Esamino il pensiero di Maximos, così com'è stato esposto da Xenia che riporta i punti salienti della sua conferenza pronunciata il 26 maggio 2001.
Purtroppo allora non ci fu chi registrò l'intervento greco e la traduzione italiana che ne fece Giorgio Karalis, come invece avvenne a Bologna nel maggio del 2005. Se ci fosse stata la registrazione avremmo la conferma certa che Karalis non traduceva ma interpolava il discorso nascondendo le punte estreme e scomode del pensiero maximiano, punte che dimostravano l'eterodossia di colui che era presentato quale monaco ortodosso athonita.
Oggi questo sospetto lo possiamo confermare proprio dal modo in cui si sono evoluti i fatti nel tempo, dai successivi interventi di Maximos, da come alcuni hanno svolto il loro ruolo o da come le persone sono state più o meno giocate o ingannate nella loro buona fede.
È dunque utile comprendere Maximos attraverso quanto di lui è stato pubblicato fino ad oggi come pure attraverso i suoi testi in lingua inglese. Solo così certe strane incompiutezze in alcune pubblicazioni o traduzioni del suo pensiero si illuminano e tutto si spiega.
Fondamentalmente Maximos è un uomo deluso dalla sua Chiesa, dalla quale si aspettava di essere messo in rilievo per il suo pensiero.
Nella misura in cui egli è stato isolato, le sue teorie si sono estremizzate. Questo da solo spiega il tentativo amaro e disperato di dimostrare che la Redenzione di Cristo non ha a che fare con le strutture della Chiesa, con qualsiasi struttura di essa, almeno a partire dal III secolo in poi. Per questo egli si sofferma ad analizzare il periodo antico a volte mal utilizzando le stesse fonti. L'antichità della Chiesa è drasticamente diversa da quello che poi si è manifestata!
Dal suo pensiero emerge una fortissima differenza e distinzione tra le strutture ecclesiali (l'episcopato e la sua funzione, ad esempio) e l'azione dello Spirito Santo. Questa differenza man mano che passa il tempo si contrasta sempre più fino al punto che oggi le strutture della Chiesa "hanno un grande rapporto con il diavolo e quasi nessun rapporto con il Cristo".
All'inizio non c'era questa perversione perché gli apostoli, quando imponevano le mani, non facevano altro che dichiarare quello che lo Spirito aveva fatto prima della loro imposizione. Maximos dice (mi si perdoni se qui cito a memoria e a senso ma sono SICURO di quanto dico): "Il diacono Stefano è stato reso tale dallo Spirito. Gli apostoli, imponendogli le mani, hanno mostrato ciò che era già stato fatto in precedenza da Dio".
Maximos suggerirebbe che la funzione del vescovo non è quella di promuovere un uomo ad un servizio nella Chiesa, ma quella di CERTIFICARE che tale promozione è già avvenuta. Egli, in altre parole, non collabora contemporaneamente con lo Spirito in SINERGIA con esso (come si dice nell'Ortodossia). Non avviene l'incontro e la collaborazione tra la libertà di Dio e la libertà dell'uomo ma quest'ultimo è come uno strumento passivo nelle mani di Dio, è uno che certifica quello che Dio ha fatto SENZA BISOGNO dell'uomo.
Il lato positivo di questo pensiero riequilibra una concezione clericalista di Chiesa dove sembra che il vescovo, con la scusa dello Spirito, sia un "deus ex machina", il vero centro di ogni cosa.
Ma in Maximos questo pensiero non "diserba" solo ogni clericalismo, distrugge alla radice il senso di ogni realtà istituzionale che nella Chiesa è stata posta già dall'antichità (si pensi alla testimonianza di Ignazio di Antiochia per il quale esistono episcopi presbiteri e diaconi).
La necessità completamente psicologica di Maximos di svalutare la funzione del vescovo finisce per accentuare in modo tagliente la verticalità dell'azione di Dio e adombra, così, una sorta di monofisismo.
D'altronde è assai difficile, per non dire impossibile, mostrare come,
lungo la storia, la funzione del vescovo sia stata quella di un passivo "certificatore" dell'azione dello Spirito, che agiva sempre prescindendo da lui. Quale vescovo ha mai confessato: "Con l'imposizione delle mie mani ho certificato che Tizio è stato già ordinato al diaconato dallo Spirito"?
Semmai la Chiesa in Occidente e in Oriente ha sempre creduto che lo Spirito, attraverso il Mistero della Chirotonìa, introducesse Tizio all'ordine diaconale.
Queste osservazioni non sono senza importanza nel pensiero di Maximos e nel suo concetto di Chiesa di Dio ("Ecclesia Dei").
Se Dio interviene sempre nell'uomo indipendentemente dall'agire umano, l'unico senso dell'uomo è quello di constatarlo, non di aprirsi a Dio per collaborare con Lui in SINERGIA. L'equilibrio tra l'umano e il divino nella redenzione cristiana pare tragicamente compromesso a tutto favore dell'aspetto divino.
È per questo che Maximos inizia la sua conferenza (del 2001) chiedendosi enfaticamente: "Il piano di salvezza di Dio ha bisogno dell'aiuto umano?".
Per lui è logica la risposta: "No!". Questa logicità arriva fino alle estreme conseguenze della conferenza bolognese del 2005: "... Sicuramente non significa che dobbiamo diventare cristiani oppure dobbiamo credere a Dio perché anche se siamo idolatri ( pagani) saremo uniti a Dio... il Cristianesimo è per tutti quelli che hanno fretta, e quelli che vorrebbero unirsi con Dio adesso. Però il Dio cristiano biblico non chiede all’uomo di avere fretta. Perché questo succederà in un modo o nell’altro. Possiamo trascorrere la nostra vita in modo piacevole avendo questa speranza".
La funzione dell'istituzione ecclesiale, la funzione del vescovo ad esempio, invece di essere vista come una funzione spirituale -medicinale in vista della salvezza è equivocata come una funzione che finisce per opporsi ad una salvezza comunque assicurata.
La funzione episcopale è dunque qualcosa d'antipatico e di arbitrario, che dichiara chi è "dentro" e chi è "fuori" dalla Chiesa, invece di CERTIFICARE quanto lo Spirito liberamente e indipendentemente da tutto e da tutti ha già predisposto.
L'opera diabolica della divisione ("diaballo" significa divido) non nasce dal cattivo uso della libertà umana ma dall'esistenza di istituzioni che dichiarano chi è dentro e chi è fuori. In questo senso sembra implicito che l'episcopato, più che stabilito dal volere di Dio, sia stato stabilito dalla perversione del Demonio, il "divisore". Anche se Maximos non lo afferma ancora, questa è la logica conseguenza ai suoi presupposti teologici!
Ora, bisogna dire, un esercizio dell'episcopato in forma arbitraria e secolarizzata è esistito solo in certi momenti della storia ecclesiastica occidentale e si osserva solo nelle situazioni di un vero e proprio iperclericalismo.
È però scorretto, oltre che ingeneroso, credere che questo sia la norma e che in Oriente oggi non esista altro che questo, che la Chiesa sia totalmente caduta nella contraddizione e sia perfettamente inutile a Dio per la salvezza.
Purtroppo Maximos, per un motivo non teologico ma psicologico e personale lo crede al punto da sostenere: "Spero che i vostri figli e quelli di tante altre famiglie vivranno in un mondo completamente diverso dove l’influenza della Chiesa sarà così minima che arriveremo a parlare solo con aneddoti riferendoci al Cristianesimo".
Un'altra domanda "chiave" posta da Maximos nella sua conferenza del 2001 è stata: "Gesù Cristo ha mai pensato di creare una religione ?".
È una domanda importante dal momento che tradizionalmente la Chiesa ortodossa non crede di essere una religione ma di manifestare al mondo la vita di Cristo, non un "corpus" di idee e varie credenze (come una qualsiasi "religio"). E, d'altronde, l'Ortodossia c'è la dove esiste la vita di Cristo e in Cristo. Per questo esiste pure laddove pensiamo non debba esserci (emblematica in tal senso la vita dei pazzi in Cristo).
Purtroppo anche la risposta a questa seconda domanda nel pensiero di Maximos assume un'altra valenza! Per lui, infatti, "Cristo non è venuto a separare il mondo tra cristiani e non cristiani, ma a salvare tutti gli esseri umani". E questo avviene indipendentemente dalla disposizione umana e dalla presenza o meno di un'istituzione ecclesiale che influirebbe sulle scelte della libertà umana stessa.
Ci si chiede dov'è andata la libertà umana. e il suo senso...
Dopo secoli di discussioni sul senso e il valore della libertà umana, le affermazioni di Maximos paiono di un semplicismo raccapricciante: in Maximos la libertà umana è di fatto cancellata totalmente poiché è resa ininfluente per la salvezza.
Non è un caso che Maximos insista per la salvezza di TUTTI gli uomini non di quella parte tra essi che ha cercato, come ha potuto , di scegliere Dio.
Un corollario a queste posizioni chiaramente ereticali è, ovviamente, la svalutazione delle opere. Se non ha senso la SINERGIA tra l'umano e il divino, se il ruolo della libertà umana è di fatto ininfluente, se la salvezza raggiunge tutti indipendentemente da tutto, le opere umane non contano nulla o quasi.
Per Maximos la salvezza è rappresentata dalla visione del corpo luminoso di Cristo risorto che, così, partecipa a noi le sue energie divine. Davanti a questa pura grazia le opere umane (e quindi le istituzioni della Chiesa nel tempo) non servono a nulla: la visione non dipende dalle opere!
In questa affermazione che pare rieccheggiare il "sola gratia" luterano (si noti come anche Lutero era contro le istituzioni della Chiesa che lo avevano deluso) ci sono molte cose non corrette.
È vero che la grazia è "gratis data" e che qualsiasi opera umana non la potrà mai meritare né guadagnare. Ma è pur sempre vero che la decisione libera di aprirsi a Dio, cercando il suo Volto, non la propria gloria umana, influisce in modo determinante nella ricezione di questa grazia. Può essere grazia anche questa, ma pone sicuramente in esercizio la libertà dell'uomo, libertà anche di rifiutare Dio e quindi di viverlo nella prossima vita come fuoco e dannazione, non come gloria e luce.
In questo breve e non esauriente excursus ho toccato alcuni punti del pensiero di Maximos, ex monaco della Lavra, mostrandone le contraddizioni e la sua distanza dal pensiero ortodosso. Per ovvii motivi non ho potuto essere esauriente. Ci sarebbe ancora molto da dire ma quanto affermato è sufficiente a dimostrare il perché egli sia stato allontanato dal monastero della Lavra come sostenitore di un pensiero ereticale, oramai non più cristiano.
Risulta quindi INACCETTABILE che egli sia il fondamento di una rivista che si dice ortodossa ("Italia Ortodossa") e che venga presentato dal direttore di questa stessa rivista come monaco athonita e rappresentante dell'Ortodossia. Tutto questo è di grave danno all'Ortodossia ma pure ad ogni forma di Cristianesimo che ha conservato dei riferimenti tradizionali.