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  1. #11
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    Predefinito Rif: Mafia, revocato isolamento diurno al boss Giuseppe Graviano

    Citazione Originariamente Scritto da Razionalista Visualizza Messaggio
    Eridano! Il punto è che non c'entra una mazza la MAgistratura!! E' la legge che permette questo!!

    Una legge sbandierata come "lotta alla Mafia" dal centordestra quando invece sono anni che Travaglio ha denunciato questo meccanismo. Aver reso il 41-bis definitivo rischia di rivelarsi un bell'aiuto per i mafiosi

    Senza contare che gli ispettori di Alfano se ne stanno a casa. Anche perchè sennò dovrebbero rivolgersi a Montecitorio...

    Ma lo capisci che questa è la prova del 9??
    e invece la legge non c'entra nulla!
    infatti chiediti perchè è dovuta intervenire la corte d'appello?
    è dovuta intervenire per cambiare quanto deciso dalla procura generale che l'isolamento l'aveva confermato a settembre.
    ora io non penso che la procura generale abbia assunto una decisione contrastante con la legge..
    si vede quindi che la norma sui tre anni è intepretabile a seconda di come si fanno i calcoli.
    e la corte d'appello l'ha interpretata in modo favorevole al boss diversamente dalla procura.

  2. #12
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    Predefinito Rif: Mafia, revocato isolamento diurno al boss Giuseppe Graviano

    allora veramente è un premio per non aver parlato

  3. #13
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    Predefinito Rif: Mafia, revocato isolamento diurno al boss Giuseppe Graviano

    Citazione Originariamente Scritto da Razionalista Visualizza Messaggio
    Eridano! Il punto è che non c'entra una mazza la MAgistratura!!
    comunque a parte la questione magistratura o non magistratura...ma hai capito con chi tenti di ragionare?
    con uno che difende i mostri di Erba (olindo e rosa bassi)

  4. #14
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    Predefinito Rif: Mafia, revocato isolamento diurno al boss Giuseppe Graviano

    Citazione Originariamente Scritto da venetoimpenitente Visualizza Messaggio
    comunque a parte la questione magistratura o non magistratura...ma hai capito con chi tenti di ragionare?
    con uno che difende i mostri di Erba (olindo e rosa bassi)
    Esatto, uno che difende due innocenti in galera, ai quali hanno estorto una confessione.
    Nonostante le prove a favore siano state raccole dai RIS dei Carabinieri.
    Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
    Tacito, Agricola, 30/32.

  5. #15
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    Predefinito Rif: Mafia, revocato isolamento diurno al boss Giuseppe Graviano

    Citazione Originariamente Scritto da Eridano Visualizza Messaggio
    Esatto, uno che difende due innocenti in galera, ai quali hanno estorto una confessione.
    hanno estorto?
    c'è tanto di testimone oculare (con la gola tagliata ma salvo per miracolo). Tu neghi anche l'evidenza.
    Ecco perche' sei negazionista su questa faccenda e negazionista anche sull'eccidio degli ebrei da parte dei nazi.

  6. #16
    Blut und Boden
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    Predefinito Rif: Mafia, revocato isolamento diurno al boss Giuseppe Graviano

    Citazione Originariamente Scritto da venetoimpenitente Visualizza Messaggio
    hanno estorto?
    c'è tanto di testimone oculare (con la gola tagliata ma salvo per miracolo). Tu neghi anche l'evidenza.
    Ecco perche' sei negazionista su questa faccenda e negazionista anche sull'eccidio degli ebrei da parte dei nazi.
    I testimoni oculari parlano di un commando di tre magrebini.
    Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
    Tacito, Agricola, 30/32.

  7. #17
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    Predefinito Rif: Mafia, revocato isolamento diurno al boss Giuseppe Graviano

    Citazione Originariamente Scritto da Eridano Visualizza Messaggio
    I testimoni oculari parlano di un commando di tre magrebini.
    chi? dove? come? perche'?

  8. #18
    the wizard
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    Predefinito Rif: Mafia, revocato isolamento diurno al boss Giuseppe Graviano

    A sentire Spatuzza (altro 41-Bis) Graviano e altri se andavano in giro per il carcere anche prima. Perchè scaldarsi ADESSO quando a questi signori il 41-Bis viene applicato ad intermittenza? Il 41-Bis ha anche lo scopo di evitare che questi figuri si mettano d'accordo sulle versioni da fornire agli inquirenti, vanificando le indagini.
    ...si sa che la gente dà buoni consigli sentendosi come Gesù nel Tempio

    si sa che la gente dà buoni consigli se non può dare cattivo esempio...

    (F. De Andrè - Bocca di Rosa)

  9. #19
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    Predefinito Rif: Mafia, revocato isolamento diurno al boss Giuseppe Graviano

    Citazione Originariamente Scritto da venetoimpenitente Visualizza Messaggio
    chi? dove? come? perche'?

    Strage di Erba, esclusivo
    il diario segreto di Olindo


    articolo di Redazione - giovedì 17 gennaio 2008, 09:02
    Sequestrata la Bibbia su cui l’uomo accusato della strage di Erba annotava di nascosto idee sul caso e pensieri d’amore per Rosa: "confessando pensavo di finire in cella con mia moglie"
    Felice Manti
    Edoardo Montolli

    Milano - Tra le carte dell’accusa per la strage di Erba spunta una Bibbia. Nei giorni scorsi la Procura ha inserito tra gli atti d’indagine contro Olindo Romano e Rosa Bazzi, accusati di aver ucciso 4 persone nella casa di via Diaz l’11 dicembre del 2006, alcune lettere d’amore indirizzate a Rosa e soprattutto i pensieri che Olindo scrive sin dall’inizio della sua detenzione nel carcere del Bassone e che il Giornale è in grado di anticipare.
    Un diario pieno di pensieri per la moglie («Ciao Rosa mi manchi. Ti penso. Ti abbraccio amore ti amo tuo Olly»), e anche frasi apparentemente senza senso scritte tra un salmo e un brano del Vecchio Testamento.
    Il 20 aprile 2006 Olindo scrive alla «Madonnina della neve» alla quale, evidentemente è devoto: «45 lune sono passate (dall’arresto, ndr) mi hai dato il dono della vita ho visto la luce. Oggi sono un peccatore che io e la mia sposa chiedono il tuo perdono. Un giorno tornerò con la mia sposa da te in quel luogo a noi sacro con delle rose rosse e 1 bianca, con il nostro pentimento nel tuo perdono».
    Non è l’unico messaggio a sfondo religioso. Ce ne sono moltissimi. Come quello del 24 aprile 2006: «Lucia Giacinta Francesco, Nostra signora di Fatima, Signore del Rosario. (...). Solo gli sciocchi dicono che non c’è Dio» Nello stesso appunto, Olindo rivolge una preghiera per le vittime della strage che sembra confermare le accuse nei suoi confronti: «Accogli nel tuo regno il piccolo H. Yussef, sua mamma Raffaella, sua nonna G. Paola e C. Valeria a cui noi abbiamo tolto il tuo dono, la vita». Non è l’unica riflessione sulla vicenda, ce ne sono molti altri. Ma già ad agosto le riflessioni sembrano dischiudere verità sino ad allora taciute, segreti difficili da rivelare. Si tratta di pensieri che fanno riflettere su quelle confessioni rese davanti ai pm il 10 gennaio 2007, due giorni dopo la carcerazione, dopo aver manifestato alla moglie il suo stupore per le prove che lo avevano incastrato, come confermeranno le intercettazioni telefoniche pubblicate dal Giornale nelle quali Rosa dirà che il marito non è mai salito in quell’appartamento. Circostanza confermata dai Ris. Scrive Olindo nei suoi appunti: «Dietro l’angolo l’inganno degli uomini è in agguato. Alla base l’avidità di denaro completa l’opera. Tanti sono i dubbi che ci tengono compagnia, molte le domande senza risposta, false o mezze verità. Sbagli, errori in buona o malafede, verità taciute le menzogne hanno tanto figli». Poi attacca il mondo dell’informazione: «Divulgano valanghe di notizie che lasciano il tempo che trovano, l’importante è fare notizia, apparire. “Com’è povero il vostro pensiero”. La carta stampata li segue a ruota con infinite pagine che non portano a nulla, fine a se stesse. A voi non importa la verità, altri sono i vostri scopi, neppure un cagnolino scodinzola per nulla. Noi perfetti capri espiatori stiamo già pagando, portati e indotti dalle circostanze e dagli eventi, non per quello che una parte di voi pensa. Ma non pagheremo per ciò che non abbiamo commesso». Nel suo diario-Bibbia c’è anche una foto tratta dal film Il miglio verde con Tom Hanks, che narra la storia di un uomo di colore condannato ingiustamente a morte per l’uccisione di due bambini.
    Il 26 agosto del 2007 Olindo ha già deciso di proclamarsi innocente: «Quando abbiamo reso le confessioni io pensavo che mi avessero messo in cella con mia moglie, anche lei aveva questa speranza. In quei momenti eravamo smarriti e confusi, non ci rendevamo conto quasi di cosa facessimo e dicessimo. Ci volevamo proteggere a vicenda. Dopo la mia prima e la sua deposizione ci hanno richiamato dentro, sempre uno alla volta, per rettificare le due deposizioni, dargli una logica. Sembravano degli avvoltoi che volessero le nostre teste. Della verità non gliene frega niente, volevano solo fare in fretta. Per il nostro silenzio, la nostra rassegnazione, le nostre sofferenze. Poi la deposizione di mia moglie che non so neanche che cosa ha detto».
    L’obiettivo dei pm, secondo quanto è trapelato dal Palazzo di giustizia comasco, intenderebbe «sfruttare» gli appunti di Olindo contenuti in quelle pagine per confermare la bontà dell’impianto accusatorio, che si regge sul riconoscimento del superstite Mario Frigerio, e sulla piccola macchia di sangue di una delle due vittime nel battitacco della Seat Arosa dei Romano. Una circostanza che fa infuriare Olindo: «La prova biologica non ripetibile trovata dai carabinieri di Como dopo vari giorni chi ce l’ha messa? La mia auto è sempre aperta».
    Ecco perché il processo del prossimo 29 gennaio si annuncia tutt’altro che scontato. Le confessioni dei due imputati sono state ritrattate davanti al gup Vittorio Anghileri il 12 ottobre scorso; ci sono divergenze nel riconoscimento del testimone, Mario Frigerio, (delle quali il Giornale ha dato conto nei mesi scorsi) che davanti ai pm comaschi il 15 dicembre 2006 prima individua l’aggressore come un uomo di carnagione olivastra e di etnia araba, che non aveva mai visto prima poi qualche giorno dopo riconosce nel «bianco» e ben noto volto del vicino quello del suo aggressore; e soprattutto la totale assenza di dna dei due imputati nella scena del delitto e di tracce di sangue delle vittime a casa dei Romano, come si evidenzia nel rapporto dei Ris. Le cui indagini preliminari, con tanto di ferogrammi del dna trovato sulla scena del delitto, dopo molte richieste, sono in mano alla difesa.
    felice.manti@ilgiornale.it

    © SOCIETÀ EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

    Il Giornale - Strage di Erba, esclusivo<br /> il diario segreto di Olindo - n. 14 del 17-01-2008

    www.ilgiornale.it/pag_pdf.php?ID=65263

    Erba, la perizia del Ris può riscrivere il caso

    (18 novembre 2007)
    Il Giornale Redazione - domenica 18 novembre 2007,
    Felice Manti e Edoardo MontolliLa strage di Erba diventa un rebus. Un giallo intricato a cui è a oggi impossibile trovare una soluzione. Perché per la prima volta Il Giornale mostra le conclusioni della perizia del Ris, una perizia che potrebbe rimettere in discussione tutte le accuse contro i coniugi Romano. Si legge infatti: «Nonostante i numerosi e reiterati sforzi analitici profusi, è possibile concludere che i profili genetici relativi alle vittime, sono stati ottenuti unicamente da tracce e reperti acquisiti sulla scena del crimine (appartamento delle vittime e scale del condominio), mentre i profili genetici relativi agli indagati sono stati ottenuti da oggetti e tracce acquisiti nel loro appartamento o nelle autovetture di loro proprietà o nelle loro disponibilità».
    Il primo giallo. Queste conclusioni, giunte dieci mesi dopo la strage e depositate il 9 ottobre alle 17,30 nelle mani del procuratore della Repubblica di Como, Massimo Astori, non sono però accompagnate dalle analisi compiute dai Ris sui reperti. Ma soprattutto potrebbero confermare quanto ipotizzato ieri: Olindo Romano e Rosa Bazzi potrebbero aver deciso di autoaccusarsi della strage perché spiazzati dalle prove raccolte dagli inquirenti (la traccia di sangue e il riconoscimento del sopravvissuto). Una scelta delirante, che troverebbe conferma nella frase di Olindo rivolta a Rosa nel carcere di Como prima di confessare, intercettata dai carabinieri e pubblicata ieri sul Giornale: «Se per disgrazia trovano qualcosa, ti processano e ti danno l’ergastolo - dice Romano - se invece confessi, hai le attenuanti e il rito abbreviato. Dici la verità, che la moglie non c’entra niente ti ha fatto solo l’alibi ecc., ecc… E non becchi niente…». A questa frase Rosa risponderà sempre: «Ma non è vero, Olli». Una confessione, dichiararono i legali lo scorso 11 ottobre, sulla quale il gup Vittorio Anghileri avrebbe rilevato la violazione dei diritti della difesa.
    La ricostruzione. Per capire l’importanza cruciale della relazione del reparto scientifico dei carabinieri di Parma, bisogna ricostruire a fondo ciò che accadde la sera dell’11 dicembre: la coppia sarebbe entrata in casa di Raffaella Castagna e qui avrebbe ucciso lei, la madre e il piccolo Youssef. Poi, sul pianerottolo, Rosa si sarebbe scagliata sulla vicina di casa Valeria Cherubini, mentre Olindo avrebbe tentato di sgozzarne il marito, Mario Frigerio, l’unico superstite. Il tutto dopo colluttazioni, spinte, percosse a calci e pugni. Fin qui i primi fatti. Ma secondo il Ris né sulle vittime, né in casa delle vittime, né sul pianerottolo dello stabile, sarebbe stata trovata saliva, sangue, un capello, e nemmeno un’impronta del piede riconducibile ai due, che pure dovevano essere affannati, sudati, forse feriti. Il che lascia esterrefatti specie se si confronta queste conclusioni con quelle appena scritte sempre dai Ris su un altro mistero, quello di Garlasco, che hanno escluso categoricamente la presenza di altre persone nella villetta di Chiara Poggi la mattina dell’omicidio. Come a dire che sulla scena del delitto è pressoché impossibile non lasciare tracce.
    Erba, la perizia del Ris può riscrivere il caso Wildgreta, il blog

    Erba : un altro \"mistero\" di questo stramaledetto Paese.
    Inviato da Baroni3 - 18/11/2007 10:09
    _____________________________________
    Erba, la perizia del Ris può riscrivere il caso


    di Redazione - domenica 18 novembre 2007

    Felice Manti e Edoardo Montolli

    La strage di Erba diventa un rebus. Un giallo intricato a cui è a oggi impossibile trovare una soluzione. Perché per la
    prima volta Il Giornale mostra le conclusioni della perizia del Ris, una perizia che potrebbe rimettere in discussione tutte
    le accuse contro i coniugi Romano. Si legge infatti: «Nonostante i numerosi e reiterati sforzi analitici profusi, è possibile
    concludere che i profili genetici relativi alle vittime, sono stati ottenuti unicamente da tracce e reperti acquisiti sulla scena
    del crimine (appartamento delle vittime e scale del condominio), mentre i profili genetici relativi agli indagati sono stati
    ottenuti da oggetti e tracce acquisiti nel loro appartamento o nelle autovetture di loro proprietà o nelle loro disponibilità».

    Il primo giallo. Queste conclusioni, giunte dieci mesi dopo la strage e depositate il 9 ottobre alle 17,30 nelle mani del
    procuratore della Repubblica di Como, Massimo Astori, non sono però accompagnate dalle analisi compiute dai Ris sui
    reperti. Ma soprattutto potrebbero confermare quanto ipotizzato ieri: Olindo Romano e Rosa Bazzi potrebbero aver
    deciso di autoaccusarsi della strage perché spiazzati dalle prove raccolte dagli inquirenti (la traccia di sangue e il
    riconoscimento del sopravvissuto). Una scelta delirante, che troverebbe conferma nella frase di Olindo rivolta a Rosa nel
    carcere di Como prima di confessare, intercettata dai carabinieri e pubblicata ieri sul Giornale: «Se per disgrazia trovano
    qualcosa, ti processano e ti danno l’ergastolo - dice Romano - se invece confessi, hai le attenuanti e il rito abbreviato.
    Dici la verità, che la moglie non c’entra niente ti ha fatto solo l’alibi ecc., ecc... E non becchi niente...». A questa frase Rosa
    risponderà sempre: «Ma non è vero, Olli». Una confessione, dichiararono i legali lo scorso 11 ottobre, sulla quale il gup
    Vittorio Anghileri avrebbe rilevato la violazione dei diritti della difesa.

    La ricostruzione. Per capire l’importanza cruciale della relazione del reparto scientifico dei carabinieri di Parma, bisogna
    ricostruire a fondo ciò che accadde la sera dell’11 dicembre: la coppia sarebbe entrata in casa di Raffaella Castagna e qui
    avrebbe ucciso lei, la madre e il piccolo Youssef. Poi, sul pianerottolo, Rosa si sarebbe scagliata sulla vicina di casa
    Valeria Cherubini, mentre Olindo avrebbe tentato di sgozzarne il marito, Mario Frigerio, l’unico superstite. Il tutto dopo
    colluttazioni, spinte, percosse a calci e pugni. Fin qui i primi fatti. Ma secondo il Ris né sulle vittime, né in casa delle
    vittime, né sul pianerottolo dello stabile, sarebbe stata trovata saliva, sangue, un capello, e nemmeno un’impronta del
    piede riconducibile ai due, che pure dovevano essere affannati, sudati, forse feriti. Il che lascia esterrefatti specie se si
    confronta queste conclusioni con quelle appena scritte sempre dai Ris su un altro mistero, quello di Garlasco, che hanno
    escluso categoricamente la presenza di altre persone nella villetta di Chiara Poggi la mattina dell’omicidio. Come a dire
    che sulla scena del delitto è pressoché impossibile non lasciare tracce

    Il mistero sui tempi. Ma a Erba c’è molto di più, quanto a stranezze. Secondo l’accusa Olindo e Rosa si sarebbero
    cambiati in casa dopo la strage e quindi diretti al McDonald’s di Como per fornirsi un alibi. Eppure, neanche nel loro
    appartamento c’è il benché minimo indizio che riporti alle vittime. I tecnici avrebbero persino controllato la lavatrice e ogni
    angolo dell’appartamento. Niente. Olindo e Rosa sarebbero stati fenomenali a cancellare anche i dettagli invisibili a
    occhio nudo. Bravissimi e rapidi. Persino troppo. Perché, come se ciò non bastasse, non si spiegano i tempi: per dar
    fuoco all’appartamento della Castagna, cambiarsi, andare nel box adibito a lavanderia, prendere la macchina e uscire
    senza farsi vedere, avrebbero infatti avuto solo pochissimi minuti. Un vigile del fuoco che abita di fronte allo stabile fu
    preciso nel dire di aver visto del fumo e di essere intervenuto esattamente alle 20,26, tre-cinque minuti dopo aver sentito
    le urla. Alle 20,30 c’erano sul posto i soccorsi. Tutti i vicini erano in cortile ma nessuno ha visto uscire di casa la coppia o
    andar via la loro Seat. Come avrebbero potuto far tutto Olindo e Rosa in così poco tempo?

    Quella traccia di sangue. Si potrebbe paradossalmente pensare ad una dinamica diversa allora, con i due che lordi di
    sangue vanno giù nella lavanderia-garage della casa e saltano in auto per la fuga. Ma anche lì i Ris non hanno trovato
    una sola traccia delle vittime: se marito e moglie si fossero cambiati lì, qualcosa presumibilmente sarebbe rimasta per
    terra. Eppure c’è soltanto una macchia di sangue, appartenente a Valeria Cherubini, trovata sul battitacco della Seat.
    Non una pozza, ma una minuscola macchia trovata alla seconda perquisizione dai carabinieri di Como. E se invece
    Olindo e Rosa fossero entrati zuppi di sangue per cambiarsi e lavarsi poi all’esterno, i sedili spugnosi della vettura
    sarebbero stati impregnati di sangue. E sarebbe stato praticamente impossibile ripulire tutto in pochi minuti, dato che alle
    21,30, scontrino alla mano, erano al McDonald’s. Impossibile pure pulire tutto più tardi: la notte stessa della strage la loro
    auto è stata perquisita dai carabinieri di Como.

    Puzzle impossibile. Insomma si tratta di un puzzle dove niente coincide. Neanche l’impronta di una scarpa rinvenuta sul
    luogo della mattanza, che però non apparterrebbe né a Olindo né a Rosa. Nemmeno il guanto di lattice verde, sporco di
    sangue, dei quali i legali della coppia ad oggi non sanno se sia stato rilevato il Dna della mano assassina che lo
    indossava. Nemmeno si capisce come quella macchia sull’auto sia l’unica rimasta di quattro persone sgozzate e di un
    quinto sopravvissuto per miracolo. Niente altro: né nella loro abitazione, né nel locale lavanderia subito perquisito, né,
    I forum de Il Legno Storto - Il Legno storto Joomlaboard Forum Component version: 1.1.3 Stable Generated: 30 January, 2008, 10:40
    soprattutto, sulla scena del crimine dove si sicuro non avrebbero potuto ripulire alcunché.
    ================================================== ==========================
    Erba : un altro \"mistero\" di questo stramaledetto Paese.
    Inviato da savonarola - 18/11/2007 10:27
    _____________________________________
    e se non fossero rientrati per niente in casa?
    compiuto il massacro, avendo nell'auto vestiti puliti e magari coprendo i sedili con teli del tipo che usano i meccanici si
    sarebbero potuti cambiare da qialche altra parte, questo spiegherebbe perchè nessuno li ha visti uscire di casa e partire.
    cominque dettagli, nessun giallo sono stati loro
    ================================================== ==========================
    Erba : un altro \"mistero\" di questo stramaledetto Paese.
    Inviato da mandrake - 18/11/2007 14:08
    _____________________________________
    Baroni3 ha scritto:
    Erba, la perizia del Ris può riscrivere il caso


    di Redazione - domenica 18 novembre 2007

    Felice Manti e Edoardo Montolli

    La strage di Erba diventa un rebus. Un giallo intricato a cui è a oggi impossibile trovare una soluzione. Perché per la
    prima volta Il Giornale mostra le conclusioni della perizia del Ris, una perizia che potrebbe rimettere in discussione tutte
    le accuse contro i coniugi Romano. Si legge infatti: «Nonostante i numerosi e reiterati sforzi analitici profusi, è possibile
    concludere che i profili genetici relativi alle vittime, sono stati ottenuti unicamente da tracce e reperti acquisiti sulla scena
    del crimine (appartamento delle vittime e scale del condominio), mentre i profili genetici relativi agli indagati sono stati
    ottenuti da oggetti e tracce acquisiti nel loro appartamento o nelle autovetture di loro proprietà o nelle loro disponibilità».

    Il primo giallo. Queste conclusioni, giunte dieci mesi dopo la strage e depositate il 9 ottobre alle 17,30 nelle mani del
    procuratore della Repubblica di Como, Massimo Astori, non sono però accompagnate dalle analisi compiute dai Ris sui
    reperti. Ma soprattutto potrebbero confermare quanto ipotizzato ieri: Olindo Romano e Rosa Bazzi potrebbero aver
    deciso di autoaccusarsi della strage perché spiazzati dalle prove raccolte dagli inquirenti (la traccia di sangue e il
    riconoscimento del sopravvissuto). Una scelta delirante, che troverebbe conferma nella frase di Olindo rivolta a Rosa nel
    carcere di Como prima di confessare, intercettata dai carabinieri e pubblicata ieri sul Giornale: «Se per disgrazia trovano
    qualcosa, ti processano e ti danno l’ergastolo - dice Romano - se invece confessi, hai le attenuanti e il rito abbreviato.
    Dici la verità, che la moglie non c’entra niente ti ha fatto solo l’alibi ecc., ecc... E non becchi niente...». A questa frase Rosa
    risponderà sempre: «Ma non è vero, Olli». Una confessione, dichiararono i legali lo scorso 11 ottobre, sulla quale il gup
    Vittorio Anghileri avrebbe rilevato la violazione dei diritti della difesa.

    La ricostruzione. Per capire l’importanza cruciale della relazione del reparto scientifico dei carabinieri di Parma, bisogna
    ricostruire a fondo ciò che accadde la sera dell’11 dicembre: la coppia sarebbe entrata in casa di Raffaella Castagna e qui
    avrebbe ucciso lei, la madre e il piccolo Youssef. Poi, sul pianerottolo, Rosa si sarebbe scagliata sulla vicina di casa
    Valeria Cherubini, mentre Olindo avrebbe tentato di sgozzarne il marito, Mario Frigerio, l’unico superstite. Il tutto dopo
    colluttazioni, spinte, percosse a calci e pugni. Fin qui i primi fatti. Ma secondo il Ris né sulle vittime, né in casa delle
    vittime, né sul pianerottolo dello stabile, sarebbe stata trovata saliva, sangue, un capello, e nemmeno un’impronta del
    piede riconducibile ai due, che pure dovevano essere affannati, sudati, forse feriti. Il che lascia esterrefatti specie se si
    confronta queste conclusioni con quelle appena scritte sempre dai Ris su un altro mistero, quello di Garlasco, che hanno
    escluso categoricamente la presenza di altre persone nella villetta di Chiara Poggi la mattina dell’omicidio. Come a dire
    che sulla scena del delitto è pressoché impossibile non lasciare tracce

    Il mistero sui tempi. Ma a Erba c’è molto di più, quanto a stranezze. Secondo l’accusa Olindo e Rosa si sarebbero
    cambiati in casa dopo la strage e quindi diretti al McDonald’s di Como per fornirsi un alibi. Eppure, neanche nel loro
    appartamento c’è il benché minimo indizio che riporti alle vittime. I tecnici avrebbero persino controllato la lavatrice e ogni
    angolo dell’appartamento. Niente. Olindo e Rosa sarebbero stati fenomenali a cancellare anche i dettagli invisibili a
    occhio nudo. Bravissimi e rapidi. Persino troppo. Perché, come se ciò non bastasse, non si spiegano i tempi: per dar
    fuoco all’appartamento della Castagna, cambiarsi, andare nel box adibito a lavanderia, prendere la macchina e uscire
    senza farsi vedere, avrebbero infatti avuto solo pochissimi minuti. Un vigile del fuoco che abita di fronte allo stabile fu
    preciso nel dire di aver visto del fumo e di essere intervenuto esattamente alle 20,26, tre-cinque minuti dopo aver sentito
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    le urla. Alle 20,30 c’erano sul posto i soccorsi. Tutti i vicini erano in cortile ma nessuno ha visto uscire di casa la coppia o
    andar via la loro Seat. Come avrebbero potuto far tutto Olindo e Rosa in così poco tempo?

    Quella traccia di sangue. Si potrebbe paradossalmente pensare ad una dinamica diversa allora, con i due che lordi di
    sangue vanno giù nella lavanderia-garage della casa e saltano in auto per la fuga. Ma anche lì i Ris non hanno trovato
    una sola traccia delle vittime: se marito e moglie si fossero cambiati lì, qualcosa presumibilmente sarebbe rimasta per
    terra. Eppure c’è soltanto una macchia di sangue, appartenente a Valeria Cherubini, trovata sul battitacco della Seat.
    Non una pozza, ma una minuscola macchia trovata alla seconda perquisizione dai carabinieri di Como. E se invece
    Olindo e Rosa fossero entrati zuppi di sangue per cambiarsi e lavarsi poi all’esterno, i sedili spugnosi della vettura
    sarebbero stati impregnati di sangue. E sarebbe stato praticamente impossibile ripulire tutto in pochi minuti, dato che alle
    21,30, scontrino alla mano, erano al McDonald’s. Impossibile pure pulire tutto più tardi: la notte stessa della strage la loro
    auto è stata perquisita dai carabinieri di Como.

    Puzzle impossibile. Insomma si tratta di un puzzle dove niente coincide. Neanche l’impronta di una scarpa rinvenuta sul
    luogo della mattanza, che però non apparterrebbe né a Olindo né a Rosa. Nemmeno il guanto di lattice verde, sporco di
    sangue, dei quali i legali della coppia ad oggi non sanno se sia stato rilevato il Dna della mano assassina che lo
    indossava. Nemmeno si capisce come quella macchia sull’auto sia l’unica rimasta di quattro persone sgozzate e di un
    quinto sopravvissuto per miracolo. Niente altro: né nella loro abitazione, né nel locale lavanderia subito perquisito, né,
    soprattutto, sulla scena del crimine dove si sicuro non avrebbero potuto ripulire alcunché.

    Mai come in questo caso vale il teorema Taorni, sono stati i vicini.
    ================================================== ==========================
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    http://www.legnostorto.com/index.php...=3&func=sb_pdf


    Se i killer fossero una banda fuggita dal retro?

    di Redazione - mercoledì 13 febbraio 2008, 10:08

    Felice Manti - Edoardo Montolli
    Se questo fosse un romanzo, con i soli elementi reali raccolti dall’accusa, questa storia avrebbe soltanto una trama possibile, tenendo conto di tutte le testimonianze e della perizia dei Ris. (...) Questa storia inizierebbe alle 17.40, quando qualcuno, due persone molto ben organizzate, staccano il contatore della casa di Raffaella Castagna. Entrano, chiavi in mano, nella corte e poi nello stabile, chiudendosi il portoncino alle spalle. Salgono, aprono la porta di casa Castagna, chiudono e attendono le vittime. (...) Camminano lentamente, ma giù, un inquilino, Abdelkarim Khalouf (...) sente lo stesso i passi. Li sente muoversi per un’ora, dalle 18.30 alle 19.30 (...). Alle 18.50 arriva Lidio Ramon (un altro vicino di casa, ndr). Non sente nulla, ma la porta è chiusa. Alle 19.10 se ne va. Uno dei killer scende e piazza del nastro adesivo sullo spioncino di Abdelkarim. Solo che lo fa male. Poi torna su.
    L’agguato
    Il silenzio cala alle 19.30, perché Raffaella può rientrare da un momento all’altro. E infatti, quasi mezz’ora dopo, sale con la madre e il piccolo Youssef. Apre e trova la luce spenta. Sua madre ha fretta (...). Ha con sé un accendino con il quale tenta di illuminare l’appartamento, mentre la figlia si inoltra a cercare le chiavi del contatore. Ma, all’altezza del bagno Raffaella trova un uomo nascosto. Il suo assassino. (...) Raffaella prova a fuggire. C’è lotta, resistenza, ma è un attimo. Abdelkarim la sente correre dalla parte opposta della casa, ma viene subito raggiunta, vicino al mobile davanti al bagno, è finita. La stessa sorte, dall’altra parte dell’appartamento, tocca alla madre (...). Il bambino piange, ma è un pianto stranissimo. Un lamento. Abdelkarim lo sente bene. Sotto l’appartamento di Raffaella, però, non insiste solo il monolocale del siriano, ma anche quello di Olindo Romano e Rosa Bazzi. Lui, mezzo sordo, sta dormendo sul divano (...) Rosa sente piangere disperatamente il bambino e s’incazza per il casino. (...) Va a mettersi le scarpe in lavanderia e poi si dirige verso casa Castagna. Vuole andare a dirgliene quattro. Nel frattempo, i killer, non volendo intralci, uccidono Youssef. Poi il silenzio, per dieci minuti. La vicina di casa
    Sono da poco passate le venti. Da sopra, esce di casa Valeria Cherubini, che porta giù il cane. Uno dei killer dà fuoco all’appartamento di Raffaella Castagna. La Cherubini sta in giro meno del solito. E, quando torna, vede del fumo in corridoio. Sale e avverte il marito, Mario Frigerio. L’altro killer, intanto, trascina il corpo di Raffaella lungo il corridoio, verso la porta. Deve portarla via. Abdelkarim sente il rumore «come di mobili spostati», invece è il corpo di Raffaella che striscia sul pavimento. Il killer è arrivato alla fine del corridoio. Apre la porta verso l’interno, cinge Raffaella a sé e, lordo del suo sangue, ci si appoggia contro per trascinare il corpo sul pianerottolo. Lasciando una vistosa macchia sull’esterno. Ora il fumo è molto. Troppo. (...) Ma bisogna filare. Subito. C’è un problema, però. La signora del piano di sopra, Valeria Cherubini, attirata proprio dal fumo, sta scendendo per controllare che non esca dall’appartamento di Pietro Ramon, il vicino di Raffaella, che già una volta stava quasi bruciandosi. Il killer la vede e chiude la porta. Ma la signora non se ne va. Anzi. Arriva davanti all’ingresso di Raffaella e nota un’enorme macchia all’esterno. Ha con sé un accendino che usa solo la sera, per quando porta giù il cane. Le serve per centrare la serratura del cancelletto, suo marito probabilmente nemmeno sa che ce l’ha. Lo accende per vedere di che si tratta. È sangue. Ma non fa in tempo a scappare. La porta si spalanca, e viene colpita in un attimo. Lei perde l’accendino. E cade a terra senza un lamento. Sembra morta.
    La fuga
    Mentre il killer di Valeria Cherubini scende per le scale e arriva fino al portone dello stabile, sporco del suo sangue, l’altro rimane al primo piano e tiene accesa la luce. Devono portar fuori Raffaella. (...) Il killer è al pianterreno. Apre la porta, piano (...) ma non fa un passo. Sente i lamenti di Valeria Cherubini, che è ancora viva e può attirare guai. Sale nuovamente, ma piano, per non farsi sentire dal siriano. Nel frattempo, Mario Frigerio scende in ciabatte, chiedendosi che diavolo sia successo a sua moglie. Fa la prima rampa e il pianerottolo, ma a metà della seconda viene raggiunto non solo dalla moglie che cerca di trascinarsi di sopra, ma anche dal killer rimasto con Raffaella, che lascia lì il corpo, esce dall’appartamento, va incontro a Frigerio, lo butta a terra e gli taglia la carotide. Ma non è accorso solo Frigerio. Rosa Bazzi, da qualche secondo, è giunta sul portone rimasto aperto.
    Anche lei ha sentito i lamenti della Cherubini. E mentre Frigerio scende, ha visto il fumo nelle scale. Poi scappa a svegliare Olindo: si deve andar via, prima di fare la stessa fine. Sono secondi. Abdelkarim guarda attraverso lo spioncino, ma non vede scendere nessuno. L’uomo che sta addosso a Frigerio lotta, ma la luce si spegne. L’uomo lo sgozza e scende, ma perde le chiavi. L’altro killer, a grandi falcate, sale in casa Frigerio e uccide con violenza cieca la Cherubini per assicurarsi che sia morta. Rosa e Olindo sono già fuori, in auto verso Como. Lui l’ha vista agitata, ma Rosa è sempre agitata (...).
    I primi soccorsi
    Sono le 20.20. Fuori c’è il resto del commando. Due persone. Uno di loro incrocia tale Chemcoum (un tunisino che riferirà ai carabinieri di aver visto alcuni immigrati sulla scena del delitto, ndr), ma è un testimone da niente, si può lasciar stare. Non lo sanno che un altro uomo, da una finestra, li vede mentre sbatte la tovaglia. Dall’altra parte, Vittorio Ballabio vede il fumo della corte e chiama Bartesaghi. Saranno lì a secondi. L’uomo che ha ucciso la Cherubini è sceso sul pianerottolo di casa Castagna e prova ancora a spostare il corpo di Raffaella, sollevandolo insieme al socio, ma a fatica. Per farlo, si appoggia al muro. E lo imbratta. Troppo tardi. Sentono le voci da fuori, è stato dato l’allarme. Il piano è saltato. I killer devono trovare il modo di squagliarsela da un’altra parte. Salgono. C’è una finestra, tra il pianerottolo dei Castagna e quello dei Frigerio, che dà sui giardini di via Volta. Sotto c’è una tettoia, con un buco di un paio di metri in mezzo. Si può passar da lì: si salta giù, non si fa casino con le tegole, e nessuno ti vede. Tre metri e mezzo, quattro. Roba da niente, per chi fa lavori di questo tipo. E poi, in quel momento, tutto il quartiere guarda in via Diaz e in piazza del Mercato. Fuori, c’è un furgone che aspetta. E che non lascia tracce di sangue in giro.

    Se i killer fossero una banda fuggita dal retro? - Interni - ilGiornale.it del 13-02-2008
    Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
    Tacito, Agricola, 30/32.

  10. #20
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    Predefinito Rif: Mafia, revocato isolamento diurno al boss Giuseppe Graviano

    Citazione Originariamente Scritto da venetoimpenitente Visualizza Messaggio
    chi? dove? come? perche'?
    Il grande abbaglio

    In un libro inchiesta l’altra «verità» sulla strage

    di Redazione - mercoledì 13 febbraio 2008, 07:00

    Pubblichiamo ampi stralci dell’ultimo capitolo del libro «Il grande abbaglio, Controinchiesta sulla strage di Erba» (Aliberti editore, 256 pp - 16 euro), scritto da Felice Manti ed Edoardo Montolli. Il volume ha raccolto documenti prodotti esclusivamente dalla Procura, in gran parte inediti, che secondo i due autori scagionerebbero Olindo Romano e Rosa Bazzi, unici imputati della morte di quattro persone. Il libro si basa su alcune testimonianze inedite raccolte nei giorni successivi alla mattanza che rivelano l’esistenza di un gruppo di extracomunitari e di un italiano sulla scena del crimine all’ora del delitto. La ricostruzione della strage si basa sulla perizia del Ris che non ha trovato tracce dei vicini di Erba sul luogo della strage, né delle vittime in casa loro o in garage. La parte centrale ricostruisce le fasi precedenti e successive alle confessioni (poi ritrattate) rilasciate da Olindo e Rosa in carcere due giorni dopo il loro arresto, e ne spiega tutte le incongruenze con i rilievi scientifici. Un intero capitolo riguarda la drammatica detenzione di Azouz Marzouk, un altro risolve il rebus sull’unica macchia di sangue di una delle vittime trovata nell’auto di Olindo Romano e Rosa Bazzi. Nel volume si spiega anche come la versione sulla dinamica della strage riportata dall’unico sopravvissuto, Mario Frigerio, e sulla quale si basano le due confessioni, venga sconfessata inequivocabilmente dalle tracce di sangue. Il libro si occupa anche della doppia versione rilasciata dallo stesso Frigerio, che dopo aver detto per due volte che l’aggressore era un gigante di colore e dai capelli rasati, di etnia araba e mai visto prima (probabilmente uno degli extracomunitari visti sul luogo della strage), dieci giorni dopo la strage accusa il vicino di casa. L’ultima parte contiene una lettera che Olindo e Rosa hanno scritto agli autori dal carcere di Bassone lo scorso 14 gennaio.

    In un libro inchiesta l’altra &#171;verit&#224;&#187; sulla strage - Interni - ilGiornale.it del 13-02-2008
    Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
    Tacito, Agricola, 30/32.

 

 
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