MILANO - È rimasto qualche tempo acquattato dietro il cespuglio a rimirare lo stradone, per usare una sua vecchia metafora. Ora che si è ricaricato con la pila-pacemaker, ora che a due mesi dalle elezioni il gioco si fa duro, Umberto Bossi è pronto a uscire allo scoperto. E non soltanto sul territorio, dove da tempo si fa vedere. Anche in tv: in molti danno per scontata una sua rinuncia al faccia a faccia con gli altri leader, ma da giorni sono in corso contatti con alcuni programmi, in particolare con Porta a Porta , per organizzare il rientro. Oggi, intanto, la Lega ufficializzerà l’alleanza con Raffaele Lombardo e la creazione di una «Casa del federalismo e delle Autonomie»: da edificare, possibilmente, nello stesso quartiere della Casa delle Libertà. L’alleanza Lega-Lombardo avrà un simbolo unico sia alla Camera sia al Senato: per due terzi occupato dallo spadone di Alberto da Giussano, per il terzo inferiore dal gabbiano di Lombardo e dalla scritta «Per le autonomie» (al posto di «Padania»). Sul faccia a faccia tv, la riserva non è sciolta. Il ministro per le Riforme Roberto Calderoli assicura che «Bossi rimane il candidato naturale», ma in molti dubitano dell’opportunità di un ritorno così impegnativo. Più probabile che subentrino Calderoli o Maroni. A favore del primo c’è soprattutto il gran lavoro sul Federalismo. A favore di Maroni, la distanza dal caso Fiorani e un’immagine più moderata. Scelta delicata, perché l’eletto verrà visto, a torto o a ragione, come il numero due di Bossi, rompendo delicati equilibri. Il Senatùr, però, si sta attrezzando per tornare comunque sul piccolo schermo, da dove i leghisti, come denuncia Roberto Caparini, sono praticamente scomparsi. Il rientro a «Porta a Porta» dovrebbe essere «protetto» o comunque garantito da un intervento registrato. Bossi, che domani sarà a Varese dai Giovani padani, ha intenti battaglieri. E va ripetendo quello che aveva già detto nei giorni scorsi ai collaboratori: che, cioè Berlusconi sta sbagliando nella sua campagna elettorale e che il terreno dello scontro non può essere la magistratura. Il Carroccio invece vuole giocare su tre fronti: federalismo fiscale, no al voto per gli immigrati e no alle nozze gay.
Ma la Lega si muove anche da fantasista, alla Maradona, come dice Giorgetti. E l’alleanza con Lombardo mette in fibrillazione l’Udc e i dirigenti forzisti del Meridione. La Russa è drastico: «Lombardo non è un alleato fedele, ci fa ha fatto perdere Messina». Lega e autonomisti hanno deciso per un simbolo comune: almeno due terzi rimarranno appannaggio della Lega, anche perché un’ulteriore modifica avrebbe provocato la necessità di una raccolta firme, come per la Rosa nel Pugno. Lombardo è convinto che i leghisti voteranno la nuova alleanza al Sud. Qualche dubbio, in realtà, c’è. E anche l’ipotesi di Bossi capolista in tutte le circoscrizioni, ripetuta ieri da Giorgetti, potrebbe essere rivista in chiave nazionale. Fatto l’accordo con Lombardo, si tratta con altre liste autonomiste. E poi toccherà alla Cdl. Ma che succederà se le priorità richieste da Lombardo non venissero accolte? La Lega resterà fedele alla Cdl o cambierà strada? Calderoli risponde così: «Facciamo un gradino alla volta». In fondo alla scala, ma solo nel caso estremo di una scivolata della Cdl, potrebbe esserci la sorpresa del terzo Polo autonomista.
Alessandro Trocino
..E NOI DOVREMMO QUINDI 'COMBATTERE' ANCHE PER L´AUTONOMIA DELLA SICILIA?