Acque reflue e depuratori killer nel casertano: le indagini dell'Arpac | Interno18

Acque reflue e depuratori killer nel casertano: le indagini dell'Arpac
Oltre il 90% della Provincia non scarica le proprie acque attraverso depuratori. I risultati sono stati comunicati alle autorità inquirenti
22/02/2010 - 107
Redazione in Cronaca

Caserta - Meno del 10 per cento della provincia di Caserta (in termini di abitanti) scarica le proprie acque reflue attraverso depuratori regolarmente funzionanti. Il dato emerge da un rapporto curato dal dipartimento Arpac di Caserta, rapporto dedicato appunto alla raccolta e al trattamento delle acque reflue urbane nel territorio casertano. Lo studio, pubblicato sul sito web istituzionale dell’agenzia, ha setacciato 178 punti di scarico e oltre 40 depuratori, con una raccolta sistematica di dati sulla qualità del sistema fognario di questa parte di Campania.

Da anni Arpac controlla la qualità delle acque costiere e dei corsi d’acqua di questo territorio. Come è noto, una parte consistente del litorale domizio è tuttora sottoposto a divieto di balneazione, proprio perché l’agenzia ha registrato concentrazioni troppo alte di batteri fecali in alcuni tratti di costa. Numerose criticità, poi, sono state individuate nella qualità delle acque che transitano lungo fiumi e alvei. Questa indagine risale all’origine del problema, studiando l’impatto delle reti fognarie. A differenza di precedenti studi, basati su questionari sottoposti ai Comuni, questa ricerca ha condotto una lunga serie di sopralluoghi negli impianti di trattamento delle acque reflue, oltre a verifiche negli uffici comunali, campionamenti e analisi di acque di scarico.

Secondo i risultati dello studio, circa il 75 per cento degli abitanti è “allacciato” a impianti di depurazione «parzialmente funzionanti», e più del 10 per cento non è collegato ad alcun impianto di depurazione: per questa quota di residenti, in altre parole, gli scarichi fognari finiscono direttamente nei fiumi, negli alvei o in mare, senza alcun trattamento. L’indagine ha individuato 178 punti di scarico su tutto il territorio provinciale, tra cui quelli di tre grandi depuratori regionali lungo i Regi Lagni, depuratori che complessivamente servono 36 comuni della provincia. Tra gli altri punti di scarico, c’è quello del depuratore consortile di Vitulazio, che serve quattro comuni, più altri 174 punti: di questi, 86 sono collegati a 41 depuratori comunali, non tutti funzionanti, mentre altri 92 sono punti terminali di condotte senza alcun impianto di depurazione. Dei 178 punti di scarico, solo 54 risultano regolarmente autorizzati dalla Provincia.

I risultati di questo lavoro sono stati comunicati a Regione, Provincia, Comuni interessati e, nei casi di rilievi penali, alle autorità inquirenti. Lo studio contiene schede dedicate ai tre grandi depuratori regionali che scaricano nei Regi Lagni in provincia di Caserta: quello di Orta di Atella, conosciuto come “Napoli Nord” perché riceve apporti dalla provincia partenopea, «è l’impianto nelle condizioni peggiori», scrivono gli autori del rapporto, che evidenziano come la quasi totalità delle acque prelevate in uscita dal depuratore, negli ultimi tre anni, abbia presentato campioni fuori i limiti di legge. «Il peggioramento della qualità delle acque in uscita», si legge nel rapporto, «è dovuto anche alla mancata rimozione di fanghi sia dai sedimentatori primari che dalle vasche di ossidazione».

D’altra parte, fanno notare gli autori dello studio, la qualità dell’acqua in uscita dall’impianto di Villa Literno, «è in progressivo peggioramento dalla seconda metà del 2007, a causa di una grave avaria all’impianto verificatasi nel febbraio 2007 e dovuta alla rottura dei basamenti delle coclee di sollevamento dei reflui». Questo secondo impianto, anche conosciuto come depuratore della «Foce dei Regi Lagni», serve i comuni del Giuglianese, dell’Aversano e di parte del litorale domizio. Per quanto riguarda l’area metropolitana di Caserta, invece, l’impianto di riferimento, situato a Marcianise, «è quello nelle migliori condizioni». Anche in questo caso, però, «a partire dalla seconda metà del 2007 sono in aumento i campioni fuori limite, in genere per un solo parametro». Allegata allo studio, una cartina mette in relazione gli scarichi più “critici” con la scadente qualità dei corsi d’acqua e delle acque costiere.