L’ALLARME
Risse e stupri, le nuove bande dei figli di immigrati
di GIANNI SANTUCCI
Giovani immigrati contro altri immigrati.Codici d’onore e legami di appartenenza. Da una parte i Latin King: adolescenti, perlopiù ecuadoriani, una corona di spray sui muri per segnare il territorio. Dall’altra i Comando: peruviani, stessa età, collane e bracciali, orecchini sui lobi. Tra i due gruppi è guerra da un paio d’anni.A pagina 7
La banda agiva al pomeriggio sul tram della linea 3. Dodici le aggressioni nell’arco di otto mesi
Presa la baby gang delle rapine ai liceali
Denunciati quattro ragazzi dello Stadera. La polizia: teppisti per rivalsa sociale
Presa la baby gang dello Stadera. Quattro minorenni di età compresa tra i 14 e i 17 anni sono stati denunciati a piede libero per concorso in rapina aggravata per dodici colpi commessi ai danni di studenti liceali: rapine commesse, nell’arco di otto mesi, tra piazza Bausan, via Meda, via Montegani, piazza Abbiategrasso, via Missaglia e via Boifava. I quattro circondavano la vittima sul tram della linea 3 poi la facevano scendere alla prima fermata, spogliandola di capi griffati e dei soldi. «Una sorta di rivalsa sociale» ha spiegato la polizia perché i quattro baby teppisti «provengono da famiglie disagiate». A pagina 7
Il loco teneva una lupara imboscata nei pantaloni da rapper
Canne mozze fatte con tubi da idraulico. Meccanismo artigianale. Ma poteva scatenare una strage. I poliziotti lo bloccarono dentro una discoteca di via Sammartini, zona Centrale. Quella sera il loco si sentiva un leone, re della pandilla , della banda. Sguardi, provocazioni, furti. Contro i rivali mescolati nella folla. Senza l’irruzione della polizia, con sette ragazzi fermati, sarebbe finita in una maxirissa. Per la prima volta, quella notte dell’anno scorso, nella guerra tra bande milanesi spuntava un’arma da fuoco. Figli di immigrati. Codici d’onore. Legami di appartenenza. È un miscuglio di vita da strada e immaginario cinematografico. Da una parte i Latin King : in prevalenza ecuadoriani, adolescenti, i capi ( rey ) sui vent’anni, i soldati (una cinquantina) minorenni, simbolo: una corona schizzata sui muri con lo spray per segnare il territorio, segni particolari: un sopracciglio rasato. Dall’altra, i Comando peruviani: stessa età, non più di 30 elementi, collane e bracciali, orecchini pendenti da entrambi i lobi.
La lotta tra i due gruppi va avanti da almeno un paio d’anni. Per il controllo del territorio e per l’onore. Storia di affronti e vendette che si accavallano. Risse, pestaggi, rapine. «Il profilo criminale non è altissimo - racconta un investigatore - ma sono ragazzini, dunque incoscienti, per questo pericolosi». Tipo il loco che entrò in discoteca col fucile.
Come tutte le sottoculture della violenza, la guerra tra gang si alimenta di ritorsioni sempre più sanguinarie. Prima cazzotti e bottigliate, poi le risse, i pestaggi. Discoteche (Matisse in piazza Erba e Rainbow di via Besenzanica) che diventano luoghi inviolabili.
È così che si è arrivati agli stupri. Uno dei King ecuadoriani vuole la pupa di un Comando peruviano. La costringe a salire su un furgone. Nell’aggressione la ragazza, incinta, perde il bambino. La legge del taglione scatta con un Comando che carica in macchina una piccola donna King, 15 anni, e la violenta. Pochi giorni dopo viene arrestato dagli uomini della Squadra mobile.
Il fascicolo dello stupro finisce su una pila di documenti accatastati in una stanza della questura. È il dossier «gang». Contiene le relazioni di tutte le risse sospette a partire dal 2004. È mettendo in ordine le mosse (gli agguati), che la polizia ha disegnato la mappa della battaglia in corso. Indagine sempre più corposa. Ricostruiti i riti di iniziazione: l’aspirante , targa , segue un inca o un meo (capo) in qualche capannone abbandonato o in un giardino nascosto. Deve resistere a una scarica di botte. Altra prova: una rapina a un passante. Chi si dimostra «valoroso» riceve il bip , la collana, simbolo di appartenenza.
I Latin King hanno affrontato anche una scissione. Storia di donne mescolata a ideali. La costola ha preso il nome di King forever, fa base a Cimiano. I King sono una gang internazionale, fondata alla fine degli anni Quaranta, a Chicago, col mito della nazione latina. Rivali storici, nati negli anni Settanta su iniziativa di un portoricano, sempre negli Stati Uniti, sono i Neta. E giovani Neta sono emergenti a Milano. Come i Soldao latino, uruguayani, giovanissimi, ritrovo in Porta Venezia.
Mondo magmatico. Bandiere diverse. Ma un unico profilo sociale: i giovani soldati della guerra di strada milanese sono figli di immigrati, colf o badanti. Alcuni lavorano o studiano. Le loro risse a catene e bottigliate rappresentano una sfida storica per la città: «Ragazzi con un’identità a cavallo - spiega Bianca Barbero Avanzini, ordinario di Sociologia della devianza in Cattolica - tra la cultura d’origine e quella in cui si trovano a vivere. Il gruppo, quando non ci si sente accettati, può essere il luogo in cui costruire una nuova identità».
Tema: come integrare la seconda generazione di immigrati. Uno dei possibili finali ha sconvolto la Francia qualche mese fa, con il fuoco e la rabbia delle banlieue . «Non dimentichiamoci che questi ragazzi sono, o presto saranno, tutti cittadini italiani», ricorda un investigatore.
Negli Stati Uniti la guerra tra gang si combatte coi mitra. Los Angeles, New York e Chicago insegnano: «Il rischio è che le bande di teppisti immigrati - conclude la professoressa Barbero - entrino in contatto o vengano utilizzate da vere organizzazioni criminali». Magari coinvolte nel traffico e nello spaccio di stupefacenti, come è accaduto negli States. «Una deriva pericolosa: dal teppismo, pur violento, alla criminalità». Il loco che imbraccia la lupara per vendere cocaina.
Gianni Santucci
Don Martino: non lasciamoli soli Hanno bisogno di aiuto e accoglienza
«Lancio un appello. Alle famiglie, perché stiano più vicine ai loro figli. E alle istituzioni, per rafforzare la loro presenza e il dialogo con la parrocchia e le famiglie stesse». Don Martino Rebecchi, 26 anni, è responsabile dell’oratorio di Sant’Antonio Maria Zaccaria, la parrocchia di piazzale Abbiategrasso e via dei Missaglia, ottomila «anime».
Una zona a rischio la sua?
«Siamo un luogo di passaggio tra due quartieri, Stadera e Gratosoglio, certamente difficili. Episodi di violenza, come le rapine delle scorse settimane, non rientrano nella normalità di questo quartiere».
Esistono le baby gang?
«Qualche ragazzo mi ha parlato delle bande, ma la loro presenza non è così evidente e non hanno mai raggiunto livelli simili di violenza».
Cosa le hanno raccontato?
«Episodi di bullismo scolastico, più che altro. Una volta, un ragazzo mi ha raccontato che ad accomunare queste bande è la droga e che all’interno ci sono dinamiche con giochi di potere».
Le ha spiegato che tipo di giochi?
«Piccole sfide: se uno perde, "appartiene" al vincitore. Sono parole da prendere con le pinze, ma sulle quali riflettere».
Come interviene la parrocchia?
«Noi apriamo le porte a tutti, purché si rispettino le regole. Talvolta la fatica è far capire ai ragazzi che l’oratorio non è un semplice luogo di aggregazione. Non siamo un centro giovanile».
Si può isolare la violenza del gruppo?
«Il fenomeno è preoccupante, ma non siamo di fronte a un’emergenza. I ragazzi sono buoni, ma in una dinamica di gruppo tendono a dare il peggio di loro. Hanno bisogno di sentirsi amati e accolti».
Famiglie e istituzioni?
«In questo quartiere ci sono. Ma occorre maggiore dialogo e una presenza costante».
Ruggiero Corcella
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