Originariamente Scritto da
Dragonball
NO GLOBAL / «Mia mamma mi ha detto che in tv urlo troppo. Ceffoni umanitari a Fassino e sequestro della barca di D’Alema, un errore dirlo nelle trasmissioni»
Caruso: sono depresso. Ho sbagliato tutto, metterò la giacca
«Sono depresso». Ha un tono disfatto, Francesco Caruso. Oggi è il giorno del grande sfogo: autopunitivo. Per la prima volta il leader no global, e candidato di Rifondazione comunista, invece di attaccare alleati o avversari, attacca se stesso. Ed è un pubblico ministero spietato, feroce, implacabile: «Diciamolo, ho sbagliato tutto: le incazzature in tv, le frasi tipo "sequestriamo la barca a D’Alema", "diamo due ceffoni umanitari a Fassino", "meglio Hamas di Mastella"... E poi la felpa ovunque, il tono della voce... La verità? La volete sapere la verità? È che io ho pensato di riprodurre il mio modo di fare ai picchetti, ai collettivi. E invece stavo nel teatrino della politica televisiva, stavo. Dove tutto è travisato, malinterpretato. E io, io ci ho fatto la figura del violento, del devastatore. Il contrario di quel che sono, accidenti». Francesco Caruso è in macchina sulla Salerno-Reggio Calabria. Mentre si sposta da una manifestazione all’altra, rimugina su quello che è successo. Poi però si riprende e trova una via di fuga consolatoria: «Io sono uno vero. Sincero. Sono un disobbediente come Rosa Parks, la donna di colore che in Alabama si ribellò alle leggi razziali e si rifiutò di cedere il posto a un bianco. Io sono come Bartleby lo scrivano, il personaggio di Melville: quando una cosa non mi va rispondo "preferirei di no". È il mio modo di parlare e lo rivendico. Il problema, forse, è che sono abituato ad avere un linguaggio on the road, e’ miezz a’ via . Uso il linguaggio della strada, che è diverso, certo, da quello grigio dei palazzi. Forse le mie frasi possono sembrare esagerate, ma i nostri politici non le capiscono perché sono tristi, grigi. Invece io adopero le parole come Cecco Angiolieri: mi prendo beffe del potere».
Ma questi primi giorni di campagna mediatica per Caruso, nonostante tutto, sono una delusione: «Mi hanno detto tanti amici che in tv ho sbagliato, che mi sono incazzato troppo. Che sembravo un violento. E purtroppo hanno ragione: mi sono rivisto e urlavo, mi arrabbiavo. A L’Incudine Vladimir Luxuria è andata meglio di me, più pacata. Ma che ci posso fare, sono così. Se qualcuno mi mette davanti un razzista e nazista... no, questi termini non voglio più usarli... insomma, se uno mi mette davanti Roberto Calderoli o un leghista come lui, io come volete che reagisca? Mi indigno, come tutti gli italiani».
E critiche feroci gli sono arrivate, ammette il candidato di Rifondazione, anche dalla mamma: «Mi ha telefonato dicendomi: France’, e che cavolo, finiscila di urlare e togliti quella felpa. Hai 32 anni, vai a fare il deputato, mo’... Ha ragione, magari mi compro la giacca. Ma il look no, resta quello di sempre. Vorrei imitare Evo Morales, il presidente della Bolivia, che si è tenuto il girocollo anche al governo».
Però un’operazione verità Caruso la vuole fare: scrollarsi di dosso quella nomea da violento che lo ha fatto entrare nella lista dei candidati «impresentabili» alle prossime Politiche: «Non ce la faccio più, credetemi. La tv, i giornali, i politici: c’è un attacco strumentale alla mia persona. Mi descrivono come quello che non sono, cercando di smontare l’operazione politica di Rifondazione e dei Giovani comunisti. Ora poi si sono messi a spiare dal buco della serratura. Il Giornale dice che sono un proprietario latifondista. Peccato che hanno calcolato in ettari le aree: ho in tutto 30 piante di ulivo lasciate da mio nonno, che fanno cinque litri d’olio l’anno. La cosa rende bene l’idea del clima che c’è intorno a me: io, il devastatore, l’assaltatore dei supermercati... Ma se al massimo mi presento con il megafono!».
Un esempio degli effetti negativi di questa campagna? «Alla manifestazione di oggi (ieri, ndr ) a Reggio Calabria, contro la ’ndrangheta, due vecchietti ex Pci mi sono venuti vicino e mi hanno detto: "Ah, ma sei tu Francesco Caruso... e noi chissà che ci aspettavamo!". E sì, Hannibal Lecter... No, nel teatrino della politica non ci so stare. Devo stare più calmo. Ma più che altro ho deciso che in tv non andrò più per un po’, non voglio fare il fenomeno da baraccone. Se il signor Vespa e il signor Mentana mi vogliono, venissero con le telecamere davanti ai cancelli delle fabbriche, o in piazza ai cortei. Io sarò lì. Gli darò il calendario delle mie iniziative. Ma continuerò a infiammarmi per le cose in cui credo, non voglio istituzionalizzarmi. Resto me stesso. E "studio" per diventare autorevole senza alzar la voce».
Angela Frenda
Copyright 2006 © Rcs Quotidiani Spa