Originariamente Scritto da
Tomahawk
TRATTO DA NOREPORTER:
E i ricino-boys divennero playboy
Il potere non logora, al limite imborghesisce. Dopo la marcia su Roma, molti "ricino-boys" di Mussolini, un tempo rivoluzionari implacabili, diventarono impenitenti "Playboys". O "PlayRas", come li chiama Gian Carlo Fusco in "Mussolini e le donne", (pagg. 139, euro 9) ristampato da Sellerio dopo una lunga assenza dalle librerie.
Alcuni squadristi, giunti a Roma, caddero nell'italianissimo vizio del vitellonismo. Una preoccupazione per il Duce. Quei giovanotti «amanti della bella vita, rischiavano di mandare all'aria la credibilità del partito. Per questo, Mussolini raccolse corposi dossier sulle loro attività notturne. Ne fu incaricato Piero Stoppato, ex agente del controspionaggio. I "PlayRas" si divertono, Stoppato annota. E riferisce. Capo Ufficio Stampa del Partito, Cesare Rossi si innamora dell'attrice Gina Frine. Alla Pellicceria Guattelli, Rossi spende per lei 1350 lire, fattura a carico dell'ufficio. Poi viene alle mani coi sergente dei bersaglieri Massara. Colpa di una battuta di quest'ultimo: «Macchè Frine e Frine! Io la conosco perché è di Torino. Si chiama Cappellano. Ano e cappella! È tutto un programma».
Il puntuale e zelante sottosegretario Michele Bianchi subisce una trasformazione a causa dell'attrice Anna Fougez (all'anagrafe Emma Papacena). Michele fa arrivare dall'Egitto penne di struzzo per le acconciature, frequenta le gioiellerie di via Condotti, si veste da Caraceni, sarto dell'aristocrazia. La stampa sfotte: circolano vignette in cui Anny è a letto delusa mentre "Michelino" passeggia per la stanza. Didascalia: «Che succede Michelino, non hai più banane?».
Il vero artista è però Max Mugnani, re della cocaina. Nel 1935 è a Venezia. Il Festival del Cinema è in pieno svolgimento. Una sera Max compra 50 grammi di coca purissima. Mezz'ora dopo è al Lido. Si fa largo fra la folla scuotendo una busta azzurra contenente la "polvere". Quindi la offre alla regina d'Olanda: «Guglielmona, reginona simpaticona dell'Olandona, fatti una fiutatona!». Mussolini lo spedisce in un borgo nel Tavoliere delle Puglie. Qualche settimana dopo, il Duce riceve una lettera scritta dal maresciallo del luogo. Implora di trasferire Mugnani, il quale ha coinvolto mezzo paese (incluso il parroco) nei suoi party. Nel '41 Mugnani vive a Roma, Hotel Excelsior. Quell'anno arriva in visita a Roma il presidente giapponese del Manciukuò, Matsuoka. L'ospite è alloggiato all'Excelsior. Una sera, incuriositi da un paio di scarpe alla diplomatica, Mugnani e amici fanno irruzione in una stanza e ne prelevano l'inquilino. Quando si accorgono che è «giallo come un risottino», lo riempiono di «formaggino», cioè di coca. Il giorno dopo la delegazione giapponese non è in grado di recarsi dal Duce. Il segretario di Matsuoka straparla, canta, sghignazza. Mussolini si insospettisce. Appresa la verità, il Duce vorrebbe mandare Mugnani al confino. Poi lascia perdere («gli orientali sono imprevedibili»). Mossa indovinata. Mugnani è presto invitato all'ambasciata del Manciukuò per ritirare un'alta onorificenza. Nella motivazione si legge: «all'impareggiabile organizzatore di trattenimenti notturni in tutto degni di Roma antica».
Alessandro Gnocchi per ?Libero? ACCENTI VOLUTI E PRETESTUOSI SU MUGNANI A PARTE, NON C'E' NESSUNA CONTRADDIZIONE FRA LO SQUADRISMO E L'ALLEGRO LIBERTINAGGIO. MARTE E VENERE VANNO SEMPRE INSIEME. NON E' UN CASO CHE OGGI BEN POCHI POSSANO VANTARE CERTI EXPLOITS...