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    Predefinito Il Progetto Della Borsa Petrolifera Iraniana

    IL PROGETTO DELLA BORSA PETROLIFERA IRANIANA
    Postato il Thursday, 02 February @ 21:00:00 CST di davide


    La Borsa petrolifera iraniana accelererà il crollo dell’impero americano.

    DI KRASSIMIR PETROV. Ph.D.

    I. Economia degli imperi

    Ogni stato nazionale impone le tasse ai propri cittadini, mentre ogni impero le impone agli altri stati nazionali. La storia degli imperi del passato, da quello greco e romano, a quello ottomano e britannico, ci insegna che il fondamento economico degli imperi è rappresentato dal sistema di tassazione imposto alle altre nazioni. Un impero può pretendere la riscossione delle tasse in virtù della sua maggiore solidità economica e quindi della sua superiore forza militare. Una parte delle tasse dei sudditi servono a migliorare le condizioni di vita dell’impero; l’altra parte va a rafforzare il dominio militare necessario per assicurarsi la riscossione delle tasse.
    Nel corso della storia, le tasse imposte alle nazioni sottomesse potevano prendere forme diverse - di solito si trattava di oro e di argento, laddove questi metalli erano considerati monete di scambio, ma anche di schiavi, di soldati, di raccolti, di bestiame, o di altre risorse agricole o naturali, in base alle esigenze economiche dell’impero e alle possibilità degli Stati sudditi. Storicamente, la tassazione imperiale è sempre stata di tipo diretto: lo Stato suddito consegnava i beni economici direttamente all’impero.

    Nel 20° secolo, per la prima volta nella storia, l’America è riuscita a tassare il mondo in modo indiretto, attraverso l’inflazione. A differenza di tutti gli imperi precedenti, non ha imposto il pagamento delle tasse in modo diretto, ma ha distribuito la propria valuta fiat [cartamoneta statale non convertibile], il dollaro statunitense, alle altre nazioni, in cambio di merci, con l’intento di provocare l’inflazione e la svalutazione di quei dollari e di far corrispondere poi ad ogni dollaro un numero inferiore di beni economici - la differenza così ottenuta equivale alla tassa imperiale degli Stati Uniti. Ecco come è avvenuto tutto ciò.





    All’inizio del 20° secolo, l’economia statunitense iniziò a dominare l’economia mondiale. Il dollaro statunitense era legato all’oro, affinché il prezzo del dollaro non aumentasse né diminuisse, ma rimanesse corrispondente alla stessa quantità di oro. La Grande Depressione, con la precedente inflazione verificatasi dal 1921 al 1929 ed il successivo deficit del governo che aveva speculato al rialzo, aveva sostanzialmente aumentato la quantità di valuta in circolazione, rendendo così impossibile la convertibilità dei dollari statunitensi in oro. Tutto ciò indusse nel 1932 Roosevelt a sganciare il dollaro dall’oro. Fino ad allora gli Stati Uniti avevano dominato l’economia mondiale, ma come forza economica e non ancora come forza imperialista. Il valore fisso del dollaro non avevo permesso agli Americani di trarre vantaggi economici dagli altri Paesi che venivano riforniti di dollari convertibili in oro.



    (L’ ambasciatore del Canada presso gli Stati Uniti,Lester B. Pearson sigla l’accordo di Bretton Woods - 28 dicembre 1945)


    Dal punto di vista economico, l’impero americano è nato con Bretton Woods nel 1945. Non era possibile convertire completamente il dollaro americano in oro, ma lo si poteva convertire in oro soltanto per i governi stranieri. In tal modo il dollaro venne riconosciuto come valuta di riserva del mondo. Questo fu possibile perché durante la Seconda Guerra Mondiale, gli Stati Uniti avevano fornito i loro alleati di provviste, richiedendo l’oro come mezzo di pagamento, accumulando così significative percentuali dell’oro mondiale. Un impero non sarebbe stato possibile se, dopo l’accordo di Bretton Woods, le riserve di dollari fossero stati limitate e proporzionate alla disponibilità di oro, in modo da poter convertire tutti i dollari in oro. Ma la politica “burro e cannoni” degli anni Sessanta fu di tipo imperialista: le riserve di dollari vennero incessantemente incrementate per finanziare il Vietnam e il programma Great Society del presidente Lyndon B. Johnson. La maggior parte di quei dollari vennero consegnati agli stranieri in cambio di beni economici, senza la possibilità di poterli poi ripagare per lo stesso valore. L’aumento delle riserve di dollari da parte degli stranieri con il deficit commerciale persistente degli Stati Uniti fu l’equivalente di una tassa – più o meno come la classica tassa dell’inflazione che un Paese impone ai propri cittadini, questa volta una tassa dell’inflazione che gli Stati Uniti imponevano sul resto del mondo.

    Negli anni 1970-1971 le nazioni straniere pretesero che i loro dollari venissero convertiti in oro, ma il 15 agosto 1971 il governo degli Stati Uniti venne meno al pagamento. Mentre la versione ufficiale parlava di "sganciare il dollaro dall’oro", in realtà il rifiuto di convertire in oro equivaleva ad una dichiarazione di bancarotta del governo degli Stati Uniti. In pratica gli Stati Uniti si auto-proclamavano un impero. Essi avevano spillato un’enorme quantità di beni economici dal resto del mondo, senza avere alcuna intenzione né la possibilità di restituirli, ed il mondo restava impotente a guardare – il mondo era stato tassato e non poteva farci niente.

    Da questo momento in poi, per sostenere l’impero americano e continuare a tassare il resto del mondo, gli Stati Uniti dovevano costringere il mondo a continuare ad accettare i dollari sempre più deprezzati in cambio di beni economici e far sì che il mondo possedesse un numero sempre crescente di questi dollari svalutati. Si doveva però dare al mondo una motivazione economica per far sì che si accumulassero queste riserve di dollari,e la ragione fu il petrolio.

    Nel 1971, man mano che diventava sempre più chiaro che il governo degli Stati Uniti non sarebbe stato in grado di convertire i suoi dollari in oro, esso stipulò un accordo inviolabile negli anni 1972-73 con l’Arabia Saudita per appoggiare il potere della Casa di Saud in cambio della promessa che essi avrebbero accettato soltanto dollari statunitensi in cambio del loro petrolio. Anche il resto dell’OPEC seguì l’esempio, accettando soltanto dollari. Dato che il mondo doveva acquistare il petrolio dai Paesi arabi produttori, ecco quindi trovata la ragione per indurre a conservare i dollari come moneta di pagamento per il petrolio. E dato che il mondo aveva bisogno di sempre crescenti quantità di petrolio ad un prezzo sempre più alto, la domanda mondiale di dollari sarebbe potuta soltanto aumentare. Anche se non sarebbe stato più possibile convertire i dollari in oro, adesso essi erano convertibili in petrolio.

    La sostanza economica di tale accordo consisteva nel fatto che in tal modo il dollaro aveva come garanzia il petrolio. Fino a quando le cose sarebbero rimaste così, il mondo avrebbe dovuto accumulare un numero sempre crescente di dollari, per poter comprare il petrolio. Fino a quando il dollaro restava l’unica moneta di pagamento consentita per comprare il petrolio, il suo predominio globale sarebbe stato assicurato e l’impero americano avrebbe potuto continuare a tassare il resto del mondo. Se ora, per una qualche ragione, il dollaro perdesse la garanzia del petrolio, l’impero americano cesserebbe di esistere. Così, la sopravvivenza dell’impero ha imposto che il petrolio venga venduto soltanto in cambio di dollari. Inoltre ha preteso che le riserve di petrolio si trovino distribuite presso stati sovrani tra loro diversi non abbastanza potenti né dal punto di vista politico né da quello militare tanto da poter esigere monete diverse per il pagamento del loro petrolio. Se qualcuno richiedesse una diversa forma di pagamento, lo si dovrebbe persuadere a cambiare idea, sia con la pressione politica che con i mezzi militari.

    Colui che infatti ha preteso di essere pagato in euro per il suo petrolio è stato proprio Saddam Hussein nel 2000. All’inizio, la sua richiesta era stata considerata ridicola, poi accolta con noncuranza, ma quando è apparso chiaro che Saddam faceva sul serio, si è esercitata la pressione politica per fargli cambiare idea. Quando altri Paesi, come l’Iran, hanno espresso la volontà di farsi pagare con altre valute, in particolare con l’euro e lo yen, il pericolo per il dollaro è allora diventato imminente, e si è passati a considerare un’azione punitiva. La Shock-and-Awe [la strategia militare “colpisci e terrorizza”] di Bush in Iraq non aveva niente a che vedere con gli armamenti nucleari di Saddam, né con la difesa dei diritti umani, né col desiderio di diffondere la democrazia, e neppure con il desiderio di volersi accaparrare i campi di petrolio; si trattava invece di salvaguardare il dollaro, ergo salvaguardare l’impero americano. Si trattava di dare un esempio a chiunque pretendesse il pagamento in valute diverse dal dollaro statunitense, mostrando come un tal gesto sarebbe stato punito.

    In molti hanno criticato Bush per avere mosso guerra contro l’Iraq allo scopo di conquistare i campi di petrolio iracheni. Ma questi critici non riescono a spiegare il motivo per cui Bush dovrebbe volere impossessarsi di quei campi – a lui basterebbe semplicemente stampare dollari senza preoccuparsi di niente ed usarli per prendersi tutto il petrolio del mondo che vuole. Deve avere avuto qualche altro motivo per invadere l’Iraq.

    La storia insegna che un impero dovrebbe andare in guerra per una delle seguenti ragioni: (1) per auto-difesa o (2) per ricavare dei benefici dalla guerra; altrimenti, come Paul Kennedy illustra nella sua opera magistrale The Rise and Fall of the Great Powers (“Ascesa e declino delle grandi potenze” Garzanti Libri 1999) , un eccessivo sforzo militare prosciugherebbe le sue risorse economiche, accelerandone la caduta. Dal punto di vista economico, affinché un impero intraprenda e conduca una guerra, sulla bilancia i benefici ottenuti devono avere un peso maggiore rispetto ai costi militari e sociali richiesti. I benefici ricavabili dai campi di petrolio iracheni difficilmente valgono i costi a lungo termine di una guerra pluriennale. Invece, Bush deve essere andato in guerra contro l’Iraq per difendere il suo impero. Infatti, proprio questo è il caso: due mesi dopo che gli Stati Uniti avevano invaso l’Iraq, il programma Oil for Food venne terminato, i conti iracheni in euro vennero cambiati subito di nuovo in dollari ed il petrolio venne venduto ancora una volta soltanto in dollari statunitensi. Il mondo non poteva più comprare il petrolio dall’Iraq in euro. La supremazia globale del dollaro venne ancora una volta ristabilita. Bush scese vittorioso da un caccia dichiarando che la missione era stata compiuta - egli aveva difeso con successo il dollaro statunitense, e quindi l’impero americano.





    II. La Borsa petrolifera iraniana

    Alla fine il governo iraniano ha sviluppato la più potente delle armi “nucleari” in grado di distruggere velocemente il sistema finanziario su cui sta puntellato l’impero americano. Quest’arma è la Borsa petrolifera iraniana, la cui apertura è programmata per il marzo 2006. La Borsa si baserà su un meccanismo del commercio del petrolio in euro che naturalmente implicherà il pagamento del petrolio con l’euro. In termini economici, ciò costituisce una ben più grande minaccia all’egemonia del dollaro rispetto a quella rappresentata da Saddam, perché in tal modo si permetterà a chiunque desideri o comprare o vendere il petrolio in euro di effettuarvi le transazioni, raggirando così del tutto il dollaro statunitense. Se ciò accade, allora è probabile che quasi tutti saranno desiderosi di adottare il sistema petrolio-euro:

    Gli Europei non dovranno più comprare e conservare dollari al fine di assicurarsi la moneta di pagamento per il petrolio, perché potrebbero pagarlo con la propria valuta.L’adozione dell’euro per le transazioni del petrolio fornirà alla valuta europea il prestigio di essere una riserva monetaria, il che benificerà gli Europei a discapito degli Americani.

    I Cinesi ed i Giapponesi saranno particolarmente desiderosi di adottare il nuovo cambio, perché ciò consentirà loro di diminuire drasticamente le loro enormi riserve di dollari e di diversificarle con gli euro, proteggendosi in tal modo dalla svalutazione del dollaro. Una parte di questi dollari continuerà ad essere da loro conservata; mentre essi potrebbero benissimo decidere di cestinare una seconda parte delle loro riserve di dollari; e poi di utilizzare una terza parte dei loro dollari per i futuri pagamenti senza reintegrare le proprie riserve di dollari, ma accumulando riserve di euro.

    I Russi hanno intrinseci interessi economici nell’adozione dell’euro – la maggior parte dei loro affari commerciali avviene con i Paesi europei, con i Paesi esportatori di petrolio, con la Cina e con il Giappone. L’adozione dell’euro privilegerà subito i primi due blocchi di Paesi e col tempo faciliterà il commercio con la Cina ed il Giappone. Inoltre, a quanto pare, i Russi detestano conservare i dollari che si stanno deprezzando, dato che hanno di recente scoperto la loro nuova venerazione per l’oro. I Russi hanno anche risvegliato il loro nazionalismo, e se abbracciare l’euro significherà sferrare un duro colpo agli Americani, lo faranno con piacere, compiacendosi di vedere gli Americani dissanguarsi.

    I Paesi Arabi esportatori di petrolio adotteranno con entusiasmo l’euro come mezzo per diversificare i propri investimenti al posto delle montagne crescenti di dollari svalutati. Proprio come i Russi, i loro affari commerciali sono principalmente con i Paesi europei, e quindi preferiranno la valuta europea sia per la sua stabilità sia per evitare il rischio valuta, per non parlare della loro jihad contro il Nemico Infedele.

    I Britannici saranno gli unici a trovarsi tra l’incudine e il martello. Essi hanno da sempre una partnership strategica con gli Stati Uniti, ma al tempo stesso subiscono naturalmente l’attrazione da parte dell’Europa. Finora hanno avuto molte ragioni per stare dalla parte dei vincitori. Però, vedendo il proprio partner secolare crollare, resteranno saldi al suo fianco o gli infliggeranno il colpo di grazia? E poi, non si dovrebbe dimenticare il fatto che al momento le due principali borse del petrolio sono il NYMEX di New York e l’International Petroleum Exchange (IPE) [Borsa internazionale del petrolio] di Londra, anche se entrambi sono in realtà in mano agli Americani. Sembra quindi più probabile che i Britannici si troveranno ad sprofondare giù insieme con tutta la barca, perché altrimenti danneggerebbero i loro stessi interessi nella IPE di Londra e sarebbe per loro come spararsi sui piedi. E’ qui il caso di notare che nonostante tutta la retorica riguardo alle ragioni per far sopravvivere la sterlina, è molto più verosimile che il motivo per cui i Britannici non hanno adottato l’euro sia stato il fatto che gli Americani devono avere esercitato molte pressioni su di loro per evitarlo: se ciò fosse avvenuto, l’IPE di Londra sarebbe dovuto passare all’euro, infliggendo così una ferita mortale al dollaro ed al loro partner strategico.

    Ad ogni modo, non importa ciò che i Britannici decideranno, nel caso la Borsa petrolifera iraniana dovesse prendere velocità, gli interessi in ballo – cioè quelli degli Europei, dei Cinesi, dei Giapponesi, dei Russi e degli Arabi – porteranno ad adottare con entusiasmo l’euro, segnando così il destino del dollaro. Gli Americani non possono permettere che ciò accada, e, se necessario, useranno tutta una vasta gamma di strategie per fermare od ostacolare l’entrata in funzione della Borsa:

    Il sabotaggio della Borsa – sotto forma di un virus che colpisca i computer, di un attacco ai network, alle comunicazioni o ai server, di varie violazioni alle protezioni dei server, o di un attacco del tipo dell’11 settembre ai danni dei servizi principali e di sostegno.

    Il colpo di stato – si tratta di gran lunga della migliore strategia a lungo termine a disposizione degli Americani.

    La negoziazione dei termini accettabili e delle limitazioni – ecco un’altra eccellente soluzione per gli Americani. Naturalmente, un colpo governativo è chiaramente la strategia preferita, dato che assicurerebbe la mancata entrata in funzione della Borsa, evitando così del tutto ogni possibile minaccia agli interessi americani. Ma, nel caso in cui un tentativo di sabotaggio o di colpo di stato fallisse, allora è chiaro che la negoziazione sarebbe la seconda migliore opzione a disposizione.

    Una risoluzione congiunta di guerra dell’ONU – senza dubbio difficile da ottenere se si considerano gli interessi di tutti gli altri Stati membri del Consiglio di Sicurezza. Ovviamente la febbricitante retorica sulle armi nucleari sviluppate dagli Iraniani serve a preparare la strada per questo tipo di azione.

    Un attacco nucleare unilaterale – si tratta di una terribile scelta strategica per tutte le ragioni connesse alla successiva strategia, la guerra totale unilaterale. Probabilmente gli Americani si serviranno di Israele per fare il loro sporco gioco nucleare.

    La guerra totale unilaterale – è ovviamente la peggiore scelta strategica. Innanzitutto, le risorse militari statunitensi sono già state stremate da due guerre. In secondo luogo, gli Americani continueranno ad alienarsi le altre nazioni potenti. In terzo luogo, i principali Paesi possessori di riserve di dollari potrebbero decidere di fare una rappresaglia in modo silenzioso, cestinando le proprie montagne di dollari, impedendo così agli Stati Uniti di finanziare ulteriormente le proprie ambizioni militari.
    Infine, l’Iran ha alleanze strategiche con altre nazioni potenti che potrebbero reagire entrando in guerra; a quel che si dice l’Iran ha stretto un’alleanza con la Cina, l’India e la Russia, nota come lo Shanghai Cooperative Group, chiamata anche semplicemente Shanghai Coop, ed un patto a parte con la Siria.

    Qualunque sarà la scelta strategica adottata, da un punto di vista puramente economico, nel caso la Borsa petrolifera iraniana dovesse prendere il via, essa verrà accolta con entusiasmo dalle principali potenze economiche, accelerando la fine del dollaro. Il crollo del dollaro farà aumentare drammaticamente l’inflazione negli Stati Uniti, facendo salire i tassi di interesse a lungo termine statunitensi. A questo punto, la Fed [Federal Reserve: la riserva federale] si troverà come tra Scilla e Cariddi – tra deflazione e iperinflazione – presto costretta a fare una scelta difficile: o prendere la “classica medicina” della deflazione, con cui si alzano i tassi di interesse, portando così ad una grave depressione economica, al collasso del settore immobiliare e ad una implosione dei bond, delle azioni e dei mercati derivati, con un crollo finanziario totale, oppure, come alternativa, seguire la strada di Weimar dell’inflazione, con la quale si stabilizza il reddito delle obbligazioni a lungo termine, si sollevano gli elicotteri e si affoga il sistema finanziario nella liquidità, rilevando numerosi LTCM [Long-term Capital Management hedge funds: fondi gestione dei capitali a lungo termine] e iperinflazionando l’economia.

    La teoria austriaca dei cicli economici del denaro e del credito ci insegna che non c’è via di mezzo tra Scilla e Cariddi. Prima o poi, il sistema monetario dovrà propendere per una o per l’altra di queste vie, costringendo la Fed a fare la propria scelta. Non c’è alcun dubbio che il Comandante in capo Ben Bernanke, un noto studioso della Grande Depressione ed un esperto pilota di elicotteri Black Hawk, sceglierà la via dell’inflazione. “Helicopter Ben” [“Elicottero Ben” soprannome di Ben Bernanke], immemore dell’America's Great Depression di Rothbard, ha nondimeno imparato a fondo la lezione della Grande Depressione e del potere annichilente delle deflazioni. Il maestro gli ha insegnato la panacea per ogni problema finanziario – l’inflazione, sempre e comunque, accada quel che accada. Egli ha persino insegnato ai Giapponesi le sue tecniche non convenzionali ma ingegnose per combattere la trappola della liquidità causata dalla deflazione. Come il suo mentore, egli ha sognato di lottare contro un inverno di Kondratieff. Per evitare la deflazione, egli ricorrerà alle rotative tipografiche del Tesoro; richiamerà tutti gli elicotteri dalle 800 basi militari statunitensi d’oltreoceano; e, se necessario, monetizzerà tutto ciò che è possibile. La sua ultima impresa sarà la distruzione iperinflazionistica della valuta americana, dalle cui ceneri risorgerà la nuova valuta di riserva del mondo – quella barbara reliquia chiamata oro.

    Krassimir Petrov, Ph.D*.
    Fonte: www.gold-eagle.com
    Link: http://www.gold-eagle.com/editorials...rov011606.html
    15.01.06

    Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di PIXEL

    Letture consigliate

    William Clark "The Real Reasons for the Upcoming War in Iraq"
    William Clark "The Real Reasons Why Iran is the Next Target"

    *Krassimir Petrov (Krassimir_Petrov@hotmail.com) ha ottenuto il Ph. D. [Dottorato di ricerca] in Economia presso la Ohio State University ed attualmente insegna Macroeconomia, Finanza Internazionale ed Econometria presso l’American University in Bulgaria. Ha intenzione di proseguire la sua carriera a Dubai o negli Emirati Arabi Uniti.
    Ibrahim

  2. #2
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    LA BORSA PETROLIFERA IRANIANA E' UNA MINACCIA DIRETTA CONTRO IL DOLLARO
    Postato il Sunday, 29 January @ 21:15:00 CST di vichi

    DI MIKE WHITNEY

    L’amministrazione Bush non permetterà mai che il governo iraniano apra una borsa petrolifera iraniana basata sull’euro. Se ciò dovesse accadere centinaia di miliardi di dollari rifluirebbero negli Stati Uniti con l’effetto di schiacciare il biglietto verde e affondare l’economia. Ecco perchè Bush & Co, vogliono fare la guerra all’Iran. Si tratta puramente e semplicemente di difendere l’attuale sistema mondiale e la sua moneta di riserva: il dollaro.
    L’accusa che l’Iran si stia preparando a sviluppare armi atomiche è un semplice pretesto. Secondo la NIE (National Intelligence Estimate) l’Iran avrà bisogno ancora di una decina d’anni per poter sviluppare qualche forma di armamento atomico. Il direttore della IAEA, Mohammed ElBaradei ha ripetuto continuamente che la propria agenzia di controllo non ha trovato “nessuna prova” che esista un programma nucleare militare.


    Non esiste infatti nessun piano nucleare di armamenti, né tantomeno nessun armamento nucleare, in realtà sono i progetti economici iraniani che costituiscono una minaccia mortale per l’economia americana, e la minaccia non può essere ignorata lasciando che sia l’inesorabile funzionamento delle leggi del libero mercato a regolare le cose.

    Fatto sta che l’America ha il monopolio sul mercato del petrolio. Il petrolio viene venduto esclusivamente in dollari presso le borse di New York (NYMEX) o di Londra (IPE), ambedue in mani americane. Questo comporta che le banche centrali mondiali sono costrette a mantenere grosse riserve di dollari anche con un biglietto verde appesantito da un debito di 8 mila miliardi di dollari e con l’amministrazione Bush che ha dichiarato di continuare nella sua politica di indebitamento rendendo permanenti i tagli alle tasse.

    Il monopolio americano, come valuta mondiale di riserva, segue perfettamente lo schema piramidale di una catena di Sant’Antonio. Dal momento che le altre nazioni sono obbligate a comprare dollari per potersi approvvigionare di petrolio, gli USA possono continuare nella loro politica sfrenata di indebitamento senza pagare pegno. (Attualmente il dollaro rappresenta il 68% dell’ammontare complessivo delle riserve mondiali, contro il 51% di appena una decina di anni fa.) L’unica minaccia a questa strategia è la prospettiva di una concorrenza rappresentata da una terza borsa mondiale indipendente, che costringerebbe il già pericolante dollaro a confrontarsi faccia a faccia con una valuta di riserva più stabile (e senza grossi debiti) come l’euro. Questa situazione consentirebbe alle banche centrali di diversificare le loro riserve rimandando in America miliardi di dollari con l’effetto di provocare un devastante ciclo di iperinflazione.

    Gli sforzi di mantenere lontano dai titoli di prima pagina l’apertura della borsa petrolifera iraniana sono stati coronati da un grande successo. Una ricerca con Google ci dimostra che NESSUNO dei maggiori giornali o reti TV ha parlato dell’imminente borsa iraniana. L’avversione dei mezzi di informazione principali a riferire su temi controversi di interesse del pubblico si è manifestata in modo evidente in molti altri casi, come per esempio le elezioni fraudolente del 2004, i resoconti stenografici di Downing Street e la distruzione di Falluja. I grandi mezzi di comunicazione invece di informare il pubblico hanno fatto da grancassa ai disegni del governo, manipolando così l’opinione pubblica ripetendo in continuazione i temi demagogici di Bush. Il risultato è che pochi sono a conoscenza della gravità della situazione che minaccia l’economia americana.

    La controversia non è quindi tra “liberali contro conservatori”. Tutti quelli che hanno analizzato il problema sono giunti alla medesima conclusione, se la borsa iraniana avrà successo il dollaro precipiterò con gravi conseguenze per l’economia americana.

    Ecco che cosa riferisce Krassimir Petrov, laureato in economia, in un suo recente articolo dal titolo: La proposta borsa petrolifera iraniana:

    “Da un punto di vista puramente economico se la borsa iraniana avrà successo verrà presto preferita dalle maggiori forze economiche mondiali accelerando l’abbandono del dollaro. La caduta del dollaro aumenterà in modo drammatico l’inflazione americana facendo salire verso l’alto gli interessi americani a lungo termine. A questo punto la Fed si troverà a fronteggiare una difficile scelta… deflazione o iperinflazione, quindi o farà ricorso alla “medicina classica” dello schema deflativo, con l’aumento dei tassi di interesse, che, a loro volta causeranno una depressione economica grave, con la caduta del mercato immobiliare, l’implosione delle azioni, dei bonds e dei mercati dei derivati, insomma un collasso finanziario totale, oppure, in alternativa, scegliere la strada di Weimar dell’inflazione….

    Senza alcun dubbio il Comandante in Capo Ben Bernanke, un applaudito studioso della Grande Depressione…, sceglierà l’inflazione… il Maestro gli ha insegnato che la panacea di ogni problema finanziario è quella inflativa, accada quello che accada… per evitare la deflazione si farà ricorso alle rotative tipografiche del Tesoro, …e, se necessario, si monetizzerà tutto quello che c’è da monetizzare. Il risultato finale sarà la distruzione della valuta americana per mezzo delle iperinflazione…”

    Così, o si aumentano i tassi di interesse e si provoca un “crollo finanziario totale” oppure si sceglie “la strada di Weimar” e si ottiene la “distruzione dell’economia americana a causa della iperinflazione.”

    Le prospettive non sono buone, alle stesse conclusioni pervengono anche gli analisti di destra. L’articolo di Alan Peter, “La minaccia dei Mullah non è infondata”, pubblicato su FrontPageMagazine.com, presenta le stesse preoccupanti conclusioni a riguardo dei pericoli di una borsa petrolifera iraniana:

    “Un monte di dollari in possesso delle Banche Centrali e dei leader asiatici, in aggiunta ai ridotti tassi di interesse offerti agli investitori da parte degli USA ha messo il dollaro in pericolo… un dito nervoso sul grilletto del mercato dei cambi può colpire e abbattere il dollaro anche senza nessuna cattiva intenzione. Le stime più diffuse ritengono che il dollaro possa scendere a livelli terra-terra con una rapida perdita di almeno il 50%, tenuto conto della sua supervalutazione attuale del 40%.

    L’erosione di valore del biglietto verde era stata prevista dall’ex direttore della Fed Paul Volcker il quale aveva detto che “vi è il 75% di probabilità che il dollaro crolli entro i prossimi cinque anni”.

    Questo crollo comporterebbe l’innalzamento dei tassi di interesse, una iperinflazione, un impennata stratosferica dei costi energetici, una diffusione massiccia della disoccupazione e, forse, una depressione. Questo è il preoccupante scenario che si apre di fronte alla prospettiva della borsa iraniana che può far cadere il dollaro dal suo traballante trespolo. Ecco perché la guerra contro l’Iran, anche nucleare, è molto probabile.

    L’articolo continua così: “Con le economie mondiali strettamente interconnesse e interdipendenti una depressione mondiale, non solo americana, avrebbe un effetto domino che provocherà la povertà in tutto il mondo. I mercati necessari alle merci americane, ora disponibili a costi bassissimi, non si potrebbero più materializzare. Il risultato, secondo stime dello SME, potrebbe essere la disoccupazione di 200 milioni di americani con la gente che muore di fame per le strade mentre niente e nessuno li può aiutare, a differenza della Grande Depressione del 1920/30 quando venivano fornite minestre calde e aiuti ai poveri.”

    Liberali o conservatori, le analisi coincidono. Se l’America non riesce a fronteggiare il potenziale catastrofico della borsa iraniana gli americani si possono aspettare le peggiori conseguenze.

    Adesso si può comprendere perché i media americani si sono preoccupati di non fare nessun accenno alla borsa petrolifera iraniana. Si tratta di un segreto che i padroni del vapore vogliono mantenere per se stessi. E’ più facile convincere il pubblico ad accettare una nuova guerra per via dei fanatici islamici o della paura nucleare che non per le vere ragioni della difesa di un dollaro piuttosto anemico. Cionondimeno quello che stiamo facendo in Irak e che, presumibilmente, faremo nel prossimo futuro in Iran, è nient’altro che la difesa del dollaro. (Saddam si era convertito all’euro nel 2000, nel 2001 sono incominciati i bombardamenti.) (In preparazione dell’invasione nel 2003. NdT)

    Il dilemma può essere risolto in maniera pacifica, ma ciò non è possibile se Bush insiste a nascondersi dietro lo stupido inganno del terrorismo e degli armamenti nucleari immaginari. Bush dovrebbe essere chiaro con gli elettori per quanto riguarda la vera natura della crisi energetica globale e smetterla di invocare Bin Laden le armi di distruzione di massa per giustificare le aggressioni americane. C’è bisogno di una strategia energetica omnicomprensiva (che comprenda il finanziamento governativo per progetti di conservazione, per la ricerca di fonti alternative e per lo sviluppo di una nuova linea di veicoli ibridi “made in America”, negoziati in buona fede con l’Iran per regolamentare le quantità di petrolio che potranno mettere sul mercato in valuta euro (permettendo così al dollaro di trovare una via di uscita con calma) e un approccio collettivo “internazionale” per il consumo e la distribuzione dell’energia (sotto gli auspici di una Assemblea Generale dell’ONU).

    Bisognerebbe incoraggiare una maggiore parità fra le valute per rafforzare le democrazie e rinvigorire i mercati. Se si consentono nuovi modelli di sviluppo politico si può infondere nuova vitalità ai mercati senza il timore di essere schiacciati dal prototipo capitalista. L’attuale predominio del biglietto verde ha creato un impero mondiale che, per mantenere la propria supremazia, deve fare ricorso, in larga misura, all’indebitamento, alla tortura, e alla guerra.

    La borsa petrolifera iraniana rappresenta oggi una delle più grandi sfide al dollaro e ai suoi difensori della Federal Riserve. Se Bush va avanti per la sua strada e risponde con attacchi “nucleari” preventivi contro siti nucleari presunti allora gli alleati si allontaneranno ancora di più mentre altri paesi saranno costretti a reagire. Come dice il dottor Petrov: “I paesi con le maggiori riserve in dollari possono decidere tranquillamente di reagire inondando il mercato con montagne di dollari, impedendo così agli USA di finanziare le proprie ambizioni militari.”

    E’ sempre più probabile che il più grande campione dell’attuale sistema sia anche quello che ne avrà provocato la caduta.



    Mike Whitney
    Fonte:www.dissidentvoice.org
    Link:: http://www.dissidentvoice.org/Jan06/Whitney24.htm
    23.01.06
    Ibrahim

  3. #3
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    Abramo,

    a parte alcuni aspetti fondati dell'articolo di Petrov,penso che il progetto sia del tutto irrealizzabile nel breve e medio periodo e le spiego i motivi che l'art. non ha considerato o sottaciuto intenzionalmente.
    A)-affinchè il sistema dei pagamenti internazionale dei prodotti petroliferi iraniani e/o dell'area mediorientale passi all'euro occorre che esista la massa monetaria in euro sufficiente all'operazione di cui si tratta. Ma è noto che la quantità di monetà in euro che circola è commisurata al valore del PIL aggregato dell'area dell'euro.
    Per passare alla sostituzione del dollaro occorre che la banca europea emetta euro sufficienti a consentire le transazioni, in una prima fase ,pari al valore delle importazioni,dal medio oriente in europa, dei prodotti petroliferi che attualmente sono importati.
    Ci possiamo aspettare che una tale massa ulteriore in petro-euro in circolazione possa avvenire senza ripercussione sull'aumento del valore dell'euro stesso senza che esso abbia ripercussioni negative sulle'economia?
    Intanto avremmo subito due effetti perversi:
    a)-un aumento dei prezzi delle merci d'importazione dovuto proprio all'aumento della quantità di moneta in euro in circolazione ;
    b)-una stagflazione dell'economia europea che deriverà dal fatto che molti imprenditori delocalizzeranno ulteriormente le loro attività verso l'area del dollaro proprio a causa del suo diminuito valore;avremo aumento di prezzi senza corrispondente sviluppo e/o stagnazione o recessione.
    Tenga presente ovviamente che il piano iraniano potrà andare in porto solo con l'accordo delle autorità politica europea (che non esiste) e di quella monetaria.
    Insomma mi pare fantascienza e comunque gli USA ,che hanno capito la situazione, in capo ad un decennio o anche meno ,se resistono,potranno fare a meno della borsa iraniana del petrolio e sarà opportuno che anche europa vi provveda.

  4. #4
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    Citazione Originariamente Scritto da tucidide
    Abramo,

    a parte alcuni aspetti fondati dell'articolo di Petrov,penso che il progetto sia del tutto irrealizzabile nel breve e medio periodo e le spiego i motivi che l'art. non ha considerato o sottaciuto intenzionalmente.
    A)-affinchè il sistema dei pagamenti internazionale dei prodotti petroliferi iraniani e/o dell'area mediorientale passi all'euro occorre che esista la massa monetaria in euro sufficiente all'operazione di cui si tratta. Ma è noto che la quantità di monetà in euro che circola è commisurata al valore del PIL aggregato dell'area dell'euro.
    Per passare alla sostituzione del dollaro occorre che la banca europea emetta euro sufficienti a consentire le transazioni, in una prima fase ,pari al valore delle importazioni,dal medio oriente in europa, dei prodotti petroliferi che attualmente sono importati.
    Ci possiamo aspettare che una tale massa ulteriore in petro-euro in circolazione possa avvenire senza ripercussione sull'aumento del valore dell'euro stesso senza che esso abbia ripercussioni negative sulle'economia?
    Intanto avremmo subito due effetti perversi:
    a)-un aumento dei prezzi delle merci d'importazione dovuto proprio all'aumento della quantità di moneta in euro in circolazione ;
    b)-una stagflazione dell'economia europea che deriverà dal fatto che molti imprenditori delocalizzeranno ulteriormente le loro attività verso l'area del dollaro proprio a causa del suo diminuito valore;avremo aumento di prezzi senza corrispondente sviluppo e/o stagnazione o recessione.
    Tenga presente ovviamente che il piano iraniano potrà andare in porto solo con l'accordo delle autorità politica europea (che non esiste) e di quella monetaria.
    Insomma mi pare fantascienza e comunque gli USA ,che hanno capito la situazione, in capo ad un decennio o anche meno ,se resistono,potranno fare a meno della borsa iraniana del petrolio e sarà opportuno che anche europa vi provveda.
    Tucidide,

    è ovvio che per eseguire il piano in questione dovrebbero sussistere determinati presupposti. difficili, complicati ma non irrealizzabili.

    ed è proprio perchè gli USA in capo a un decennio (o due) potranno avere altre risorse energetiche che l'Iran, consapevole anch'esso della situazione, spinge in una determinata direzione. non è detto che le vada bene ma, visto i tempi che corrono e la vigliacca occupazione del suolo iracheno da parte degli States, mi sembra legittimo il difendersi con tutti i mezzi possibili.
    Ibrahim

  5. #5
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    Marzo di Sangue e nuovo dollaro
    di Michele Altamura - 30 gennaio 2006
    Tratto da Centro Studi Monetari
    http://www.centrostudimonetari.org/a...odisangue.html

    L'america sta valutando segretamente di stampare nuovi dollari "United States notes", "Note Statunitensi", in sostituzione dei tradizionali dollari "Federal Reserve Notes".
    Proprio come voleva fare Kennedy, infatti gli unici che ci guadagnarono da quella morte furono la Federal Reserve ed Israele.
    Oggi Bush si trova nella medesima situazione e pare che effettuerà la riforma entro marzo, visto che non ha altra soluzione. A meno che non si prenda in considerazione l'alternativa, geopoliticamente dislessica, di bombardare l'Iran che sta istituendo una borsa che tratterà petrolio in euro (petroeuro): questa iniziativa, infatti, svaluterebbe il vecchio dollaro rendendolo carta straccia.
    L'uovo di Colombo consiste nello stampare "Note Statunitensi", ovvero biglietti di Stato, per non rimanere nelle mani dei soci della Federal Reserve, che è una società privata che pare abbia addirittura la sede legale a Portorico.

    Il governatore della Federal Reserve, Alan Greenspan, il 31 gennaio se ne va in pensione. Il nuovo, Ben Bernanke, ha deciso di non pubblicare più i dati di M3, ovvero la quantità totale dei vari tipi di dollari emessi: in pratica, potranno stampare soldi a più non posso senza che nessuno se ne accorga.
    Non a caso sono uscite delle leggi strane sulla legittima difesa, in vari paesi.
    In Italia, Berlusconi ha chiesto 15 giorni in più prima delle elezioni.
    Si sta giocando questa grande partita monetaria facendo di tutto per distogliere l'attenzione da questo piano. Ad esempio, hanno deciso di far consegnare proprio ora Mladic alla euromagistrata Carla Del Ponte. La mente raffinatissima della Corte dell'Aia è già al lavoro nelle varie boutique per comprare giacche, foulard e per qualche ritocco alle rughe: per poi pavoneggiarsi come al solito davanti alle telecamere.

    Mentre infuriava la polemica sul signoraggio del Marco Convertibile, il governo della Srpska è caduto sotto un accordo chiuso tra tre persone. Queste si spartiranno le sedie storte: un serbo sarà il vice primo ministro. Il loro abietto obiettivo è di scaricare sulla polizia la consegna di Mladic, infatti il Topolino dell'Aia sta parlando di collusioni della polizia nel mercato della
    droga.
    Evidentemente si è consultata con Soros, che lui di droga se ne intende.
    Tutto questo scenario accadrà nei prossimi giorni mentre tutti i media sono già pronti a deviare l'attenzione da quello che sta per succedere col dollaro.
    Tutti sono al lavoro per privatizzare tutto e consegnare ai pirati quello che
    rimane.

    --------------------------------
    US to print $1 and $20 'U.S. coins': S.1047 - Act passed in the Senate on November 2005
    http://frwebgate.access.gpo.gov/cgi-...1047rs.txt.pdf

    Standard & Poor's specialists predict global economic Armageddon: Specialists believe that the US will lose almost 45 percent of its euro in the near future - 01/31/2006
    http://english.pravda.ru/world/20/91...23_dollar.html

    "While Standard & Poor's specialists talk about the looming collapse of the American currency, Citigroup analysts predicted the end of the dollar reign in the world economy back in 2005. Nowadays, Citigroup forecasts the fall of the European currency and recommend investors to sell euros."

    I.e. Citigroup is aware of the Bush 'Operation Kennedy', to print US notes instead of FED notes and to buy back the debt at discounted rates.
    Ibrahim

  6. #6
    liber
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    Citazione Originariamente Scritto da Ibrahim
    IL PROGETTO DELLA BORSA PETROLIFERA IRANIANA
    Ma quale borsa se il 50% dei capitali iraniani sono già all'estero?

    Roberto D'Agostino, Come vivere – e bene – senza i comunisti, Mondadori 1986, 358 pagine

    Pagina 180, da Il salotto trama: «Cia e mafia hanno ucciso Kennedy. Nelle fogne di New York scorrazzano i coccodrilli albini. Craxi è uno stallone. Amanda Lear non è un uomo. Renato Zero non è gay. Hitler è vivo e in buona salute in un villino di Castelfusano».

  7. #7
    Viva la piadina!!!
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    Citazione Originariamente Scritto da Ibrahim
    Marzo di Sangue e nuovo dollaro
    di Michele Altamura - 30 gennaio 2006
    Tratto da Centro Studi Monetari
    http://www.centrostudimonetari.org/a...odisangue.html

    L'america sta valutando segretamente di stampare nuovi dollari "United States notes", "Note Statunitensi", in sostituzione dei tradizionali dollari "Federal Reserve Notes".
    Proprio come voleva fare Kennedy, infatti gli unici che ci guadagnarono da quella morte furono la Federal Reserve ed Israele.
    Oggi Bush si trova nella medesima situazione e pare che effettuerà la riforma entro marzo, visto che non ha altra soluzione. A meno che non si prenda in considerazione l'alternativa, geopoliticamente dislessica, di bombardare l'Iran che sta istituendo una borsa che tratterà petrolio in euro (petroeuro): questa iniziativa, infatti, svaluterebbe il vecchio dollaro rendendolo carta straccia.
    L'uovo di Colombo consiste nello stampare "Note Statunitensi", ovvero biglietti di Stato, per non rimanere nelle mani dei soci della Federal Reserve, che è una società privata che pare abbia addirittura la sede legale a Portorico.

    Il governatore della Federal Reserve, Alan Greenspan, il 31 gennaio se ne va in pensione. Il nuovo, Ben Bernanke, ha deciso di non pubblicare più i dati di M3, ovvero la quantità totale dei vari tipi di dollari emessi: in pratica, potranno stampare soldi a più non posso senza che nessuno se ne accorga.
    Non a caso sono uscite delle leggi strane sulla legittima difesa, in vari paesi.
    In Italia, Berlusconi ha chiesto 15 giorni in più prima delle elezioni.
    Si sta giocando questa grande partita monetaria facendo di tutto per distogliere l'attenzione da questo piano. Ad esempio, hanno deciso di far consegnare proprio ora Mladic alla euromagistrata Carla Del Ponte. La mente raffinatissima della Corte dell'Aia è già al lavoro nelle varie boutique per comprare giacche, foulard e per qualche ritocco alle rughe: per poi pavoneggiarsi come al solito davanti alle telecamere.

    Mentre infuriava la polemica sul signoraggio del Marco Convertibile, il governo della Srpska è caduto sotto un accordo chiuso tra tre persone. Queste si spartiranno le sedie storte: un serbo sarà il vice primo ministro. Il loro abietto obiettivo è di scaricare sulla polizia la consegna di Mladic, infatti il Topolino dell'Aia sta parlando di collusioni della polizia nel mercato della
    droga.
    Evidentemente si è consultata con Soros, che lui di droga se ne intende.
    Tutto questo scenario accadrà nei prossimi giorni mentre tutti i media sono già pronti a deviare l'attenzione da quello che sta per succedere col dollaro.
    Tutti sono al lavoro per privatizzare tutto e consegnare ai pirati quello che
    rimane.

    --------------------------------
    US to print $1 and $20 'U.S. coins': S.1047 - Act passed in the Senate on November 2005
    http://frwebgate.access.gpo.gov/cgi-...1047rs.txt.pdf

    Standard & Poor's specialists predict global economic Armageddon: Specialists believe that the US will lose almost 45 percent of its euro in the near future - 01/31/2006
    http://english.pravda.ru/world/20/91...23_dollar.html

    "While Standard & Poor's specialists talk about the looming collapse of the American currency, Citigroup analysts predicted the end of the dollar reign in the world economy back in 2005. Nowadays, Citigroup forecasts the fall of the European currency and recommend investors to sell euros."

    I.e. Citigroup is aware of the Bush 'Operation Kennedy', to print US notes instead of FED notes and to buy back the debt at discounted rates.


    Chi e' un discepolo di Blonet...ancora sta cagata della M3...


    "..Ben Bernanke, ha deciso di non pubblicare più i dati di M3, ovvero la quantità totale dei vari tipi di dollari emessi: in pratica, potranno stampare soldi a più non posso senza che nessuno se ne accorga..."

    Questo credono che nessuno si renda conto delle cazzate che sparano..(non e'un offesa contro di te sia ben chiaro..unicmaente sono cosi palese che mi fanno ridere..)

    Se STAMPANO Dollari, cambiano la M0.. che e' la prima componente della M3... Mo regolarmente pubblicata... le altre componenti con la moneta Stampata..centrano nulla...ma questi da dove venogno fuori...


    Cmq l'ilarita' di questa nuova teroa del coplotto e' stat anotat anceh da Bloomberg...:

    "Europeans, Conspiracy Theorists Lead M3 Mourners: Caroline Baum
    Nov. 22 (Bloomberg) -- A chill wind swept across Western Europe, rattling the remains of long-dead Germans who carried memories of wheelbarrows full of worthless deutsche marks to their graves.
    Stateside, the conspiracy theorists seized on the new information as further proof of deceit and manipulation. And ordinary folks, who never had the slightest interest in the Ms, wondered why the Federal Reserve was discontinuing the weekly publication of its broadest monetary aggregate, M3, on March 23.
    The announcement, posted quietly on the Fed's Web site on Nov. 10 as part of the weekly report on money stock measures, said simply that the Fed would cease to publish M3 data and the following components: large-denomination time deposits, which are captured in another weekly report on bank balance sheets; repurchase agreements; and Eurodollars.
    Institutional money market funds will still be included in the weekly monetary aggregates report. Most of the information from M3 is captured in the Fed's quarterly flow of funds report or in depository institutions' call reports filed with supervisory agencies.
    When queried about the decision, a Fed spokesperson said that because M3 doesn't appear to contain any more relevant economic information than M2 and has a diminished role in the policy process (when did it ever have a role?), the costs of collecting and publishing the data outweigh the benefits.
    Good 'Til Canceled
    That may all be true, but why no advance warning or comment period?
    ``It doesn't seem they reached out very far to get user feedback on the discontinuation of the series,'' said Maurine Haver, president of Haver Analytics and chairwoman of the National Association of Business Economics statistics committee.
    In that latter capacity, Haver meets quarterly with directors and deputy directors of the U.S. statistical agencies, including the Bureau of Economic Analysis, Census Department, Bureau of Labor Statistics, the Internal Revenue Service and the Fed. The committee is ``consulted regularly whenever a series is being discontinued or changed,'' she said.
    Who knew so many people cared about M3? Are the folks carping about its termination the same ones who regularly rag on money as having lost its relevance to the economy?
    More surprising than the Fed's announcement was the level of misinformation emanating from Europe, where the memory of 1920s hyperinflation never dies. The European Central Bank has made monetary analysis one of its ``two pillars'' and M3 its preferred stone.
    Chairman-in-Waiting
    ``As he is on the verge of being confirmed by the Senate, Dr. Bernanke's first act as Fed Chairman has been to cease publication of M3,'' wrote Gabriel Stein, director of Lombard Street Research in London.
    Bernanke has yet to be confirmed by the full Senate. (He was approved by voice vote of the Senate Banking Committee on Nov. 16, one day following his appearance before the committee.) He is still President George W. Bush's chief economic adviser. If confirmed, he will move from fiscal policy to monetary policy on Feb. 1, 2006. At that point, he would be in a position to have input on monetary matters.
    And even then, the lifespan of M3 or any other data series might not rest entirely with him. That's because all government statistical reports come up for review every three years, on a staggered basis, in accordance with the Paperwork Reduction Act. The Office of Management and Budget requires agencies to submit a report justifying the continuation of data series.
    Review Process
    This applies to the Fed as well, which has to submit all the reports it produces to a periodic cost/benefit analysis. The Board identifies the cost to the institutions collecting the data, the cost to the Fed of processing the data and the users.
    ``It's tough to argue that tax money should be spent collecting data that no one looks at,'' said Dick Anderson, an economist at the St. Louis Fed.
    It was for that reason the deposit turnover survey and demand deposit ownership survey were summarily killed nine and 15 years ago, respectively. A measure of liquid assets, ``L,'' met its maker in 1998, while debt was discontinued in 2002.
    In the M3 review, the board staff determined the elimination would save roughly $500,000 a year for the board and Reserve banks and $1 million a year for depository institutions, according to a Fed board spokesperson. In addition, a search of the economic literature yielded very few results for M3.
    Conspiracy Perps
    So while the discontinuation of a series very few people pay attention to may have been a surprise, it was not nefarious. Nor was it a prelude to a massive, secretive money-printing operation on the part of the Fed, which is how the hard-core conspiracy theorists are playing it.
    On Safehaven.com, where fantasy and reality mix, contributor Robert McHugh offered up the answer to why the Fed is discontinuing the weekly report of M3.
    ``Why? It's simple, really,'' wrote McHugh, a regular contributor to the site. ``So that the Plunge Protection Team can hide its market manipulative, equity buying activities.''
    The PPT is an alleged cabal of government institutions and large banks that intervene to support the markets, most notably stocks and gold.
    Repurchase agreements, which are among the M3 components to be discontinued, are ``the most obvious reporting item where PPT market buying transactions show up,'' McHugh said.
    If the theory sounds far out, the accounting is even harder to follow, especially when actions are in anticipation of some future stock-buying binge, as McHugh implies.
    Altruistic Exposure
    ``Apparently, the Federal Reserve (a key member of the PPT?) sees a coming need to buy -- or facilitate the buying -- of markets, including the equity market, incognito.'' That explains ``the extra M3 growth over the past several months.'' can print as much money (buy as many government securities) as it wants, but if the banks don't want the reserves, they will dump them, and the federal funds rate will collapse.
    That isn't happening. The funds rate has been creeping up every six weeks to 4 percent even as M3 expanded an annualized 10.9 percent in the last 13 weeks.
    If the markets are rigged, and McHugh has it all figured out, ``why is he exposing it rather than telling me how to profit from it or profiting himself?,'' asked Jim Bianco, president of Bianco Research in Chicago.
    Good point. Don't let reason interfere with a good conspiracy theory.

    http://quote.bloomberg.com/apps/news...d=abJD2CVu7kHk


    Bellissima la chiusura:

    " Don't let reason interfere with a good conspiracy theory "


    Per quanto riguarda le US Notes.... se a Marzxo non si stampano e non passa la riforma.. spero che quello che ha fatto questo articolo abbia la decenza di smettere di scriveree....

    Ah.. L'unica banca centrale Pubblica in Occidente e' la Bank of England.... basta...

 

 

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