«La "dottoressa" per i fornitori di materiale sanitario, che per annihanno sperimentato la sua insaziabile avidità. Viaggiintercontinentali di lusso, alberghi, cene. Bisognava mettere mano alportafogli per entrare nel business del dolore. Lui, il marito, èsindaco da una vita e deputato dell'Udc da cinque anni. Lo chiamano il"gattone" perché ascolta, vede, sente, sa, e sul volto ha sempre lastessa espressione. Immobile. "Se sugli spaghetti non c'è il formaggioli mangiamo lo stesso", disse commentando la legge proporzionale senzapreferenze».La moglie ora è in galera accusata di aver organizzato aborticlandestini oltre il quarto mese, lui grida al complotto ePiercasinando lo candida ugualmente, come già fatto per Cuffaro, senzafare una piega. Alla faccia di Ruini!http://www.unita.it/index.asp?SEZIONE_COD=HP&TOPIC_TIPO=&TOPIC_ID=47369Questa è una storia di provincia. E del potere di una moderna satrapiache ha trasformato una tranquilla cittadina di mare in una piccolaBucarest italiana. Con il suo Ceausescu e la sua Elena, artefici di unospietato sistema di potere. Pugno di ferro con i nemici, favori agliamici fedeli. Appalti, lavoro, salute, fortune e sfortune, vita emorte: tutto passava attraverso il «gattone» e sua moglie. Ilsindaco-deputato e la «generalessa», padrona assoluta dell'ospedaleche la città ha voluto benevolmente dedicare a San Timoteo. Accade aTermoli, il regno di Remo Di Giandomenico (nella foto) e di Patrizia DePalma.La «dottoressa» per i fornitori di materiale sanitario, che per annihanno sperimentato la sua insaziabile avidità. Viaggiintercontinentali di lusso, alberghi, cene. Bisognava mettere mano alportafogli per entrare nel business del dolore. Lui, il marito, èsindaco da una vita e deputato dell'Udc da cinque anni. Lo chiamano il«gattone» perché ascolta, vede, sente, sa, e sul volto ha sempre lastessa espressione. Immobile. «Se sugli spaghetti non c'è ilformaggio li mangiamo lo stesso», disse commentando la leggeproporzionale senza preferenze.Ora, l'onorevole ha poco da ridere. Sua moglie è in galera, con leimezza Asl di Termoli finita «nelle mani di una associazione perdelinquere». Lui è accusato di «aver avallato, promosso e sostenutole iniziative criminose» della sua Patrizia e di aver «costrettoalcuni imprenditori del Nord, interessati ad un inceneritore a Termoli,a pagare una tangente del 20-30%». Il suo regno è sommerso dalle 750pagine dell'inchiesta firmata dal procuratore di Larino, NicolaMagrone, e dalla pm Anna Armagnini. Undici arresti, 23 incriminazioni:tutto sottoscritto dal gip Roberto Veneziano.L'immagine sua e del partito dell'amico Pier Ferdinando Casini sporcatadalla accusa più infamante rivolta alla moglie: aver fatto aborticlandestini, alcuni oltre il quarto mese di gravidanza. Ma l'onorevolenon rinuncia alla candidatura alla Camera. «È una montatura. Gliavvocati e io, attraverso il mio ruolo politico, smonteremo questoteorema privo di prove».«Black Hole», buco nero, il nome dell'inchiesta. Un pozzo senza fondonel quale sono finiti, insieme ai soldi della sanità, la moralità dimedici, dirigenti pubblici, uomini politici. L'affare era la regola. Lasalute della gente contava meno di zero. «A me non me ne frega nientedei molisani, io non sono di qui, mio marito fa il politico del cazzo eio ho la cittadinanza americana e non l'ho mai votato...», paroledella dottoressa in un momento d'ira. Si arrabbiò a morte, Patrizia DePalma, anche il giorno in cui si accorse che la poltrona di primario diginecologia all'ospedale di Termoli (per anni dominio del padre Vito)stava per essere assegnato ad un altro medico, Arnaldo Picucci. Cheaveva tutti i titoli per aspirare al posto. Ma il concorrente venneblandito, pressato, minacciato. Terrorizzato, fu costretto a lasciare:«Mi chiudevo a chiave nello studio per paura di essere aggredito».Cosa che capitò, invece, al dottor Bernandino Molinari, che ebbe lacattiva idea di difendere le ragioni del suo collega. Un giorno, ladottoressa e suo fratello Nicola - che fa l'autista dell'onorevole DiGiandomenico e in città chiamano «Nick manopesante» - piombarono inospedale e per il dottore furono pugni, calci e sputi. Davanti a tutti.Infermieri e ammalati.Così la dottoressa conquista il suo ufficio da primario, grazie allacomplicità di Mario Verrecchia, il manager della Usl Basso Molise, che«aggiusta» le carte, e ad una manina che fa sparire dagli archivi unacartella compromettente. Avrebbe dovuto raccontare di una condannaricevuta dalla De Palma per aver consentito che un bambino partorito dauna coppia fosse ceduto ad un'altra persona. Due anni di reclusione, lasentenza passata in giudicato nel 1991, e l'interdizione temporanea daipubblici uffici per cinque anni.La dottoressa non viene mai sospesa dalla Asl, che invece la premiainviandola negli Usa per corsi di aggiornamento. Paga il contribuente ela cartella numero 6 sparisce. «Con un colpo di mano», la«generalessa» si insedia nell'ospedale e con altri, medici edirigenti della Asl, costruisce «un'associazione per delinquerebrutale, aggressiva, onnipotente», c'è scritto nelle carte deimagistrati. Il suo carattere di «persona mai paga della propriacondizione di privilegio, e come tale desiderosa di affermare semprepiù marcatamente la propria attitudine a soggiogare l'altruivolontà» domina su tutti. Con minacce di trasferimenti, punizioni,licenziamenti. «Quello lo dobbiamo gambizzare», dice (ma«scherzosamente», precisa il suo legale) di uno che non gli ha fattoun favore. E dove non arriva lei arriva Remo, l'onorevole marito.Quando due anni fa i carabinieri scoprono che un ecografo portatilescomparso dall'ospedale è finito nello studio privato abusivo delladottoressa, l'onorevole fa un inferno. Minaccia l'Arma di sfratto,presenta interrogazioni parlamentari contro il capitano FabioMoscatelli, difende la moglie: «È una scienziata, ha lavorato conVeronesi».Lei, Patrizia, apprezza commossa: «Remo Di Giandomenico ha dimostratodi avere le palle, perché ha avuto il coraggio di mettersi contro icarabinieri che mi hanno accusata e non gli ha leccato il culo...».Linguaggio da scienziata per lei. Statura da statista per l'onorevolemarito. Trasferimento in Kosovo per il comandante dei carabinieri chefa le indagini.La «generalessa» stabilisce rapporti privilegiati con i fornitoridelle ditte «Formedical» e «Meditec srl». Che prima, però,«passano nello studio di Remo», l'onorevole. Lei compra tutto esempre chiede, con «sfrontatezza e cupidigia». «Se lo prendol'ecografo, mi fate viaggiare bene?». «Quello mi deve mandare a NewYork per i prossimi cinque anni». «Quando mi mandi a un belconvegno?». «All'aeroporto voglio una limousine, tanto mica pagoio». «Di acido folico ne ho tanto, se lo compro cosa mi dai?».Alla Asl e all'ospedale, le relazioni per l'acquisto di macchinarivenivano fatte fotocopiando le schede tecniche della Formedical e dellaMedical, che vincevano sempre. «La Formedical - si legge in unarelazione dei Carabinieri - ha fornito dispositivi medici scaduti divalidità, protesi ed altro...». Si compravano macchinari checostavano il doppio, si riempiva la farmacia dell'ospedale dimedicinali che già c'erano. I rappresentanti erano raggianti.«Dottoressa, senza di lei sarei un uomo finito», le dice EttoreFolcando della Formedical.Flebo, siringhe, guanti, speculum, fogli per i pap test, un carrelloper reggere un ecografo, finivano nello studio privato della dottoressaa San Severo, in Puglia, «un luogo anonimo e clandestino». Ladottoressa, che per legge non poteva esercitare l'attività privata,lavorava in proprio. «Ho speso fior di quattrini in quello studio»,rivela una paziente. Una delle trenta che settimanalmente facevano lafila per la visita: 80 euro per le nuove clienti, 60 per le vecchie,150 per una spirale. Sempre senza ricevuta. Qui si praticavano gliaborti più facili, quelli più complicati venivano fatti a Termoli,nell'ospedale dove non c'è il reparto di interruzione volontaria dellagravidanza. I medici sono obiettori, come la dottoressa De Palma. Chevanta amicizie eccellenti. Casini («conosco la zia»), RoccoButtiglione, che la difende per la vicenda dell'ecografo scomparso,finanche Luca Cordero di Montezemolo.C'è da comprare un ecografo tridimensionale (costo 200mila euro),l'ospedale ha problemi e lei dice che l'acquisto lo farà il suo amicopresidente di Confindustria. «Anche Remo lo conosce». Ma Montezemolo,sentito dai carabinieri, è categorico: «Non ho mai conosciuto ladottoressa De Palma, né suo marito».A Termoli pagavano tutti. Esterino Policella, che ha l'appalto dellamensa e del bar dell'ospedale, più una serie di affari immobiliari incittà, versa 180mila dollari in una banca Usa per una casa che lacoppia Di Palma- Di Giandomenico vuole acquistare in Arizona. Lo faviolando la legge, spezzettando i versamenti e facendoli firmare a suoiuomini di fiducia.Con la complicità di Luigi Velardi, Udc pure lui, consigliereregionale, ex assessore alla Sanità e direttore di una banca aTermoli. «Il favore di Policella - si legge nell'inchiesta - non fu unatto di filantropia disinteressato: in cambio ricevette dal Comune diTermoli, commesse di servizi e precedenza assoluta nel pagamento disomme a credito», nota il gip.Soldi all'estero, anche in Sudafrica. È qui che Pasqualino Cianci, unprofessore di inglese diventato deus ex machina del Cesad, un centrosanitario finanziato dalla Asl e dal Comune di Termoli, racconta diessere andato. Perché «doveva far rientrare in Italia, per conto dipolitici, capitali frutto di tangenti e che dell'intera vicenda erano aconoscenza l'on. Di Giandomenico, tale Raf, referente estero, e taleTaglierini di Roma...». La carriera di Cianci, però, finisce presto:l'8 marzo del 2002 lo arrestano, è accusato di aver strangolato lamoglie, oggi è in galera e la storia delle tangenti sudafricane èvenuta fuori durante il processo. Ma il Cesad sopravvive, grazie alfrenetico attivismo della dottoressa De Palma. È una macchinamangiasoldi. In collegamento con l'Istituto dei tumori di Milano, fascreening sulle donne del Molise.La sua attività si sovrappone a quella di «Mimosa», una strutturache praticamente fa le stesse cose e che è finanziata dal ministerodella Salute e dalla Regione. Le analisi del Cesad vanno a Milano ecostano 15 euro, quelle di Mimosa le fanno in Molise e costano 10,13euro.Quando il dottor Sante Romito, coordinatore del progetto Mimosa, parlacol presidente della Regione, Michele Iorio (Forza Italia), di questasovrapposizione e dello spreco di risorse pubbliche, riceve unarisposta imbarazzante: «Non posso intervenire, meglio non alterareequilibri». Quale fossero questi delicati equilibri - scrivono imagistrati - «è chiaro: la Asl 4 spettava al gruppo De Palma-DiGiandomenico, cosa loro, nessuno avrebbe potuto interferire».Vanno così le cose a Termoli, la Bucarest italiana.