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Discussione: Terrone

  1. #1
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    Predefinito Terrone

    TERRONE

    Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

    Il termine terrone è un'espressione di tipo colloquiale, utilizzata il più delle volte con accezione dispregiativa per definire gli abitanti dell'Italia meridionale. Ultimamente, sebbene raramente, in taluni ambienti lo si può sentire anche in chiave autoironica.

    Origine e storia del termine
    Con il termine terrone (da teróne, derivazione di terra) si indicava nel 1600 un proprietario terriero, o meglio un latifondista.

    Già tra le Lettere al Magliabechi, l'erudito bibliotecario Antonio Magliabechi (1633-1714) il cui lascito, i cosiddetti Codici Magliabechiani costituiscono un prezioso fondo della Biblioteca Nazionale di Firenze, troviamo scritto (CXXXIV -II - 1277): "Quattro settimane sono scrissi a Vostra Signoria illustrissima e l'informai del brutto tiro che ci fanno questi signori teroni di volerci scacciare dal partito delle galere, contro ogni equità e giustizia, già che ho lavorato tant'anni per terminarlo, e ora che vedano il negozio buono, lo vogliono per loro".

    Il termine in seguito servì per denominare chi era originario dell'Italia meridionale e con particolare riferimento a chi era emigrato dal Sud al Nord in cerca di un lavoro in fabbrica meglio remunerato e non soggetto ai duri ritmi che la terra imponeva.

    La voce si diffuse dai grandi centri urbani dell'Italia settentrionale con connotazioni spesso fortemente spregiativa e ingiuriosa e, come altri termini italiani e dialettali (villano, contadino, burino e cafone) stava per indicare "servo della gleba" e "bracciante agricolo" ed era riferita agli immigrati del meridione, regione notoriamente caratterizzata da un tipo di agricoltura particolarmente arretrata. Gli immigrati venivano quindi considerati, sia pure a livello di folklore, quasi dei contadini sottosviluppati.

    Il termine, che deriva chiaramente da terra con un suffisso con valore d'agente o di appartenenza (nel senso di persona appartenente strettamente alla terra) è stato variamente interpretato come frutto di incrocio fra terre(moto) e (meridi)one, come mangiatore di terra parallelamente a polentone, mangiapolenta, cioè l'italiano del Nord; come persona dal colore scuro della pelle, simile alla terra o anche come originario di terre soggette a terremoti (terre matte, terre ballerine).

    Secondo un'altra interpretazione (comunque oggi minoritaria), tale parola deriva dal nome del dittatore di Agrigento Terone, che nel V secolo AC si dice fece uccidere circa 20.000 persone.

    Il suo maggiore utilizzo data comunque essenzialmente agli anni '60 e '70 e limitatamente ad alcune zone del nord Italia, in seguito alla forte ondata di emigrazione di lavoratori e contadini del meridione d'Italia in cerca di lavoro verso le industrie del nord e in particolare del triangolo industriale (Milano – Genova – Torino). In tale ambito si spiega anche il "successo" del termine dato che, storicamente, grossi movimenti di popolazioni hanno sempre portato con sé anche fenomeni di intolleranza o razzismo più o meno larvati, destinati comunque ad estinguersi nel tempo.

    Va precisato comunque che questo termine ha sempre avuto un'incidenza piuttosto marginale nella lingua ed è oggi largamente in disuso.

    Corrispettivi
    In tutto il mondo esistono una grande quantità di termini dispregiativi collegati a forti movimenti di popolazioni.

    Tra quelli maggiormente noti agli italiani, spesso si è cercato di affiancare a tale parola il termine colloquiale "polentone" (letteralmente mangia-polenta), termine con cui venivano spregiativamente "marchiati" i contadini del nord Italia, secondo alcuni nato con le migrazioni interne dopo le bonifiche fasciste, quando soprattutto veneti e friulani occuparono le ex-paludi del Lazio, della Toscana e della Sardegna, sebbene questo termine non abbia mai raggiunto la vasta eco di "terrone".

    Probabilmente, tra i termini a noi noti, risulta più corretto accostare il dispregiativo francese "macaroni", con cui, nella prima metà del XX secolo, venivano convenzionalmente indicati gli emigranti italiani in Francia e Belgio, che spesso finivano per diventare mendicanti o, nella migliore delle ipotesi, minatori nelle miniere di carbone (vedi anche il Disastro di Marcinelle).

    "Macaroni" risulta usato anche in Inghilterra con lo stesso significato.

    Analogamente, nei paesi di lingua tedesca, a partire delle ondate migratorie degli anni 50 e 60 si diffuse il termine "spaghettifresser" (divoratore di spaghetti).

    Stereotipi ed estensioni
    Spesso vengono associati a questo epiteto caratteristiche personali negative, tra le quali ignoranza, scarsa voglia di lavorare e disprezzo di alcune norme igieniche.
    Inoltre, pur valendo ancora tale accezione del termine, quest'ultimo viene utilizzato in tempi recenti anche per riferirsi a persone maleducate, o prive di buon gusto o di modi urbani (denotando comunque uno scarso senso civico del parlante).

    "Terrone" è un insulto
    Il "riconoscimento" di "terrone" come insulto e non come termine "folkloristico" è un processo che storicamente ha subito molte battute d’arresto e incomprensioni, probabilmente dovute al fatto che solo una parte della popolazione italiana ne riconosceva pienamente la gravità e il suo carattere offensivo.
    Solo recentemente, infatti, la Corte di Cassazione ha ufficialmente riconosciuto che tale termine ha un'accezione "offensiva", confermando una sentenza del Giudice di Pace di Savona e confermando che la persona che l'aveva pronunciata dovesse risarcire la persona offesa dei danni morali.

    Il termine nelle pagine della letteratura
    Spesso il termine terrone è stato utilizzato nella letteratura del Novecento da noti autori in diverse loro opere.

    Per citare solo alcuni si ricorda:

    Marino Moretti - Alla veglia funebre non ce li volevano loro, nessuno di loro, quattro o cinque impiegati di concetto, buona gente, amici, colleghi e, tanto per cambiare, terroni.
    Anna Banti - Nella luce rossastra della lampadina accesa (era già notte) vide che la terrona stava di nuovo frugando nella sporta.
    Giuseppe Marotta - Noi terroni cerchiamo di abituarci alle strade di Milano.
    Cesare Pavese - Cantare sapeva, suonare anche, perché non tentare di riuscire un artista, come quei terroni che gli stavano tra i piedi?.
    Beppe Fenoglio - I settentrionali, primi gli emiliani, attaccarono i meridionali, Terroni, sudici, terra da pipe, abissini!.
    Aldo Busi - Una bruta teruna l'è una bruta teruna anche se l'è notaia.
    Pier Vittorio Tondelli - Poco più tardi arrivano i terroni e invadono il tavolo portando altre sedie. Giusy fa per alzarsi, non gli piace la nuova compagnia col Salvino capobanda.
    Giovanni Arpino - "Molta nebbia?" "Umidità. A tonnellate. Ottima per le mie ossa terrone", spregiò Tramontano.
    Giovanni Pirelli - Una volta le dissi: noi meridionali siamo fatti così, scherziamo alla maniera nostra. E lei: macché meridionali; terroni, terronacci.
    Dino Buzzati - "Non so se di Napoli o della Calabria" fa la Luisella, la terroncina la chiamavano.
    Ancora Fenoglio - Johnny s'imbatté in un terroncino costernato per una giubba che gli arrivava ai ginocchi e furono felici dell'immediato baratto.

    Ricavato da "http://it.wikipedia.org/wiki/Terrone"

  2. #2
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    Un altro significato, probabilmente il più veritiero, è quello di parassita.

  3. #3
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    Citazione Originariamente Scritto da Eridano
    Un altro significato, probabilmente il più veritiero, è quello di parassita.
    Eridano,
    si tratta di un parere che non rappresenta la totalità degli italici del sud;molti di loro sono educati,civili,intelligenti e istruiti e anche laboriosi come è naturale che la Natura o la Storia che diviene hanno deciso che sia.
    E' pur vero che si tratta di qualità cui fanno da contrappeso altre che infestano il globo.

  4. #4
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    Lo stato italiano (piemontese) ci ha resi schiavi, ma disse Francesco di Borbone:
    "Traditi egualmente, egualmente spogliati, risorgeremo allo stesso tempo dalle nostre sventure; che mai è durata lungamente l'opera della iniquità, né sono eterne le usurpazioni."

    E' giunta l'ora di far avverare la profezia del Re, dopo che da troppo tempo si è verificata l'altra profezia: "Non vi lasceranno nemmeno glio cchi per piangere !"

    E adesso per la serie cornuti e mazziati, siamo pure parassiti...
    che dire, cantiamo "fratelli d'itaia" insieme a inCiampi !!!

  5. #5
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    Un altro significato, probabilmente il più veritiero, è quello di parassita.
    http://it.wikipedia.org/wiki/Razzismo
    LEGGI E POI DIMMI CHI SONO I PARASSITI (tanzi di dove è ?)
    In Italia

    A partire dall'unificazione italiana l'establishment politico e culturale italiano influenzato dalle teorie internazionali del razzismo scientifico (vedi articolo nella pagina) del positivismo e dell'eugenetica si orientò verso posizioni razziste e antimeridionali (e molti studiosi meridionali sostennero a loro volta l'anti-meridionalismo). Di questo clima politico e culturale furono artefici tra l'altro le pubblicazioni del criminologo Cesare Lombroso (autore di saggi tendenti a dimostrare l'innata natura criminale dei meridionali e per il quale l'intero popolo del Mezzogiorno assume i connotati del delinquente atavico), le teorie di Giuseppe Sergi, Luigi Pigorini, Alfredo Niceforo (presidente della Società Italiana di Antropologia e della Società Italiana di Criminologia, che scriveva: "La razza maledetta, che popola tutta la Sardegna, la Sicilia e il mezzogiorno d'Italia dovrebbe essere trattata ugualmente col ferro e col fuoco - dannata alla morte come le razze inferiori dell'Africa, dell'Australia, ecc".), di Enrico Ferri (secondo cui "la minore criminalità nell'Italia settentrionale derivava dall'influenza celtica"), Guglielmo Ferrero, Arcangelo Ghisleri, nonché di moltissimi altri magistrati, medici, psichiatri, uomini politici, che influenzarono grandemente l'opinione pubblica italiana e mondiale.
    Non furono posizioni isolate, al contrario era la convinzione "scientifica" della quasi totalità degli degli uomini di cultura europei, nonchè dei ceti dominanti e dell'opinione pubblica dell'epoca. Già nel 1876 la tesi razzista fu pienamente avallata dalla commissione parlamentare d'inchiesta sulla Sicilia che concluse: «la Sicilia s'avvicina forse più che qualunque altra parte d'Europa alle infuocate arene della Nubia; in Sicilia v'è sangue caldo, volontà imperiosa, commozione d'animo rapida e violenta». Cioé le stesse caratteristiche "psico-genetiche" che, con lo stesso identico linguaggio, i razzisti di tutto il mondo attribuivano alla cosidetta "razza" nera. E di questo erano "accusati" i mediterranei: di essere "meticci", discendenti di popolazioni preistoriche di razza africana e semitica.
    Questo clima determinò tre cose:
    1. Subito fin dall'unità fu attuata una politica di tipo coloniale nei confronti del sud (spesso definito nei giornali dell'epoca «Africa italiana»), che ha portato quello che prima dell'unità era lo stato più ricco e sviluppato d'Italia (il Regno delle Due Sicilie) alla povertà quasi assoluta.
    2. Il sud fu politicamente abbandonato alla criminalità poiché essa venne considerata inestirpabile, essendo intrinseca a una cultura inferiore e primitiva, frutto di un popolo che essendo "reo" di avere avuto influenze genetiche "negroidi" e semitiche era un popolo di "criminali nati" secondo la terminologia del Lombroso.
    3. I governi del regno d'Italia smantellarono le industrie e le infrastrutture del sud per ricostruirle al nord. Questo anche perché si riteneva che i settentrionali, per indole razziale, clima, temperamento e superiore civiltà "bianca" fossero più idonei a comprendere e gestire l'economia della nazione.
    L'atteggiamento dello stato italiano, che già nel 1876 accettò la teoria dell'esistenza di almeno due razze in italia: la euroasiatica (padana e "ariana"), la euroafricana (centro-meridionale e "negroide"), contribuì in modo determinante alla nascita di un diffuso razzismo antimeridionale nel nord Italia e in tutto il mondo. Basandosi sulle dichiarazioni degli scenziati italiani gli Stati Uniti d'America hanno dato luogo a forme esplicite di apartheid politico nei confronti dei meridionali (in particolare negli stati del sud degli USA: Alabama, Virginia, ecc.). Più in generale gli immigrati italiani venivano separati al loro arrivo a Ellis Island (New York), i settentrionali venivano fatti sbarcare dal lato riservato ai "bianchi" i meridionali da quello riservato ai "non-whites". Divisione ufficialmente avallata dalla Commissione Dillingham del Senato degli Stati Uniti nel 1911. Ai siciliani poi, per via della più recente (medioevale) commistione con mori e saraceni, spettava nel profondo sud americano il soprannome di "white niggers" (negri color chiaro) oltre quello di "black dagos" (black = negro & dagos da dagger= accoltellatore) con conseguente apartheid economico, politico e sociale. La loro paga era inferiore a quella dei "neri" e insieme a loro spesso erano linciati per futili motivi: dal 1880 al 1930, secondo i dati ufficiali, il 90% di tutti i linciati "europei" negli USA erano immigrati italiani, meridionali e/o siciliani. Ed erano spesso minacciati dal Ku Klux Klan.
    La stessa campagna razzistica si svolse in l'Australia e in altre nazioni di cultura anglosassone, ma non solo. Fino a quando, verso la fine degli anni 1930 in Italia vennero varati provvedimenti, le cosiddette leggi razziali fasciste, principalmente contro le persone di religione ebraica o di origine semitica, a difesa di una presunta "razza italiana". Nel 1938 infatti alcuni scienziati italiani sottoscrissero il Manifesto della razza, noto anche come Manifesto degli scienziati razzisti, il cui testo fu scritto in netta contraddizione con le precedenti teorie, e in esso si volle affermare - per opportunismo politico, dovuto all'alleanza con la Germania - l'esistenza di un'unica ipotetica "razza italiana", interamente ariana.
    Il "Manifesto della razza" del fascismo assimilava i popoli latini mediterranei, prima considerati inferiori, a quelli germanici e ariani, facendoli entrambi "puri ariani" e quindi razzialmente superiori a tutti gli altri (semiti, camiti, asiatici, slavi, ecc.). La sua pubblicazione coincise con quella delle leggi razziali in Italia, che furono responsabili della deportazione e uccisione di centinaia di migliaia di ebrei, zingari e appartenenti ad altre etnie. Come effetto grottesco, l'anno dopo la pubblicazione del Manifesto della razza, nel 1940, i meridionali negli USA divennero ufficialmente "whites" (bianchi).
    Tuttavia né questo repentino e breve cambiamento, né il successivo capolinea del razzismo scientifico, rigettato come pseudoscienza subito dopo la Seconda Guerra Mondiale, modificarono la mentalità formatasi in quasi un secolo di propaganda antimeridionale. Forme inconsce e semi-clandestine di razzismo antimeridionale hanno persistito fino ad oggi e sono spesso documentate da denuncie pervenute a livello mondiale. Oggi questo antico razzismo viene in gran parte riattualizzato da alcuni semplicemente sostituendo alla parola "razza" quella di "cultura", "popolo" o "civiltà" e mantenendo intatta la stessa precedente impostazione "pseudo-scientifica".
    Secondo alcuni sociologi in Italia a partire dal dopoguerra gli effetti di questa lunga campagna propagandistica avrebbero dato luogo a due psicologie: la prima al nord sarebbe caratterizzata da un diffuso sentimento narcisistico di esagerata autostima (il Nord guida morale d'Italia), la seconda al Sud avrebbe determinato un vasto sentimento fatalista, autocommiseratorio e diffidente nei confronti dello stato.
    Nell'ultimo decennio a questo si sono aggiunti fenomeni di avversione contro i popoli semiti (gli arabi) e non cristiani (in particolare musulmani) tra i quali ci sono gli stessi europei, come gli albanesi. Questi atteggiamenti sono facilmente misurabili al nord dove da tempo alcune consistenti minoranze politiche sono tornate a essere aperte sostenitrici di queste antiche teorie pseudoscientifiche e razzistiche che postulavano l'esistenza di civiltà e popoli "superiori". Non sono invece misurabili quantitativamente al sud dove nessuna idea xenofoba ha finora mai raccolto ampi consensi politici.
    Il razzismo anti-ebraico, che ha origini storiche e religiose più antiche, secondo molte indagini demoscopiche continua ad esistere in tutta Italia, sebbene in forme meno manifeste.
    [modifica]


    Riferimenti

    • Teti, Vito (1993) La razza maledetta - Origini del pregiudizio antimeridionale. Edizioni Manifestolibri.
    • Petracconi, Claudia. (2000) Le due civiltà. Settentrionali e meridionali nella storia d'Italia. Edizioni Laterza.
    • Stella, Gian Antonio (2002) L'Orda - Quando gli albanesi eravamo noi. Edizioni Rizzoli, Milano (Capitolo II°). ISBN 88-17-87097-8
    • Niceforo, Alfredo. Le due Italie - L'Italia barbara contemporanea (1898).
    • Lombroso, Cesare. Sulla inferiorità dei meridionali in Calabria.
    • Sergi, Giuseppe. Arii e italici. Attorno all’Italia preistorica, (1898) Torino, Ed. Bocca.
    • Sergi, Giuseppe. Origine e diffusione della stirpe mediterranea (1895) Roma, Ed. Dante Alighieri.
    • Prum, Michel (2000) Exclure au nom de la race (capitolo di Bénédicte Deschamps dal titolo «Le racisme anti-italien aux États Unis») Edictions Syllapse, Paris. ISBN 2-913165-15-X (in francese).
    • R. N. Bradley (1912) Malta and the Mediterrean Race, London
    • B. Modestov (1907) Introduction a l’histoire romaine, Alcan, Paris.
    • Fairchild, Henry Pratt. Melting pot mistake.
    No ai luoghi comuni, bisogna studiare dalle fonti senza pregiudizi, siamo uomini, NO ROBOT !!!

  6. #6
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    Tanzi è di Collecchio. E quelli di Collecchio sono, notoriamente, oggetto di razzismo da parte di quelli di Parma. I quali vengono chiamati "bagoloni" da Reggio Emilia. A loro volta, "Teste Quadre", con sentimenti xenofobi verso "i bisunti" modenesi. Che guardano con disprezzo quella Bologna rivale di Firenze. Tutti, quest'ultima, guarda dall'alto verso il basso: i livornesi, i Pisani, a cui è preferibile un morto in casa, secondo gli stessi "spezzini ladri e assassini". Lo diciamo noi "tirchi" genovesi, odiati dai savonesi, quelli che nessuno se li caga. Ma guai a parlar dei bausha di Milano, le "fighette" a detta dei rustici bergamaschi in perenne guerra civile con Brescia, l'acerrima rivale di Verona, impegnata a difendersi nel marasma del reciproco razzismo veneto, audace nel suo spingersi fin in Friuli dove finisci male se nomini Trieste.
    Insomma, così è se vi pare.

  7. #7
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    e poi se la prendono con gli ultras se succedono tafferugli allo stadio, cavolo con questi precedenti i tafferugli sono "inevitabili" !

    Cmq tutto il mondo è paese, lo dimostrano i derby campani, siciliani e pugliesi, ma anche lucani (gente tranquillissima) Melfi-PZ sospesa x incidenti l'anno scorso !

  8. #8
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    l'aggettivo terrone è talvolta usato per connotare un determinato aspetto fisico comune nel Mezzogiorno (da cui l'espressione "avere la faccia da terrone"):


  9. #9
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    .

  10. #10
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    Citazione Originariamente Scritto da Princ.Citeriore
    http://it.wikipedia.org/wiki/Razzismo
    LEGGI E POI DIMMI CHI SONO I PARASSITI (tanzi di dove è ?)
    In Italia

    A partire dall'unificazione italiana l'establishment politico e culturale italiano influenzato dalle teorie internazionali del razzismo scientifico (vedi articolo nella pagina) del positivismo e dell'eugenetica si orientò verso posizioni razziste e antimeridionali (e molti studiosi meridionali sostennero a loro volta l'anti-meridionalismo). Di questo clima politico e culturale furono artefici tra l'altro le pubblicazioni del criminologo Cesare Lombroso (autore di saggi tendenti a dimostrare l'innata natura criminale dei meridionali e per il quale l'intero popolo del Mezzogiorno assume i connotati del delinquente atavico), le teorie di Giuseppe Sergi, Luigi Pigorini, Alfredo Niceforo (presidente della Società Italiana di Antropologia e della Società Italiana di Criminologia, che scriveva: "La razza maledetta, che popola tutta la Sardegna, la Sicilia e il mezzogiorno d'Italia dovrebbe essere trattata ugualmente col ferro e col fuoco - dannata alla morte come le razze inferiori dell'Africa, dell'Australia, ecc".), di Enrico Ferri (secondo cui "la minore criminalità nell'Italia settentrionale derivava dall'influenza celtica"), Guglielmo Ferrero, Arcangelo Ghisleri, nonché di moltissimi altri magistrati, medici, psichiatri, uomini politici, che influenzarono grandemente l'opinione pubblica italiana e mondiale.
    Non furono posizioni isolate, al contrario era la convinzione "scientifica" della quasi totalità degli degli uomini di cultura europei, nonchè dei ceti dominanti e dell'opinione pubblica dell'epoca. Già nel 1876 la tesi razzista fu pienamente avallata dalla commissione parlamentare d'inchiesta sulla Sicilia che concluse: «la Sicilia s'avvicina forse più che qualunque altra parte d'Europa alle infuocate arene della Nubia; in Sicilia v'è sangue caldo, volontà imperiosa, commozione d'animo rapida e violenta». Cioé le stesse caratteristiche "psico-genetiche" che, con lo stesso identico linguaggio, i razzisti di tutto il mondo attribuivano alla cosidetta "razza" nera. E di questo erano "accusati" i mediterranei: di essere "meticci", discendenti di popolazioni preistoriche di razza africana e semitica.
    Questo clima determinò tre cose:
    1. Subito fin dall'unità fu attuata una politica di tipo coloniale nei confronti del sud (spesso definito nei giornali dell'epoca «Africa italiana»), che ha portato quello che prima dell'unità era lo stato più ricco e sviluppato d'Italia (il Regno delle Due Sicilie) alla povertà quasi assoluta.
    2. Il sud fu politicamente abbandonato alla criminalità poiché essa venne considerata inestirpabile, essendo intrinseca a una cultura inferiore e primitiva, frutto di un popolo che essendo "reo" di avere avuto influenze genetiche "negroidi" e semitiche era un popolo di "criminali nati" secondo la terminologia del Lombroso.
    3. I governi del regno d'Italia smantellarono le industrie e le infrastrutture del sud per ricostruirle al nord. Questo anche perché si riteneva che i settentrionali, per indole razziale, clima, temperamento e superiore civiltà "bianca" fossero più idonei a comprendere e gestire l'economia della nazione.
    L'atteggiamento dello stato italiano, che già nel 1876 accettò la teoria dell'esistenza di almeno due razze in italia: la euroasiatica (padana e "ariana"), la euroafricana (centro-meridionale e "negroide"), contribuì in modo determinante alla nascita di un diffuso razzismo antimeridionale nel nord Italia e in tutto il mondo. Basandosi sulle dichiarazioni degli scenziati italiani gli Stati Uniti d'America hanno dato luogo a forme esplicite di apartheid politico nei confronti dei meridionali (in particolare negli stati del sud degli USA: Alabama, Virginia, ecc.). Più in generale gli immigrati italiani venivano separati al loro arrivo a Ellis Island (New York), i settentrionali venivano fatti sbarcare dal lato riservato ai "bianchi" i meridionali da quello riservato ai "non-whites". Divisione ufficialmente avallata dalla Commissione Dillingham del Senato degli Stati Uniti nel 1911. Ai siciliani poi, per via della più recente (medioevale) commistione con mori e saraceni, spettava nel profondo sud americano il soprannome di "white niggers" (negri color chiaro) oltre quello di "black dagos" (black = negro & dagos da dagger= accoltellatore) con conseguente apartheid economico, politico e sociale. La loro paga era inferiore a quella dei "neri" e insieme a loro spesso erano linciati per futili motivi: dal 1880 al 1930, secondo i dati ufficiali, il 90% di tutti i linciati "europei" negli USA erano immigrati italiani, meridionali e/o siciliani. Ed erano spesso minacciati dal Ku Klux Klan.
    La stessa campagna razzistica si svolse in l'Australia e in altre nazioni di cultura anglosassone, ma non solo. Fino a quando, verso la fine degli anni 1930 in Italia vennero varati provvedimenti, le cosiddette leggi razziali fasciste, principalmente contro le persone di religione ebraica o di origine semitica, a difesa di una presunta "razza italiana". Nel 1938 infatti alcuni scienziati italiani sottoscrissero il Manifesto della razza, noto anche come Manifesto degli scienziati razzisti, il cui testo fu scritto in netta contraddizione con le precedenti teorie, e in esso si volle affermare - per opportunismo politico, dovuto all'alleanza con la Germania - l'esistenza di un'unica ipotetica "razza italiana", interamente ariana.
    Il "Manifesto della razza" del fascismo assimilava i popoli latini mediterranei, prima considerati inferiori, a quelli germanici e ariani, facendoli entrambi "puri ariani" e quindi razzialmente superiori a tutti gli altri (semiti, camiti, asiatici, slavi, ecc.). La sua pubblicazione coincise con quella delle leggi razziali in Italia, che furono responsabili della deportazione e uccisione di centinaia di migliaia di ebrei, zingari e appartenenti ad altre etnie. Come effetto grottesco, l'anno dopo la pubblicazione del Manifesto della razza, nel 1940, i meridionali negli USA divennero ufficialmente "whites" (bianchi).
    Tuttavia né questo repentino e breve cambiamento, né il successivo capolinea del razzismo scientifico, rigettato come pseudoscienza subito dopo la Seconda Guerra Mondiale, modificarono la mentalità formatasi in quasi un secolo di propaganda antimeridionale. Forme inconsce e semi-clandestine di razzismo antimeridionale hanno persistito fino ad oggi e sono spesso documentate da denuncie pervenute a livello mondiale. Oggi questo antico razzismo viene in gran parte riattualizzato da alcuni semplicemente sostituendo alla parola "razza" quella di "cultura", "popolo" o "civiltà" e mantenendo intatta la stessa precedente impostazione "pseudo-scientifica".
    Secondo alcuni sociologi in Italia a partire dal dopoguerra gli effetti di questa lunga campagna propagandistica avrebbero dato luogo a due psicologie: la prima al nord sarebbe caratterizzata da un diffuso sentimento narcisistico di esagerata autostima (il Nord guida morale d'Italia), la seconda al Sud avrebbe determinato un vasto sentimento fatalista, autocommiseratorio e diffidente nei confronti dello stato.
    Nell'ultimo decennio a questo si sono aggiunti fenomeni di avversione contro i popoli semiti (gli arabi) e non cristiani (in particolare musulmani) tra i quali ci sono gli stessi europei, come gli albanesi. Questi atteggiamenti sono facilmente misurabili al nord dove da tempo alcune consistenti minoranze politiche sono tornate a essere aperte sostenitrici di queste antiche teorie pseudoscientifiche e razzistiche che postulavano l'esistenza di civiltà e popoli "superiori". Non sono invece misurabili quantitativamente al sud dove nessuna idea xenofoba ha finora mai raccolto ampi consensi politici.
    Il razzismo anti-ebraico, che ha origini storiche e religiose più antiche, secondo molte indagini demoscopiche continua ad esistere in tutta Italia, sebbene in forme meno manifeste.
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    Riferimenti

    • Teti, Vito (1993) La razza maledetta - Origini del pregiudizio antimeridionale. Edizioni Manifestolibri.
    • Petracconi, Claudia. (2000) Le due civiltà. Settentrionali e meridionali nella storia d'Italia. Edizioni Laterza.
    • Stella, Gian Antonio (2002) L'Orda - Quando gli albanesi eravamo noi. Edizioni Rizzoli, Milano (Capitolo II°). ISBN 88-17-87097-8
    • Niceforo, Alfredo. Le due Italie - L'Italia barbara contemporanea (1898).
    • Lombroso, Cesare. Sulla inferiorità dei meridionali in Calabria.
    • Sergi, Giuseppe. Arii e italici. Attorno all’Italia preistorica, (1898) Torino, Ed. Bocca.
    • Sergi, Giuseppe. Origine e diffusione della stirpe mediterranea (1895) Roma, Ed. Dante Alighieri.
    • Prum, Michel (2000) Exclure au nom de la race (capitolo di Bénédicte Deschamps dal titolo «Le racisme anti-italien aux États Unis») Edictions Syllapse, Paris. ISBN 2-913165-15-X (in francese).
    • R. N. Bradley (1912) Malta and the Mediterrean Race, London
    • B. Modestov (1907) Introduction a l’histoire romaine, Alcan, Paris.
    • Fairchild, Henry Pratt. Melting pot mistake.
    No ai luoghi comuni, bisogna studiare dalle fonti senza pregiudizi, siamo uomini, NO ROBOT !!!
    Secondo Albert Memmì, intellettuale magrebino, perchè si possa parlare di razzismo non è sufficiente neppure la più estrema manifestazione teorica di differenziazione etnica, culturale e razziale; si tratterebbe sempre e soltanto di esaltazione della propria appartenenza.
    Per parlare di razzismo VERO è necessario passare all'AZIONE.
    Senza azione non c'è razzismo.

 

 
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