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Discussione: Massoneria

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    Predefinito Massoneria

    Iniziamo con quello che dicono di loro stessi i massoni...Tratto da Zenith Studi massonici

    Il termine Massoneria o Libera muratoria è di origine francese e deriva da frère maçon (fratello massone) e franc-maçon (franco muratore, libero muratore) e franc-maçonnerie (libera muratoria). Franc: Franco, dal nome del popolo germanico che abitava sulle rive del Reno, che invase le Gallie fondandovi una monarchia. «Franco», però, ha in sé anche il significato di «libero», e ciò mostrerebbe che i massoni erano uniti per amore della libertà.

    In francese, maçon (corrispondente al provenzale màsso) proviene dal latino medievale machio, machionis (màcio), muratore, tagliatore di pietra, che risponde all’antico alto tedesco mezzo, mëizzo, poi nel moderno alto tedesco metz (tagliatore, taglia-pietre), da meizan (intagliare), affine al gotico maitan (tagliare, mozzare), moderno tedesco meisseln, tagliare con lo scalpello, scalpellare, squadrare la pietra.

    L’etimologo Klein ha avanzato l’ipotesi che la parola sia stata portata in Inghilterra dai Normanni (1066), ma nella traduzione inglese frère sia stato confuso con free, di qui freemason. Successivamente i francesi avrebbero tradotto l’espressione free-mason con franc-maçon 1.

    In Inghilterra il termine mason senza il prefisso free appare già nel 1292 in uno scritto sulla costruzione di una cappella nel palazzo di Westminster. L’espressione «Libera Muratoria» appare per la prima volta nel 1375 in un’annotazione riguardante una riunione di rappresentanti di corporazioni cittadine a Londra. La medesima espressione si trova nel 1396 in una lista di lavoratori nella costruzione della cattedrale di Exeter.

    La parola ‘Massoneria’ (nella scrittura inglese masonry) la troviamo con assoluta chiarezza nel Poema regio (1390), ai vv. 20, 24, 54 2. In Italia, l’espressione mazzone (muratore) si trova alla fine del sec. XIII; e mazzoneria, nel senso proprio di «arte muratoria», era già entrata nel Quattrocento (cfr. M. Cortellazzo - P. Zolli, Dizionario etimologico della lingua italiana, Bologna, Zanichelli, 1983, III, p. 72

  2. #2
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    Il mistero delle origini

    tratto dal Gran Oriente d'Italia a cura di Natale M. di Luca

    Le origini della libera muratoria rimangono tuttora avvolte in un fitto mistero. Benché sia stata ipotizzata una continuità tra i collegia fabrorum romani, o corporazioni di mestiere istituite già nella Roma arcaica, e le corporazioni medioevali di muratori, per il tramite di maestranze bizantine o italiche (tra queste, i cosiddetti magistri comacini) operanti nell’alto Medioevo, nessuna prova documentaria è ancora emersa al riguardo.

    Durante il medioevo, nei principali Paesi europei vennero a costituirsi numerose gilde o confraternite di muratori, in connessione con la ripresa delle costruzioni religiose e civili, in molti casi sotto il patronato o la direzione degli ordini monastici.

    Si ha notizia infatti di diversi statuti o carte contenenti una disciplina del mestiere, dei rapporti reciproci tra membri delle corporazioni, tra membri e apprendisti, etc., ma soltanto negli antichi documenti inglesi e scozzesi sono riscontrabili elementi peculiari rinvenibili in seguito nella massoneria moderna, quali le allusioni a segreti del mestiere e a segni o modi di riconoscimento riservati agli operai ammessi nella corporazione.

    Sono sopravvissute fino a oggi corporazioni di mestiere, tra cui quelle dei muratori e dei carpentieri, denominati rispettivamente compagnons in Francia e steinmetzen in Germania, caratterizzate da un apparato simbolico e da “leggende” del mestiere che presentano affinità con quelle massoniche e che quindi possono essere indicativi dell’appartenenza a un ceppo comune, per quanto remoto. Nondimeno, quando dopo il 1717 si verificò la diffusione della moderna massoneria inglese sul continente europeo, nei diversi Paesi non avvenne alcun travaso dalle preesistenti corporazioni di mestiere alla nuova organizzazione, che era ed è da considerare una diretta filiazione inglese.

    Nei quasi tre secoli trascorsi dalla fondazione della Gran Loggia di Londra (1717), che segnò formalmente o convenzionalmente l’atto di trapasso dall’antica massoneria di mestiere o operativa a quella moderna o speculativa, sono state proposte varie teorie a spiegazione della specificità di essa rispetto a tutte le altre organizzazioni di mestiere, consistente nel suo patrimonio simbolico ed esoterico. Sono stati chiamati in causa il sacerdozio egiziano, i misteri eleusini, i pitagorici, gli esseni, le sette gnostiche e zoroastriane, il mitraismo, i druidi, il sufismo persiano e arabo, la qabbalah ebraica, i Templari, i catari, i Fedeli d’Amore, gli alchimisti, l’ermetismo rinascimentale, i Rosa Croce: in breve, l’intero retroterra esoterico della civiltà occidentale e del vicino Oriente.

    Nonostante una pluralità di sorprendenti affinità e talvolta di coincidenze, nessuna vera prova sussiste in merito a eventuali rapporti di identità o di continuità tra qualcuno di questi supposti antecedenti e la massoneria. Diverso è il discorso per quanto concerne l’influenza che alcuni di essi possano aver esercitato nel processo di formazione della massoneria moderna, con riguardo soprattutto agli ultimi sopra menzionati. Evidenti innesti da talune eredità sapienziali, anche remote, sono ben attestati nella storia della massoneria ed emergono nitidamente dall’esame dei suoi rituali, in particolare per quanto concerne i diversi “sistemi ad alti gradi” che fin dalla prima metà del XVIII secolo vennero a stratificarsi sopra i gradi originari della massoneria di mestiere.

    La massoneria soggettivamente si richiama a una tradizione iniziatica, trasmessa da uomo a uomo fin da epoche immemorabili, e perciò tale che la sua fondazione non può essere situata in un’epoca storicamente determinata né essere attribuita all’opera di un singolo uomo o gruppo di uomini. Conforme a questi presupposti, le origini della massoneria sono leggendarie o mitiche e, nella sua interna concezione, l’iniziazione muratoria non differisce dalle iniziazioni delle età più antiche, con le quali intrattiene rapporti di singolare somiglianza, al punto che, come si è detto, ne sono state ipotizzate le ascendenze più disparate e remote.

    Ne consegue che accanto alla storia reale della massoneria, per tale intendendo quella ricostruibile attraverso gli usuali strumenti della ricerca storica, ne sussiste o acquista rilevanza un’altra, anch’essa “storia” ma in senso molto peculiare, o più propriamente metastoria, che prescinde dal dato documentario e s’inscrive in un orizzonte diverso, nel quale i nomi, le date e gli avvenimenti s’inseriscono nella dimensione sacrale del simbolo e acquistano un significato “altro” rispetto a quello profano. Le due “storie” non si escludono reciprocamente, ma confluiscono entrambe in una nozione di tradizione leggibile e decifrabile secondo almeno due ottiche diverse, quella della lettera e quella dello spirito, governate da scritture e da cifre non omogenee.

  3. #3
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    Segreto e riservatezza
    Tratto da Gran Oriente d'Italia
    Società iniziatica e non “società segreta”, la libera muratoria si fonda tuttavia su un “segreto”, cioè su un contenuto “non comunicabile” e “non esprimibile”, la cui conoscenza è possibile soltanto attraverso l’esperienza vissuta dell’iniziazione. Il vincolo del segreto sui riti iniziatici è ben attestato dall’antichità pre-cristiana, ma si ritrova anche successivamente. Curiosamente una delle migliori definizioni del segreto iniziatico è dovuta all’avventuriero veneziano Giacomo Casanova, come questi la espose nelle sue Memorie: Coloro che si determinano a farsi iniziare liberi muratori soltanto per pervenire a conoscere il segreto, possono sbagliarsi, perché può capitar loro di vivere cinquant’anni maestri muratori senza mai giungere a penetrare il segreto di questa confraternita… Il segreto della libera muratoria è inviolabile per sua propria natura, perché il libero muratore che lo conosce, lo conosce soltanto per averlo indovinato. Egli non lo ha appreso da alcuno. L’ha scoperto a forza di frequentare la loggia, di osservare, di ragionare e di dedurre. Quando egli vi è pervenuto, si guarda bene dal partecipare la sua scoperta a chicchessia, fosse anche il suo miglior amico massone, poiché, se costui non ha avuto il talento di penetrare il segreto, non avrà neppure quello di trarne partito apprendendolo oralmente. Questo segreto sarà dunque sempre un segreto. Tutto quello che si fa in loggia deve essere segreto; ma coloro i quali per una disonesta indiscrezione non si sono fatto scrupolo di rivelare ciò che vi si fa, non hanno certo rivelato l’essenziale. Come avrebbero potuto rivelarlo se non lo conoscevano? Se l’avessero compreso, non avrebbero rivelato le cerimonie. Codesto segreto concerne quindi gli elementi propri dell’iniziazione e del suo apparato simbolico-rituale, e non già ipotetiche attività svolte clandestinamente al riparo del Tempio, inconfessabili perché disdicevoli sotto il profilo morale e giuridico. Altra cosa è la riservatezza, ossia la facoltà di ogni associazione liberamente costituita di pubblicizzare o di non pubblicizzare le sue attività, quando non siano illecite o vietate dall’ordinamento giuridico. A questo riguardo va precisato che comunque pressoché tutti i rituali dei lavori muratori e delle relative cerimonie di iniziazione sono stati stampati in ogni lingua, a partire almeno dal terzo decennio del XVIII secolo, e che i nominativi dei dirigenti, così come le ubicazioni delle logge, sono sempre stati noti. Lo scopo dichiarato e autentico dell’iniziazione muratoria è il perfezionamento spirituale del singolo individuo. Infatti, essa consiste nell’ammissione del candidato in un Tempio, ossia in un luogo esplicitamente sacro, che si pone a ricordo e a perpetuazione del Tempio di Gerusalemme. Mentre quello era consacrato a YHVH (), il Dio dell’Antico Testamento, questo è costruito “alla Gloria del Grande Architetto dell’Universo”, nomen di sostituzione che si conforma a un tempo all’impronunciabilità del Nome divino, alle origini di mestiere della muratoria e del suo patrimonio simbolico, e all’universalismo proprio dell’esoterismo. Corollari e conseguenza logica di questa primaria finalità sono gli scopi del perfezionamento morale del singolo e l’estensione di siffatta opera di perfezionamento, sul duplice piano spirituale/morale, all’intera società, intesa come “umana famiglia”. Carattere peculiare ancorché non esclusivo dell’iniziazione muratoria è la sua dimensione collettiva: l’iniziazione è conferita al candidato da una collettività di iniziati e dà initium a un percorso conoscitivo di natura esoterica che prevede periodici momenti di confronto e di lavoro comune nell’unità-loggia, secondo un piano scandito da un preciso rituale e da un apparato di simboli, la cui funzione è quella di rivelarsi gradualmente al singolo iniziato e alla sua comprensione, che va progressivamente affinata mediante sforzi individuali, nei quali è dato avvalersi dell’esempio fornito dagli altri iniziati e, ove necessario e possibile, della loro assistenza.

  4. #4
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    La Loggia

    L’organizzazione della massoneria si fonda sull’unità di base inderogabile, costituita dalla loggia (dall’antico alto-tedesco laubja, capanna o baracca di boscaioli, da cui pergola o chiosco, a sua volta derivante da laub, fogliame). Si tratta di un gruppo, costituito da almeno sette individui e strutturato su base gerarchico-funzionale, relativamente autosufficiente e idoneo a lavorare in modo rituale nei tre gradi universalmente riconosciuti da tutta la massoneria a livello mondiale: apprendista, compagno d’arte e maestro. I suddetti gradi vengono anche designati come simbolici (o azzurri, dal colore dei collari e degli orli dei grembiuli dei maestri) per distinguerli dagli “alti gradi”: da cui la denominazione di massoneria simbolica o azzurra per alludere a quella, praticata in tutto il mondo (e quindi universale), che è sotto l’egida e l’autorità delle Grandi Logge.

    La loggia, il cui sinonimo è quello di officina, ha la funzione di ammettere nuovi liberi muratori e di trasmettere loro, a tempo debito, i contenuti iniziatici di ciascuno dei tre gradi, nonché di svolgere i lavori rituali propri della massoneria. Essa è diretta da un maestro venerabile e dagli altri dignitari e ufficiali previsti dalla tradizione.

    Secondo l’attuale nomenclatura del Grande Oriente d’Italia, che deriva direttamente da quella prevista dai napoletani Statuti Generali della Massoneria scozzese del 1821 ed è peraltro abbastanza simile a quella in uso presso le altre Grandi Logge, i principali dignitari o ufficiali (nel senso letterale di “detentori di uffici o compiti”) di loggia sono i seguenti: maestro venerabile, primo sorvegliante, secondo sorvegliante, oratore, tesoriere, segretario; a questi sei se ne aggiungono molti altri: esperto, maestro delle cerimonie, primo diacono, secondo diacono, portastendardo, ospedaliere, elemosiniere, copritore interno, copritore esterno, architetto revisore, araldo e portaspada, primo architetto, economo, archivista, guardasigilli, maestro di casa. Alcuni di questi uffici sono cumulabili nella stessa persona ovvero sono ulteriormente scomponibili (oltre all’esperto o primo esperto, infatti, possono essere nominati un esperto tegolatore, un esperto preparatore, un esperto terribile, un esperto censore e un esperto sacrificatore; al maestro delle cerimonie possono essere affiancati uno o più aggiunti, etc.). La dignità di maestro venerabile è elettiva, come di norma le altre principali; le ulteriori nomine sono il più delle volte demandate dalla scelta del maestro venerabile. Un ruolo a parte è quello dell’ex-maestro venerabile, al quale competono funzioni di vicarianza del maestro venerabile in carica, in particolare per quanto concerne i riti di iniziazione.

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    Il Tempio

    Altro significato di loggia, che architettonicamente è un edificio o una parte di edificio comunicante con l’esterno su uno o più lati mediante l’interposizione di un colonnato o di una fila di arcate, è quello di locale adibito a Tempio muratorio. Come tale, simbolicamente, è una rappresentazione del cosmo e si estende in lunghezza dall’occidente all’oriente, in larghezza dal settentrione al meridione, mentre in altezza va dallo zenit al nadir. Di fatto, è un locale rettangolare (un “quadrato doppio”) i cui lati dovrebbero trovarsi in rapporto 2: 1, idealmente “orientato” nel senso della lunghezza da ovest (porta d’ingresso e seggio del primo sorvegliante) a est (trono del maestro venerabile): ai lati della porta d’ingresso, ma internamente, sono collocate le due colonne J (Jod) e B (Bet) menzionate dalla Bibbia in riferimento al Tempio salomonico. Gli apprendisti siedono lungo il lato “settentrionale”, i compagni d’arte lungo il lato “meridionale” (ove pure, grosso modo a metà di esso, si trova il seggio del secondo sorvegliante), mentre i maestri siedono in entrambi i lati, denominati anche colonne per estensione rispetto alle suddette colonne J e B.

    M. Ven.
    1° Sorv.
    2° Sorv.
    Oratore
    Segretario
    Portastendardo
    Araldo
    Guardiasigilli
    1° Esperto
    M. cerimonie
    1° Diacono
    2° Diacono
    Ospitaliere
    Tesoriere
    1° Architetto
    Arch. revisore
    Economo
    M. di casa
    Elemosiniere
    Archivista
    Copr. interno

    Apprendisti
    Compagni
    Maestri


    Lungo le pareti sono distribuite dodici colonne o semi-colonne, intervallate con i segni dello zodiaco. Sulla parete orientale, ai lati del trono del maestro venerabile, sono riprodotti il Sole e la Luna.
    La zona centrale del piano di calpestìo è pavimentata con quadrati bianchi e neri alternati a scacchiera (pavimento mosaico), riproducente in piccolo le dimensioni dello stesso Tempio: su di essa viene deposto il quadro di loggia, sul quale sono raffigurati i principali simboli propri di ciascun grado. La porzione “orientale” dello stesso piano di calpestìo, corrispondente a un terzo o a un quarto della superficie complessiva (considerata il Debhir o Sancta Sanctorum, mentre quella “occidentale” è considerata l’Hikhal o Sanctus), è rialzata rispetto alla rimanente e vi si accede mediante una scala di quattro gradini. Su questo piano rialzato sono collocati, rispettivamente: a oriente il Trono e l’altare del maestro venerabile, spesso sormontato da un baldacchino, cui si accede mediante un’ulteriore scala di tre gradini; a settentrione il seggio e il banco dell’oratore; a meridione il seggio e il banco del segretario.
    Su un secondo altare (o ara) interposto tra il pavimento mosaico e il trono del maestro venerabile e antistante il piano rialzato “orientale”, viene collocato all’apertura dei lavori il Libro della Legge Sacra, sul quale sono poi sovrapposti la squadra e il compasso.
    Al di sopra del trono del maestro venerabile trovano posto il Delta luminoso e la Stella fiammeggiante con la lettera G o Pentalfa; ai lati del secondo altare sono poggiati la tavola da disegno, la pietra grezza e la pietra cubica (talvolta una pietra cubica a punta). Il soffitto del tempio (volta stellata) è dipinto di azzurro e disseminato di stelle.
    Nei pressi del trono del venerabile e dei seggi del primo e del secondo sorvegliante sono ubicate, rispettivamente, le statue di Minerva, di Ercole e di Venere. In corrispondenza di tre dei quattro angoli del pavimento mosaico sono disposti altrettanti pilastri, denominati Sapienza, Forza e Bellezza, a formare un triangolo rettangolo nel centro del Tempio.
    Al Tempio, così descritto, si accede da un altro locale, denominato vestibolo o sala dei passi perduti. Per solito, il vestibolo comunica anche con una cameretta, priva di finestre, detta gabinetto di meditazione o di riflessione.
    Nel Tempio è prevista la presenza di oggetti d’uso rituale, la cui ubicazione è rigorosamente stabilita dalla tradizione e dai rituali, anche se non senza molteplici varianti a seconda dei Paesi e dei sistemi rituali seguiti. L’abbigliamento in loggia prevede un grembiule di pelle bianca, diversamente decorato per ciascuno dei tre gradi e spesso anche per i maestri venerabili e per gli ex-venerabili, guanti di pelle bianca, collari di seta ai quali sono appesi i simboli (gioielli) delle specifiche funzioni per i dignitari e gli ufficiali.

  6. #6
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    L’Organizzazione

    Una pluralità di logge dà vita, attraverso un sistema federativo su base nazionale, a una Grande Loggia (in alcuni Paesi, come l’Italia e l’Olanda, denominata Grande Oriente), che di norma ha giurisdizione esclusiva sul territorio dello Stato in cui è insediata, in base al principio di esclusività territoriale: essa sola può autorizzare la fondazione di nuove logge e controllare il regolare funzionamento di quelle esistenti.
    Una Grande Loggia possiede organismi di autogoverno ed è presieduta da un gran maestro, al quale è affidato il potere esecutivo, mentre quello legislativo è esercitato dalla periodica assemblea generale (detta per estensione Gran Loggia o, in altre massonerie, Convento) di tutte le logge regolari, attraverso la presenza dei loro maestri venerabili o di loro delegati. Il gran maestro, inoltre, rappresenta la Grande Loggia nei rapporti con le singole logge e con il mondo “profano” e con le Grandi Logge di altri Paesi, le quali si riconoscono reciprocamente sulla base della “regolarità”, ossia della conformità alle caratteristiche (i cosiddetti landmarks) considerate fondamentali e irrinunciabili. Il gran maestro è coadiuvato da una giunta di collaboratori, che ricalca nei titolo e nelle funzioni la fisionomia della loggia: un primo e un secondo grande sorvegliante, un grande oratore, un gran tesoriere, un gran segretario, i sostituti del gran maestro (deputati del gran maestro o, nel Grande Oriente d’Italia (G.O.I.) , i due grandi maestri aggiunti), eventuali altri aggiunti.
    Sinonimi di Grande Loggia, sempre intesa come federazione di logge su base nazionale, sono Obbedienza e Comunione, nei significati rispettivi di federazione di logge che si assoggettano a un’unica autorità nell’ambito di una determinata giurisdizione nazionale e di comunità di logge organicamente collegate da un complesso normativo e da strutture organizzative comuni.
    Il termine Ordine, di ascendenza religiosa o cavalleresca, può designare, a seconda dei casi, sia la singola Grande Loggia sia la massoneria universale, indipendentemente dalle diverse aggregazioni nazionali e in un’accezione sovra-nazionale. Nello stesso senso, sebbene non da tutti apprezzato e impiegato, ricorre quello di Istituzione.
    Ogni Grande Loggia oggi esistente trae origine direttamente dalla Gran Loggia di Londra fondata nel 1717 (la quale ha assunto dopo circa un secolo la denominazione di Grande Loggia Unita d’Inghilterra) o da un’altra Grande Loggia, a sua volta fondata da quella inglese. Per questo motivo la G.L.U. d’Inghilterra si è attribuita (e le viene generalmente riconosciuta) la denominazione di “Grande Loggia madre del mondo”: ma questo appellativo, l’autorità morale che ne deriva e il ruolo di severo guardiano dell’ortodossia massonica che di fatto questa Grande Loggia ha svolto e continua a svolgere, non implicano alcun primato di essa né alcun rapporto di subordinazione nei suoi confronti da parte delle altre Grandi Logge.
    Infatti, non è mai esistita un’organizzazione massonica sovranazionale alla quale sia stata o venga riconosciuta autorità gerarchica sulle singole Grandi Logge, le quali sono tutte autocefale e indipendenti. Persino modesti tentativi, effettuati in passato, di dare vita a organismi di reciproca informazione tra le diverse Grandi Logge sono tutti tosto o tardi falliti, anche a causa della decisa opposizione manifestata costantemente a questo riguardo dalla G.L.U. d’Inghilterra.
    Nonostante differenze più o meno sensibili tra le diverse Grandi Logge, tutte si conformano più o meno fedelmente ai princìpi stabiliti dalle Costituzioni approvate nel 1723 dalla G. L. di Londra, antenata prossima - come si è detto e come si vedrà meglio più oltre - dell’attuale G.L.U. d’Inghilterra. E tutte, a livello dei tre gradi universalmente praticati, seguono usi, simboli e rituali approssimativamente sovrapponibili o equivalenti, sì da mantenere tratti di identità comune.
    Tra la loggia e la gran maestranza normalmente si interpongono, inoltre, altri organismi, che nel G.O.I. sono elettivi e hanno la funzione di garantire funzioni di interesse comune, ma di competenza estranea a quella della gran maestranza e non espletate dall’assemblea generale delle logge, che si riunisce soltanto una o alcune volte l’anno. Nell’ambito del G.O.I., i poteri di questi organismi sono molto limitati, dato l’assetto di tipo centralistico proprio di questa Obbedienza.
    A livello locale, i maestri venerabili di due o più logge insediate nella stessa città o Oriente costituiscono un consiglio dei maestri venerabili, che si occupa della gestione della sede comune. A livello regionale esistono collegi circoscrizionali dei maestri venerabili, con funzioni di semplice coordinamento delle iniziative delle logge.
    La Costituzione del G.O.I. prevede, inoltre, altri organismi:

    un consiglio dell’Ordine, di natura elettiva, che esprime soltanto pareri non vincolanti a richiesta della giunta di governo;
    un collegio dei grandi architetti revisori, con attribuzioni corrispondenti, in ambito “profano”, a quelle dei revisori dei conti;
    una giustizia massonica, cui sono devolute le funzioni disciplinari nei confronti degli associati (corrispondenti a quelle dei “probiviri” delle altre associazioni private), articolata su tre livelli di giudizio: tribunale di loggia, tribunale circoscrizionale, corte centrale.
    Le sanzioni disciplinari comminabili consistono nel richiamo o ammonizione (censura e censura solenne) con le pene accessorie della sospensione dall’attività massonica a tempo determinato o dell’interdizione dalle cariche interne a tempo determinato, o nei casi più gravi nell’espulsione dall’Ordine.
    Il prolungato assenteismo dai lavori di loggia o la morosità a riguardo delle quote associative (capitazioni) comportano invece il depennamento (radiazione), adottabile di ufficio dalle tre luci della loggia (maestro venerabile, primo e secondo sorvegliante) riunite in consiglio di disciplina.
    L’espulsione e il depennamento non vanno confusi con l’assonnamento, che è la decisione volontaria dell’associato di non fare più parte attiva dell’organismo massonico, corrispondente alle “profane” dimissioni, e che non gli preclude la facoltà di richiedere, in qualsiasi momento, la riammissione nel grado conseguito: nel qual caso, ovviamente, non dovrà essere nuovamente sottoposto alle relative prove di iniziazione. Anche in questo senso si afferma che l’iniziazione è indelebile.

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    Landmark

    Il concetto di landmark, strettamente connesso con l’altro di regolarità, è abbastanza controverso. Fu introdotto nel lessico muratorio dalle Costituzioni di Anderson nel 1723, che prescrivevano per l’appunto il rispetto degli antichi Landmarks dell’Ordine, ma non sussiste alcuna identità di vedute sulla loro identificazione.
    Molti sono stati i tentativi di codificazione dei Landmarks e in merito sono nate infinite controversie tra le diverse massonerie nazionali e al loro interno. Albert G. Mackey, nella sua Encyclopædia of Freemasonry (1858), ne elencava addirittura 25 (vedi riquadro). Come si vedrà più avanti, gli episodi più rilevanti di scissioni o di “scismi” della storia massonica sono connessi, appunto, con vere o presunte violazioni di Landmarks, quali cause efficienti o semplici occasioni per l’esplosione di taluni contrasti.

    I landmarks:

    1) i modi di riconoscimento;
    2) la divisione della massoneria simbolica in tre gradi;
    3) la leggenda del terzo grado;
    4) il governo della fratellanza da parte di un Gran Maestro;
    5-8) la prerogativa del Gran Maestro di presiedere qualunque assemblea dell’Arte, di accordare dispensa per il conferimento di gradi senza il rispetto degli intervalli di tempo previsti, di accordare dispensa per la fondazione e per la conduzione di logge, di creare liberi muratori “a vista”;
    9) la necessità per i liberi muratori di raccogliersi in logge;
    10) il governo di una loggia da parte di un venerabile e di due sorveglianti;
    11) la necessità per ogni loggia di lavorare “al coperto”;
    12-14) il diritto di ogni libero muratore: di essere rappresentato alle assemblee generali, di appellarsi alla Gran Loggia avverso le decisioni della loggia di appartenenza, di visitare ogni loggia regolare (c.d. diritto di visita);
    15) obbligo di “tegolare” ogni libero muratore visitatore non preventivamente conosciuto;
    16) divieto di interferenza da parte di una loggia nei lavori di un’altra loggia e di procedere alla concessione di gradi a fratelli appartenenti ad altra loggia;
    17) ogni libero muratore è soggetto alle leggi e ai regolamenti della giurisdizione massonica nella quale risiede; la mancata affiliazione, che è un reato massonico, non conferisce alcuna immunità dalla giurisdizione;
    18) ogni candidato all’iniziazione deve essere di sesso maschile, nato libero, non mutilato e di maggiore età;
    19-20) obbligo di credere in Dio, Grande Architetto dell’Universo, e nella resurrezione a una vita futura;
    21) obbligo della presenza in ogni loggia del Libro della Legge Sacra, per tale intendendo il testo che, dalla religione del Paese, viene considerato come espressione rivelata della Volontà del Grande Architetto dell’Universo;
    22) eguaglianza tra loro di tutti i liberi muratori;
    23) il segreto massonico;
    24) il fondamento di una scienza speculativa su un’arte operativa e l’uso e la spiegazione simbolici dei termini di quell’arte, allo scopo di impartire un insegnamento religioso e morale («il Tempio di Salomone è la culla simbolica dell’Istituzione»);
    25) il Landmark che li corona tutti è il principio stesso dell’intangibilità dei Landmarks.

    Sui primi quattro dei suddetti landmarks e su quelli da 9) a 16) non sussistono praticamente dissensi, con l’eccezione del cosiddetto diritto di visita, che non in tutte le Grandi Logge viene riconosciuto.
    Quanto alle attribuzioni del gran maestro, quella di creare liberi muratori “a vista” (ossia indipendentemente dalle singole logge e senza rito di iniziazione) è fortemente contestata. La G.L.U. d’Inghilterra non l’ammette in alcun modo; molte Grandi Logge americane la ammettono, ma di fatto i rispettivi gran maestri ne fanno un uso eccezionale. Il G.O.I. non l’ammette più dopo gli eventi connessi con la questione “P2”.
    Il punto 17) è discutibile, in quanto non può valere per alcune Grandi Logge, come quelle di Germania, che sono tra loro federate ma senza giurisdizione territoriale esclusiva per ciascuna di esse.
    Motivo di laceranti contrasti è il divieto di iniziare donne di cui al punto 18). La divaricazione, tra le Grandi Logge che applicano il divieto in questione e quelle che lo hanno disatteso, è totale e, ancor oggi, insanabile. Quali le motivazione del divieto? In linea di massima, le massonerie “tradizionali” hanno sempre affermato che l’arte della costruzione e i mestieri a essa connessi fossero in origine tipicamente maschili e che pertanto gli archetipi simbolici e operativi dell’iniziazione muratoria corrispondessero a un assetto fisico e psichico di natura maschile; una subordinata della stessa affermazione è che l’iniziazione muratoria, per mantenere la sua validità e la sua efficacia, debba conformarsi, anche su questo aspetto, alla tradizione: uno scostamento di tale entità rispetto alla tradizione significherebbe snaturare e interrompere la trasmissione iniziatica. Quanto le suddette motivazioni siano valide o ancora attuali può essere oggetto di una discussione, che alcune frange massoniche hanno decisamente risolto costituendo massonerie miste. Altro tipo di soluzione trasgressiva, rispetto allo stesso divieto, è stata quello di dare vita a organizzazioni massoniche esclusivamente femminili.
    I punti da 19) a 21) sono stati, del pari, occasione per durissimi confronti e causa di fratture gravissime dell’unità massonica, a livello di singoli Paesi e sul piano internazionale. Dalla seconda metà del XIX secolo all’interno di alcune massonerie, soprattutto in Francia e in Belgio, in nome dei princìpi di tolleranza e di universalità si ritenne discriminatorio e conflittuale con la libertà di coscienza imporre ai propri associati la fede in Dio, sia pure denominato come Grande Architetto dell’Universo, e nell’immortalità dell’anima. Del pari e coerentemente si arrivò a espungere la Bibbia e ogni altro libro sacro dalla ritualità di loggia, sostituendolo con un libro in bianco o con il testo delle proprie Costituzioni.
    Di minor portata i dissensi circa l’identità del Libro della Legge Sacra: non v’è dubbio che all’epoca della fondazione della G. L. di Londra questo si identificasse con la Bibbia (Vecchio e Nuovo Testamento). L’ammissione di nuovi liberi muratori non cristiani, conseguente alla diffusione della massoneria “speculativa” su tutti i continenti, indusse molte Grandi Logge, ma non tutte, a concedere che, in luogo della Bibbia, si potesse far uso di altri Libri Sacri (il Corano, i Veda, etc.). Non sussiste, infine, pieno consenso, sia pure tra le massonerie che hanno conservato l’obbligo della presenza del Libro della Legge sacra nel corso dei lavori rituali, sulla sua interpretazione come «espressione rivelata della Volontà del Grande Architetto dell’Universo». Il concetto di “rivelazione”, infatti, non è di univoco significato, nemmeno all’interno delle tre religioni monoteistiche di derivazione “abramica” o “del Libro” (ebraica, cristiana e islamica).
    È il caso di anticipare che la stessa G.L.U. d’Inghilterra, la quale nel 1929 menzionava tra i princìpi fondamentali per il riconoscimento di Grandi Logge estere «che una credenza nel G[rande A[rchitetto] D[ell’]U[niverso] e nella Sua Volontà rivelata sia una qualifica essenziale per l’appartenenza» e «che tutti gli Iniziati assumano i loro impegni sul… Libro della Legge Sacra, per il quale si intende la rivelazione dall’alto», già in un altro analogo documento del 7 settembre 1949 ridimensionava il secondo punto, non facendo più riferimento alla Volontà rivelata ma limitandosi a precisare che «a ogni Candidato è richiesto di assumere il proprio impegno su quel libro o sul Libro il quale venga ritenuto dal suo particolare credo che impartisca carattere sacro a un giuramento o promessa fatto su di esso».
    Per vari motivi, ancora, è suscettibile di differenti opzioni interpretative il concetto di “eguaglianza” tra i liberi muratori affermato nel punto 22). Non v’è dubbio che tutti i liberi muratori siano soggetti alle stesse norme nell’ambito della Comunione di appartenenza. Tuttavia, diritti e doveri sono diversamente attribuiti dalle medesime norme a seconda del grado, dell’anzianità e delle funzioni di ciascun libero muratore. Nella migliore delle ipotesi, si tratta di un’eguaglianza che va esplicitata attraverso molteplici precisazioni e numerosi “distinguo”.
    Del “segreto massonico” si è detto in precedenza. Si può aggiungere che, secondo la già citata Dichiarazione di princìpi approvata dalla G.L.U. d’Inghilterra il 21 giugno 1985, «i segreti della Massoneria riguardano i modi di riconoscimento». Allo stesso titolo appare opportuno ricordare che secondo il G.O.I. (documento su L’identità del Grande Oriente d’Italia approvato il 19-20 marzo 1994) «i Lavori di Loggia sono di natura strettamente riservata, ma non segreta».
    Sul punto 24), ben poche massonerie, sempre che ve ne siano, sarebbero disposte a sottoscrivere tra le proprie finalità quella di «impartire un insegnamento religioso». Nella citata Dichiarazione di princìpi del 21 giugno 1985, la G.L.U. d’Inghilterra ha anzi tenuto a ribadire che «la Massoneria non è una religione, né un sostituto della religione» e «non offre una propria dottrina di fede». Infine il tautologico punto 25), circa l’intangibilità degli stessi landmarks, è il più vacuo e contestabile di tutti.
    Stabilire se una Grande Loggia sia “regolare” o “irregolare” sulla falsariga della fedeltà ai landmarks come sopra enunciati o su altri similari appare, pertanto, come operazione alquanto ardua. In realtà il carattere della regolarità va inteso in modo alquanto più pragmatico e si riferisce all’aderenza complessiva, anche se non totale, di una Grande Loggia alle principali caratteristiche proprie del “fenomeno” libero muratorio, secondo criteri che nel tempo sono innegabilmente variati e si sono evoluti, e che talvolta sono stati adattati in modo alquanto disinvolto a esigenze di fatto.

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    Le fonti storiche

    Le radici mitiche della massoneria sono variamente enunciate dalle prime fonti manoscritte inglesi, note sotto la denominazione di Antichi Doveri (Old Charges) e scaglionate tra il XIV e il XVIII secolo.
    La più antica di queste fonti è il Regius Manuscript o Poema Regius (detto anche Halliwell Manuscript, dal nome di chi lo scoprì nel 1840), databile al 1390 e che consta di 794 versi in rima baciata e in inglese medioevale. I primi 57 vv. espongono la storia leggendaria delle origini: la massoneria è geometria, arte o scienza d’eccellenza applicata alla muratoria; primo maestro ne fu Euclide e patria d’origine l’Egitto, da cui giunse in Inghilterra al tempo del re Atelstano, che le dette le prime costituzioni. I vv. 87-496 concernono la parte normativa. I vv. 497-794 costituiscono un’appendice, dal titolo Ars quatuor coronatorum, che tratta della leggenda dei Santi Quattro Coronati, del racconto della Torre di Babele, dell’istituzione delle arti liberali da parte di Euclide, dei doveri verso la Chiesa e infine delle regole di condotta proprie dei liberi muratori.
    Il più antico documento in prosa è il Cooke Manuscript (1425 circa), nel quale la “leggenda del mestiere” si arricchisce di personaggi biblici, quali Jabal, Jubal e Tubalcain. È stato inoltre rintracciato un centinaio di altri manoscritti, appartenenti ad almeno dieci “famiglie” (Regius, Grand Lodge, Sloane, Cooke, Plot, Tew, Roberts, Spencer, etc.).
    La cornice religiosa dei manoscritti più antichi è rigorosamente cattolica, con riferimenti alla Vergine Maria e ai Santi Quattro Coronati, la cui storia è narrata dalla Legenda Aurea.
    Molteplici prove attestano, ancora, che l’antica massoneria “operativa” si poneva sotto il patronato elettivo di San Giovanni, talvolta del Battista, tal altra dell’Evangelista o di entrambi. Fino al XIX secolo e alla decristianizzazione caratteristica di questo periodo, tutte le logge indistintamente si denominavano come “logge di San Giovanni”, assumendo un ulteriore titolo a scopo distintivo. Le feste obbligatorie di tutte le logge erano stabilite alle date del 24 giugno e del 27 dicembre, ricorrenze rispettive dei due Santi.
    La composizione gerarchica della loggia sembra essere stata ristretta, fin dopo la nascita della Gran Loggia di Londra, a due soli gradi: il nuovo ammesso o apprendista e il compagno o membro a tutti gli effetti. L’appellativo di maestro era riservato al compagno che assolveva alle funzione di presidente o capo della loggia. La simbologia si limitava agli utensìli e ai materiali propri del mestiere e l’ambientazione mitica prediligeva inizialmente i temi costruttivi dell’arca di Noè e della torre di Babele, mentre quello del Tempio di Gerusalemme fu di più tarda apparizione.

    La leggenda di Hiram

    Di apparizione tardiva sembra essere pure la versione della “leggenda del terzo grado”, quello di maestro, la cui tipizzazione è costituita dalla figura di Hiram, personaggio biblico (I Re, 7, 13-46; II Cronache, 2, 12-13, e 4, 11-18). Nella Bibbia, secondo il libro dei Re, Hiram era un fonditore, «figlio di una vedova della tribù di Neftali», «dotato di abilità, d’intelligenza e di perizia nell’eseguire qualsiasi lavoro in bronzo», e sapeva «eseguire qualunque intaglio e creare qualunque opera d’arte». Egli venne inviato dal re di Tiro, di nome Hiram anch’egli, a Salomone, per aiutarlo nella costruzione del Tempio dedicato a YHVH (). Hiram costruì due colonne di bronzo e le innalzò davanti al vestibolo del Tempio: «innalzò la colonna di destra cui diede il nome Iakin e innalzò quella di sinistra che chiamò Boaz»; costruì il “mare di bronzo” con le dodici basi in forma di altrettanti buoi, nonché dieci conche di bronzo su altrettante basi quadrangolari, i vasi per la cenere, le palette e le coppe.
    Nella leggenda massonica il geniale artigiano diviene invece l’architetto del Tempio, preposto alla direzione di tutti i lavori e di tutti gli operai. In ogni caso, pur essendo note in tutta l’Europa medioevale gilde, confraternite e corporazioni di muratori, carpentieri e altre figure di mestieri legati all’arte della costruzione, il cui periodo di massimo fulgore coincise con quello dell’edificazione delle cattedrali gotiche (alcune delle quali estintesi nello stesso Medioevo, altre sopravvissute fino ad oggi, come il compagnonnage francese e le omologhe associazioni di mestiere tedesche, gli steinmetzen) che hanno lasciato di sé testimonianze di varia natura, compresi documenti statutari, l’attuale massoneria deriva in linea retta dalle associazioni di mestiere inglesi e scozzesi, e dalle seconde in misura più cospicua di quanto si ritenesse fino a qualche anno fa.

    Gli «Accettati»

    Tra la massoneria inglese e quella scozzese, nel periodo anteriore al 1717, si verificarono frequenti fenomeni di interscambio. Dalla massoneria scozzese a quella inglese probabilmente vennero travasati alcuni elementi caratteristici, indicativi di un esoterismo, quali i segni di riconoscimento e la Mason Word, o parola di riconoscimento del libero muratore, dalla quale derivano le odierne parole “sacre” e “di passo”, che per l’originario grado di apprendista-compagno erano strettamente connesse con i nomi delle due colonne del tempio di Salomone, Iakin e Boaz. Di antica origine è il fenomeno della accettazione, ossia dell’ammissione nella corporazione di elementi estranei all’arte della costruzione, soprattutto sacerdoti e scrivani, ma anche medici, in quanto utili alla comunità degli associati per l’espletamento di indispensabili funzioni. Le prime prove relative all’ammissione di “accettati” risalgono alla Scozia, dove l’8 giugno 1600 fu iniziato John Boswell; quanto all’Inghilterra, nel 1641 a Newcastle fu la volta di Robert Moray. Nel corso del XVII secolo si verificò una lenta ma graduale penetrazione degli “accettati” nelle logge dei muratori.
    Dall’ammissione di massoni “accettati” deriva verosimilmente l’ingresso nel simbolismo muratorio di tematiche non direttamente legate al mestiere, ma appartenenti alla cultura ermetico-alchemica e cabalistica dilagata nell’Europa occidentale tra il XV e il XVII secolo. Viene indicato frequentemente, come esempio di siffatta osmosi, il caso di Elias Ashmole, famoso erudito ed ermetista inglese, nato nel 1617 e curatore di raccolte di scritti alchemici.
    Si sostiene che Ashmole appartenesse alla mitica fratellanza dei Rosa Croce, della quale si cominciò a parlare e a favoleggiare dopo l’appari- zione a Cassel (1614) del primo “manifesto” rosacrociano intitolato Fama Fraternitatis, attribuito al teologo protestante Johann Valentin Andreae. La letteratura d’ispirazione rosa- crociana richiamò l’inte- resse di quasi tutti gli intellettuali dell’epoca, com- presi Cartesio e Leibnitz, provocando polemiche da un capo all’altro d’Europa. In Inghilterra le idee ermetiche e utopistiche dei Rosa Croce influenzarono probabilmente la concezione della New Atlantis di Francis Bacon e trovarono in Robert Fludd un accanito sostenitore. Ne fu affascinato lo stesso Ashmole e Isaac Newton studiò le opere di un celebre scrittore rosicruciano tedesco, Michael Maier.
    All’inizio del XVIII secolo, almeno nel sud dell’Inghilterra, all’interno delle logge gli elementi “accettati” (detti anche “massoni speculativi” o “di teoria”) prevalevano ormai largamente per numero su quelli “operativi”. D’altra parte, in tutta l’Europa ma in Inghilterra più precocemente, l’ordinamento corporativo era ovunque in crisi e le primitive ragioni di esistenza delle confraternite di mestiere, compresa quella dei liberi muratori, venivano gradualmente meno.

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    La Gran Loggia di Londra
    E la nascita della massoneria “speculativa”
    Il 24 giugno 1717, nella ricorrenza di S. Giovanni d’Estate, il Battista, quattro Logge londinesi (The Goose and Gridiron, The Crown, The Apple Tree e The Rummer and Grapes) decisero di darsi una nuova organizzazione centralizzata, cui dettero il nome di Gran Loggia di Londra, ed elessero come capo, con il titolo di gran maestro, il gentiluomo Anthony Sayer .
    Le caratteristiche innovative della G. L. di Londra consistevano non soltanto nella proposizione di se stessa come ente direttivo al di sopra delle singole logge, bensì pure in una fisionomia ideologica rinnovata che, senza rinnegare l’eredità soprattutto religiosa della preesistente massoneria “operativa”, aderiva e si conformava ai mutamenti intervenuti a seguito dei grandi eventi dei secoli XVI e XVII: gli scismi confessionali, le guerre di religione, gli avvicendamenti dinastici e il fenomeno della graduale prevalenza dei muratori “accettati” in seno alle logge rispetto agli elementi “operativi” direttamente legati all’esercizio del mestiere.
    Sembra che non per caso nelle quattro logge fondatrici della neocostituita Gran Loggia fosse netta la prevalenza di “speculativi”, estranei all’arte della costruzione: gentiluomini, borghesi, intellettuali, tra i quali un ruolo preminente spetta indubbiamente al pastore anglicano Jean-Théophile Désaguliers (1683-1744), membro della Royal Society, brillante volgarizzatore delle teorie newtoniane e letterato ben introdotto nell’alta società londinese, e in subordine al pastore presbiteriano James Anderson (1684-1739).
    La nascita della G. L. di Londra non comportò l’immediata adesione a essa di tutte le altre logge già esistenti. Infatti numerose logge continuarono per anni a condurre una propria esistenza autonoma, come per il passato, e molto gradualmente finirono per confluire nella G. L. di Londra o per estinguersi. Per esempio la loggia di York, che vantava notevole antichità e prestigio, rifiutò di sottomettersi alla G. L. di Londra e si pose anzi in concorrenza rispetto a essa, assumendo l’ambiziosa denominazione di G. L. di tutta l’Inghilterra.
    Il 17 giugno 1718 ad Anthony Sayer succedette George Payne, esquire. Il nuovo gran maestro dispose una ricognizione degli antichi documenti (Gothic Constitutions) pertinenti alla libera muratoria. Dopo un anno di alternanza alla massima carica con il Désaguliers, nel 1720 George Payne riassunse l’ufficio di gran maestro e fece elaborare un nuovo regolamento, approvato nel 1721 sotto la gran maestranza del duca di Montagu.

    Il 14 gennaio 1723, essendo divenuto gran maestro il duca di Wharton, furono approvate le Costituzioni redatte dall’Anderson, ma in realtà ispirate largamente dal Désaguliers, da ritenere senz’altro la mente direttiva della Gran Loggia nei primi anni. Il Titolo I, concernente Dio e la religione, è giustamente famoso:

    Un Massone è tenuto, per la sua condizione a obbedire alla legge morale; e se egli intende rettamente l’Arte non sarà mai un ateo stupido né un libertino irreligioso. Ma sebbene nei tempi antichi i Muratori fossero obbligati in ogni Paese a essere della religione di tale Paese o Nazione, quale essa fosse, oggi si reputa più conveniente obbligarli soltanto a quella Religione nella quale tutti gli uomini convengono, lasciando a essi le loro particolari opinioni; ossia, essere uomini buoni e leali o uomini di onore e di onestà, quali che siano le denominazioni o confessioni che servono a distinguerli; per cui la Massoneria diviene il Centro di Unione e il mezzo per annodare una sincera amicizia tra persone che sarebbero rimaste in perpetuo estranee.

    Il rinvio a una nozione della Divinità svincolata da una precisa confessione religiosa appare di portata epocale. In un Paese come l’Inghilterra, nel quale all’insegna delle divisioni religiose erano trascorsi quasi due secoli di rivolgimenti politici, sociali e dinastici, l’autoproclamazione della massoneria come “centro d’unione” tra gli uomini, sulla sola base delle loro qualità morali e di una religiosità non ulteriormente qualificata, costituiva un netto salto in avanti, semi-utopistico se proiettato in una dimensione macrosociale ma effettivamente rivoluzionario nella realtà microsociale della loggia. Si trattava tuttavia di una soluzione più pragmatica che dottrinale: sarebbe errato inferirne una scelta deista piuttosto che teista.
    Il Grande Architetto dell’Universo era senz’altro un Dio minimalmente rispondente agli ideali deisti, secondo le idee e le mode culturali all’epoca imperanti in Inghilterra, ma più ancora e illimitatamente precisabile in una dimensione personale e privata. Il presbiteriano o il cattolico o il calvinista avrebbero potuto e dovuto convivere fraternamente sotto la volta stellata del simbolico Tempio, paghi e sicuri dell’attitudine religiosa del proprio fratello, comprovata dal suo personale modo di vivere e di comportarsi. Il divieto di trattare in loggia di questioni religiose comportava da un lato un monito a privilegiare i tratti di unione reciproca e a sfumare, fino ad annullarli, quelli presuntivamente forieri di discordia; dall’altro, non impediva al singolo di seguire e di approfondire ad libitum il percorso indicato dalla propria confessione religiosa e di seguirne i precetti.
    La libera muratoria non si faceva per questo portatrice di una dottrina relativistica, negatrice di ogni Rivelazione e di quella cristiana in particolare: partendo dal principio che a ogni uomo va riconosciuto il diritto di procedere liberamente sul cammino della propria fede, e di cercare in piena autonomia la Verità nel solco indicatogli dalla propria coscienza, si limitava a indicare regole di convivenza e di reciproco rispetto, idonee a garantire a ciascuno la propria libertà religiosa e politica, e a impedire sopraffazioni e coercizioni.
    D’altra parte, non sarebbe giustificato attribuire al relativo indifferentismo andersoniano una portata ecumenica: l’apertura a confessioni religiose diverse si riferiva in pratica soltanto a quelle cristiane. L’ammissione di ebrei nella massoneria fu a lungo contrastata, soprattutto nell’Europa continentale. In Germania, presso alcune Grandi Logge dichiaratamente cristiane, gli ebrei non furono ammessi per principio fino alla prima metà del XX secolo. Quanto all’ammissione di appartenenti ad altre fedi, più lontane e distanti, non era di certo problema presente alla mente dell’Anderson e dei capi della Gran Loggia: soltanto l’espansione della massoneria negli imperi coloniali lo avrebbe più tardivamente reso attuale.
    Il Titolo II, Del magistrato civile supremo e subordinato, è anch’esso di grande rilevanza:

    Un Muratore è un pacifico suddito dei Poteri Civili, ovunque egli risieda o lavori e non deve essere mai coinvolto in complotti e cospirazioni contro la pace e il benessere della Nazione, né condursi indebitamente verso i Magistrati inferiori; poiché la Muratoria è stata sempre danneggiata da guerre, massacri e disordini, così gli antichi Re e Principi sono stati assai disposti a incoraggiare gli uomini dell’Arte, a causa della loro tranquillità e lealtà; per cui essi praticamente risposero ai cavilli dei loro avversari e promossero l’onore della loro fraternità, che sempre fiorì nei tempi di pace. Cosicché se un Fratello divenisse un ribelle contro lo Stato, egli non deve essere favoreggiato nella sua ribellione ma piuttosto compianto come uomo infelice; e, se non convinto di altro delitto, sebbene la leale Fratellanza possa e debba sconfessare la sua ribellione e non dare ombra o base per la gelosia politica del governo in essere, egli non può venire espulso dalla Loggia e il suo vincolo rimane irrevocabile.

    Ne deriva il principio dell’apoliticità dell’Ordine nel suo complesso e delle singole logge, che devono vivere nel rispetto delle leggi e delle autorità dello Stato. Al singolo massone sarà bensì consentito di nutrire convincimenti politici e di tradurli in azione, ma soltanto a titolo personale e sempre che non coinvolga in alcun modo la massoneria: la quale, peraltro, è tenuta a sconfessarne l’operato quando egli si atteggi a ribelle contro i poteri costituiti, anche se non si spingerà fino a espellerlo dalla fratellanza.
    Ulteriori princìpi fondamentali o landmarks (cioé pietre di confine) sono dettati dal Titolo III o Delle Logge («[...] Le persone ammesse come membri di una Loggia devono essere uomini buoni e sinceri, nati liberi e di età matura e discreta, non schiavi, non donne, non uomini immorali o scandalosi, ma di buona reputazione») e dal Titolo IV o Dei Maestri, Sorveglianti, Compagni e Apprendisti («Tutte le preferenze fra i Muratori sono fondate soltanto sul valore reale e sul merito personale: che così i committenti siano serviti bene, che i Fratelli non debbano vergognarsi né che l’Arte Reale venga disprezzata: perciò nessun Maestro o Sorvegliante sia scelto per anzianità ma per il suo merito. [...]»). Oltre ai requisiti morali del candidato all’iniziazione, è stabilito il divieto di ammettere donne. È poi enunciato il principio, davvero rivoluzionario per il XVIII secolo, che l’assegnazione degli incarichi direttivi in loggia avvenga esclusivamente sulla base del merito e per via elettiva.
    Il 25 gennaio 1738 venne approvata dalla G. L. di Londra una nuova redazione delle Costituzioni, anch’essa di penna dell’Anderson, e la stessa G. L. cambiò nome, diventando G. L. d’Inghilterra. Il testo del 1738, in rapporto al titolo I, appare sensibilmente modificato:

    Un Massone è tenuto, per la sua condizione, a obbedire alla legge morale in quanto vero Noachita e, se egli intende rettamente l’Arte, non sarà mai un ateo stupido né un libertino irreligioso, né agirà contrariamente alla propria coscienza.
    Nei tempi antichi, i Muratori cristiani erano obbligati a conformarsi ai costumi cristiani di ciascun Paese in cui viaggiavano o lavoravano. Ma la Massoneria esisteva in tutte le nazioni, anche di religioni diverse, essi sono adesso soltanto obbligati ad aderire a quella religione nella quale tutti gli uomini convengono (lasciando a ogni Fratello le sue personali opinioni); ossia, essere uomini buoni e leali o uomini di onore e di onestà, quali che siano le denominazioni, religioni o confessioni che servono a distinguerli: perché tutti concordano sui Tre Articoli di Noè abbastanza per preservare il cemento della loggia. In questo modo la Massoneria è il loro Centro di Unione e il felice mezzo per conciliare persone che, altrimenti, sarebbero rimaste in perpetuo estranee.

    Il significato di questa formulazione non appare in verità molto difforme da quella del 1723, anche se fiumi d’inchiostro sono stati sparsi, soprattutto da parte di massoni francesi del XX secolo, per accusare l’Anderson di un ripensamento “teista” rispetto alla prima stesura, nell’ambito della cosiddetta querelle sul Grande Architetto dell’Universo successiva alle scelte agnostiche effettuate dal Grande Oriente di Francia nel 1877.
    Il nuovo modello organizzativo fu ben presto recepito e imitato dapprima in Irlanda, dove, nel 1725 venne fondata una Gran Loggia, e poi in Scozia, dove una Gran Loggia venne parimenti fondata nel 1736.
    In epoca imprecisata, ma verosimilmente compresa tra il 1730 e il 1738, la Gran Loggia inglese a causa di motivi contingenti, da identificare con la pubblicazione di “rivelazioni” circa i segni di riconoscimento, delle quali la più nota fu l’opuscolo Masonry Dissected (1730) di Samuel Prichard, e comunque con la finalità di impedire la partecipazione ai lavori di loggia a chi non fosse stato debitamente affiliato alla Gran Loggia stessa, operò un’inversione delle parole sacre e di passo del primo e del secondo grado nonché innovazioni in altri importanti elementi rituali.

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    Antients e Moderns

    Queste innovazioni determinarono in Inghilterra una scissione, o comunque una dualità organizzativa, perdurata fino all’inizio del XIX secolo (1813) tra la suddetta Gran Loggia (da allora chiamata dei Moderns) e quella tradizionalista detta degli Antients.
    Infatti, il 5 febbraio 1752 nove logge dissidenti, prevalentemente costituite da massoni irlandesi mai appartenuti alla G. L. di Londra, dettero vita a un’altra Gran Loggia, che dal 5 dicembre 1753 prese la denominazione di Gran Loggia dei Liberi e Accettati Muratori secondo le Antiche Istituzioni, da cui il nome di Antients o Ancients, mentre la Gran Loggia del 1717 venne dai dissidenti spregiativamente chiamata dei Moderns.

    Nel 1756 Laurence Dermott pubblicò le Costituzioni della G. L. degli Antients con il titolo di Ahiman Rezon, riversandovi un’acre polemica contro i Moderns, non priva altresì di rivendicazioni “egualitarie” contro i ceti sociali nobiliari e alto-borghesi che ne costituivano il gruppo dirigente. Tipica degli Antients era la pratica di gradi addizionali ai primi tre, sotto il nome di Arco Reale (Royal Arch), mentre i Moderns, almeno ufficialmente, si rifiutavano di riconoscerne l’esistenza.
    La lotta tra Antients e Moderns si snodò fino alla fine del XVIII secolo e, per quanto duramente e con alterne vicende combattuta, non impedì una costante diffusione della massoneria nel vecchio e nel nuovo continente, secondo le linee di espansione dell’impero britannico, dei suoi commerci marittimi e delle colonizzazioni. Di questa propagazione, materializzata dalla fondazione di logge successivamente “regolarizzate” mediante la concessione di patenti dall’una o dall’altra Gran Loggia inglese, ovvero dalle Grandi Logge di Scozia e di Irlanda, anch’esse molto attive su questo terreno, strumento efficacissimo furono le logge militari, costituite all’interno delle unità dell’esercito inglese e frequentemente trasferite da una parte all’altra dell’impero, dove erano sollecite a iniziare nuovi massoni, nuclei di fondazione di sempre nuove logge.
    Infatti lo sviluppo della nuova massoneria fuori delle isole britanniche fu rapidissimo. Nel 1728 il duca di Wharton fondò una loggia a Madrid e nello stesso anno un’altra loggia fu insediata a Gibilterra. Nel 1731 la G. L. di Londra nominò un gran maestro provinciale per la Russia; lo stesso anno una loggia inglese fu fondata a Firenze. Nel 1733 è la volta del nuovo continente, dove a Boston prese vita la prima Gran Loggia provinciale americana. Nel 1734 i liberi muratori olandesi elessero un gran maestro per le Province Unite. Nel 1735 comparvero logge a Lisbona, a Roma, a Milano, a Verona, a Padova, a Vicenza, a Venezia, a Napoli, a Stoccolma; nel 1736 fu la volta di Genova e della Polonia, nel 1737 quella di Amburgo, la cui loggia nel 1741 si trasformò in Gran Loggia provinciale. Altrettanto rapida fu la diffusione della massoneria nelle colonie americane, dove si sarebbe prodotta la più cospicua presenza, a tutti i livelli sociali, dell’ordine muratorio.

 

 
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