Un'altra giornata di protesta nelle città islamiche, da Istanbul
a Tripoli, per le caricature di Maometto. Minacce anche in Olanda
Damasco, incendi e saccheggi
alle sedi di Danimarca e Norvegia
Appiccato il fuoco alle due ambasciate, all'attacco degli uffici francesi
Cinque i feriti negli scontri, saccheggi e decine di persone arrestate
<B>Damasco, incendi e saccheggi<br>alle sedi di Danimarca e Norvegia</B>
Bandiera danese bruciata a Istanbul
ROMA - Non conosce sosta la protesta per le vignette satiriche sull'Islam pubblicate in Danimarca. Oggi le manifestazioni sono a Damasco, capitale della Siria: dimostranti indignati per le caricature di Maometto hanno appiccato il fuoco prima alla sede dell'ambasciata danese, poi a quella norvegese. Ci sono stati saccheggi, feriti, tanti arresti. Manifestazioni, dichiarazioni infuocate o - sul fronte opposto - inviti alla moderazione hanno coinvolto anche altri paesi.
Siria, incendi alle ambasciate. L'edificio della sede diplomatica danese è stato gravemente danneggiato dalle fiamme, secondo quanto hanno riferito alcuni testimoni. I manifestanti erano diverse centinaia. Alcuni di loro hanno anche preso di mira la residenza con un nutrito lancio di sassi, mandando in frantumi i vetri di alcune finestre. Diverse autocisterne dei vigili del fuoco sono accorse sul posto. Oltre all'ambasciata danese, nello stesso edificio sono ospitate anche le ambasciate di Svezia e Cile. Bilancio degli scontri: cinque feriti, decine di arresti. Poco dopo, è stata data alle fiamme anche l'ambasciata di Norvegia, dopo averla saccheggiata. Il governo danese e quello norvegese hanno invitato i connazionali a lasciare il paese. Il ministro degli esteri norvegese ha definito "del tutto inaccettabile" la violenta protesta con cui è stata colpita l'ambasciata in Siria.
A rischio gli uffici francesi. Dopo l'ambasciata danese e quella norvegese, anche la sede della missione diplomatica francese a Damasco è stata presa d'assalto dai manifestanti islamici. I poliziotti, in tenuta anti-sommossa, hanno fermato con gli idranti i dimostranti che cercavano di entrare negli uffici diplomatici.
Turchia, bruciata la bandiera. Il vessillo nazionale danese è stato bruciato questo pomeriggio a Istanbul al grido di "Allah è grande", al termine di una manifestazione di circa 200 persone al parco di Sarachane. Sempre oggi il premier turco Tayyip Erdogan ha affermato che "la libertà di stampa non include la libertà di insultare".
Libia, tentato assalto al consolato. Centinaia di persone si sono radunate in piazza a Tripoli per protestare. La folla ha poi tentato di prendere d'assalto il consolato di Danimarca, nel centro della città: ma la polizia è riuscita a impedirlo.
Gerusalemme, bandiere come zerbino. Qui i vessilli danesi sono stati stesi per terra, in funzione di tappetino, davanti a diversi negozi palestinesi nella centrale via Salah Eddin, a Gerusalemme est. A Nazareth, diverse centinaia di arabi israeliani hanno partecipato a un corteo di protesta.
Iran, linea dura. Il presidente Mahmud Ahmadinejad ha oggi ordinato "la revisione e l'annullamento dei contratti economici" con la Danimarca e i paesi in cui sono state pubblicate le vignette su Maometto.
Olanda, minacce a un giornale. Il giornale De Volkskrant ha ricevuto pesanti avvertimenti via e-mail, dopo aver pubblicato alcune delle caricature su Maometto. La polizia ha già rafforzato le misure di sicurezza nella sede del quotidiano. Nel messaggio di posta elettronica indirizzato al quotidiano - tra i più letti dai progressisti - si diceva che nella sede era stato piazzato un ordigno esplosivo.
Germania, condanna della Merkel. Il cancelliere tedesco ha duramente criticato le violenze scatenate dai musulmani in tutto il mondo: "Posso comprendere che il sentimento religioso sia stato ferito - ha detto - ma voglio dire anche chiaramente che trovo inaccettabile su tali basi una legittimazione del ricorso alla violenza".
Giordania, un arresto. Il direttore del settimanale Shihane, che aveva pubblicato tre delle vignette su Maometto, è stato arrestato oggi per ordine della procura generale. Stamattina i giornalisti anno diffuso un comunicato in cui prendono le distanze dalle scelte editoriali del loro capo.
Annan, appello ai musulmani. Il segretario generale dell'Onu, Kofi Annan, ha dichiarato: "Condivido il dolore degli amici islamici, secondo la cui sensibilità quelle vignette offendono la loro fede. Però io rispetto anche il diritto alla libertà di parola. Naturalmente, tale diritto mai è assoluto.L'importante è si sia scusato il giornale che all'inizio riprodusse le caricature. Inviterei pertanto gli amici musulmani ad accogliere quelle scuse".
(4 febbraio 2006)