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  1. #291
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    LA GENTE È ESASPERATA BASTA ASCOLTARLA

    di Paolo Del Debbio

    Silvio Berlusconi, ieri, a Saint Vincent, dai democristiani di Rotondi, ha detto che il governo ha copiato Stalin. Lo ha fatto per paragonare chi ci governa al peggior esempio possibile. Ma non ce n'era bisogno. Ormai alla maggioranza degli italiani basta e avanza sentire ricordare i nomi di Prodi, Visco e, se continua così, anche di Padoa-Schioppa che sta facendo passi da gigante in questa direzione.I consensi verso il centrosinistra calano mentre crescono quelli per la Casa delle libertà. Basti un dato per tutti. Lo prendiamo dal sondaggio fatto fare dal Giornale: i cittadini che manifestano una fiducia complessiva verso il governo registrano un terzo striminzito del totale mentre ben il 63 per cento ne ha poca o niente.
    Dunque resta da capire come il centrodestra voglia utilizzare questa situazione palesemente e completamente a suo favore. E vorremmo tagliare corto con la tiritera, già iniziata, se si debba scendere in piazza o se si debba dare battaglia in Parlamento. Questione inesistente. Bisogna fare bene e in fretta ambedue le cose e non perdere neanche un minuto in più a discutere invano quale tra due cose obbligatorie vada fatta. Tutte e due e subito. Punto e basta.
    In Parlamento si prova a far passare quello che il Paese richiede e a bocciare quello che non vuole. Nelle piazze si dà voce alla gente perché è un suo diritto e perché ne ha una gran voglia: chi ha dubbi vada a parlare di questo governo e della sua Finanziaria per strada o in qualche bar.Dicevamo del dissenso che cresce nei confronti del governo governato da Diliberto, Epifani, Giordano e Pecoraro Scanio (l'ordine è quello alfabetico, del resto l'unico possibile). Non è solo quello della gente comune, dei cittadini consumatori (come ama chiamarli il ministro Bersani), ma è quello di varie categorie produttive, dai commercianti agli imprenditori e a qualsiasi persona che abbia un'attività economica che deve difendere dagli assalti di Visco come Darix Togni si difendeva dai leoni al circo. Insomma tutte quelle persone, quelle famiglie e quelle imprese che vorrebbero, semplicemente, essere considerate dallo Stato e da chi le governa come delle risorse e non come dei problemi o, peggio ancora, come della gente della quale diffidare sistematicamente. Perché non pagano certamente le tasse, perché se le pagano ne pagano poche, perché se mettono su un'attività vanno controllate e ricontrollate perché qualcosa di losco sotto ci dovrà pur essere (con tanti auguri - sinceri - a Daniele Capezzone, leader radicale e presidente della Commissione delle Attività Produttive della Camera e alla sua legge che vorrebbe permettere ad un'impresa di nascere in massimo sette giorni).
    Del resto tutta questa situazione è stata egregiamente spiegata da Massimo D'Alema a Orvieto, al seminario che avrebbe dovuto far fare un passo avanti al Partito democratico e, anche per l'opera indefessa del ministro degli Esteri, ne ha fatti - invece - molti indietro. D'Alema, del quale sono note a tutti la simpatia e la stima per Prodi, ha detto che non gradisce una politica fatta solo dei cittadini e del leader. Anche perché un bel po' di cittadini D'Alema ce li ha in dote con i Ds ma Prodi non è il leader. È stato, più semplicemente, l'unica colla possibile di ciò che non si può incollare: quello di cui il Paese ha bisogno e ciò che questo governo dominato dalla sinistra radicale e dal sindacato può offrire. E sono trascorsi solo 5 mesi.

  2. #292
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  3. #293
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    L’Italia rimpiange Berlusconi e boccia la politica dell’Unione

    I sondaggi dicono che il centro-sinistra è tramontato

    di Ruggiero Capone da L'Opinione

    Mentre Romano Prodi sta vivendo la fase più difficile del suo esecutivo, l’ex segretario dell’Udc (Marco Follini) ha abbandonato il suo partito. E nell’attesa di chiarire se il suo divorzio vada inteso anche con la Cdl, il leader del centro-destra, Silvio Berlusconi, ha incontrato i vertici del partito di Casini. Ma questa situazione non preoccupa granché il Cavaliere, che considera l’Udc un partito da piccola percentuale. E del resto Berlusconi è già abbastanza soddisfatto dai sondaggi, che denunciano come l’elettorato rimpianga il governo della Cdl e deprechi l’operato di Romano Prodi. Intanto il segretario dell’Udc, Lorenzo Cesa, è tornato a mettere in dubbio la leadership di Berlusconi, e subito dopo la dipartita di Follini. “Il nucleo forte della Cdl è formato da quattro partiti - gli ha risposto il leghista Speroni - Forza Italia, Alleanza Nazionale, Udc e Lega: E li ho elencati nell’ordine di voti, già questo dovrebbe far capire chi deve essere il leader”. “Bisogna continuare ad avere un atteggiamento moderato ed all’inglese: stanno per cascare da soli”, avrebbe consigliato Berlusconi agli alleati.

    E dello stesso avviso è Gianfranco Fini, che in una intervista al Corriere della Sera ha detto “un’opposizione già oggi è maggioranza nel Paese, e una cosa non può permettersi: il velleitarismo;n on ci possiamo permettere solo di protestare”. “Fotografo una debolezza del governo Prodi, che è maggiore di quello che tutti pensavano, compresi i critici più aspri”, parole di Fini. Secondo il leader di An sarà proprio il centro a far cascare Prodi, e perché la manovra sta levano ossigeno economico ai ceti medi. E del resto non è una novità che Visco miri ad abbassare il tenore di vita degli italiani. “Il problema non è quando cadrà Prodi - dice il leader di An - ma quale maggioranza politica e numerica potrebbe sostenere un nuovo governo. E’ possibile una maggioranza più ampia? - si domanda Fini - Se ci fosse, sarebbe la fine irreversibile dell’esperienza del centrosinistra”. E non è un mistero che lo stesso Fini abbia spinto per la creazione del “tavolo dei volenterosi”, che ha permesso di rinsaldare i rapporti di centro di An con le componenti moderate, cattoliche e del partito radicale (uno degli animatori è stato proprio Daniele Capezzone). Intanto il malcontento contro il governo inizia a serpeggiare tra i sindacati delle forze di polizia, ed a seguito dell’abolizione in legge Finanziaria di commissariati e caserme.

    “E’ incredibile il silenzio che sta accompagnando la decisione del Governo di chiudere, attraverso la Finanziaria, prefetture, comandi dei Carabinieri, questure e comandi dei Vigili del fuoco - dichiara Maurizio Gasparri (esecutivo di Alleanza nazionale) -. Talune di esse, come Vibo Valenzia e Crotone, sono province ad alta densità criminale - fa notare l’esponente di An - La scomparsa dello stato in queste realtà favorirebbe l’espansione della delinquenza. E’ vergognoso quello che stanno facendo Prodi, Padoa Schioppa e Amato in favore del crimine. Ho sollevato già la questione in Parlamento, ma continueremo nei prossimi giorni con iniziative di protesta insieme a cittadini ed amministratori locali. Non è possibile che da Verbania a Massa, da Enna a Lodi lo stato scompaia. Ci hanno criticato da sinistra per la devolution, oggi invece assistiamo ad una vera e propria dissolution dello Stato italiano. Perché il comandante generale dei Carabinieri, il capo della polizia, l’Ispettore dei Vigili del fuoco e le altre autorità che devono garantire la sicurezza ai cittadini tacciono di fronte a questo atto vergognoso? E Padoa Schioppa e Prodi - chiosa Gasparri - sanno cosa vuol dire questa scelta?”.

  4. #294
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    Il problema del Fattore P

    Ora si scopre che Romano Prodi non sa comunicare con l'opinione pubblica. Sono passati i bei tempi in cui si elogiava la bonarietà del Professore, la semplicità del suo linguaggio, la capacità di trasmettere fiducia e sicurezza, i bei tempi del «tutti al gazebo». Sono iniziati quelli difficili in cui si cerca di capire perché in pochi mesi, e con un ritmo che ha pochi precedenti, è caduto l'indice di popolarità del presidente del Consiglio. Molti giornali amici o tifosi non hanno evitato il problema, ieri è stata la volta dell'Unità, e sono giunti alla comune conclusione che il difetto del leader dell'Unione consiste nel non saper spiegare la sua politica.

    È un'interpretazione che si può discutere. I critici e gli oppositori del centrosinistra sono autorizzati a pensare che in realtà si tratta del risultato naturale di un'azione di governo il cui significato è ben chiaro alla maggioranza degli italiani. Anche sorridendo, anche con parole più semplici e convincenti, è difficile trascinare consensi su atti come l'occupazione delle cariche istituzionali, come il decreto Bersani, come il caso Telecom, come l'aumento generalizzato della pressione fiscale. Si è capito bene il senso di frasi come «andare in Parlamento? roba da matti» o come «al Papa pensino le sue guardie».

    Ma, al di là delle spiegazioni che ciascuno vuole dare, quel che colpisce è la sorprendente concentrazione su Romano Prodi di critiche, di osservazioni e di contestazioni proprio in quell'area politica che ne condivide e sostiene l'impresa. Sono in discussione proprio quei «titoli atti a governare al meglio per i prossimi cinque anni» che erano stati elencati dal direttore del Corriere della Sera alla vigilia del voto di aprile. Un benevolo galateo limita la critica alla capacità di comunicazione, cioè ad un argomento soft, facile da maneggiare in qualsiasi congiuntura negativa. Se l'immagine è questa, la sostanza però è un po' più cruda.

    Il presidente del Consiglio è finito in un isolamento che non ha nulla di splendido. I tam-tam, i dietrologi e sempre più spesso le cronache e i commenti dei giornali (anche amici) disegnano scene di insofferenza e velleità di cambi della guardia.

    Ce n'è in abbondanza: Prodi che non tiene conto dell'esiguità della maggioranza al Senato, Prodi che si preoccupa solo di accontentare i massimalisti, Prodi che non ascolta nessuno, Prodi che vuole trasformare i due maggiori partiti alleati nel suo unico partito, Prodi che gioca la sua rendita di posizione, Prodi che sta ancora a Palazzo Chigi perché nessuno è pronto a sostituirlo, Prodi che ha una concezione personale della coalizione fino, appunto, a quest'ultimo Prodi che non sa comunicare.

    Per un paio d'anni il Professore è stata la soluzione del grande problema della sinistra, cioè come vincere nel 2006, tenendo insieme tutti, promettendo a Bertinotti la presidenza della Camera, evitando le ripicche tra Mastella e Di Pietro, sussumendo gli «ultimi giapponesi» di Pannella, garantendo il ritorno al potere di Quercia e Margherita e trincerandosi, lui, dietro le primarie. Ha compiuto in aprile la sua missione. Però non ha dimostrato di essere il leader capace di dare un senso al governo che deve guidare e alla coalizione che deve rappresentare. L'opposizione se ne è già accorta, l'opinione pubblica ha cominciato a capirlo bene: ma, fatto nuovo, è che se ne sono accorti e l'hanno capito anche gli alleati e i giornali amici. E da soluzione del problema è così diventato il problema. Che lo fosse per l'Italia lo immaginavamo da tempo. Non era davvero immaginabile che lo diventasse così rapidamente anche nel centrosinistra.

    il Giornale, 12 ott 2006

  5. #295
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    Alitalia, business della sinistra

    Paolo Del Debbio sul Giornale

    "Il vero business della sinistra. Tutte le rotte portano a Roma"

    Secondo Il Sole 24 Ore Francesco Rutelli ha un piano per Alitalia che prevederebbe la chiusura di Malpensa e la concentrazione di tutto il traffico importante su Fiumicino. Secondo lui questo farebbe bene all'Alitalia e anche all'Italia. Secondo noi, invece, come molte altre cose che sta facendo questo governo, farebbe molto male a tutt'e due. I problemi di Alitalia sono altri. Sono gli stessi da molti anni e nessuno è mai interventuo, fino ad ora, come si sarebbe dovuto; anche il governo di centrodestra in questo campo non ha fatto tutto quello che doveva. Sono i problemi di un'azienda in grave difficoltà, che va sempre peggio e che sempre di più si avvicina a chiudere. Lo ha detto anche Romano Prodi, che di baracconi è un esperto.
    Altrove, segnatamente in Svizzera e in Spagna, hanno agito diversamente e i risultati non si sono fatti attendere. Hanno fatto chiudere le vecchie compagnie di bandiera perché non erano più guaribili e ne hanno aperte di nuove che, ora, vanno bene. Cioè: hanno rimesso i conti a posto, fanno un servizio di maggiore qualità, ci lavora il numero di persone giusto senza sovradimensionamenti di vario tipo. Tutto questo ha fatto sì che queste compagnie siano tornate ad essere competitive ed efficienti.
    Ora, da ultimo, la trovata di Francesco Rutelli: depotenziamento assoluto di Malpensa e relativo potenziamento, sempre assoluto, di Fiumicino. Quale crisi di compagnia di bandiera, al mondo, è stata risolta chiudendo alcuni o un aeroporto importante del Paese che rappresenta? Nessuna. Semplicemente perché i problemi sono di natura finanziaria, organizzativa, gestionale, sindacale di quell'azienda che, se non avesse questi problemi, potrebbe giovarsi notevolmente dell'esistenza di due aeroporti così importanti e, nel caso di Milano, potrebbe anche trovare una soluzione di compatibilità tra l'aeroporto di Linate, il city airport, e il più distante e più grande aeroporto di Malpensa. Altro che ridurre ai minimi termini Malpensa. Questa non è proprio la soluzione. Ma, semmai, è un problema in più.
    Ora si dice che a pensar male si fa peccato, ma generalmente ci si coglie. Francesco Rutelli, notoriamente, non è di Milano. Non viene eletto a Milano e non sappiamo neanche quanto gli interessino le vicende di Milano e della Lombardia. Non lo sappiamo né in positivo né in negativo. Certo che l'ex sindaco di Roma sostenga che bisogna rafforzare Fiumicino a discapito di Milano, della Lombardia e del Nord qualche dubbio ce lo fa sorgere. Ora, intendiamoci, nessuno aveva mai sospettato il contrario, basta vedere i numeri della Finanziaria e in particolare due: i soldi che vanno a Roma e quelli che vanno a Milano. Ma, come se non bastasse, ora arriva anche questo vero e proprio macigno sulle possibilità di sviluppo del Nord che, per la stragrande maggioranza, sono legate allo sviluppo delle infrastrutture. Il governo venne recentemente anche in delegazione e, per bocca di Romano Prodi e di Enrico Letta, disse che senza lo sviluppo di Milano e della Lombardia non c'è sviluppo possibile in Italia. Allora: o si erano sbagliati, oppure di questo sviluppo gliene frega poco o niente.
    L'Alitalia purtroppo la soluzione la sta per trovare da sola, con l'avvicinarsi del fallimento che, se non sarà formale, sarà un fallimento di fatto. Magari i libri non andranno in tribunale, ma certamente an-drà in cavalleria la nostra possibilità di dotarci di una compagnia aerea che magari non è di bandiera, ma che sarebbe in grado di difendere la posizione dell'Italia nel turismo e nel business internazionale. Non sembra che questa prospettiva sia all'ordine del giorno di Rutelli e compagni.

  6. #296
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    Il re nudo del Colle Capitolino

    di Arturo Diaconale

    Stupisce lo stupore di Walter Veltroni per le critiche all’amministrazione capitolina immediatamente lanciate dai rappresentanti del centro destra subito dopo le prime notizie sul tragico disastro nel metrò. Nessuno dubita che una parte di queste critiche siano state motivate da pura e semplice strumentalità politica. Ma da quando in qua ci si stupisce di un fenomeno che è ormai così ricorrente, non solo a livello italiano ma addirittura a livello planetario, da apparire scontato e fastidiosamente ripetitivo? La strumentalità delle polemiche che seguono gli incidenti, i disastri, le tragedie di ogni genere fanno ormai parte del gioco. Ci siamo forse dimenticati di quanto avvenuto dopo il Vajont (le strumentalizzazioni di quella tragedia sono ancora in corso), dei terremoti che hanno sconvolto il nostro paese nell’ultimo quarantennio (tra gli strumentalizzatori spiccò anche un popolarissimo Presidente della Repubblica) o dopo lo tsunami per cui venne subito tirata in ballo l’inerzia della Nasa e la protervia degli Stati Uniti colpevoli di non aver dato per tempo l’allarme?

    Stupisce, dunque, lo stupore di Veltroni. Che è un politico esperto, consapevole che qualunque tipo di amministrazione è chiamata a pagare prezzi di questo genere quando avvengono fenomeni drammatici come quello del metrò. Al punto da ipotizzare una strumentalizzazione al contrario. Cioè alla pretesa del sindaco di Roma di sfruttare a proprio favore le polemiche scatenate dai suoi oppositori contro l’eccesso di effimero e la carenza di validi servizi. O, peggio ancora, al punto da immaginare che lo stupore veltroniano sia non strumentale ma reale. E nasca dalla improvvisa constatazione che, a dispetto della rielezione plebiscitaria e del lavoro incessante della fabbrica del consenso a suo vantaggio in funzione nella Capitale, esista ancora nella città un minimo di energia contestatrice disposta a ricordargli che le feste sono importanti ma la sicurezza dei trasporti ancora di più. Il rischio che lo stupore di Veltroni sia di questa natura è fin troppo concreto. Il super-sindaco, che a Roma ha realizzato un sistema di potere totalizzante ed invasivo da esportare al momento opportuno a livello nazionale, era probabilmente convinto che il sistema fosse blindato e chiuso a qualsiasi forma di dissenso. Ma il dissenso sui problemi reali esiste. Ed è un bene. Non solo per la Capitale e per l’intero paese (semmai il modello romano dovesse essere mai esteso a livello nazionale) ma anche per lo stesso Veltroni. Che in questo modo può evitare di fare la figura del re nudo!

  7. #297
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  8. #298
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    Citazione Originariamente Scritto da Mantide Visualizza Messaggio
    Buttero,non esagerare ok?Perche' a farci ridere è solo la tua Ignoranza perche' la Maleducazione a Sinistra oramai non fa nemmeno piu' notizia...e cerca di parlare anche di cose che non sai,e non solo di "scappare" e "pippe" che come abbiamo capito sono il tuo pane quotidiano...
    Saranno un paio di giorni che leggo questo forum, ma questa mantide mi è già diventata simpatica, e non è falsa ironia (come se l'ironia potesse essere vera, direbbe qualcuno). Ho due domande per la cara mantide (presumo religiosa praticante),

    1) riesci veramente a leggere tutto un articolo, dalla prima all'ultima sillaba, di Guzzanti? Questo è un grande risultato

    2) come fa una persona a parlare di cose che non conosce? Socrate avrebbe qualcosa da dire a riguardo, ma purtroppo anche i suoi detrattori.
    Non sarebbe forse meglio limitarsi a parlare di cose di cui si abbia una vaga idea, e di ciò che ci è ignoto, limitarci ad ascoltare e trarre al limite, valutazioni a posteriori?

    puoi inveire contro di me, ma solo dopo aver risposto...grazie

  9. #299
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    Chiedendo,ascoltando ed accettando di conoscere l'altrui pensiero (anche quello di Guzzanti) esprimendo magari una propria opinione...che noia se tutti parlassero solo di quello che conoscono!
    Pensa poi che c'è pure chi riesce a seguire i "ragionamenti" dei Guzzanti-Figli!!!

    (non ricordo perche' alcuni post furono cancellati quindi non c'è piu' linearita' nella litigata con Buttero)

  10. #300
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    La Prova di Imbecillita' e di Debolezza...

    FASSINO, PRODI SPIATO? BERLUSCONI-TREMONTI NE DIANO CONTO
    TORINO - ''Credo che Berlusconi e il ministro dell'Economia da cui dipendevano i funzionari dell'Agenzia delle Entrate debbano rendere conto al Parlamento di cio' che e' successo''. Lo ha detto il segretario dei Ds, Piero Fassino, a margine di inaugurazione di ''Terra madre'' a Torino, chiedendo che siano individuati anche i mandanti dello spionaggio.

    ''Mi pare evidente - prosegue Fassino - che non si possa ricondurre tutto all'attivita' infedele di qualche funzionario. E' stata messa in essere un'attivita' spionistica ai danni di esponenti politici e delle istituzioni. Tutto cio' richiama in causa i responsabili di chi era alla guida del governo negli anni in cui si sono autorizzate, legittimate o ispirate azioni illegali o illegittime di questo tipo. Chiedo che si faccia piena luce e che non ci si limiti a individuare i responsabili materiali, ma che si risalga a chi ha autorizzato, ispirato o e' stato mandante di atti lesivi della liberta' dei singoli e di quella regola fondamentale di convivenza - conclude - che e' il rispetto della privacy''.




    Ovvio...la colpa è di Berlusconi...come sempre,come tutto...come essere cosi' indecenti?

 

 
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