Retroscena/ Dal Senatur altolà a Maroni: "Per ora nessun terzo polo"
Lunedí 13.02.2006 104
Altolà di Umberto Bossi a Roberto Maroni. Il ministro del Welfare aveva lanciato attraverso un'intervista ad Affari la possibilità di lanciare un terzo polo autonomista con Lombardo e indipendente da destra e sinistra, nel caso in cui il referendum sulla devolution venisse bocciato. Concetto ribadito successivamente a Porta a Porta e in altre occasioni. Ma il Senatur ha tagliato corto, tarpando le ali del buon Maroni: "E' troppo presto per fare scenari del genere", ha detto a margine dell'anniversario dei quindici anni della Lega festeggiato ieri a Varese.
In realtà, secondo quanto Affari ha appreso da uno dei più stretti collaboratori del segretario del Carroccio, quella di Maroni è stata l'ennesima "fuga in avanti", figlia di una voglia eccessiva di mettersi in mostra. Certo non nuova, come quando il responsabile del Lavoro si disse d'accordissimo con la campagna mediatica aggressiva di Berlusconi, salvo poi essere smentito a stretto giro di posta dal capo in persona e dover fare una clamorosa retromarcia.
La strategia di Bossi è duplice. Da un lato punta a non creare tensioni con il Cavaliere, già esplose sul caso delle vignette islamiche, in quanto vuole riconfermarsi l'alleato più fedele del presidente del Consiglio, certo che dal leader di Forza Italia arriverà l'ok al progetto di federalismo fiscale, vero cavallo di battaglia del Carroccio in questa campagna elettorale. L'altro obiettivo del Senatur è quello di placare le varie anime interne. Da un lato il super-governativo Calderoli, padre dell'accordo con Lombardo volato in Sicilia per chiedere scusa delle offese ai meridionali. Dall'altro Maroni e in parte anche Castelli, che con le loro uscite rischiano di galvanizzare troppo la base dei duri e puri, scontenta da sempre dell'alleanza con la Casa delle Libertà.
Il lavoro di Bossi è sottile, delicato e certo non facile. Conscio di non poter tenere come una volta due comizi al giorno, a causa delle precarie condizioni fisiche, è costretto a tenere a bada i suoi colonnelli, intervenendo quando eccedono. Proprio come nel caso del ministro del Welfare.
Insomma, l'ordine di scuderia per ora è quello di restare fermi nel Centrodestra, rimarcando le proprie differenze, ma senza dare adito a possibili terzi poli o ancora peggio ad ammiccamenti al Centrosinistra e ai Ds. Almeno fino al 10 aprile, poi si vedrà. Quello di Bossi non è un consiglio, ma un ordine ben preciso. Vedremo quanto in campagna elettorale riuscirà a tenere a bada i suoi...