Originariamente Scritto da
salerno69
Il consiglio di diversi politologi ed esperti in rilevazioni statistiche è di NON fare troppo affidamento sui sondaggi che in queste settimane vengono pubblicati, per vari ragioni che si possono così sintetizzare:
a) i sondaggi correnti vengono effettuati su di un campione numerico troppo limitato (normalmente 1000-1300 interviste in media) per coprire con precisione l’intero corpo elettorale (di oltre 40 milioni di cittadini)
b) Anche là dove la campionatura è scelta con criteri tecnici e scientifici corretti, il sondaggio non riesce MAI, per suoi limiti intrinseci, a dare conto delle variazioni statistiche in aree “anomale”. In altre parole, gli intervistatori telefonici effettuano 1000 chiamate in tutta Italia, sulla base della campionatura predisposta dai sondaggisti, ma le risposte ottenute non sono quantitativamente sufficienti a misurare se in talune aree geografiche (es. regioni c.dd. “rosse”, o “azzurre”) vi è stata una variazione significativa nelle intenzioni di voto verso l’uno o l’altro polo. Per fare ciò occorrerebbe effettuare dei sondaggi su base regionale e non su scala nazionale. A questo proposito, è interessante notare che in un recente sondaggio nel Veneto, ad esempio, pur registrandosi a inizio febbraio 2006 una maggioranza a favore della Cdl attorno al 53% (all’incirca la medesima rispetto alle regionali 2005), è in atto un recupero dell’Unione (che evidentemente raccoglie nuovi consensi tra gli indecisi di ieri) di un paio di punti rispetto al 2005. Si tratta di un’indagine importante, perché se l’Unione dovesse vincere con largo margine in regioni come Emilia, Liguria, Toscana, Umbria, ecc., non basterebbe alla Cdl vincere in regioni come Veneto, Lombardia, Sicilia, ecc. laddove in tali regioni vi fosse comunque un avanzamento dell’Unione. Quindi il grosso limite dei sondaggi di queste settimane è che raramente descrivono i “flussi”, ovvero gli spostamenti in atto in determinate aree geografiche cruciali per l’esito della consultazione.
c) I sondaggi dovrebbero tenere conto (ciò che non avviene in queste settimane) di una “forbice”, ovvero di un margine d’errore e d’incertezza minimo e massimo. E’ poco corretto scrivere ad esempio: Unione: 51,5 Cdl : 47,5 mentre sarebbe più appropriato scrivere Unione 51,5% + 3 max. – 4 min. oppure Cdl 47,5% +4 max. – 3 min.
Alla luce di quanto sopra, sembra alquanto improbabile un “recupero” della Cdl a meno di due mesi dal voto. La Cdl dovrebbe invece preoccuparsi perché i sondaggi su base regionale delle ultime settimane, in particolare in Lombardia e Veneto, mostrano uno spostamento di consensi verso l’Unione persino maggiore rispetto alle regionali del 2005, mentre non si registrano affatto perdite dell’Unione a favore della Cdl nelle regioni c.d. “rosse”.
E il presunto “recupero” di un paio di punti della Cdl ai danni dell’Unione, che passerebbe nelle ultime settimane da un vantaggio di 6 a 4 punti, viene rilevato da alcuni sondaggi su scala nazionale (con l’importante eccezione della SWG), ma viene smentito dalle rilevazioni regionali. Insomma: troppo poco per parlare di recupero della Cdl.
M. Knezevic