana gli israeliani hanno ammazzato più palestinesi di quanti ne abbia ammazzati Hamas nell'intero anno».
Possibile?
Nella sua storia, Hamas è responsabile di 400 morti israeliani.
Ma da un anno ha «dichiarato una tregua unilaterale», e in quest'anno le stesse autorità israeliane le attribuiscono l'uccisione di un solo israeliano, Sasson Nuriel, rapito in settembre come ostaggio per uno scambio di prigionieri, e ucciso (dice Hamas) perché l'armata israeliana era arrivata troppo vicino al covo dove lo avevano nascosto i terroristi.



C'è stato anche un attentato suicida a un bus a Ber Sheva in agosto, che ha fatto due feriti.
E diversi lanci di razzi Kassam, che non hanno mai ammazzato nessuno.
Non è solo due a uno, due morti palestinesi per un israeliano.
E nemmeno il fatto che un esercito regolare che ammazza i civili nei territori che occupa commette crimini di guerra.
Non si ricorderebbe questo infanticidio (che cosa pesano le vite di due piccoli palestinesi, sospetti di terrorismo?) se non mi importunasse una lettrice di questi sito, che mi accusa di non essere un vero cattolico perché «giustifico Hamas».
Pubblico qui di seguito la lettera.
Perché si possa valutare la moralità di una lettrice davvero cattolica.
Per la quale le vite palestinesi hanno molto meno valore di quelle ebraiche, come deve insegnare da qualche parte Gesù Cristo.
Per la quale «Israele si difende» e i palestinesi «attaccano».
Per la quale il «terrorismo» è solo quello arabo, e non l'assassinio gratuito di bambini.
E' una lettera illuminante anche per l'ignoranza dei fatti e della storia che rivela; vale la pena di leggerla.



Ho trovato l'articolo su Hamas del 29/01/06 di cui Lei è autore...
a prescindere dal fatto sotto indicato nel suo articolo, il fatto che sia stato Israele (se è vero) che abbia voluto il gruppo di Hamas o meno, ciò non toglie che il modus operandi di Hamas sia 'lecito' né tanto meno 'corretto' ancor meno 'umano'. Hamas
attacca, Israele 'si difende'.
Le sue considerazioni tecnicamente possono anche essere giuste ma non le sono dal punto di vista umano.
Per quanto Israele sia integralista (questa caratteristica gli proviene dalla sua religione che è INCOMPLETA… e infatti non considera la venuta del Cristo che ha completato la Legge di Mosè), non legittima certo Hamas di operare nel modo che sta
operando. Il popolo di Israele ha diritto di esistere nelle terre che sono sempre state di Israele e della Palestina insieme.
Palestina ed Israele procedono da un unico ceppo, condividono gli stessi patriarchi.
Ma mentre la Palestina si è data all'Islam che è IL VERO NEMICO NON SOLO DELL'OCCIDENTE, MA DELL'INTERO PIANETA, Lei si scaglia contro un Israele, che è comunque, per mentalità migliore di quella islamica.
Tra islamici e israeliani preferisco di gran lunga i secondi anche se la loro rigidità è comunque da controllare e da regolare ma non sta al modus operandi di Hamas, e cioè A SUON DI BOMBE, ATTACCHI E PROVOCAZIONI PIÙ O MENO SANGUINARIE, di far giustizia.
La questione medio orientale è una questione che riguarda Palestina ed Israele da centinaia di anni (2) e non sta a noi giudicare perché NON POSSIAMO EMPATIZZARCI IN NESSUNO DI LORO giacché la storia di entrambi è talmente complessa ed antica da perdersi nella notte dei tempi. Non possiamo giudicare due fazioni che si contendono UNA PICCOLA PARTE di quel territorio che fu destinato ad entrambi: palestinesi ed israeliani.
La questione medio orientale nasce più che altro dall'intervento dell'islamismo sulla scena politica-religiosa di quei Paesi. Prima dell'islamismo NON VI ERANO TALI PROBLEMI, tant'è che troviamo il Cristo tra Damasco e Gerusalemme, così come incontriamo Saulo, tra Gerusalemme e Damasco, che poi diventò san Paolo (3).
Mi scusi eh? .. ma nessun cattolico VERO si metterebbe dalla parte di un gruppo terrorista come quello di Hamas perché già il terrorismo di per se stesso È ILLECITO.
Israele non agisce con il terrorismo, ma con le armi e in difesa non in attacco.
Quando scrive dei begli articoli, glielo dico, ma allo stesso modo quando scrive degli articoli che STANNO DALLA PARTE DEL TERRORISMO ORGANIZZATO, DELLA VIOLENZA, DELL'ODIO, DELLA CHIUSURA MENTALE, ecc. ecc. è mio dovere (oltre che diritto) dire quanto i suoi articoli NON SIANO VERITIERI e nemmeno cattolici.
Come la mettiamo per tutti quegli israeliani, molti di loro bambini, che il gruppo terrorista Hamas ha sbudellato con bombe? È lecito? È umano? È giusto? Ci pensi bene per favore prima di scrivere corbellerie.



b25©



(la lettera originale era piena di «refusi», per usare un eufemismo, ed è stata corretta per fornire un servizio ai lettori; nota della Effedieffe edizioni).

Maurizio Blondet




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Note
1) Chris McGreal, «Israel's shooting of young girl highlights international hypocrisy, say Palestinians», The Guardian, 30 gennaio 2006.
2) La lettrice ignora evidentemente che il conflitto tra palestinesi ed ebrei non dura da «centinaia di anni» ma dal 1948, o al massimo dal 1917 (Dichiarazione Balfour). Ignora che prima, per duemila anni, non esistevano in Palestina che piccole comunità ebraiche, verso cui la popolazione araba non aveva nessuna ostilità e con cui conviveva pacificamente. Ignora - o vuole ignorare - che i sionisti militanti compirono nel 1948 atti di terrorismo inauditi, dal massacro di Deir Yasin all'assassinio di Folke Bernadotte, l'inviato dell'ONU nella zona; e che quei terroristi israeliani diventarono poi capi del governo israeliano e rispettati statisti, come Menachem Begin e Ytzak Shamir. Come molti veri cristiani amanti della Verità (con la V maiuscola), la lettrice vede terrorismo solo in Hamas. L'amante della Verità ignora anche un piccolo fatto: che ogni forma di resistenza contro un esercito occupante dotato di forza schiacciante viene bollata - dallo stesso esercito occupante - come «terrorismo». L'hanno fatto i nazionalsocialisti, definendo terroristi i partigiani (che spesso erano terroristi davvero, vedi via Rasella). Lo fanno gli americani in Iraq, bollando come terroristi i sunniti resistenti. Lo hanno fatto i sovietici dovunque hanno portato le loro armate. La lettrice sostiene che il terrorismo è sempre condannabile, e accetta la definizione di «terrorismo» data dalla potenza occupante. Questo è il vero cattolicesimo, ragazzi: dar ragione ai forti e sputare sui deboli. Grazie, Papa Wojtyla, per averci donato di questi cattolici così amanti del giudaismo.
3) Cristo è mai stato a Damasco? Secondo me no. Ma la lettrice, che è una vera cattolica al contrario del sottoscritto, ha sicuramente informazioni migliori. Anche se pare ignorare che ai tempi di Cristo si poteva andare liberamente da Gerusalemme a Damasco perché in tutta la zona vigeva non il diritto ebraico, bensì l'ordine legale di Roma.




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