Originariamente Scritto da
willy
La realtà ad personam
di EZIO MAURO
Poiché non trovava in tutt'Italia un istituto di sondaggi disponibile a dipingere la realtà secondo i suoi desideri, Silvio Berlusconi ha semplicemente cortocircuitato la realtà, importandone una parallela direttamente dall'America.
Nel mondo virtuale in cui il Presidente del Consiglio gioca la sua battaglia per la sopravvivenza politica, basta un campione di 1900 cittadini, sollecitato da domande confezionate non si sa come, con risposte conservate gelosamente per una settimana, per ribaltare la percezione che tutti gli italiani hanno del trend elettorale: il centrosinistra resta nettamente avanti, in tutte le rilevazioni, anche se la destra ha recuperato posizioni.
L'arma totale americana, confezionata da una società di marketing politico e non di sondaggi, è un segno di debolezza e di affanno. Berlusconi dichiara di aver già vinto, rovesciando da solo la forza di gravità negativa dei suoi cinque anni di malgoverno, ma nello stesso tempo si precostituisce un alibi eroico, accusando la sinistra di prepararsi a "modificare i risultati elettorali".
Non c'è soltanto disprezzo per la verità, nella mossa di ieri. C'è l'indicazione strategica di un modello politico e culturale per cui la realtà può essere manipolata in pubblico, forzata e indirizzata nella direzione scelta dal demiurgo. Un progetto di deformazione del reale che trasfigura nel realismo magico e profetico, alle soglie del sacro dove si muovono le categorie del bene e del male, riducendo la politica a superstizione. E soprattutto destrutturando ogni misura, qualsiasi concretezza, qualunque metro concreto di giudizio. In modo che la campagna elettorale si giochi soltanto su elementi emozionali e metapolitici, espellendo la questione fondamentale di ogni fine legislatura: il rendiconto.
È questo che il centrosinistra non deve accettare, ed è per questo che perde pericolosamente terreno. È regola civile che la campagna elettorale aiuti i cittadini a riflettere sulle cose fatte dal governo per cinque anni. Sulle promesse e sui risultati. Sulle condizioni concrete di vita. Sulle aspettative per domani. Questa è l'unica agenda politica che interessa gli italiani oggi.
Ci vuol tanto, per Ds e Margherita, ad affrontarla e imporla come se il Partito Democratico esistesse già, e provasse a rispondere ai problemi del Paese? Quanto a Prodi, se vuole essere il capo di quel partito, cominci a farlo. Dopo la firma burocratica di un programma vasto e carente, diventi leader: raccogliendo quattro, cinque idee-forza per provare a restituire al Paese stremato da Berlusconi una speranza di futuro.
(17 febbraio 2006)
repubblica.it