... Che, tranquilli, non chiederà finanziamenti al comune.
Terra Ligure è un’associazione culturale. Ma anche qualcosa di più. La
cultura, per chi milita in “Terra Ligure”, non è un orpello fine a sé
stesso, ma è la forma che ispira l’azione.
Terra Ligure si interroga su cosa voglia dire essere liguri oggi, nell’era
globale, nell’epoca in cui la tecnica dispiega appieno il suo arsenale
unificando il mondo.
La domanda su cosa significhi “abitare” la Liguria diventa decisiva perché
noi riteniamo che l’uomo, nonostante le “protesi” dell’informazione e della
comunicazione, rimanga e debba rimanere un corpo e una mente “locale”.
Questo termine non va assunto nell’accezione di “localista”, che avrebbe il
difetto di comprimere l’uomo verso un semplice radicamento che non ne
esprime, appieno, le potenzialità e le possibilità.
“Locale” significa salvaguardia del rapporto con la diversità della Terra,
tutela delle strategie, tradizionali o creative, di adattamento a un
territorio, e cultura del “nomadismo” come “pellegrinaggio” fra ambiti
locali, unici e irripetibili anche solo per sfumature storiche, religiose,
culturali.
Terra Ligure si riconosce quindi in una visione poli-cromatica della Terra,
elevando a valore ogni differenza nel solco più profondo tracciato dai
valori di eguaglianza e libertà degli esseri umani.
Terra Ligure perora una cultura della vita nella pienezza delle sue
espressioni, e si contrappone pertanto all’azione omologante di quei Poteri
che soprassiedono alla varietà degli ecosistemi, alla diversità linguistica,
all’arte di costruire l’esistenza in relazione alle peculiarità degli
ambienti.
Per questo, Terra Ligure è autonomista: perché ritiene che ogni comunità
debba dare a sé stessa la propria legge, la propria norma, rintacciandola in
sé e sotto di sé, cioè nella terra che la ospita, una terra dove è già in
atto un intreccio di natura e cultura, di caratteristiche fisiche ma anche
di sedimentazioni storiche che l’uomo, per responsabilità verso l’Essere da
cui dipende il proprio destino, ha il dovere di conoscere, rispettare e
valorizzare come patrimonio dell’umanità.
Nessuno può sostituirsi d’autorità a chi vive una Terra perchè solo la
dimensione esistenziale e sentimentale, ma fin’anche quella utilitarista,
può intrecciare natura e cultura nella ricerca di una libertà positiva e
responsabile, “salvando” e la natura e l’uomo in quanto chiamato alla scelta
e alla libertà.
Il nostro compito è declinare questi principi nel luogo in cui viviamo,
quella terra complessa, protetta da alpi e apennini e protesa verso il mare
che prende il nome dai suoi primi abitanti, quei misteriosi liguri,
suddivisi in tribù, che hanno ispirato gran parte della toponomastica
storica e attuale.
Siamo consci di parlare idiomi di derivazione latina ma contraddistinti da
influssi celti con specificità mediterranee, diversi dal toscano, e siamo
consci che un mondo dove la diversità linguistica viene cancellata è un
mondo dove si nega il carattere incommensurabile ed emancipatorio della
relazione esistente fra mente e realtà.
Siamo consci di vivere in una società laica e di ispirazione cristiana, ma
al contempo sappiamo che gran parte delle nostre tradizioni sono sincretiste
e innestate su un substrato pre-cristiano che ci invita a guardare con
occhio meno “meccanicistico” e matematico il mondo che ci circonda.
Siamo consci della dialettica disarmonica che contraddistingue la Liguria,
che ha il proprio epicentro in una città portuale e mercantile sorta sulla
pietra ma che guarda con sentimento panico ai boschi scoscesi e che cerca di creare una propria originale civiltà contadina.
Siamo soprattutto consci che tutto ciò è parte integrante della nostra
esistenza e ci chiama in causa come comunità e come popolo. Terra Ligure è
la risposta “presente” alla domanda di riscatto di un legame reale e profondo fra cultura e politica.