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    Predefinito LA TEOLOGIA ETERODOSSA DI MAXIMOS (ex monaco della Lavra)

    Esamino il pensiero di Maximos, così com'è stato esposto da Xenia che riporta i punti salienti della sua conferenza pronunciata il 26 maggio 2001.


    Purtroppo allora non ci fu chi registrò l'intervento greco e la traduzione italiana che ne fece Giorgio Karalis, come invece avvenne a Bologna nel maggio del 2005. Se ci fosse stata la registrazione avremmo la conferma certa che Karalis non traduceva ma interpolava il discorso nascondendo le punte estreme e scomode del pensiero maximiano, punte che dimostravano l'eterodossia di colui che era presentato quale monaco ortodosso athonita.


    Oggi questo sospetto lo possiamo confermare proprio dal modo in cui si sono evoluti i fatti nel tempo, dai successivi interventi di Maximos, da come alcuni hanno svolto il loro ruolo o da come le persone sono state più o meno giocate o ingannate nella loro buona fede.


    È dunque utile comprendere Maximos attraverso quanto di lui è stato pubblicato fino ad oggi come pure attraverso i suoi testi in lingua inglese. Solo così certe strane incompiutezze in alcune pubblicazioni o traduzioni del suo pensiero si illuminano e tutto si spiega.


    Fondamentalmente Maximos è un uomo deluso dalla sua Chiesa, dalla quale si aspettava di essere messo in rilievo per il suo pensiero.

    Nella misura in cui egli è stato isolato, le sue teorie si sono estremizzate. Questo da solo spiega il tentativo amaro e disperato di dimostrare che la Redenzione di Cristo non ha a che fare con le strutture della Chiesa, con qualsiasi struttura di essa, almeno a partire dal III secolo in poi. Per questo egli si sofferma ad analizzare il periodo antico a volte mal utilizzando le stesse fonti. L'antichità della Chiesa è drasticamente diversa da quello che poi si è manifestata!


    Dal suo pensiero emerge una fortissima differenza e distinzione tra le strutture ecclesiali (l'episcopato e la sua funzione, ad esempio) e l'azione dello Spirito Santo. Questa differenza man mano che passa il tempo si contrasta sempre più fino al punto che oggi le strutture della Chiesa "hanno un grande rapporto con il diavolo e quasi nessun rapporto con il Cristo".


    All'inizio non c'era questa perversione perché gli apostoli, quando imponevano le mani, non facevano altro che dichiarare quello che lo Spirito aveva fatto prima della loro imposizione. Maximos dice (mi si perdoni se qui cito a memoria e a senso ma sono SICURO di quanto dico): "Il diacono Stefano è stato reso tale dallo Spirito. Gli apostoli, imponendogli le mani, hanno mostrato ciò che era già stato fatto in precedenza da Dio".


    Maximos suggerirebbe che la funzione del vescovo non è quella di promuovere un uomo ad un servizio nella Chiesa, ma quella di CERTIFICARE che tale promozione è già avvenuta. Egli, in altre parole, non collabora contemporaneamente con lo Spirito in SINERGIA con esso (come si dice nell'Ortodossia). Non avviene l'incontro e la collaborazione tra la libertà di Dio e la libertà dell'uomo ma quest'ultimo è come uno strumento passivo nelle mani di Dio, è uno che certifica quello che Dio ha fatto SENZA BISOGNO dell'uomo.

    Il lato positivo di questo pensiero riequilibra una concezione clericalista di Chiesa dove sembra che il vescovo, con la scusa dello Spirito, sia un "deus ex machina", il vero centro di ogni cosa.

    Ma in Maximos questo pensiero non "diserba" solo ogni clericalismo, distrugge alla radice il senso di ogni realtà istituzionale che nella Chiesa è stata posta già dall'antichità (si pensi alla testimonianza di Ignazio di Antiochia per il quale esistono episcopi presbiteri e diaconi).

    La necessità completamente psicologica di Maximos di svalutare la funzione del vescovo finisce per accentuare in modo tagliente la verticalità dell'azione di Dio e adombra, così, una sorta di monofisismo.


    D'altronde è assai difficile, per non dire impossibile, mostrare come,
    lungo la storia, la funzione del vescovo sia stata quella di un passivo "certificatore" dell'azione dello Spirito, che agiva sempre prescindendo da lui. Quale vescovo ha mai confessato: "Con l'imposizione delle mie mani ho certificato che Tizio è stato già ordinato al diaconato dallo Spirito"?
    Semmai la Chiesa in Occidente e in Oriente ha sempre creduto che lo Spirito, attraverso il Mistero della Chirotonìa, introducesse Tizio all'ordine diaconale.


    Queste osservazioni non sono senza importanza nel pensiero di Maximos e nel suo concetto di Chiesa di Dio ("Ecclesia Dei").

    Se Dio interviene sempre nell'uomo indipendentemente dall'agire umano, l'unico senso dell'uomo è quello di constatarlo, non di aprirsi a Dio per collaborare con Lui in SINERGIA. L'equilibrio tra l'umano e il divino nella redenzione cristiana pare tragicamente compromesso a tutto favore dell'aspetto divino.

    È per questo che Maximos inizia la sua conferenza (del 2001) chiedendosi enfaticamente: "Il piano di salvezza di Dio ha bisogno dell'aiuto umano?".
    Per lui è logica la risposta: "No!". Questa logicità arriva fino alle estreme conseguenze della conferenza bolognese del 2005: "... Sicuramente non significa che dobbiamo diventare cristiani oppure dobbiamo credere a Dio perché anche se siamo idolatri ( pagani) saremo uniti a Dio... il Cristianesimo è per tutti quelli che hanno fretta, e quelli che vorrebbero unirsi con Dio adesso. Però il Dio cristiano biblico non chiede all’uomo di avere fretta. Perché questo succederà in un modo o nell’altro. Possiamo trascorrere la nostra vita in modo piacevole avendo questa speranza".


    La funzione dell'istituzione ecclesiale, la funzione del vescovo ad esempio, invece di essere vista come una funzione spirituale -medicinale in vista della salvezza è equivocata come una funzione che finisce per opporsi ad una salvezza comunque assicurata.

    La funzione episcopale è dunque qualcosa d'antipatico e di arbitrario, che dichiara chi è "dentro" e chi è "fuori" dalla Chiesa, invece di CERTIFICARE quanto lo Spirito liberamente e indipendentemente da tutto e da tutti ha già predisposto.

    L'opera diabolica della divisione ("diaballo" significa divido) non nasce dal cattivo uso della libertà umana ma dall'esistenza di istituzioni che dichiarano chi è dentro e chi è fuori. In questo senso sembra implicito che l'episcopato, più che stabilito dal volere di Dio, sia stato stabilito dalla perversione del Demonio, il "divisore". Anche se Maximos non lo afferma ancora, questa è la logica conseguenza ai suoi presupposti teologici!

    Ora, bisogna dire, un esercizio dell'episcopato in forma arbitraria e secolarizzata è esistito solo in certi momenti della storia ecclesiastica occidentale e si osserva solo nelle situazioni di un vero e proprio iperclericalismo.


    È però scorretto, oltre che ingeneroso, credere che questo sia la norma e che in Oriente oggi non esista altro che questo, che la Chiesa sia totalmente caduta nella contraddizione e sia perfettamente inutile a Dio per la salvezza.


    Purtroppo Maximos, per un motivo non teologico ma psicologico e personale lo crede al punto da sostenere: "Spero che i vostri figli e quelli di tante altre famiglie vivranno in un mondo completamente diverso dove l’influenza della Chiesa sarà così minima che arriveremo a parlare solo con aneddoti riferendoci al Cristianesimo".


    Un'altra domanda "chiave" posta da Maximos nella sua conferenza del 2001 è stata: "Gesù Cristo ha mai pensato di creare una religione ?".

    È una domanda importante dal momento che tradizionalmente la Chiesa ortodossa non crede di essere una religione ma di manifestare al mondo la vita di Cristo, non un "corpus" di idee e varie credenze (come una qualsiasi "religio"). E, d'altronde, l'Ortodossia c'è la dove esiste la vita di Cristo e in Cristo. Per questo esiste pure laddove pensiamo non debba esserci (emblematica in tal senso la vita dei pazzi in Cristo).

    Purtroppo anche la risposta a questa seconda domanda nel pensiero di Maximos assume un'altra valenza! Per lui, infatti, "Cristo non è venuto a separare il mondo tra cristiani e non cristiani, ma a salvare tutti gli esseri umani". E questo avviene indipendentemente dalla disposizione umana e dalla presenza o meno di un'istituzione ecclesiale che influirebbe sulle scelte della libertà umana stessa.
    Ci si chiede dov'è andata la libertà umana. e il suo senso...

    Dopo secoli di discussioni sul senso e il valore della libertà umana, le affermazioni di Maximos paiono di un semplicismo raccapricciante: in Maximos la libertà umana è di fatto cancellata totalmente poiché è resa ininfluente per la salvezza.

    Non è un caso che Maximos insista per la salvezza di TUTTI gli uomini non di quella parte tra essi che ha cercato, come ha potuto , di scegliere Dio.

    Un corollario a queste posizioni chiaramente ereticali è, ovviamente, la svalutazione delle opere. Se non ha senso la SINERGIA tra l'umano e il divino, se il ruolo della libertà umana è di fatto ininfluente, se la salvezza raggiunge tutti indipendentemente da tutto, le opere umane non contano nulla o quasi.

    Per Maximos la salvezza è rappresentata dalla visione del corpo luminoso di Cristo risorto che, così, partecipa a noi le sue energie divine. Davanti a questa pura grazia le opere umane (e quindi le istituzioni della Chiesa nel tempo) non servono a nulla: la visione non dipende dalle opere!

    In questa affermazione che pare rieccheggiare il "sola gratia" luterano (si noti come anche Lutero era contro le istituzioni della Chiesa che lo avevano deluso) ci sono molte cose non corrette.

    È vero che la grazia è "gratis data" e che qualsiasi opera umana non la potrà mai meritare né guadagnare. Ma è pur sempre vero che la decisione libera di aprirsi a Dio, cercando il suo Volto, non la propria gloria umana, influisce in modo determinante nella ricezione di questa grazia. Può essere grazia anche questa, ma pone sicuramente in esercizio la libertà dell'uomo, libertà anche di rifiutare Dio e quindi di viverlo nella prossima vita come fuoco e dannazione, non come gloria e luce.

    In questo breve e non esauriente excursus ho toccato alcuni punti del pensiero di Maximos, ex monaco della Lavra, mostrandone le contraddizioni e la sua distanza dal pensiero ortodosso. Per ovvii motivi non ho potuto essere esauriente. Ci sarebbe ancora molto da dire ma quanto affermato è sufficiente a dimostrare il perché egli sia stato allontanato dal monastero della Lavra come sostenitore di un pensiero ereticale, oramai non più cristiano.

    Risulta quindi INACCETTABILE che egli sia il fondamento di una rivista che si dice ortodossa ("Italia Ortodossa") e che venga presentato dal direttore di questa stessa rivista come monaco athonita e rappresentante dell'Ortodossia. Tutto questo è di grave danno all'Ortodossia ma pure ad ogni forma di Cristianesimo che ha conservato dei riferimenti tradizionali.

  2. #2
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    Intervento bellissimo, chiaro e sereno.

    Ma a me resta una domanda : che ci farà Maximos a Peterhouse-Cambridge ? Qual'è il suo nome da laico ? perchè questi semplici dati non ci vengono comunicati ?

    Nello stesso tempo ricordo che Maximos fu l'unico, almeno così credo, a denunciare la cacciata dall'Athos dei monaci della skiti del Profeta Elia, quasi vent'anni fa...

  3. #3
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    La teologia eretica di Maximos, ex monaco della Lavra
    (seconda parte)



    Rileggendo gli scritti maximiani con quanto abbiamo detto fin ora non facciamo che ricevere ulteriori nuove conferme. Tutto il suo pensiero ruota ossessivamente attorno ad alcuni punti:


    1) TUTTA l’umanità è predestinata alla salvezza;
    2) NULLA impedisce la realizzazione di questa salvezza;
    3) Gli aspetti istituzionali della Chiesa si presentano come una negazione di questa salvezza.


    1) Per quanto riguarda il primo punto consiglio di confrontare l’articolo di Maximos “Ecclesia Dei o Chiesa istituzionale?” (“Italia Ortodossa” dic. 2000, p. 15. Qui Maximos traduce il termine greco “hoi polloi” (i molti) ma lo utilizza con il senso di “i tutti”: il termine ... “evidentemente sottende l’umanità”. Si noti: non dice una parte più o meno consistente dell’umanità ma l’umanità.
    Così anche se formalmente il termine “hoi polloi” significa “i molti” egli, va contro il senso del termine e gli fa dire di fatto “i tutti”.
    Identica conferma si riceve osservando il suo ultimo articolo comparso in “Italia Ortodossa” (dic. 2005). Liturgia etimologicamente significa “sacra azione del popolo”, non “azione di popolo” (come si dice a p. 31). L’importante è notare che non al tempo nel Nuovo Testamento, non tutti gli esseri umani di Atene (ma anche di Roma) sono popolo. Non TUTTI, dunque, fanno la sacra azione liturgica, come non TUTTI, purtroppo, sono i salvati. Contrariamente a ciò Maximos afferma che l’umanità TUTTA è destinata ad essere assorbita in Cristo (p. 33).


    2) Maximos nell’articolo “Ecclesia Dei...” per confortare queste sue posizioni cita san Massimo il Confessore il quale, secondo lui, afferma una salvezza universale, risultato divino, “qualunque cosa sia successa, succede o succederà, indipendentemente da qualsiasi consenso, contributo o cooperazione e da ogni motivo irreversibile o ineluttabile” (p. 14). Per questo motivo Dio ha creato la Chiesa quale “Corpo risorto di Cristo predestinato ad ASSORBIRE in Sé tutta l’umanità” (sublime sintesi tra buddismo e platonismo!!!).


    3) Lungo la storia questa coscienza secondo Maximos si è affievolita per cui la Chiesa è divenuta un’ istituzione che di fatto distorce il piano della salvezza voluto da Dio. Tutto ciò è iniziato quando si sono create delle divisioni (particolarmente tra credenti in Cristo e pagani), cosa che, secondo Maximos non esisteva nella Chiesa primitiva (vedi il suo ultimo articolo in Italia Ortodossa dic. 2005).

    Questa teoria è sballatissima e antistorica. A distinguere tra cristiani e non cristiani ci pensavano già (e come!) i non cristiani.

    Nella Reggio del II secolo, sulla tomba di un cristiano, un graffittaro scrisse 5-6 insulti tra i quali pure quello di omosessuale!


    Le incredibili affermazioni maximiane solo ora risuonano in tutto il loro stridore eretico. Infatti se nel 2000 erano presentate unicamente come una timida e parziale ricerca, nel 2005 sono divenute teorie vivamente raccomandate per “comprendere” l’azione liturgica. L’eresia entrata nella rivista “Italia Ortodossa” in veste d’agnello ha, nel frattempo, mostrato la sua anima da lupo!


    Abbiamo visto come Maximos ami citare San Massimo il Confessore. Purtroppo per lui tale santo non si presta alle sue teorie, anzi le smentisce! Un esempio solo.


    Non è vero che la salvezza procede INDIPENDENTEMENTE DA TUTTO.

    San Massimo riconosce il RUOLO INDISPENSABILE DELLA VOLONTA’ e del libero arbitrio dell’uomo fino ai più alti gradi della vita spirituale e pure nel processo della sua divinizzazione in cui il fedele, VOLONTARIAMENTE E LIBERAMENTE rinuncia alla sua energia per essere irradiato dall’energia divina (vedi Amb. Io. 7, PG 91, 1073 CD).


    Evidentemente chi non collabora in SINERGIA con l’opera salvifica di Dio non può realizzare la sua salvezza. Sono indispensabili sia l’opera divina sia quella umana. Da ciò si può perfettamente dedurre che non si possono disgiungere il cosiddetto CARISMA o l’aspetto spirituale, dal cosiddetto lato istituzionale o l’aspetto materiale nella Chiesa.


    Nell’Opera di san Massimo il Confessore si trovano passi dove l’opera divina e quella umana appaiono complementari e pure in reciproca dipendenza. Il più noto di tali passi è il seguente:


    “Nessuno possiede assolutamente il bene se non quello che Dio gli ha donato in quanto Signore in proporzione della benevolenza e dell’intenzione di colui che ne beneficia, il quale non ne riceve che nella misura in cui il Signore gli accorda tali doni”
    (Thal., 54, PG 90, 512CD).


    Perciò non esiste nulla di più lontano da san Massimo che il concetto di una salvezza che si compie INDIPENDENTEMENTE DA TUTTO, come Maximos afferma in “Italia Ortodossa” dic. 2000, p. 14.


    Per riassumere questa dottrina patristica si può concludere con la seguente significativa frase di Agostino d’Ippona:


    “Chi ti ha creato SENZA di te
    non ti salverà SENZA di te”
    (Omelia 169, 11.13)



    Anche per questo è assolutamente incredibile che il direttore di “Italia Ortodossa”, Giorgio Karalis, abbia continuato a presentare Maximos quale “esperto di teologia patristica”, dal momento che gli scritti dei Padri, e nell’esempio che pongo sopra lo vediamo chiaramente, sono da lui citati ad “usum delphini”, per una teologia che non ha nulla di ortodosso, ma di molto parziale, ossia, etimologicamente, di eretico.

  4. #4
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    Xenia scrive:
    "che ci farà Maximos a Peterhouse-Cambridge ?
    Qual'è il suo nome da laico ?
    Perchè questi semplici dati non ci vengono comunicati ?".

    Le cose sono oramai ben chiare!

    1) Maximos dove può mai andare? Mi sono giunte notizie che era stato pure allontanato dalla casa della parrocchia greca in cui era ospite in inghilterra! Non c'è certamente da rallegrarsi, visto che si può immaginare che anche lì deve aver avuto difficili rapporti con ... la chiesa istituzionale!

    2) Il suo cognome è Panoussis, per cui sarebbe più corretto chiamarlo padre Maximos Panoussis.

    3) Ma, cara Xenia, vuole proprio che chi si serve degli altri presentandoli per ciò che non sono (per lo scopo di averne lustro e accedere ad ambienti di un certo tipo) scopra i suoi piani? Vuole che i furbi le diano addirittura l'indirizzo e il numero di telefono di Maximos perche si rovini loro la "piazza"?

    Chi fino ad ora ha utilizzato Maximos presentandolo per ciò che non è ha i suoi piani e la sua "astuzia".
    Non è assolutamente un caso che, a pochissima distanza dalla rinascita di "Italia Ortodossa" siano state fatte delle pubblicazioni (con parte del materiale riciclato da Maximos). Non si tratta di "fervore religioso" ma di strategia in modo che se la "zattera" della rivista viene meno e affonda (e ora è prossima ad affondare perché è fortemente compromessa) qualcuno ha già pronta una nuova zattera con la quale presentarsi e continuare a tormentare il mondo con la sua presenza...
    Comunque la strada di chi si serve di mezzucci e sottoefuggi balcanici è molto corta!

  5. #5
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    Come penso tutti intuiscono le tendenze teologiche di p. Maximos sono semprer state presenti nella Chiesa. Vorrei - con una sintesi che necessariamente lascerà fuori molte cose - cercare di fare il punto della situazione.

    1 - Maximos afferma che la Chiesa visibile, istituzionale, rappresenta un decadimento rispetto alla primitiva Chiesa che sperimentava la presenza del risorto.

  6. #6
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    Vi chiedo scusa ma, non so perchè, il pc mi ha spedito il messaggio in costruzione. Riprendo
    1 -1 - Maximos afferma che la Chiesa visibile, istituzionale, rappresenta un decadimento rispetto alla primitiva Chiesa che sperimentava la presenza del risorto.
    Ebbene, una Chiesa che non sperimenta la presenza del Risorto non è la Chiesa. E qui ha ragione Maximos. Ma non vi è altra Chiesa tranne l'Una-santa-cattolica-apostolica nella quale è manifesta la presenza del risorto, e questa Chiesa - fatto salvo il problema che affronterò dopo dei "cristiani nascosti" - è la nostra Santa Chiesa Ortodossa.
    Maximos, introducendo una dicotomia tra la Chiesa istituzionale e la Chiesa spirituale commette un errore ben noto, ma ci richiama ad una necessità della costrante tensione della Chiesa istituzionale alla sua dimensione escatologica. La Chiesa visibile non è il Regno (qui ha ragione Maximos) ma è attraverso questa Chiesa che il Regno fa irruzione nel Mondo, perchè Cristo ha fondato una sola Chiesa (e qui Maximos ha torto9. Inoltre Maximos afferma che le primitive comunità cristiane sperimentassero una presenza del Risorto simile a quella delle apparizioni pre-ascensione. Questo è del tutto assurdo ed è fortemente riduttivo proprio rispetto a quel "mistero della presenza" che Maximos vorrebbe assolutizzare.
    Certo nella Chiesa, e specialmente nell'Assemblea Eucaristica Cristo è presente . Ed è presente in vari aspetti: nell'Assemblea radunata nel suo Santo Nome, nella Parola annunciata attraverso l'annuncio del testi scritturistici e nella Omelia che non è una lezione ma un evangelo presente, attuale, che la Chiesa prospetta (o dovrebbe prospettare) nella Liturgia Divina. E' presente nella Comunione dei Preziosi Doni - specialmente - ove le membra del Suo Corpo si nutrono di Lui e si fanno-sempre-più-Lui vino alla pienezza escatologica. Una Ecclesia dove il senso di questa presenza è sminuito, ove il senso del "riunirsi nel Suo santo Nome" è ridotto all'"andare in Chiesa" magari per accendere una candelina, stare qualche minuto ed andarsene" magari per un certo imperativo morale del "devo andare in Chiesa" che sostituisce il " aspetto con gioia il momento di riunirmi nell'assemblea dei miei fratelli di fede per celebrare l'Eucaristia del Signore", ove la omelia si trasforma in una parenesi etica e moralistica o un una lezione di catechismo, spostata magari dal suo posto naturale alla fine della Liturgia così da perdere anche fisicamente, il suo legame essenziale con la Parola Scritta di cui è attualizzazione ed "Evangelo sempre nuovo", questa Ecclesia ha bisogno urgente di essere ricondotta all'essenza. E soprattutto l'avere staccato la Comunione Eucaristica "fine", "telos" a cui tende l'intera celebrazione e che si proietta ed anticipa insieme il "fine" che è l'avvento del regno e la deificazione, per farne un atto devozionistico da fare quattro volte l'anno (se va bene), scomunicanmdo di fatto se stessi - come direbbero i Padri - rivela una Ecclesia che va ricondotta all'essenziale. In questo accolgo la provocazione di Maximos. Ma che questo debba trasformarsi in una visionarietà collettiva, probabilmente mai esistita, questo è altra cosa. La stessa Didakè, contemporanea al N.T. non prospetta affatto una simile assemble a visionaria. Anzi termina la Preghiera Eucaristica con Maràn-athà, l'invocazione escatologica del ritorno "visibile" del Signore Risorto "invisibilmente sperimentato presente" dall'Ecclesia. Qui Maximos ha torto. Se è vero che noi riceviamo il pane ed il vino sacramentali dalle mani del Signore risorto, è pur anche vero che queste mani sono mediate da quelle dei suoi indegni Ministi e che la Presenza del Risorto è resa presente dall'opera del suo Santo Spirito.
    "Abbiamo ricevuto lo Spirito Sovraceleste" cantiamo dopo la Comunione, anche se spesso avviene che è il solo celebrante che lo ha ricevuto!!!!
    Se Maximos ci vuole richiamare fortemente al recupero della dimensione autentica del nostro culto Cristiano dobbiamo accettare la provocazione. Ma - mi dispiace molto - non credo che sia quello che vuole, nè quello che dice. Di comunità visionarie non ne abbiamo bisogno. Bastano i vari carismatici etc. a fare disastri, non trasferiamoli nella nostra Chiesa Ortodossa.

    2 - La svalutazione del Ministero ordinato - Anche qui se Maximos ci mettesse in guardia dalla clericalizazione della Chiesa, anche in modo provocatorio, farebbe bene e noi dovremmo accettare la sfida. Ma non è così. Per lui i Vescovi, i sacerdoti i diaconi ora non sono più i "servi dell'evangelo", i "servi dei Misteri di Cristo", anzi sono diventati inquisitori, padroni delle anime, hanno a che fare più col diavolo che Cristo. Siamo impazziti? Abbiamoi bisogno di migliori Vescovi, di migliori preti e di migliori diaconi, che non siano nè funzionari, nè mestieranti.... ma senza vescovi, preti e diaconi la Chiesa non c'è. Quando Maximos dice che, nella Chiesa antica, carismatici profeti ed improvvisati visionari presiedevano l'Eucaristia dice solo un'immensa sciocchezza che, oltre a non essere comprovata che in sette ereticali dei primi secoli delle quali già il N.T. attesta la presenza, mettendo in guardia, è smentita da tutti i più seri studi sull'argomento. Che la Chiesa visibilempossa avere anche nel suo clero bisogno di una seria riforma nel senso non solo della preparazione culturale e teologica (necessaria però anche quella) nel senso della vita di fede, della crescita spirituale etc. su questo bene - provocazione accettata - ma sostenere una Chiesa che non ha bisogno di ministri, di servi del Signore e dei suoi Misteri è follia.
    San Simeone il Nuovo teologo già immaginava i monaci in lacrime che andavano a ricevere la Comunione contemplando la luce increata del Risorto nei sacri Mysteri, padri spirituali che assolvevano senza esser preti "in forza della loro personale santità"... ebbene, Simenone il nuovo è un santo della Chiesa, ma meno male che non è stato seguito in queste parti del suo pensiero, come - fortunatamente - non è stato seguito Agostino nelle sue polemiche esasperate verso i pelagiani che lo portavano, nel combattere un'eresia, all'eresia opposta!
    Non ha nessun senso fare di estremismi fanatici la "regula ecclesiae", questa non è solo follia, ma è distruzione della Chiesa, se essa potesse esser distrutta.

    3 - I "cristiani nascosti". Perfino gli scolastici avevano ammesso che "Gratia non est legata sacramentis" La Grazia non è legata ai sacramenti, e che la salvezza può essere trasmessa da Dio per vie che non sono quelle "ordinarie".
    Cornelio iol Centurione riceve il dono dello Spirito, prima del Battesimo. Chi sa quanti Cornelii sconosciuti si salvano senza che noi ce lo aspettiamo, ovunque nel mondo. Ma questo è un mistero nascosto in Dio al quale non non possiamo che appenna accostarci. Ma una cosa è certa, anche questi "cristiani nascosti" si salvano "nella Chiesa" perchè la Chiesa, in un certo senso si identifica con la salvezza stessa. Non c'è infatti salvezza fuori della Chiesa, anche se Dio può concedere vie d'accesso ad essa che non passano necessariamente per i sacramenti. Nessuno può legare le mai infinitamente misericordiose di Dio.
    Ma nemmeno possiamo trasformare questo mistero della Grazia in qualcosa che crediamo di comprendere. Penso che Maximos voglia comprendere troppo e voglia imporci come nuovi dogmi di una nuova chiesa, cose che noi pensiamo nel mistero di Dio e a cui ci rimettuiamo senza comprendere.

    4 - Ed eccoci all'ultimo punto che affronto in questa sintesi. Il mistero della salvezza universale. Secondo Maximos è certo che, per l'oikonomia dell'incarnazione si salveranno tutti e tutti saranno ricapitolati nel Cristo totale.
    Qui si possono fare due errori fondamentali: volere per forza qualcuno all'inferno, perchè, più o meno inconsciamente, proiettiamo in Dio la nostra giustizia terrena, che molto spesso sa di vendetta. Comunque è molto legata al nostro moralismo.
    L'altro è voler sapere i criteri divini oltre quello che ci è dato di comprendere.
    Tra i padri molti hanno pensato alla salvezza universale (apokatastasis). Oltre Origene ( e qui il problema filologico e storico va lasciato agli studiosi perchè occorre stabilire se le condanne conciliari dell'Origenismo furono davvero tali o se fu Giustiniano che fece inserire nel promulgare gli atti conciliari degli anatemi da lui fatti pronunciare dal Sinodo di palazzo) certamente ha pensato la salvezza universale Gregorio di Nissa (si legga "L'Anima e la Resurrezione" e alcuni paragrafi della "Grande Catechesi") e si può con molte ragioni sostenere che Gregorio Teologo e il Grande Basilio avessero le stesse idee dal momento che non fecero mai accezioni alle idee del loro amico e fratello. Pensò la Salvezza universale Massimo Confessore, Isacco di Ninive ha scritto un trattatello sullo stesso argomento e potremmo continuare esaminando alcuni testi liturgici. Ma è anche vero che molti altri Padri pensano esattamente il contrario perchè pensano che la salvezza universale equivarrebbe all'annientamento del libero arbitrio umano.
    Quale posizione prendere visto che, se gli anatematismi antiorigeniani non sono - come pare - conciliari) non c'è pronunciamento certo sull'argomento?
    Credo anche qui col chinare il capo al mistero di Dio. Avere il coraggio di dire "non sappaiamo" e continuare a pregare, come fa la Chiesa, per i vivi e per i morti. Perchè vogliamo sostituirci a Dio ed ai suoi disegni a tutti i costi. Certo oggi l'idea di un Dio che condanna il suo figlio, anche il più malvagio, all'assenza eterna della comunione con lui, allontana più che avvicinare, come poteva fare in passato. Ma anche Dio che "non rispetta il libero arbitrio" allontana. Certo è che, se Dio salverà tutti, lo farà mediante un'azione di grazia che modifica l'inclinazione malvagia della libertà.
    Ma - ripeto - noi non sappiamo - e quindi continuiamo a pregare per i vivi e per i morti , senza fare un dogma opposto (della religione maximiana) ad un doggma che, forse, fu originato da un fraintendimento.
    Direi che ciascuno di noi può assumere quella speranza che più lo fa crescere nel cammino verso Dio e verso la sua divinizzazione. "L'amore caccia via la paura" dice San Giovanni teologo, ma questo è "per i perfetti nell'amore"
    continua lo stesso teologo. Non presumiamo di esserlo.

    Certo non ho la pretesa di avere risolto il problema "Maximos ex Lavriotis" ma - dal momento che questo forum è visitato anche da non spoecialisti, ho cercato di fare un piccolo servizio.

  7. #7
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    Detto tutto questo, anche se in modo generico (richiederebbe ulteriori precisazioni e approfondimenti!), qualsiasi risposta che arrivi non può negare tali evidenze.


    Sono abituato ai contorsionismi di chi dice "bianco" per affermare "nero" lasciando intendere che, comunque, ha detto "bianco".


    È la tipica malattia psicologica di chi a tutti i costi non vuole ammettere di avere torto!


    Se mai verrà una risposta da parte di Maximos o dei suoi sostenitori, sarà, al più, di questo tipo e genere.


    Ma, soprattutto in questo caso, capiremo su qual genere di livello si muovono i nostri oppositori...

  8. #8
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    Ringrazio il vescovo Silvano per l'attenzione e la chiarezza.

    Ho però un appunto da fargli.
    Quando dice:
    "Gregorio Teologo e il Grande Basilio avessero le stesse idee [sulla salvezza universale come il Nisseno] dal momento che non fecero mai accezioni alle idee del loro amico e fratello. Pensò la Salvezza universale Massimo Confessore".

    Il Nisseno, tra i padri ortodossi, fu veramente l'unico a parlare dell'Apokatastasis (salvezza universale). Gli altri non lo seguirono o, quanto meno, non lo confermarono.
    Massimo il Confessore fu addirittura avverso a questa idea ma lo fece con prudenza: stimava troppo il Nisseno per tutti gli altri aspetti del suo pensiero e non voleva distruggerne la figura. Di questo sono certo anche se, al momento, non ho sotto gli occhi i riferimenti che confortano questa mia affermazione.

    È verissimo che non dobbiamo sostituirci a Dio volendo a tutti i costi condannare gli altri. Ma è altrettanto vero che il mistero della libertà umana ha qualcosa di grande e di terribile allo stesso tempo. grande, perché ci permette di aprirci a Dio; terribile perché permetti di chiuderci a Dio.
    Chi si condanna è l'uomo stesso, non è Dio il quale, essendo per essenza infinito bene sopra ogni bene, non può fare ... il male!

    La porta che ci permette di accedere a Dio ha una maniglia SOLO DALLA NOSTRA PARTE. Di là c'è Lui che incessantemente bussa. Di qua ci siamo noi spesso troppo ripiegati su noi stessi per accorgercene.

    L'unica opera umana sensata è quella di accorgerci di questo, ogni giorno, ogni istante, lottando contro le nostre chiusure narcisistiche come gli Olandesi lottano ogni istante contro il mare affinché non invada le loro terre...

  9. #9
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    Ringrazio informatore:

    scrive
    """"""""il mistero della libertà umana ha qualcosa di grande e di terribile allo stesso tempo. grande, perché ci permette di aprirci a Dio; terribile perché permetti di chiuderci a Dio."""""""""""""""""""

    Sono perfettamente d'accordo e - personalmente - è quello che mi impedisce di prendere una posizione intima sul problema della salvezza universale.
    Penso infatti che Dio "vince" salvando e non perdendo e quindi non amo pensare la giustizia di Dio come giustizia di condanna, e quando leggo le misteriose parole al Battista "lascia che io compia ogni giustizia" vi intendo una giustizia divina del tutto trascendente la nostra povera giustizia umana.
    D'altra parte però penso all'uomo, non tanto al debole e povere uomo che non riesce a superare le sue povertà e meschinità, che potranno purificarsi in qualche modo, ma all'uomo che volontariamente esclude Dio dall'orizzonte della sua vita. A quesli uomini che "hanno ucciso" Dio per usare le parole del filosovo nihilista... quando penso all'abissale rifiuto di Dio da parte dell'uomo mi chiedo, non tanto se l'amore di Dio possa salvarlo (che non esiste qualcosa che Dio "non può") ma se l'esclusione di Dio non rientri in quella kenosi dell'onnipotenza divina in cui Dio misteriosamente si autopone per permettere ad un essere "a sua immagine" di essere.
    La conclusione è che non so rispondere ed allora "prego per i vivi e per i morti" come fa la Chiesa lasciando a Dio il suo mistero!

  10. #10
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    È esattamente questa la posizione cristiana!

    In un forum cattolico-conservatore, qualche anno fa, mi ritrovavo a dire la stessa cosa ad un "esseruccio" il quale avava assoluto bisogno di pensare ad un Dio "punitore".

    Ricordo che gli citai una bellissima frase di Gregorio il Teologo (tratta dalle sue omelie) in cui veniva confutata questa diceria. Era come parlare al muro.

    Gli studi di psicologia odierni ci mostrano come spesso una persona sia realmente poco responsabile del male che, a volte, fa.

    Forse è per questo che la liturgia ortodossa proclama Dio "filanthropos" in un modo così consolatore da destare meraviglia e commozione al contempo.

    È però pur sempre vero che l'uomo può raggiungere l'abisso della bestialità e della nullificazione di se stesso nella misura in cui, voltando le spalle a Cristo, si proclama Dio.

    Ogni eterodossia ha venature più o meno accentuate di questa caratteristica.

    Ma c'è una cosa assai più interessante.

    Si dice che i santi Padri, pure in mezzo alle più grandi crisi della Chiesa, non perdessero la loro calma e la loro benevolenza. Erano appoggiati sulla roccia della fede!

    Quando leggo le amare considerazioni di Maximos o ricordo i commenti di qulache suo discepolo, spesso caustico nei confronti della Chiesa e del Monte Athos, mi viene da rabbrividire.

    A tal proposito so che quest'ultimo amava telefonare spesso e volentieri ad una persona che risiede stabilmente nel Santo Monte.

    Ad un certo punto quest'ultima fu costretta a dire: "Non mi telefonare più. L'unica cosa che fai è sempre quella di lamentarti di questo e quello. Non sento mai qualche commento positivo!".

    Questo ci mostra un ethos assai differente da quello dei santi Padri.

 

 
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